• Non ci sono risultati.

Remo Bodei, Sistema ed epoca in Hegel, Il Mulino, Bologna 1975

Nel documento saggi e note di filosofia (pagine 191-195)

Un volume di pp. 342.

«rivista di filosofia neoscolastica», lXViii, 1976, fasc. ii.

remo Bodei è, senza dubbio, studioso tra i più attenti del pensiero hegeliano, al quale è legato da una lunga consuetudine di ricerca e di riflessione. la padronanza della storiografia filosofica, culminata nella recente traduzione, con brillante e documentata introduzione, di uno degli studi più importanti e sicuramente più suggestivi su Hegel, il volume di ernst Bloch, Subject-Object. Erlauterungen zu Hegel (Soggetto-Oggetto. Commento a Hegel, il Mulino, Bologna 1975), gli dà la possibilità di operare costantemente dei confronti tra e con le diverse ipotesi interpretative, con il risultato di rendere maggiormente interessanti e stimolanti le sue pagine.

il volume nasce con l’intento di riscoprire il significato storico e teoretico del sistema hegeliano: «Scopo di questo libro è fornire gli strumenti per rendere nuovamente leggibile il sistema hegeliano nei suoi presupposti e in se stesso, per misurarne, nella loro incidenza attuale, i problemi affrontati da Hegel con la

relazione sviluppo di forme-movimento storico» (introduzione, p. 8).

Definendo la filosofia «il proprio tempo appreso nel pensiero», Hegel ha posto una serie di interrogativi di difficile soluzione, così riassumibili: cosa significa pensare il proprio tempo? Qual è il senso dell’isomorfismo tra la struttura sistematica e il campo dei mutamenti storici? Quale rapporto c’è tra la civetta della filosofia, che interpreta le modificazioni già avvenute nella realtà, e la talpa dello spirito, che trasforma la realtà con il lavorio sotterraneo? Quale rapporto c’è tra la civetta che vede e non fa, e la talpa che fa e non vede? Bodei ritrova in Hegel una serie coerente di metafore di natura «solare» che, anche attraverso il loro fascino, ne sorreggono ed illuminano il discorso. la metafora della civetta si riferisce ad una rivista, «Minerva», che Hegel conosce fin dalla gioventù, nel cui fregio è impresso il motto leibniziano: «il tempo presente è gravido di futuro».

«Già nell’immagine hegeliana della civetta c’è un rinvio al futuro, che è confermato poi da tutto il senso della sua opera. la fuga della civetta nella notte non è solo simbolo di rassegnazione, di meditazione «anamnestica» del passato, ma nello stesso tempo preparazione del futuro. Hegel vuol significare che la filosofia nasce al tramonto di un mondo reale e dei suoi vecchi ordinamenti, ma per prefigurarne dei nuovi, nel pensiero» (p. 14). Dunque se è vero che la filosofia arriva post festum, a cose fatte, è altrettanto vero che essa, ritirandosi dal «sole esteriore», s’immerge nel «sole interiore», nel «gran giorno dello spirito». Questa immagine non deve però far pensare che Hegel sia rassegnato, che passi dal «canto del gallo» della Fenomenologia alla tenebra della restaurazione. la restaurazione rappresenta il periodo storico in cui la civetta si ritira dal mondo, ma in cui non cessa il lavorio sotterraneo della talpa, della storia; d’altra parte, più volte Hegel ha affermato che il movimento della ragione è inarrestabile e che non è possibile porre dei limiti al modificarsi del mondo. la talpa simboleggia, contemporaneamente, la cecità del movimento storico e indica che le forze economiche non seguono una cosciente progettazione; così, in stridente contrasto con quanto dirà Marx, Hegel sostiene che l’animale «selvaggio» del capitalismo non va distrutto, ma domato,

«raffreddato».

Tutta la costruzione politica hegeliana parte dunque da un’opzione di fondo:

che i meccanismi economici, nella loro cecità, debbono essere soltanto smussati, addomesticati, ma non trasformati radicalmente, almeno per il momento. Per Bodei la filosofia hegeliana presenta una forte tensione alla realizzazione del possibile; la famosa espressione «ciò che è reale è razionale» va intesa come il momento in cui il lavorio sotterraneo della talpa rende possibile il tradurre in

termini razionali (vale a dire dal punto di vista della civetta) le modificazioni già avvenute nel mondo, rende possibile il loro articolarsi e diventare realtà piena.

non si può interpretare il sistema hegeliano come un guscio vuoto e indifferente, camicia di forza imposta alle idee geniali di Hegel; esso definisce l’orizzonte d’intelligibilità di una determinata epoca. la famosa questione della chiusura della storia, che sarebbe stata operata da Hegel, si presenta invece come un «assioma di chiusura» di un codice filosofico che ha come punto di riferimento un’epoca; «infatti, per Hegel, non è la storia che si chiude, ma la filosofia che non riesce più a cogliere col pensiero la nuova epoca storica che si apre» (p. 88). Molto acutamente Bodei afferma che la filosofia che nasce in rapporto ad un’epoca va letta, oltre che in positivo anche in trasparenza, in negativo; di conseguenza l’accento posto da Hegel sulla totalità sistematica, sul sistema come struttura unica e onnicomprensiva è un modo per esorcizzare quell’atomismo, quella disgregazione della società civile, descritta nei famosi paragrafi della Filosofia del diritto, conseguenti alla divisione del lavoro. ii sistema corrisponde a un bisogno del tempo; Hegel oltrepassa quei confini tra intelletto e ragione che, per Kant, erano barriere invalicabili, individuando nella stessa realtà un bisogno di ricostituirsi come unità. la filosofia modifica la realtà indirettamente, distruggendo cioè il mondo della rappresentazione che sorregge le istituzioni vigenti attraverso le Università, la creazione di funzionari e l’orientamento dell’opinione pubblica.

la filosofia nasce come paradosso, come negazione dell’evidenza, ma ciò non significa distruggere l’evidenza sensibile, bensì costringerla a giustificarsi in una trama concettuale. «Per definizione, dunque, la filosofia hegeliana è una filosofia che parte dall’assimilazione della coscienza comune, che la comprende in sè, prima di iniziare la sua marcia tra i concetti puri, che non può prescindere dalla ‘corrente del proprio tempo’ anche quando nuota in direzione opposta all’immediato presente» (p. 160). Va distrutta, dunque, da aristotele a Kant, l’idea che vi sia una ousìa, una «cosa in sé», una sostanza che formi il supporto immobile del mondo; tale sostanza non esiste perché la realtà è fatta di relazioni e tali relazioni danno validità al singolo non in quanto tale, ma ricostruito all’interno di una serie di nessi. in Hegel non c’è distruzione del sensibile, nel senso che esso venga cancellato platonicamente, come ritengono, tra gli altri, Bloch e Della Volpe.

C’è semmai, sostiene Bodei, un modello scientifico mutuato dall’analisi infinitesimale, in cui il sensibile viene trasformato in rapporto e inserito come elemento di specificazione all’interno di un quadro. Hegel, come riconosce Bolzano nei Paradossi sull’infinito, è stato l’unico pensatore a rappresentarsi

l’infinito in un punto, nel senso che, per lui, l’infinitamente piccolo non è una quantità ma un rapporto. e il sistema altro non è che la totalità dei rapporti. i mutamenti infinitamente piccoli che avvengono nella realtà e nella storia, per essere comprensibili debbono tradursi in rapporti di discontinuità.

«attraverso il calcolo infinitesimale Hegel oltrepassa la concezione di Schelling, dell’assoluto come insieme di differenze meramente quantitative, e sostituisce alla serie schellinghiana delle «potenze» (all’interpretazione della realtà come una base identica con diversi esponenti successivi...) il concetto dialettico di salto qualitativo. ...e in questo modo Hegel interpreta i mutamenti della sua epoca: il vecchio mondo si dissolve, si «sbocconcella», ma non cade nel nulla» (pp. 237-238).

in Hegel ci sarebbe poi tutto un recupero della tematica dell’apparenza e dell’empirismo; egli ha cercato di fare una scienza dell’esperienza, ha cercato cioè di tradurre l’esperienza, la ricchezza del mondo, in termini di concetto. la Logica presuppone la Fenomenologia; le categorie logiche non si muovono da sé perché si sono già mosse, in quanto la Logica riproduce il cammino già percorso dallo spirito umano. Dal punto di vista del sapere già costituito, le categorie logiche sono un automovimento, ma dal punto di vista del risultato storico sono un modo di inglobare la conoscenza di tutta la realtà nello schema concettuale della scienza della logica. Per capire Hegel non ci si deve però fermare alle prime categorie della logica (essere, nulla, divenire), come facevano gli hegeliani italiani, da Spaventa in poi, ma si deve vedere la struttura logica nel suo complesso, come ripetizione di tutte le epoche storiche.

ii sistema si può anche rappresentare come una figura geometrica vista contemporaneamente da tutti i lati; per cui lo sforzo che Hegel chiede è quello di pensare non per lati separati, ma per totalità. «Dato che il sistema è un circolo di circoli, non dovrebbe esistere un ingresso privilegiato ossia il «cominciamento»

potrebbe situarsi ovunque... infatti, sarebbe allora possibile - ciò che Hegel sembra fare - considerare la triade maggiore del sistema, cioè logica-natura-spirito, «come un sillogismo, in cui ogni membro è a turno il termine medio» (p. 309).

Molti recenti studi su Hegel sembrano inserirsi in un emergente fenomeno d’industriosità storiografica, stimolato dal fatto che la sua filosofia lascia aperto, ancora oggi, e per vari motivi, non ultimi quelli filologici, un vasto campo problematico; di conseguenza, in contrapposizione ad una storiografia filosofica più antica, volta alla ricerca di forti accentuazioni teoretiche, si registra oggi la tendenza a privilegiare i temi del rapporto della sua prospettiva di pensiero

con l’epoca storica e la società. il libro di Bodei ha il pregio di saper legare le due impostazioni; all’attenta e seriamente documentata analisi del rapporto con l’epoca, egli sa far emergere, nello stesso tempo, una piattaforma teoretica che mira, giustamente a nostro avviso, a riportare in primo piano il carattere razionale della Weltanschauung hegeliana, in contrasto con quelle correnti di pensiero che considerano irrazionali i progetti filosofici «totalizzanti».

Nel documento saggi e note di filosofia (pagine 191-195)

Documenti correlati