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La ribellione delle bambine

Nel documento La ribellione delle bambine (pagine 123-127)

di Paola Dubini

È stato il fenomeno editoriale del 2017 in Italia, ma anche un caso internazionale, nato dalle menti vulcaniche di due autrici italiane traferitesi a New York, che hanno saputo creare un prodotto che non c’era e intercettare un pubblico pronto a riceverlo. Se a tutto questo aggiungiamo un lancio ottimamente gestito su Kickstarter e sui canali social, che in pochi mesi ha permesso di raccogliere qualcosa come 670mila dollari, cosa otteniamo? Le Storie della buonanotte per

bambine ribelli.

È

stato uno dei casi del 2017, il titolo più venduto in Italia nel 2017 e ha fatto molto parlare di sé a livello internazionale, non tanto e non solo come fenomeno editoriale, quanto come progetto ben pensato e ancor meglio gestito: sto parlando delle Storie della buonanotte per bambine ribelli. In un anno in cui di donne si è parlato molto (dagli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite, alla marcia delle donne negli Stati Uniti dopo l’elezione di Trump, alle campagne #MeToo e relative declinazioni internazionali, alle azioni per aumentare la presen- za, il potere e la visibilità delle donne nella scienza, nella politica, nei consigli d’amministrazione), questo titolo è uscito con grande tempismo e ha saputo scalare le classifiche internazionali grazie a una campagna di lancio e a una configurazione del sistema di offerta praticamente perfette.

Non è certo il primo libro che parla di donne da prendere a esempio e su cui sognare in alternativa a improbabili futuri prin- cipeschi e ci auguriamo naturalmente che non sia l’ultimo: pur- troppo si sprecano le evidenze di una sottorappresentazione delle eroine rispetto agli eroi e di una descrizione delle donne di potere come di personaggi da cui francamente è meglio stare alla larga e che difficilmente rappresentano un modello di ruolo per una ra- gazza normale e di buon senso, ancorché ambiziosa. Per un’eco-

nomista aziendale come me, questo però è un caso da manuale di sapiente bilanciamento fra innovazione e tradizione, necessario per competere con successo in un settore maturo; e come tale intendo leggerlo, più che come libro ben scritto e ben illustrato che arriva al momento giusto.

Innanzitutto, conviene ricordare che le due italianissime autrici hanno esperienza specifica nell’editoria digitale: nel 2014 lanciano una testata digitale per bambini, «Timbuktu», che però non porta i risultati sperati, nonostante a un certo punto venga distribuita anche con il «Corriere» e quindi potenzialmente possa contare su elevati numeri di lettori e su una buonissima visibilità. È questa esperienza che permette loro, nel frattempo trasferitesi negli Usa, di creare il contesto virtuale che canalizzerà l’attenzione attorno al libro; attenzione e raccolta fondi digitali per pubblicare un libro su carta. L’idea prende corpo lentamente, a partire da una ricerca condotta su 6.000 titoli per bambini pubblicati fra il 1900 e il 2000, che evidenzia un misero 7,5% di titoli con protagoniste femminili: un bel vuoto di mercato. È con la pubblicazione delle prime storie attraverso la newsletter della casa editrice che il proget- to prende corpo. E le risposte positive alle newsletter fanno intuire che c’è spazio per un libro così.

Il mercato di riferimento è globale e a me pare duplice: mamme open minded e prole relativa, in primis di sesso femminile. La cosa però interessante è il fatto che il prodotto è costruito per poter parlare anche ai papà e ai pargoli maschi: una sobria coperti- na nera e i colori del titolo fanno immaginare un testo che parli di fantascienza, di investigatori, senz’altro di “personaggi”. È un po’ come un Lego rovesciato: parla alle bambine e alle loro mamme af- finché abbiano fiducia in se stesse, ma nessun ragazzino dovrebbe sentirsi in imbarazzo a leggerlo o a portarlo in giro. Questa è una bella novità: il libro è scritto e illustrato da donne (come se fosse una rarità…), è unisex, MA parla di donne in gamba e dichiara di avere come target principale le bambine, e per di più ribelli, specie di Pippi Calzelunghe contemporanee. Non è il mio mestiere, ma la scelta dell’aggettivo mi sembra particolarmente felice. Non ci sono

La ribellione delle bambine

gente così sono persone interessanti per tutti, accidenti. Ed è noto quanto sia difficile superare le barriere di genere.

Il titolo dichiara che si tratta di un libro di storie della buo- nanotte; e in realtà il testo consiste in cento brevi biografie di donne di tutto il mondo, di tutte le età, religioni, professioni, ciascuna il- lustrata da una mano femminile diversa. Non vedo nella scelta dei profili alcuna presa di posizione particolare, se non l’idea di sottoli- neare come ci siano donne in gamba (dove il significato del termine si colora di molte sfumature diverse) ovunque e che sia importante saperlo. Mi immagino che la biografia si presti a una lettura veloce per le serate di grande fretta o di grande stanchezza, ma possa anche essere il punto di partenza per narrazioni un po’ in libertà, come accade per le storie inventate o per i genitori più affabulatori. E na- turalmente, le giovani lettrici possono partire dalle cento biografie e scoprire di più sui personaggi che giudicano più interessanti. Il mix contenuto, titolo e copertina lascia intendere che abbiamo a che fare con un prodotto che non c’era e di cui c’era bisogno: insomma è fatto per essere comperato e regalato.

L’aspetto più intrigante è dato dalla gestione del lancio: nel 2016 il titolo è oggetto di una campagna su Kickstarter (una del- le principali piattaforme di crowdfunding a livello internazionale) per finanziare la pubblicazione, che ha un grande successo: più di 670mila dollari raccolti in pochi mesi. È un risultato incredibile, merito di una campagna sui social attenta e molto ben fatta. La somma è raccolta da oltre 13mila donatori, che donano da cinque dollari in su e ricevono in cambio un pdf su come educare bambine fiduciose, un libro da colorare con dodici profili di donne e natu- ralmente il libro. È interessante notare però che ci devono essere stati donors generosi, visto che la donazione media è di circa cin- quanta dollari. L’idea indubbiamente è piaciuta: non si tratta solo di aiutare un libro a raggiungere gli scaffali, ma di partecipare a un movimento di presa di consapevolezza. È a questa idea di destino segnato che le bambine devono ribellarsi.

Riviste, quotidiani e tv negli Usa e in Italia e un articolo su «The Guardian» celebrano il risultato. È evidente che a quel punto la strada è tutta in discesa. Inizialmente il titolo è autopubblicato su Amazon e attraverso questo canale le autrici collocano le prime

100mila copie. Amazon si offre di rilevare i diritti globali, ma astu- tamente le autrici decidono di fare da sole e negoziano la cessione dei diritti in diversi paesi e in diverse lingue: in Italia il libro arriva a marzo 2017, pubblicato da Mondadori, va in classifica, vende una valanga di copie, come è accaduto negli altri paesi. Sulla scia del suc- cesso ottenuto, parte la seconda campagna per le storie della buo- nanotte 2, altre cento donne, stesso look, stesso format, ma in più la possibilità di ricevere un podcast oltre al libro. La campagna è an- cora più fortunata: più di 15mila donatori raccolgono oltre 900mila dollari, il che rende le storie della buonanotte uno dei progetti più finanziati sulla piattaforma per la categoria libri. E come il primo vo- lume, anche il secondo va subito in testa alla classifica. Le bambine ribelli crescono.

I giornali e la

nostalgia per quei libri

Nel documento La ribellione delle bambine (pagine 123-127)