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PROLOGO

... Or ecco che nel mio spirito una musica arcana squillò suoni inusitati: — e tutto il mio essere fu 5C08s0.

Brividi arsi solcavano il sangue e il cuore tumultuava;

e nel cervello oscure ondate si avventavano impetuose, cozzavano, rimbalzavano, si frangevano in gorgoglii ar- gentei di spuma contro scogli antichi quanto il mio vivere: e tornavano a cozzare e a frangersi, per indi ancora rincalzare...

Finchè sul turbine orrido un’altissima Voce vibrò incitatrice, come riecheggiante ritmo di grande cam-

pana: RIM 41

— Cristo... Cristo...

E allora una speranza nuova m’avvinse, uno spasimo di dedizione e, insieme, un’indomita volontà di possesso.

E, tolto il sacco e il bastone, seguii la Voce che

| chiamava.

e n 7 7 , 4 SLI

PIE

I,

Una fresca luce mattinale imperlava l’aria fragrante;

tra le morbide rame e sui ciuffi arruffati degli alberi era tutto un tripudio di frulli, di trilli e gorghegg inebriati, quasi sfrenata celebrazione di vita. A Dal mare s’affacciava timido il sole, dietro una liey cortina di veli, tutto rosso per la vergogna del ta di scagliavano nitide risate di letizia sull’orizzonte terso

Solitaria, la cupola bionda del San Vicino alzava È

sua preghiera mattutina. i

To guardavo rapito lo spettacolo ineffabile: e un v vido ardore d’ascesa m’irrompeva per le vene. i splendido di verde; sul quale, a cavaliere delle due y alli tuttavia inombrate, s’ergeva un Eremo in fama alti sima per austerità di regola e virtù di religiosi. |]

dalla grande Croce che ne illuminava la cima, si &

deva per vasto spazio intorno quasi un respirante seni

di divina pace. al

Dove, meglio che nel santo rifugio, sovra la bass delle valli nebbiose, Gesù, che il monte predilesse, dal monte bandì il Messaggio Rinnovatore, avrebbe pa lato al mio spirito le parole di verità e di vita? N

ia I

* * *

« Forse — io concepii nel mio cuore — a confortar la mia fatica verrà Lui stesso ad aprirmi »...

Ma in isconto, certo, del pensiero vanaglorioso, mi accolse un rossiccio faccione di «laico » untuoso e bisunto, al quale uno smammolatissimo riso donava un perpetuo splendor d’allegrezza al servizio del Signore.

Il momento doveva essere di molto inopportuno: chè m'accadde di vedere il santo chiostro turbato da stranio affaccendamento; e i venerabili padri affannati trotte- rellar lungo i corridoi, solenni di ombre; o sgusciar dalle celle e annodarsi in crocchi, e indi snodarsi, tra sommessi bisbigli o interiezioni concitate, pieni gli occhi e l’animo di lor gravi bisogne.

Giù, nella chiesa, in gelido silenzio, READ solitaria la spoglia mortale del Padre Abate, spentosi il dì in- nanzi, novantenne, in grato odore di santità.

E nei corridoi del Cenobio fervev il lavorìo della successione; come che la Regula imponesse dover il nuovo Abate celebrar le esequie del defunto: — e lo zelo della lot casa infervorare i monaci, spartiti in due avversi gruppi; ne’ quali il moderno e l’antico, con egual impeto di monacale fervore, si scontravano, per opposta concezione di vita religiosa.

Affare fuor di dubbio ponderoso quanto mai altro;

dal quale pendevano le sorti di non pochi cenobiti e conversi; chè tutte le mansioni e gli offici il nuovo Abate poteva a suo arbitrio confermare o rimuovere — nè il Santo Spirito, per certo, avrebbe mancato di for- mire il lume della sua superna inspirazione.

Mi

— Vedete? — mi suggeriva con insinuante dolcezza un autorevole monaco, cui il rossiccio converso mi aveva confidato — questo è proprio luogo per voi: hie manebimus optime, sclamerete anche voi coi santi di.

scepoli; qui la voce del Signore — cuius nomen bene:

dictum in saecula — parlerà al vostro spirito: e tuuella che il mondo non può donare, la pace, si farà nel vo siro cuore. Non disse Lui stesso: « picchiate e vi sari

aperto »? té

« Sì, sì... un altro giorno, quando lo spirito del Sî.

gnore meglio vi sospinga... la nostra porta sempre si apre alle anime che cercano...

« Oggi la quiete del chiostro è un po’ turbata...

volete! anche noi abbiamo... come dire?... i nostri af fari politici, come voi di laggiù... -— e rideva il buon padre bonariamente ammiccando...

« Ad maiorem Dei gloriam, s'intende... — soggi geva con devota compunzione; — che altro noi po ssia volere, se non la gloria dell’Altissimo? ».

di assolverlo — mi andava illustrando le cose pregevoli o divote; — e mi mostrava gli antichi dipinti, popolat di ingenui volti di cenobiti e di vergini estatiche; « un’oscura celletta, che una pia tradizione venerava ce n

mano trecentesca, debitamente riveduta da modernis sima celebrità...

schiudendo una delicata finestra ogivale, celata — chie s perchè — dietro un massiccio sportello pitturato!

Uno sfavillio di raggi irruppe gioioso, come infiam- mato canto d'amore: — le lunghe ombre del corridoio dileguavano scandalizzate...

Si slargava dinanzi il superbo anfiteatro dell’Appen- pino, tutto scaglioni e dirupi e picchi stagliati; e da’

suoi fianchi, quali teneri pargoli, digradavano i colli fioriti di torri e di olivi; e il nastro argenteo del fiume serpeggiava tra i boschi e le messi, brulicante di palpiti d’oro. Uno stormo di allodole volteggiava con ebbri gridi pel cielo azzurro-perleo,

— In confidenza — e stringendomi forte il braccio m'’accostò al davanzale — noi avremo la maggioranza...

Eh, eh!... questi giovani vociano molto, e si dan da fare... ma contano poco. Vogliono svecchiare!... eh.

eh... quasi la santissima Regola potesse mai diventar vecchia!... Ah, il dèmone della modernità... — e sul viso offuscato traspariva l’orrore — s'è insinuato un po’

anche tra le nostre mura... cui resistit fortis in fide...

vedrete... Noi abbiamo un nome venerando, Padre Pan- erazio, che per sedici lustri ha servito il Signore in com- piuta giustizia, e tutte le sacre carte ha compulsate:

nomo veramente secondo il cuore di Dio.

— Si piegò ancora verso il mio orecchio — i piccoli occhi danzavano nell’orbita con luccichìo arguto e cir- cospetto: — a voi posso dirlo: anche il mio nome han fatto... sì, m’hanno stima, contro ogni mio merito, i fratelli... Non ho voluto saperne, però!... meglio obbedire, meglio, che comandare, no? si va più diritti in paradiso... eh, eh!... porro unum est necessarium!...

S’era giunti alla grande porta tarlata del Cenobio: il viso del monaco si atteggiò a ossequiosa compunzione;

stizo

le braccia s’incrociarono sul petto; e la voce in tono nasale pronunciò il regolamentare: Deo grati

E la porta pesantemente si richiuse sul piccolo moni monacale.

AI

Dallo spiazzale ombreggiato di platani, la vallata d Chienti appariva tutta morbida d’erbe, pigramente sti a godersi il sole, in gaudioso abbandono.

‘Un brividìo di frulli aleggianti, di respiri odora un fervido brusìo d’innumeri suoni, di voci e richiaì indistinti saliva ondeggiando, su, su, in ampie spir

flessuose. i

E non mi pareva ch’io tanto avessi durato ad asce

dere; nè tanto alta, sulla bassura della valle, la orig mole dell’Eremo, vigilata dalla Croce.

«Si CK,

Certo, il Maligno m’aveva gonfiato il cuore d’orgo- glio, — ne sentivo sempre dappresso il bruciante alito tentatore... — sì da indurmi a spregiare il luogo di tutti i credenti, quasi fossi un eletto levato sulle crea- ture comuni; e degno (oh, quale stoltezza!) che Gesù mi parlasse nella sublimità del monte!

Colà dove tutti egualmente si prostrano, io dovevo piegarmi; e ascoltare il suo Verbo per la mistica comu- nione dei ministri, nel rito sacrato dal non fallibile magistero della Chiesa.

— Forse — io pensai nel mio cuore — il mite Mae-

| stro che l’umile gente ebbe cara, e si compiacque dei semplici e ignari, lungi dai clamori sordi di Betsaida e Corozain e Cafarnao, città. di perdizione; e disse:

« Ti ringrazio, Padre, Signore del cielo e della terra, perchè hai tenute occulte queste cose ai dotti e ai sa- pienti e le hai rivelate ai piccoli »; forse ayrà eletto

a sua casa la quieta chiesetta, smarrita tra il verde, fuori da’ covi imbiancati dei farisei.

Tontane imagini di fanciulleschi sollazzi sui prati inondati di sole, tra fanfare di cicale e di grilli; di attese trepidanti di streghe, la sera, sul trivio pauroso;

di luminarie e festoni di lauro e lunghe ondate di cori litanianti nel mese di Maggio, si rialluminavano nella

| mia memoria, soffuse d’un senso nostalgico di tenera malinconia. i

vee eg e RO ie sa PAL

)

‘innumeri che d’ogni parte salivano giubilanti, e par

wo» *

... Un mendicante, accucciato presso la Porta giore, allungò il braccio indicandomi lontano.

E battei il passo leggero, con limpida aria di letizia

e là, ne rendeva più incerto il percorso. Cammini

‘ cammina... parevano i luoghi mancare d’ogni segni di redenzione.

Scorsi alfine la linea diritta d’un campanile che wi gliava l’orizzonte: e m’abbrancai al segno sottile, com il navigatore alla scia di luce che solca il mare inte ‘ brato. Così ch'io m’inoltravo, andavo però notando u più fervida vita, quasi da lui si partisse un invisibil

spirito animatore. h

Sbucavan dai vichi, balzavan dai colli, sbocciava quasi dal verde intrico delle siepi freschi visi di conti dinelle agghindate e di giovinotti ammiccanti, frotte « monelli e di villici d’ogni età, impacciati ne’ lor a vi festivi, con allegro vociare e profonder di gesti.

E d’improvviso, dalla bocca soleggiata del campanili quasi scoppiante riso di fanciulle, un ebbro scampani scintillò; accese di echi i colli e le valli, fuse le vo

scandire l’inno che la gloria del sole cantava al Creator Come chi, rinfrancato dopo aspro cammino sotto tetto ospitale, ripigli la via con cuore ancor più fer e anèlo; non altrimenti io sentii d’un subito sciolte | mie carni dalla stanchezza; e il bastone vibrarmi 1 gero nella mano ringagliardita,

PEDin) > TESS

Mi guardavano con sì oneste faccie quei buoni villici, e salutavan con cera tanto ilare ed amica, che a me pareva sentir nascere intorno il grato odore del pane i

fatto in casa. : /

Un senso istintivo di singolare pudicizia non lasciava,

però, ch'io mi v’accompagnassi; timoroso che le mie 00 dimande palesassero il cupido ardore di ricerca, e ne

restasse appannata quella tersa ingenuità campagnola.

Ma la speranza che il Desiderato dall’anima mia alfine si concedesse, via via si faceva riposante certezza.

sese

Sul viale coronato dalla Chiesa la folla multicolore s'accaleava schiamazzando, e sospingendosi intorno a

posticce bancherelle di vocianti vinai e rivenduglioli

d’ogni ben di Dio. BA

Ricorreva la Sagra del Taumaturgo Patrono della contrada; e la Venerabile Confraternita, che traeva lustro dal suo nome, ci s'era messa d’impegno, perchè Ja festa riuscisse degna delle sue gloriose tradizioni,

e della secolare fama del Santo.

Mai, infatti, come in quell’anno, sì folto era stato l’accorrer dei fedeli da ogni contrada; nè sì ricchi i parati della Chiesa, o tanto variato il programma dei festeggiamenti; nè mai, a memoria d’uomo, la fiera del

hestiame aveva varcato, come in quel mattino, i confini sa del prato.

L’aria era talmente assordata da gridi, richiami, fischietti, trombettini e campanacci d’ogni foggia e specie, ch’era fatica farsi ascoltare a due passi di di- stanza.

ei. A ine Le i ti i ii iter è

USAI! - | pane

Ma, ecco, due accesi cavalieri solcare a piccol trot la massa brulicante; e addossarla, col provvido ausil del frustino, lungo il duplice filare di pioppi, iù d schiere simmetricamente allineate: — si sgombrava.

via per le corse dei cavalli a fantino, il numero pì semicerchio, come comandata da qualche ostile demo a guardia del luogo sacro.

Dal pergamo, un tuonante cappuccino imperversi contro la protervia degli increduli, che in ispre d’ogni buona regola di raziocinio e in odio al lume d ragion sufficente, indurano il cuore nella negazion

PRIMA? © RIE

Dio e de’ suoi santi, non escluso il Taumaturgo Patrono

«di quella contrada.

Ma, per quanto il valente oratore ‘si conturbasse a mostrar la irrefutabile veridicità dei miracoli; e minac- ciasse, tra raccapriccianti descrizioni, fiamme e fornaci eterne e diabolici torménti ai perversi negatori — (e protestava gli venisser pur davanti eretici, miscredenti e altra schiuma sociale; non già perchè, grazie al Cielo, far dell’irrefrenato vocìo dei fedeli, impazienti delle

corse. spietato mi avrebbe offerto all’urto della folla inasprita, e sommossa a scandalo.

Mi fu intollerabile restare per un attimo sotto l’incubo affocato; e buttatomi tra la marea ondeggiante, re- mando vigorosamente di braccia, pervenni a un piccolo

‘uscio, a destra della balaustra, che metteva alla sacristia.

» * *

In questa, e nell’orto folto di pampini che si slarg dinanzi, era, per così dire, il quartier generale festa.

Ansante, sudato, inesausto di zelo e di polmoni, piva tutto di sè un gigantesco pievano: — fresc’uo ancora, con una tonda faccia cristiana, che sp ra) confidenza e buon umore.

Respirai. di

Scortomi inoltrare con aria timida e forastiera, | venne incontro con un gran riso cordiale; m’affe le mani, le scosse con rovinosa affabilità, assicurand d a più riprese del suo compiacimento, della sua ri scenza, anzi, con ciò ch’io onorassi della mia p la sua modesta festicciola. î

Balbettavo, colmo di grato stupore, scuse, comp

menti... i

Ma quegli m’investiva più stretto:

— Onore, propriamente onore... Î

Ah, sì, la devozione al Santo, malgrado i tempi e quali tempi! — non soffriva scadimento. Ma in vei

— e non perchè egli ne fosse indegno ministro - verità era un gran Santo: « taumaturgo, proprie taumaturgo!,.. di continuo — ha visto gli ex voto?!

. grazie e guarigioni miracolose, comprovate financo

medici! ». \

... Il fiume di parole dell’ottimo pievano si fri gliava in cento rigagnoli; chè ognuno se lo conti andava e veniva, saliva e ridiscendeva d’un bale scale della canonica; chiamava, incitava, facendo fr

— .63

le palme piegate, o picchiettando con gli scarponi in- fibbiati sul piancito sgraminato... e tornava abbonac- ciato presso di me, a scusarsi, a spiegare...

C'era da badare, invero, a una moltitudine di cose:

dai palloni di carta velina, alle corse, ai fuochi d’arti- fizio, ai lampioncini per l’illuminazione alla veneziana...

« mai vista, creda, mai vista... »; e non si sa a quant’al- bisognava le cose procedessero ordinate sino all’ultimo...

Eran venuti certi suoi colleghi pievani — e aocchiava i molli capelli spioventi...

D’un tratto la faccia si illuminò del suo riso più largo; e battendo forte la palma sulla fronte: « ah, ho capito! — sclamò! — scusi... sa, con tanta confusione...

sta di sopra, in canonica... ».

PRES Il cuore era per scoppiarmi...

— Antiquario, imagino, no? — soggiunse con preziosa... puro quattrocento... Un Cristo come quelli però, prima di venderlo!...

doo

... E ripreso il sacco e il bastone, seguii la Voce ok

chiamava. ;

HI.

Oportet haereses esse. 1

Nei lenti crepuscoli solitari, nelle aspre notti vigi- i lanti, il grave mònito di Paolo percoteva il mio spirito.

E còlsi l’eco di voci che, d’ogni parte, dai lidi bre- | toni, fin d’oltre oceano, ai marmi stessi fioriti sui recisi capi degli Apostoli, si levavano avverso la Sposa pre- varicatrice; — voci accorate di ardenti leviti, di pastori austeri, di laici aperti alle inquietudini dello spirito.

E inseguii le labili orme di novissimi Cavalieri dello Spirito, fervidi propugnatori di letterarie elevazioni e di francescane rinuncie,

Un fremito di mistico ardore, di rinverdita speranza cristiana pareva diffondersi tra gli spiriti lacerati dal dubbio, percossi dal crollo d’ogni umana e divina isti- tuzione. E via via addentro penetrando nel cuore stesso della corruttela più sordida, irresistibilmente attraeva

| artisti e poeti, vergini derelitte e celebrate mondane;

persino gabellieri e filosofi; persino — inescrutabile giudicio di Dio! — giornalisti e politici...

E tutti, in concorde discordia di voti, di aspirazioni e di programmi, con nostalgica fede invocavano il Cristo, Maestro Unico.

_ E non il Cristo sfigurato nel lungo martirio degli schemi di un*irta teologia e d’appassiti catechismi, ma il Cristo vivente nel nudo splendore del Vangelo Eterno.

Rinasceva lo Spirito!

5 — Joe Me alla ricerca di Cristo.

MII — A

Dopo l’orgia della materia, orrido onos d’appet miserandi, di sfrenate cupidigie, di gesta barba ecco, albeggiava finalmente il nuovo giorno!...

Christus Vincit!

E il nome di Cristo fioriva sulle labbra dei rinneg tori di ieri; e del suo nome si ornavano stenda | coccarde; e nel suo nome, con mirabilissimo ardire, bandivano le imprese più svariate e stupefacenti!

Florida aurora di speranze!

Dalla cella della Porziuncola Frate Francesco leva la scarna mano ammonitrice,,.

di

ui Sull’Aventino, nella quieta dimora della Ma i X..., donna squisita per nobiltà di costumi e 7

d’intelletto, si celebravano spirituali convegni di

‘ stici: e gli animi si tempravano e le volontà sî acce devano nel radioso vaticinio del Regno.

La sera, sui luoghi che parlavano ancora santissin istorie di martiri, quasi virgulti cresciuti sul seme i sanguinato, caute figure silenziose salivano, quali x bili ombre, convergendo verso la nobile casa ospità E spontaneamente riapparivano alla mente i pri manipoli cristiani muoventi alle catacombe; dubbi quella per avventura non fosse per essere l’ultima @ e aspettanti in vigilia di inni la festa del martirio, |

... Le indicazioni erano state sì precise, che non , possibile sviarsi. E risalendo, infatti, i margini del @ segnati dalle orme imperiali — l’aria frizzava pet prime brume del verno — sbocciò improvviso il vil elegantissimo, tutto garrulo di modernità.

BM

La lucida faccia d’un gallonato servitore m’accolse pell’atrio, con gesto familiare, come a dirmi: « So, so...

Cinguettavano maliziosamente sui tavoli cioccolattini e confetti e marrons glacés: — e dal fondo del mio sto- maco sentivo ridestarsi irresistibili golosità dell’infanzia.

Ella mi presentava, intanto, ad un alto personaggio, sprofondato in un seggiolone a bracciuoli, che ponti- ficava nel centro della sala: — un testa tizianesca, coro- nata di ciocche immacolate, una barba veneranda, due

lenti occhi cerulei che parevano raccogliersi, ogni tanto,;

sotto i fondi archi delle sovracciglia foltissime, nel godi- mento di un nirvana celestiale.

Gli sedeva accanto un giovine dal viso d’un pallido ovale francescano, ombreggiato da lunga chioma neris- sima, inciso da due pupille penetranti e complicate;

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x

di A n iii contrastanti, Autore acclamato di liriche e roman d’una aristocratica sensualità commovitrice — pased prelibato di desiose lettrici intellettualissime — la Gra:

Divina, con esemplare clamore, lo aveva risospinto sul bastato a persuadermene) dovevano accentrarsi le 1 stiche speranze dei convenuti.

Dall’alto d’una parete un prezioso Cristo di

La discussione interrotta riprese: era appassioni argomento la fondazione di una grande rivista di religione: stromento efficacissimo, concordemeni asseriva, di spirituale elevazione e di strenua affe zione delle idee innovatrici.

Pa

Il giovine asceta tra unanimi sollecitazioni prese a svolgerne il programma, scandendo armoniosamente le parole, in un suggestivo tono d’omilia.

Lo fissavo, ora, con interesse più attento e compren- sivo. Ciò che più m’attraeva nel suo dire era il muovere melodioso e veramente affascinante degli occhi. Ondu- lavano nell’orbita con una mollezza scaltrita e un po”

femminea; e si riparavano ratti sotto il tremulo orlo delle palpebre, ogni volta ch’io era lì lì per afferrarli.

E quella parentesi di biancore nella cornea mi scon-

certava.

A coglierlo di fronte, un fervoroso palpito di since- rità nel lobo superiore dell’iride, induceva alla persua- sione; ma un sùbito guizzo d’agile furbizia agli angoli

‘estremi dell’occhio e il profilarsi inchinevole del naso, accompagnato dallo sdoleirsi delle labbra in tenui sor- risi compiacenti, mi lasciavan perplesso.

Certi suoi gesti: il premere frequente della destra sul petto; il convenire ossequioso, tutte le volte che un suo più vigile intento non lo spingesse al contraddire tenace;

lo sguisciare ambiguo, o il parar con un melato appello alla bontà, jalla mansuetudine, al perdono cristiano una netta responsabilità di giudizio fra opposti opi- nanti, tutto ciò finì col disorientarmi e procurarmi uno strano disagio.

ocio

La Marchesa seguiva con occhi sfavillanti il fluido scorrer delle parole dalla bocca di lui — una bocca tagliata con disegno dolcissimo — e talora protendeva il busto palpitante; o, spostando le gambe accavalcate, indugiava un istante a coprire la svelta caviglia, che

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