• Non ci sono risultati.

una ricognizione per una nuova definizione del valore oncologico di popolazione

a cura di M. Altini – AUSL Romagna D. Gallegati, N. Gentili, W. Balzi, I. Massa, C. Gualdrini – IRCCS Istituto Scientifico

Roma-gnolo per lo Studio e la cura dei Tumori, Meldola F. De Lorenzo – F.A.V.O. F. S. Mennini, C. Nardone – EEHTA, CEIS, Facoltà di Economia, Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Evoluzione del modello di definizione del valore oncologico di popolazione: dalla stima dei costi alla misurazione dei risultati

Da diversi anni il Rapporto sulla condizione assistenziale dei malati oncologici dedica una particolare atten-zione al tema dell’analisi dei costi socio-sanitari dell’oncologia. Conoscere nel dettaglio le componenti della spesa, studiarne le dinamiche, e analizzare le eventuali disomogeneità territoriali è infatti di fondamentale importanza per la programmazione delle politiche sanitarie e per una più efficiente allocazione delle risorse da parte dei decisori politici.

Al fine di garantire la sostenibilità del Sistema Sanitario Nazionale, accanto alla misura di quanto si spende è tuttavia cruciale anche la valutazione di cosa si ottiene, e dunque la misurazione della performance. Il SSN è infatti fondato su due elementi cardine: Programmazione e Valutazione. È importante ricordare che que-ste due funzioni sono strettamente correlate tra loro, poiché gli indirizzi programmatori non possono non sca-turire da un’analisi e da una valutazione da un lato dei bisogni della popolazione e dall’altro dell’offerta e dei risultati ottenuti. Per questo motivo l’obiettivo ultimo del filone di ricerca presentato è la definizione del “valore oncologico di popolazione”, inteso come il rapporto tra i benefici apportati ai cittadini e il costo pro capite sostenuto, così da consentire una valutazione completa delle performance oncologiche comparative offerte dai diversi sistemi sanitari territoriali. È in quest’ottica che sono stati condotti i diversi studi presentati nelle precedenti edizioni del Rapporto, e di cui, di seguito, riassumiamo i principali risultati.

Stima dei costi oncologici in ottica di popolazione e modello di misurazione del “va-lore” (2016)

27 Al fine di definire politiche specifiche per un miglior governo della spesa sanitaria dovuta all’oncologia, è indispensabile conoscerne tutti gli aspetti, e quantificarne il peso e l’evoluzione rispetto alla spesa sanitaria pubblica complessiva. Per rispondere a tale necessità, lo studio condotto dall’IRST di Meldola, e presentato nel Rapporto del 2016, ha calcolato i costi sanitari oncologici lungo tutta la filiera dei servizi sanitari attraversati dal paziente oncologico. L’analisi, realizzata sulla popolazione della Romagna, con riferimento all’anno 2014, attraverso i dati dei flussi prestazionali disponibili, ed i costi pro-capite LEA-specifici, ha mostrato che le stime associate alla spesa oncologica in letteratura appaiono essere sottostimate: dallo studio emerge che l’Oncolo-gia assorbe circa il 14% della spesa sanitaria pubblica (il triplo rispetto alle stime presenti in letteratura), e dun-que ha un peso assolutamente rilevante. Inoltre, si sono registrati tassi di incremento tra il +5% e il +10% annui Alla luce di tali informazioni appare necessario ripensare il processo di governo della spesa sanitaria. Troppo spesso l’enfasi sulla necessità di contenimento di breve periodo della spesa ha condotto Regioni e Aziende Sanitarie a reagire con strumenti di breve respiro strategico che possono avere effetti controproducenti nel lungo termine. Per questo motivo è stato proposto un modello di misurazione del valore oncologico di po-polazione, al fine di spostare il focus dalle singole voci di costo, al rapporto tra i risultati ottenuti – secondo diverse dimensioni e per i vari stakeholder – e risorse economiche impiegate. In tal modo è possibile far emergere i vantaggi e i limiti delle diverse gestioni, analizzando il reale “valore” fornito – in modi e misure diverse - ai cittadini.

Costi e consumi sanitari nei percorsi per raggruppamenti di patologia (2017)

Nel Rapporto del 2017, è stato presentato un approfondimento dell’analisi della spesa oncologica, in cui è stato quantificato il peso dei principali gruppi di patologie oncologiche in una data popolazione, quella della provincia di Forlì-Cesena, in termini non solo di pazienti in carico (incidenza e prevalenza) ma anche di con-sumo di risorse.

FIGURA 2. COMPOSIZIONE COSTO SANITARIO PER GRUPPO DI PATOLOGIA

I risultati hanno mostrato che le patologie oncoematologiche e il tumore della Mammella spiegano il 60% dei pazienti oncologici prevalenti (circa 18 per mille abitanti). In termini di incidenza, tuttavia, il “peso” delle diverse aggregazioni di patologia - per effetto della diversa aspettativa di vita - cambia significativamente ed è maggiormente equilibrato, e la stessa cosa vale per il consumo di risorse. Differenziando inoltre per Pato-logia l’assorbimento relativo dei diversi regimi assistenziali emerge, ad esempio, che la spesa per Farmaci è concentrata in particolare negli aggregati Ematologia e Mammella, mentre la Chirurgia prevale nei Gruppi Gastroenterico e Uroginecologico, e le cure di fine vita (ADI e Hospice) “pesano” particolarmente nelle pato-logie Toraciche e nei Tumori rari.

28

Grazie alla scomposizione del costo oncologico complessivo per patologie e per macro aggregati di spesa è possibile individuare le aree a maggior impatto e dunque orientare le priorità di azione e prevenzione. Inoltre tali analisi, condotte in diversi territori permetterebbero di condurre un’analisi comparativa in grado di far emergere le c.d. “variazioni ingiustificate”, ossia le disomogeneità territoriali causate in parte da diverse “cul-ture” e pratiche gestionali, che andrebbero ridotte al fine di riallocare le risorse liberate su processi ad alto valore per la popolazione.

Impatto epidemiologico, sanitario e sociale delle principali patologie oncologiche: una prima indagine comparativa (2019)

Nell’ottica di condurre un’analisi comparativa dei costi dell’oncologia in diversi territori, ma anche di ampliare la stima dell’impatto di tali patologie, è stato realizzato uno studio, primo nel suo genere, che ha visto la col-laborazione tra IRST di Meldola, CEIS-EEHTA dell’Università di Tor Vergata, AIRTUM e FAVO. L’obiettivo del lavoro, presentato nello scorso Rapporto annuale, e attualmente in via di pubblicazione, è stato quello di con-durre un’analisi multidimensionale che coniugasse epidemiologia del cancro, esiti delle cure, e costi associati sia sanitari sia sociali, in riferimento a diversi territori (provincia di Forlì-Cesena, di Modena, di Reggio Emilia e di Taranto), con caratteristiche e bisogni eterogenei, ed in relazione ai 6 gruppi di patologie in cui è possibile scomporre l’Oncologia.

La figura 3 rappresenta le fasi del modello di analisi e benchmarking di costi, attività e risultati oncologici in diverse aree territoriali, che prevede diverse fasi. La prima fase, di individuazione dei bisogni delle diverse aree territoriali, è stata realizzata attraverso la quantificazione degli indici demografici, quali la popolazione pesata per età. Si è proceduto poi con l’analisi dei dati di incidenza nei diversi territori e per i diversi gruppi di patologia, e con la stima dei costi: da un lato quelli sanitari pro-capite, attraverso l’analisi del Flusso SDO, dall’altro quelli previdenziali pro-capite, ovvero i costi relativi alle prestazioni previdenziali erogate in ragione di un determinato livello di inabilità/invalidità.

I risultati hanno mostrato innanzitutto la significatività dei costi previdenziali, che equivalgono al 55% dei costi sanitari, e dunque rappresentano una dimensione rilevante e troppo spesso trascurata nelle analisi di costo. Inoltre, emergono forti disomogeneità tra territori proprio in termini di costi previdenziali, sia per l’oncologia nel suo complesso, sia all’interno degli aggregati di patologia individuati, a differenza dei dati di incidenza che, seppur significativamente differenziati per gruppo di patologia, presentano un elevato grado di omoge-neità territoriale. Ciò è molto probabilmente dovuto al fatto che i costi previdenziali dipendono maggiormente da variabili territorio-specifiche, quali ad esempio l’esistenza di una rete di associazioni di volontariato che possa promuovere e facilitare l’accesso a tali prestazioni.

FIGURA 3. MODELLO DI ANALISI E BENCHMARKING DEL VALORE ONCOLOGICO DI POPOLAZIONE

Arricchendo dunque la quantificazione del costo del cancro di elementi rilevanti e di fondamentale utilità, emerge la necessità di ripensare la programmazione delle politiche sanitarie, innanzitutto ampliandone lo spettro temporale, ma anche valutandone la strategicità e l’efficacia al fine di una corretta allocazione delle risorse tra tutte le diverse dimensioni abbandonando la logica dei silos (costi diretti e costi indiretti).

29 Nel presente contributo, seguendo il modello proposto, si intende analizzare il livello di servizio offerto alla popolazione nei diversi territori, per poi arrivare a definire il c.d. “valore oncologico di popolazione”. Viene dunque inizialmente presentata una rassegna dei sistemi di valutazione attualmente in uso a livello nazionale (Griglia LEA, Programma Nazionale Esiti, Nuovo sistema di garanzia, AIRTUM), quelli utilizzati in alcune Regio-ni (il sistema Bersaglio della Toscana, Pre.Va.Le. nel Lazio, il sistema di valutazione dell’Emilia-Romagna), ed infine quelli proposti da alcune Reti oncologiche (Progetto Epica, Periplo). Si presentano poi i risultati dell’a-nalisi critica di tali sistemi, attraverso una sistematizzazione degli indicatori in un quadro sinottico, in grado di far emergere vantaggi e svantaggi di ciascun sistema con riferimento a 4 dimensioni: coerenza con le finalità universalistiche del Sistema Sanitario Nazionale; macrolivelli assistenziali Distretto-Prevenzione e Ospedale considerati; fasi della “filiera” oncologica analizzate; principali percorsi oncologici per macro Gruppi di Pato-logia; aspetti più propriamente “popolazionali”.

In appendice si riporta un approfondimento relativo ai dati epidemiologici dei 6 gruppi di patologia nei terri-tori di Forlì Cesena, Modena, Reggio Emilia e Taranto con una valutazione critica delle prevalenze.

Oncologia e modelli di valutazione dei sistemi sanitari I modelli di valutazione dei sistemi sanitari

Il tema della valutazione di performance dei sistemi sanitari è complesso e allo stesso tempo cruciale, anche alla luce della recente epidemia Covid. A livello internazionale, come ha evidenziato un interessante lavoro della fondazione GIMBE1, i principali modelli di valutazione si dividono in due grandi categorie:

1. Quelli che pongono al denominatore le risorse economiche dedicate al sistema sanitario, espresse in % del PIL ovvero pro-capite.

In questi modelli, coerenti con il concetto di valore (risultati di salute per la popolazione in rapporto alle risor-se impiegate), l’Italia risulta competitiva, dalla famosa valutazione al 2° posto da parte OMS del 2000 (che, afferma GIMBE, oggi ha mero valore storico e non dovrebbe più essere citata) alla valutazione Bloomberg del 2014 che ha collocato il nostro SSN al 3° posto su 51 paesi nel mondo e al primo posto in Europa. Purtroppo la performance dell’Italia è fortemente influenzata dalla scarsa o negativa crescita del PIL e dalla riduzione proporzionale della quota dedicata alla sanità, più che dal miglioramento degli indicatori di performance posti al numeratore.

2. Quelli che misurano la performance dei sistemi sanitari nella prospettiva del cittadino/paziente, prescindendo dall’ammontare di risorse impiegate. La classifica più affidabile secondo GIMBE, l’Euro

Health Consumer Index, vede l’Italia al 20° posto su 35 Paesi europei, e tiene conto della performance nelle dimensioni (tra parentesi il ranking dell’Italia): Diritti e informazioni al paziente (26°); Accessibilità, liste d’at-tesa (20°); Outcome (18°); Varietà e range dei servizi offerti (24°); Prevenzione (11°); Farmaci (26°).

In sintesi i modelli di valutazione più accreditati vedono il SSN italiano in progressiva difficoltà, e caratterizzato dalla forte disparità tra Regioni e aree geografiche. Considerando le risorse (scarse) la performance italiana è buona, soprattutto nel centro-nord, e se questo non consola il cittadino/paziente perlomeno indica le strade da percorrere:

1. è necessario un potenziamento strutturale e di risorse, come peraltro emerso dalla pandemia;

2. vanno indagate e aggredite le disparità regionali nel livello di servizio offerto, stante la sostanziale omogenei-tà dei finanziamenti erogati ex-ante (quota capitaria).

1 Il SSN nelle classifiche internazionali, report Osservatorio GIMBE di aprile 2018. https://www.gimbe.org/pagine/1207/it/re-port-42018-il-ssn-nelle-classifiche-internazionali

30

L’Oncologia nella valutazione dei sistemi sanitari

In questo paragrafo si cerca di fornire una panoramica dei principali modelli di valutazione dei sistemi sanitari, con particolare riguardo all’Oncologia, così da poter cogliere:

1. l’adeguatezza dei modelli nel misurare correttamente la qualità e il valore del “livello di assistenza”

onco-logico fornito alla popolazione di riferimento (“come” viene valutata l’Oncologia);

2. il “peso” relativo attribuito alla patologia oncologica nella valutazione complessiva dell’efficacia ed

efficienza di un sistema sanitario (“quanto” viene valutata l’Oncologia).

Nella tabella 1 si elencano i principali sistemi presi in esame, e la quota di indicatori specificamente relativi all’Oncologia. Nelle prime 3 righe si riportano i sistemi di valutazione istituzionale dei Livelli Essenziali di Assi-stenza (c.d. Sistemi di Garanzia), che determinano effettive ricadute sui Sistemi Sanitari Regionali oggetto di valutazione. Su questi in particolare sarà focalizzata l’analisi, tenendo conto delle proposte e suggerimenti che possono venire da altre esperienze e modelli innovativi, tra i quali si riportano:

• A livello nazionale, il Piano Nazionale Esiti e gli indicatori epidemiologici dell’AIRTUM; • A livello regionale, i sistemi elaborati in Toscana, in Emilia-Romagna e nel Lazio;

• A livello più specifico di Reti Oncologiche, i modelli del Progetto EPICA e del network oncologico Periplo. TABELLA 1. SISTEMI DI VALUTAZIONE IN ANALISI, INDICATORI ONCOLOGICI SU INDICATORI TOTALI

Natura Territori di applicazione Sistema di valutazione Sigla Nr. Indicatori oncologici Nr. Indicatori totali

Istituzionale Italia

Sistema di Garanzia: griglia livelli essenziali di assistenza

(valido fino al 31/12/2019)

LEA 2 (6%) 34

Istituzionale Italia

Nuovo Sistema di Garanzia

(a partire dal 01/01/2020) NSG 12 (14%) 88

Di cui Nuovo Sistema di Garanzia CORE

(a partire dal 01/01/2020) NSGC 3 (14%) 22

Istituzionale Italia Piano Nazionale Esiti PNE 5 (24%) 21

Istituzionale Italia AIRTUM/RT AIRTUM 4

Istituzionale Lazio Programma Regionale di Valutazione degli

interventi sanitari (P.Re.Val.E.) PREVALE 39 (19%) 208 Istituzionale Toscana Sistema Bersaglio Sant’Anna di Pisa BERSAGLIO 11 (6%) 200 Istituzionale Emilia Romagna Sistema Valutazione Regionale Emilia Romagna SIRER 10 (8%) 120 Stakeholder Toscana, Piemonte, parte dell’Emilia

Romagna e Lazio

PROGETTO E.PIC.A: Appropriatezza Economica

del Percorso integrato di cura EPICA 19 Stakeholder Toscana, Lombardia, Piemonte, Valle

d’Aosta, Veneto, Liguria Periplo PERIPLO 18

Totale indicatori analizzati 120

Garanzia dei Livelli di Assistenza erogati dalle Regioni: la “Griglia LEA” in vigore fino al 2019

Prevede 34 indicatori complessivi, di cui 2 afferenti specificamente l’area Oncologica (6%), uno relativo alla prevenzione (% di persone che ha effettuato uno screening su mammella, cervice uterina, colon retto) e l’altro all’offerta strutturale di hospice (% PL attivi in hospice sul totale deceduti per tumore). Il peso dei due indicatori è pari a 1 per quello di prevenzione, e di 1,47 per quello distrettuale.

31 TABELLA 2. ANALISI INDICATORI GRIGLIA LEA

Dimensioni livello di assistenza

Dimensioni specifiche oncologia

Indicatori Indicatori specifici oncologia Peso complessivo livello di assistenza Peso specifico oncologia Assistenza collettiva 6 1 12 1 15 1 Assistenza distrettuale 9 1 14 10 10,9 1,47 Assistenza ospedaliera 4 8 9,1 Totale 19 2 (11%) 34 2 (6%) 35 2,5 (7%)

La maggior parte degli indicatori è focalizzata sulle strutture e i servizi, più che sui percorsi e le patologie, e questo spiega in parte la bassa incidenza di indici specificamente relativi all’Oncologia. I punteggi ottenuti dalle Regioni italiane nel periodo 2012-2017 sono qui riportati (fonte: Ministero della Salute).

FIGURA 4. RISULTATI GRIGLIA LEA 2017-2020, MINISTERO DELLA SALUTE

Il “Nuovo Sistema Di Garanzia” in vigore dal 2020

A seguito del DM 12/03/2019 pubblicato in G.U. 14/06/2019, a partire dal 1 gennaio 2020 è diventato opera-tivo il “Nuovo sistema di garanzia per il monitoraggio dell’assistenza sanitaria”, che aggiorna quello introdotto nel 2000 (c.d. Griglia LEA). Gli indicatori individuati sono 88:

• 16 per la prevenzione collettiva e sanità pubblica, di cui 2 afferenti l’area oncologica e relativi a

coper-tura ed efficacia degli screening;

• 33 per l’assistenza distrettuale, di cui 3 afferenti l’area oncologica e relativi alla rete Cure Palliative,

32

• 24 per l’assistenza ospedaliera, di cui 2 afferenti l’area oncologica, sui volumi minimi per intervento

chirurgico e sui re-interventi chirurgici conservativi nel TM mammella;

• 4 indicatori di contesto per la stima del bisogno sanitario, , di cui almeno 3 influenzati anche dalle patologie oncologiche (indice di cronicità; buona salute percepita; fragilità nell’anziano);

• 1 indicatore di equità sociale, (Rinuncia a prestazioni sanitarie per inappropriatezza organizzativa nell’offerta

dei servizi e/o per ragioni economiche), che riguarda tutte le prestazioni quindi anche quelle oncologiche;

• 10 indicatori per il monitoraggio e la valutazione dei percorsi diagnostico terapeutici assistenziali - PDTA), di cui 5 afferenti l’area oncologica, relativi alla tempestività e ai timing di cura nei PDTA dei tumori

gastrici e della mammella.

Si coglie immediatamente il netto miglioramento e la potenzialità di questo nuovo modello, in termini di maggiore orientamento al paziente (piuttosto che alla struttura di offerta) e di valutazione delle dimensioni di esito, percorso e timing. Non a caso la quota di indicatori afferenti specificamente all’Oncologia, oltre ai 4 di bisogno sanitario e equità sociale, sale dal 6% al 14%, incidenza coerente con il suo “peso” anche economico rispetto alla spesa sanitaria complessiva (vedi Favo anni precedenti).

Il sottoinsieme di indicatori CORE di valutazione, sostitutivi della “griglia LEA”

Gli indicatori di valutazione che sostituiranno la Griglia LEA a partire dall’anno di valutazione 2020 saranno, tuttavia, solo un sottoinsieme di 22 indicatori definiti CORE. Di questi, solo tre appaiono specificamente rife-ribili all’area oncologica (evidenziati in giallo). Se la proporzione di indicatori oncologici viene mantenuta (circa 14%), le caratteristiche migliorative sopra descritte in gran parte si perdono, in particolare per l’esclusione degli indicatori PDTA sui timing di cura e di gran parte di quelli di esito, bisogno sanitario ed equità sociale. Rispetto al sistema in vigore fino al 2019 la novità sostanziale è limitata all’introduzione dell’indicatore di soglia minima di attività predittiva di qualità e sicurezza “Proporzione di interventi per tumore maligno della

mammella eseguiti in reparti con volume di attività superiore a 135 interventi annui”.

TABELLA 3. SOTTOINSIEME DI INDICATORI VALUTATIVO DEL NSG (CORE) IN SOSTITUZIONE DELLA GRIGLIA LEA A PARTIRE DALL’ANNO DI VALUTAZIONE 2020

OSPEDALIERA

H01Z - Tasso di ospedalizzazione (ordinario e diurno) standardizzato per 1000 residenti

H02Z - Proporzione di interventi per tumore maligno della mammella eseguiti in reparti con volume di attività superiore a 135 interventi annui

H04Z - Rapporto tra ricoveri attribuiti a DRG ad alto rischio di inappropriatezza e ricoveri attribuiti a DRG non a rischio di inappropriatezza in regime ordi-nario

H05Z - Proporzione colecistectomie laparoscopiche con degenza inferiore a 3 giorni

H13C - Percentuale di pazienti (età 65+) con diagnosi di frattura del collo del femore operati entro 2 giornate in regime ordinario H17C - % di Parti cesarei primari in strutture con meno di 1.000 parti all’anno

H18C - % di Parti cesarei primari in strutture con 1.000 parti e oltre all’anno.

PREVENZIONE

P01C - Copertura vaccinale nei bambini a 24 mesi per ciclo base (polio, difterite, tetano, epatite B, pertosse, Hib) P02C - Copertura vaccinale nei bambini a 24 mesi per la 1° dose di vaccino contro morbillo, parotite, rosolia (MPR)

P10Z - Copertura delle principali attività riferite al controllo delle anagrafi animali, della alimentazione degli animali da reddito e della somministrazione di farmaci ai fini delle garanzie di sicurezza alimentare per il cittadino

P12Z - Copertura delle principali attività di controllo per la contaminazione degli alimenti, con particolare riferimento alla ricerca di sostanze illecite, di resi-dui di contaminanti, di farmaci, di fitofarmaci e di additivi negli alimenti di origine animale e vegetale

P14C - Indicatore composito sugli stili di vita

P15C - Proporzione di persone che hanno effettuato test di screening di primo livello, in un programma organizzato, per mammella; Proporzione di persone che hanno effettuato test di screening di primo livello, in un programma organizzato, per cervice uterina; Proporzione di persone che hanno effettuato test di screening di primo livello, in un programma organizzato, per colon retto.

33 DISTRETTUALE

D03C - Tasso di ospedalizzazione standardizzato in età adulta (≥ 18 anni) per: complicanze (a breve e lungo termine) per diabete, broncopneumopatia cro-nica ostruttiva (BPCO) e scompenso cardiaco

D04C - Tasso di ospedalizzazione standardizzato (per 100.000 ab.) in età pediatrica (< 18 anni) per asma e gastroenterite D09Z - Intervallo Allarme-Target dei mezzi di soccorso

D10Z - Percentuale di prestazioni, garantite entro i tempi, della classe di priorità B in rapporto al totale di prestazioni di classe B D14C - Consumo di farmaci sentinella/traccianti per 1.000 abitanti. Antibiotici

D22Z - Tasso di pazienti trattati in ADI (CIA 1, CIA 2, CIA 3)

D27C - Percentuale di ricoveri ripetuti in psichiatria sul totale dei ricoveri per patologie psichiatriche

D30Z - Numero deceduti per causa di tumore assistiti dalla Rete di cure palliative sul numero deceduti per causa di tumore

D33Z - Numero di anziani con età ≥ 75 anni non autosufficienti in trattamento socio-sanitario residenziale R1, R2, R3 in rapporto alla popolazione residen-te per 1000 abitanti.

Per ciascun indicatore è definita una funzione di valorizzazione che, dato il valore dell’indicatore, calcola un pun-teggio su una scala da 0 a 100, con il punpun-teggio 60 corrispondente al valore soglia dell’indicatore. Il punpun-teggio complessivo dell’area di assistenza è determinato dalla media pesata dei punteggi degli indicatori CORE dell’area stessa, comprensivi di tutti i premi/penalità, ed è espresso in un punteggio compreso tra 0 e 100. Affinché la

Regione sia adempiente il punteggio di ciascuna area di assistenza dovrà collocarsi nell’intervallo di 60-100. Un punteggio inferiore a 60, anche in una sola area, darà un esito negativo nella valutazione.

TABELLA 4. RISULTATI DELLA SPERIMENTAZIONE, PER L’ANNO 2016, DEL MONITORAGGIO DEI LEA ATTRAVERSO IL CORE-NSG (FONTE: MINSALUTE)

Regioni che garantiscono i Lea Prevenzione Distrettuale Ospedaliera Media

Piemonte 76,30 86,19 78,82 80,44 Lombardia 80,92 69,12 69,12 73,05 P.A. di Trento 69,41 88,49 92,40 83,43 Veneto 63,63 84,41 82,71 76,92 Liguria 65,34 86,39 74,50 75,41 Emilia Romagna 70,27 83,14 84,83 79,41 Toscana 70,73 80,50 89,13 80,12 Umbria 73,90 65,56 77,86 72,44 Marche 61,74 71,39 64,81 65,98

Regioni che non garantiscono i Lea Prevenzione Distrettuale Ospedaliera Media

Friuli Venezia Giulia 52,00 71,43 78,96 67,46

Lazio 65,24 56,32 66,16 62,57 Abruzzo 65,29 57,12 59,75 60,72 Puglia 55,68 58,75 59,27 57,90 Basilicata 68,71 41,41 68,40 59,51 Calabria 51,39 48,71 53,35 51,15 Sicilia 48,48 73,08 72,39 64,65 Valle d’Aosta 59,16 39,07 60,21 52,81 P.A. di Bolzano 49,57 36,24 70,37 52,06 Molise 68,08 46,00 33,38 48,15 Campania 50,21 29,05 25,41 34,89 Sardegna 65,51 35,48 55,75 52,25

Come si evince dalla tabella 4, tratta dal sito del Ministero della Salute, le regioni inadempienti salgono da 2 a 12, con un netto peggioramento e molte insufficienze in particolare per l’area distrettuale2.

Sul sito del Ministero della Salute si dichiara essere in corso la sperimentazione su tutti gli 88 indicatori del