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La riconduzione della persona al concetto della fine della vita

5. Dissertazione

5.4 La riconduzione della persona al concetto della fine della vita

Neuenschwander e Cina (2016) affermano che la medicina palliativa rappresenta l’impegno di tutti i membri che vi fanno parte affinché l’ultima parte della vita del paziente sia pianificata concordemente e per tempo; "[…] di rafforzare la sua autonomia e di proteggere la dignità della persona nell’ora della maggiore vulnerabilità” (Neuenschwander & Cina, 2016, p. 16) La persona che si avvicina alla fine della vita viene così accompagnata e sostenuta dal team interdisciplinare e dall’assistente sociale in modo da poter individuare i propri bisogni e desideri per un futuro che non dà spazio all’immaginazione di una vita senza fine certa.

Come è noto, oggigiorno il decesso è un tema sempre meno affrontato all’interno della vita familiare: “L'assistenza professionale nella fase terminale della vita ha assunto considerevole importanza facendo apparire quasi «non professionale» il ruolo della famiglia nell’assistenza al morente. Di conseguenza si assiste a una progressiva scomparsa della morte dall’orizzonte delle esperienze quotidiane dell'essere umano.” (Binder & Wartburg, 2009, p. 14)

I cambiamenti sociali e nelle relazioni fra persone hanno nel tempo allontanato sempre più i temi più delicati dell’esistenza dalla quotidianità delle persone. L’intento delle cure palliative è invece quello di ricondurre il paziente ed il suo entourage a vivere la fine della vita nel modo più naturale possibile, sostenendoli nella riconquista di temi che appartengono inevitabilmente al proprio «essere umano». In effetti, avvicinandosi al termine della propria vita, la persona deve poter contare sulla concretezza e sulla presenza delle persone da lui ritenute importanti; elementi che si contrappongono all’attuale visione illusoria della vita.

L’assistente sociale assume questo ruolo attraverso strumenti che appaiono semplici, come la pianificazione del piano assistenziale e la discussione riguardo al luogo di vita desiderato o necessario. Indagare le possibilità o i limiti del presente e che andranno a riflettersi sul futuro del paziente permette all’assistente sociale di capire quale sia visione della persona riguardo alla propria vita. Il paziente dal canto suo, attraverso elementi molto concreti (come discutere sulla propria abitazione o delle persone e le responsabilità che hanno o che dovrebbero assumersi) può essere riportato a delle riflessioni ampie, più profonde, che concernono la presa di coscienza della propria condizione.

Riprendendo ancora una volta le parole di Norbert Elias (2011): “La nostra consapevolezza della fatalità della morte è sempre dominata dai nostri sforzi per allontanarla il più possibile con l'ausilio della medicina e dalla convinzione di poterci riuscire.” (p. 64)

La medicina palliativa ha quindi il dovere di aiutare le persone a comprendere che non si trovano più in un contesto di guarigione.

In questo frangente, anche l’assistente sociale ha il compito di aiutare le persone ad essere sincere con sé stesse affinché siano condotte ad una cognizione della propria situazione, talvolta anche contrastando i desideri e le aspettative sia proprie che della cerchia intorno a loro.

Molto spesso i pazienti non comprendono il percorso entro il quale sono inseriti, oppure non lo accettano. Ciò è causato in gran parte dalla moderna concezione secondo cui sia nella vita che nella medicina ci sono infinite possibilità, illudendo il paziente che può tentare continuamente nuove strade e nuove cure. “È difficile spesso per le persone rendersi conto che una soluzione non c’è e nella peggiore delle situazioni riuscire a trovare qualcosa di positivo, cosa che fondamentalmente le cure palliative vorrebbe fare.” (Allegato 2, p. 48) Le cure palliative rappresentano quindi un grande strumento che porta la persona ad una certa consapevolezza. In effetti, il focus della medicina palliativa non riguarda semplicemente un cammino verso la morte ma anzi tutto il percorso di vita che precede questo momento. Tutto ciò senza la pretesa che il paziente elimini del tutto la visione utopistica della vita comprendendo dall’oggi al domani che essa cesserà. Qualunque siano le tendenze moderne o passate, la vita ha una sacralità che le cure palliative non lasciano da parte, ma anzi integrano sin dal principio. Proprio per questo sono state costruite ed articolate in modo da accompagnare, sostenere, aiutare la persona a capire, e quando possibile accettare, ciò che le accade; l'intento non è stravolgere le idee della persona. Ciò è possibile con l’ausilio della multidisciplinarietà, che permette una cura a trecentosessanta gradi. Il dolore fisico viene medicato; le afflizioni riguardo al proprio ruolo sociale e alla propria vita quotidiana sono sostenute e assestate; l’espressione delle paure e delle angosce provocate dalla morte sono accolte e se possibile alleviate.

Ciò non significa che tutti i pazienti in cure palliative arrivino alla fine della propria vita in modo sereno. La morte apre un discorso ampio ed ogni individuo vive questo discorso a modo suo: ciò è fondamentale e va considerato.

“Dicono, cioè, la morte riflette un po’ quello che è stata la tua vita, no, quindi se lo stile che hai condotto in un determinato modo […] quindi è proprio la diversità, cioè si vede in questo, l’individualità nel senso proprio positivo del nostro stare al mondo.” (Allegato 3, p. 57)

Si tratta quindi di rispettare tutto quello che la persona è ed il modo in cui vive e ha vissuto, lavorando in concertazione in favore del suo benessere.

Nella riconduzione del paziente ad un approccio alla fine della vita, vediamo quindi che l’assistente sociale va a rivestire una funzione molto pragmatica che permette alla persona di raggiungere una certa consapevolezza della propria situazione. Non sempre questa verrà accettata, ma consentirà al paziente di riflettere sulla finitezza della propria vita.

In questo modo, l’assistente sociale aiuta la persona a superare le distorsioni moderne, riappropriandosi della coscienza della propria vita e del proprio tempo.

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