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Riepilogo dei principali obiettivi e dei risultati della valutazione delle misure riguardanti le OP ortofrutticole

Obiettivo Risultati

Efficacia delle misure in termini di concentrazione e strutturazione dell'offerta

Tassi di organizzazione disomogenei a livello territoriale

Efficienza delle misure in termini di

concentrazione e strutturazione dell'offerta Spese sostenute e tempo di lavoro accettabili Efficacia delle misure in termini di

miglioramento della competitività: Competitività di prezzo (potere dei produttori di influenzare il prezzo del prodotto consegnato alla GDO)

Quasi inesistente Competitività di costo (fase agricola) Bassa

Competitività di costo (fase interna dell'organizzazione - strutture, di

stoccaggio, lavorazione, confezionamento) Alta

Competitività di prodotto La maggior parte delle OP hanno messo in atto sistemi di certificazione e di rintracciabilità

Competitività di servizio Le OP che collaborano con la GDO, forniscono servizi aggiuntivi al prodotto

Competitività di posizionamento (sviluppo quote di mercato e fidelizzazione dei consumatori)

Bassa perché riguarda la AOP Efficacia delle misure in termini di

rafforzamento della posizione dei produttori

Bassa. Poche OP stipulano contratti, i produttori restano price taker

Coerenza dello schema con il regolamento

sullo Sviluppo rurale Soddisfacente, migliore rispetto al passato

Efficacia dei programmi operativi

Buona riguardo alla riduzione dei costi interni alle organizzazioni, per il miglioramento della qualità delle produzioni.

Bassa riguardo alla promozione e pubblicità Disomogeneità territoriale riguardo alla protezione ambientale

Efficienza dei programmi operativi Disomogeneità territoriale: i Paesi con OP grandi fanno un uso migliore dei PO

Efficacia delle norme di estensione rispetto agli obiettivi dell'OCM nel settore degli ortofrutticoli

Scarsa

Fonte: Agrosynergie (2008)

I valutatori hanno giudicato lo schema dei programmi operativi poco efficiente, in quanto complesso e costoso da attuare per gli operatori, a causa della gestione decentrata e delle difficoltà nell’interpretazione delle azioni ammissibili all’interno dei programmi operativi medesimi. Un altro aspetto poco efficiente della politica, rilevato dagli autori, è che i programmi operativi sono stati bene utilizzati solo dalle OP di dimensioni più grandi, a causa del meccanismo del cofinanziamento e dell’importo massimo del finanziamento comunitario

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erogabile, legato alla dimensione della VPC. Gli autori hanno elogiato, comunque, il meccanismo del cofinanziamento, il cui fine è responsabilizzare le OP ad accrescere le risorse finanziarie disponibili.

Riguardo alla salvaguardia dell’ambiente, l'efficacia risulta di difficile valutazione, in quanto i metodi di produzione integrata sono molto poco uniformi tra un paese e l’altro.

La conclusione della valutazione restituisce uno scenario complessivamente fatto di luci e ombre, data la forte concentrazione degli operatori di mercato nella fase della distribuzione, la concentrazione dell’offerta a monte operata dalle OP, ad oggi non ha sortito gli effetti attesi, seppure in singoli casi le OP abbiano migliorato la posizione dei produttori e siano tesi a migliorarla ulteriormente.

I valutatori, raccomandando il mantenimento dei piani operativi, hanno obiettato la complessità dello strumento, rilevando che la riforma dell’OCM ortofrutta del 2007 non è stata funzionale alla semplificazione: permane, infatti, il problema del dover sostenere costi elevati per l’adozione di pratiche rispettose dell’ambiente e per il miglioramento della competitività. E’ stato visto come necessario incrementare il grado di organizzazione del settore ortofrutticolo, fine al quale era orientata per l’appunto la riforma del 2007, grazie all’introduzione di azioni di coordinamento tre le organizzazioni di produttori e l’incentivo all’organizzazione nelle regioni in cui l’offerta è più dispersa. A tale scopo la riforma prevedeva, infatti, l’aumento della quota di finanziamento comunitario fino al 60% in caso di creazione di AOP e di organizzazioni interprofessionali.

La disparità nel tasso di organizzazione a livello europeo deriva, in parte dalla decisione, avvenuta nel 2003 in 7 dei vecchi Stati membri1 e nella maggior parte dei nuovi, di abbassare i criteri minimi per il riconoscimento delle OP in termini di numero di soci e di VPC. Tale decisione si è rivelata positiva per i nuovi Paesi dell’Unione, perché ha favorito l’aggregazione, mentre è stata nociva nei vecchi membri, perché ha agevolato la creazione di organizzazioni di piccole dimensioni.

Il grado di organizzazione del sistema ortofrutticolo dipende, poi, da fattori strutturali - risulta più difficile laddove le imprese sono numerose e piccole - e da fattori legati all’attrattività delle OP - nel senso che i produttori sono incentivati ad aggregarsi in OP solo se hanno una garanzia

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nei pagamenti e sono certi di vendere i propri prodotti; passa in secondo piano tutto ciò che è legato alla programmazione (prezzi e assistenza tecnica). Altri elementi che incentivano l’aggregazione delle imprese è legato a fattori storici e culturali, ad esempio in aree con una forte tradizione cooperativa le OP conseguono performance migliori; anche l’assenza di mercati di prossimità e l’importanza della GDO nell’area di riferimento risultano essere incentivi per l’aggregazione dell’offerta.

L’accorciamento della filiera e i rapporti diretti con la GDO vengono valutati come azioni positive e auspicabili, volte a far sì che venga trattenuta una quota maggiore di margine nel primo anello produttivo, che altrimenti andrebbe riconosciuta agli intermediari tradizionali. Il fenomeno dei rapporti diretti con la GDO implica però delle dimensioni minime, che garantiscano l’approvvigionamento sia in termini quantitativi sia di gamma offerta, ma solo poche OP a livello europeo possono garantire queste caratteristiche. Riguardo poi al prodotto, la relazione punta l’accento sulle azioni mirate al miglioramento della qualità e della sicurezza, svolte grazie allo sviluppo di disciplinari di produzione, sistemi di tracciabilità e certificazioni richieste dalla GDO (cfr. fig. 3.3.1).

Fig 3.3.1 – Fattori chiave determinanti la selezione dei fornitori da parte della GDO

Fonte: Agrosynergie (2008)

Passando in rassegna un altro studio sulla valutazione dell’operato delle OP ortofrutticole, emerge che nel 2007 solo il 33% della produzione europea risultava essere commercializzata attraverso le OP, pertanto gli obiettivi dell’OCM non possono essere considerati raggiunti,

•Volumi adeguati alla domanda servita

Massa critica del prodotto

•efficienza nel sistema dei trasporti; •efficienza nella gestione delels corte;

•adeguatezza degli impianti di refrigerazione, confezionamento e stoccaggio

Organizzazione della logistica

•standard di qualità funzionali alal domanda servita; •sistemi di tracciabilità;

•sistemi di certificazione

Gestione della qualità

•capacità di gestire lo sfasamento temporale tra incassi e pagamenti

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sebbene tra i vari Paesi si riscontrino tassi di organizzazione diversi (Camanzi et al., 2010) (cfr. tab. 3.3.3).