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Nel 1936 il filosofo tedesco Walter Benjamin, pubblica un saggio dedicato al concetto di aura nell'opera d'arte, alla sua irripetibilità come evento unico:

L'opera d'arte nell'epoca della sua riproducibilità tecnica. Secondo il filosofo,

ciò che rende unica un'opera d'arte è il suo hic et nunc, la sua esistenza irripetibile, la sua autenticità e così la sua aura:

colui che si raccoglie davanti all'opera d'arte vi si immerge; penetra in quest'opera […] l'autenticità di una cosa è la quintessenza di tutto ciò che di esso, fin dalla sua origine, può venir tramandato, dalla sua durata materiale alla sua testimonianza storica.73

L'aura dell'opera d'arte obbliga lo spettatore a una lunga osservazione nel tempo, a un'attenzione sempre rinnovata, che porta a nuove interpretazioni e diverse esperienze. L'avvento delle tecnologie, come il cinema e la fotografia, hanno provocato la perdita dell'aura, annullando l'unicità e il contatto diretto del pubblico, con la creazione artistica.

Secondo Walter Benjamin, ciò che rende unica un'opera d'arte, è l'esperienza intima e diretta con essa, l'osservazione dello spettatore che si rinnova ad ogni incontro; egli teorizza la perdita dell'aura, con l'avvento delle Avanguardie e delle nuove tecnologie, che generano opere riproducibili e lontane dalla realtà. Se però analizziamo i lavori presi fino ad ora in considerazione, notiamo che essi sono autonomi e dotati di vita propria e richiedono un'esperienza diretta per lo spettatore, un'attenta osservazione che porta a interpretazioni sempre diverse, che si modificano con lo scorrere del tempo e l'evolversi della materia. Opere d'arte della Land Art o della Body Art, si risolvono in un preciso luogo e in un determinato periodo di tempo; per essere fruite richiedono allo spettatore il raggiungimento dell'aura, l'hic et nunc:

73 WALTER BENJAMIN, L'opera d'arte nell'epoca della sua riproducibilità tecnica, Torino, Einaudi, 2011, pp. 3-38.

il valore di unicità dell'opera d'arte «autentica» ha una sua fondazione nel rituale, nell'ambito del quale ha avuto il suo primo e originario valore d'uso74.

Ed è proprio il ritorno al rito collettivo, all'idea di un artista-alchimista, a caratterizzare gran parte dell'arte del Novecento che si rende autonoma, viva e irriproducibile. Walter Benjamin pone l'accento sull'autenticità del teatro rispetto alla produzione cinematografica; il primo, infatti, mantiene la sua aura presentando l'attore vivo di fronte al pubblico, creando un avvenimento unico e non un'immagine di esso. Al contrario, il cinema appare come il frutto del montaggio delle immagini, esso rappresenta la finzione della realtà e impone una fruizione di massa da parte del pubblico, perdendo così il contatto diretto e intimo con l'opera d'arte. Allo stesso modo del teatro, l'opera d'arte contemporanea crea un evento unico, fondendosi con la vita stessa dello spettatore. Come scrive Maddalena Disch:

l'opera è l'azione che di volta in volta la genera e che lo spettatore ritrova e prolunga attraverso la propria esperienza […] il momento dell'esposizione acquista un nuovo significato: si fa teatro per definizione dell'accadere dell'opera che, mutata da oggetto in sé compiuto in “situazione ampliata”, conosce solo la misura del presente in cui di volta in volta il gesto dell'artista e la relazione con lo spettatore lo attivano e lo inverano […] il significato dell'opera si sviluppa di volta in volta e sempre da capo attraverso il processo di conoscenza che la sua esperienza implica, sollecita, provoca. La relazione estetica è inscritta nella dimensione del rapporto diretto, del dialogo e dell'interscambio reciproco: autore, spettatore e oggetto non sono più divisi da una relazione di alterità e separatezza, dal momento che l'opera è uno strumento con cui l'autore e lo spettatore compiono, sullo stesso piano di realtà, una medesima esperienza di conoscenza o di autocoscienza.75

L'opera d'arte come mimesi con la realtà, come lavoro autonomo e sempre nuovo, assicura quel concetto di aura espresso nel saggio di Walter Benjamin;

74 Ivi, p. 12.

75 Definizione di Maddalena Disch, citata in FRANCESCO POLI (a cura di), Arte contemporanea. Le ricerche

emblematici appaiono i Quadri-trappola di Daniel Spoerri, capaci di creare un'arte che entra nella vita, proprio come uno spettacolo teatrale. Ogni esperienza o incontro del pubblico con l'opera d'arte, si trasforma in momento unico, autentico e irripetibile. La casualità della creazione ne garantisce l'aura, come nelle installazioni della Land Art, dove la visione e l'interpretazione del lavoro da parte del pubblico si rinnova ad ogni sguardo. Se l'arte contemporanea si distacca dall'arte classica teorizzata da Walter Benjamin, l'uso di materiali poveri e naturali, fragili e precari, le assicurano una nuova autenticità. Mai come oggi, il pubblico è in grado di avere un incontro intimo e diretto con l'opera d'arte, entrando direttamente nella creazione, modificandone il risultato stesso.

Coinvolgere il pubblico, unire l'arte con la vita e l'unicità dell'esperienza, garantiscono «l'hic et nunc dell'opera d'arte – la sua esistenza irripetibile nel luogo in cui si trova»76. Se Walter Benjamin prevedeva, con l'avvento delle tecnologie e delle Avanguardie del Novecento, la fine dell'arte e la caduta dell'aura, in realtà le nuove tecniche dell'arte contemporanea ne rinnovano l'esistenza, mantenendola viva e autentica:

con l'invenzione dell'arte contemporanea (nelle sue diverse declinazioni), l'aura non scompare ma si trasforma, diffondendosi per il mondo […] l'aura di

un'opera d'arte è semplicemente l'effetto che produce. E il tipo di effetto muta a

seconda della natura dell'opera e delle persone che lo subiscono e lo ricercano.77

Ciò che rinnova nel Novecento il significato profondo dell'aura, è il

processo che l'opera d'arte innesca, spostando l'attenzione dello spettatore alla

materia utilizzata e alle sue trasformazioni. Includere elementi del proprio tempo nell'opera d'arte, compiendo una mimesi con la vita reale, ne garantisce la sua sopravvivenza:

76 WALTER BENJAMIN, L'opera d'arte nell'epoca della sua riproducibilità tecnica, cit., p. 6.

77 ALESSANDRO DAL LAGO, SERENA GIORDANO (a cura di), Mercanti d'aura. Logiche dell'arte

l'arte moderna e contemporanea, quando incorpora mezzi tecnici del suo tempo – adottandoli, criticandoli o semplicemente riflettendo su di essi – è dotata d'aura. Semmai, è un certo tipo di pittura, convenzionale e di genere, che si de- sacralizza, rispetto alle sue presunte qualità artistiche. Al contrario, l'arte considerata sperimentale o d'avanguardia si «autorizza» in quanto capace di creare dimensioni estetiche originali.78