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Riflessioni e proposte

Nel documento Presentazione e interventi (574.6kb) (pagine 23-27)

I fatti di questi giorni confermano una volta di più l’importanza dell’economia reale quale vero e concreto fattore di crescita ed elemento di solidità.

I dati sull’export registrati nel primo semestre e quelli previsti per il semestre in corso indicano che l’internazionalizzazione resta la carta vincente per l’economia regionale e dimostrano che l’elemento determinante è la capacità competitiva del tessuto industriale dell’Emilia-Romagna, legata soprattutto agli sforzi di ristrutturazione realizzati negli ultimi anni e incentrati sullo spostamento delle produzioni verso prodotti con maggiore qualità, a più alto contenuto di innovazione, su nuovi assetti organizzativi, su dimensioni più adatte a competere sui mercati internazionali.

Questa capacità competitiva deve continuare a rafforzarsi, pur in un quadro di previsioni di crescita condizionate da una serie di fattori internazionali, nazionali e regionali.

Per quanto riguarda i fattori “esogeni”, di natura internazionale, occorre sottolineare:

- La crisi finanziaria internazionale, per quanto prolungata e profonda, non sembra avere determinato un irrigidimento nel rapporto con le imprese: non emergono sinora fenomeni particolari di restrizione del credito. Ciò conferma che quando c’è attenzione da parte del mondo del credito verso l’economia reale, il rapporto resta virtuoso. Siamo certi che il sistema del credito, come ha fatto in questi anni, continuerà ad accompagnare gli sforzi di investimento e crescita delle nostre imprese.

Un elemento decisivo sarà naturalmente l’andamento dei tassi, a partire da quello interbancario, nei prossimi mesi.

- La bolla delle materie prime, in particolare le violente oscillazioni del prezzo del petrolio, ha diffuso instabilità, sfiducia e perdita di potere d’acquisto nei paesi industrializzati. Al di là delle oscillazioni di breve periodo l’auspicio è che il prezzo del petrolio possa nei prossimi mesi assestarsi su livelli ragionevoli, riportando l’inflazione su livelli più stabili, in modo che possano riprendere a crescere i consumi di famiglie e imprese.

- L’andamento del cambio euro/dollaro e l’economia americana: la moneta unica rimane nettamente sopravvalutata rispetto a tutte le principali valute, e in particolare rispetto al dollaro statunitense. La debolezza dell’economia americana è soprattutto legata alla crisi della domanda interna, e in particolare dei consumi, che risentono del basso incremento dei redditi per il fiacco mercato del lavoro. Si sta invece arginando la crisi immobiliare e le imprese sembrano reagire aumentando la produttività, per cui l’auspicio è che il mercato americano possa riprendersi trainato da consumi e investimenti. Ciò è particolarmente importante per il settore ceramico e, più in generale, per tutti i settori legati al Made in Italy.

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Accanto a questi fattori di natura internazionale rimangono condizionamenti di carattere interno, sia nazionale sia regionale, che incidono sulle dinamiche economiche dell’industria:

- Produttività, redditi e nuovi assetti contrattuali: sarà determinante in particolare raggiungere, con uno sforzo di responsabilità da parte di tutti, un’intesa sui nuovi assetti contrattuali. Il confronto in atto appare un elemento essenziale per promuovere la produttività e consentire un rilancio della domanda interna attraverso un aumento del potere di acquisto delle famiglie. L’obiettivo è rendere la dinamica delle retribuzioni in grado di riflettere la crescente eterogeneità e complessità del sistema economico italiano.

Occorre dunque liberare risorse per la contrattazione di secondo livello e legare di più le buste paga alla redditività delle imprese.

- Potere d’acquisto, tariffe e liberalizzazione dei servizi pubblici locali: un primo elemento, di breve periodo, riguarda la crescita delle tariffe che impatta sulle imprese e sui loro costi ma ancor di più sulle famiglie e sul loro potere d’acquisto, per cui sono necessari interventi urgenti. Un secondo elemento riguarda il fatto che la liberalizzazione dei servizi pubblici è determinante al fine di creare opportunità di crescita ed investimento in un contesto di maggiore efficienza nel settore e di contestuale riduzione delle tariffe.

- Pressione fiscale ed efficienza della Pubblica Amministrazione: anche su questo versante si possono determinare effetti positivi sulla domanda interna attraverso interventi di riduzione tendenziale della pressione fiscale su imprese e famiglie attraverso il contenimento della spesa pubblica. Questo riguarda anche le Regioni e gli Enti locali.

- Rilancio degli investimenti infrastrutturali e del sistema di trasporti: è sempre più urgente il rilancio degli investimenti infrastrutturali i cui effetti sulla domanda interna sono di lungo periodo ma che possono alimentare il clima di fiducia in alcuni settori importanti, a partire dalle costruzioni e attivare nuovi investimenti da parte delle imprese. Ciò può inoltre determinare contenimenti di costo per la movimentazione delle merci.

10 Tabella 5 – Previsioni per settore di attività economica, 2° semestre 2008, valori %. Alcuni indicatori

Indicatori qualitativi Settori

Produzione Ordini totali Ordini esteri Occupazione Giacenze Aum Staz Dim Aum Staz Dim Aum Staz Dim Aum Staz Dim Aum Staz Dim Alimentare 31,1 57,1 11,8 31,4 55,1 13,6 36,6 57,4 5,9 16,8 78,2 5,0 16,0 72,3 11,8 Tessile/abbig 27,0 51,4 21,6 29,7 43,2 27,0 23,5 58,8 17,6 8,1 78,4 13,5 13,5 67,6 18,9 Cuoio e pelli 37,5 37,5 25,0 43,8 31,3 25,0 31,3 50,0 18,8 6,3 68,8 25,0 6,3 81,3 12,5 Legno 10,0 63,3 26,7 16,1 54,8 29,0 3,8 80,8 15,4 18,8 62,5 18,8 16,7 80,0 3,3 Carta,

stampa 19,3 52,6 28,1 21,4 48,2 30,4 15,9 68,2 15,9 10,5 73,7 15,8 12,7 72,7 14,5 Chimica 28,6 47,6 23,8 22,7 43,2 34,1 25,0 58,3 16,7 14,0 76,7 9,3 14,0 79,1 7,0 Gomma,

plastica 16,9 59,3 23,7 16,9 52,5 30,5 19,2 63,5 17,3 8,5 76,3 15,3 11,9 67,8 20,3 Minerali non

metalliferi 8,5 42,4 49,2 11,7 40,0 48,3 16,7 58,3 25,0 5,0 65,0 30,0 23,3 56,7 20,0 Metallurgia 20,4 52,6 27,0 22,2 42,2 35,6 25,8 53,3 20,8 9,8 80,5 9,8 12,3 72,3 15,4 Macchine,

appar. mecc 28,7 51,8 19,5 26,4 50,2 23,4 31,7 47,3 21,0 13,9 74,8 11,4 17,7 66,2 16,2 Macchine

elettriche 26,9 59,7 13,4 28,8 54,5 16,7 26,6 54,7 18,8 13,4 77,6 9,0 13,6 74,2 12,1 Mezzi di

trasporto 15,8 63,2 21,1 10,5 52,6 36,8 27,8 44,4 27,8 15,8 57,9 26,3 15,8 52,6 31,6 Costruzioni 26,3 63,2 10,5 17,1 71,4 11,4 21,4 78,6 0,0 11,1 83,3 5,6 21,2 69,7 9,1 Totale ER 24,1 53,4 22,5 23,7 49,3 27,0 26,4 55,7 17,9 12,0 75,5 12,5 15,3 69,9 14,8

Fonte: Confindustria Emilia-Romagna

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Allegato - Quadro nazionale e internazionale

L’economia italiana è in recessione. Il Centro Studi Confindustria (CSC) prevede per il 2008 una diminuzione del Pil nazionale dello 0,1%, in forte contrasto con l’aumento dell’1,5% conseguito nel 2007. L’attuale fase congiunturale ha raggiunto il minimo e cominciano a intravedersi primi segnali di svolta che, se confermati, potrebbero portare ad una ripresa a 2009 inoltrato, cui il nostro Paese potrebbe agganciarsi.

Nel 2009 il CSC prevede per il Pil italiano una crescita dello 0,4%.

Continuano dunque le difficoltà derivanti da un contesto internazionale sfavorevole: le turbolenze sui mercati finanziari, il diffondersi della crisi immobiliare anche in vari Paesi europei, gli elevatissimi prezzi delle materie prime, l’aggiustamento degli squilibri americani, l’aumento dei tassi di interesse nella zona euro, il cambio forte, dispiegano i loro effetti frenanti.

La contrazione del Pil italiano nel 2008 è legata soprattutto all’andamento dei consumi (stimati dal CSC in calo dell’ 0,1% nel 2008), in diminuzione per la seconda volta nel dopoguerra, dopo quella del ’93, e dagli investimenti (stimati in contrazione dell’1% nel 2008).

La riduzione dei consumi, soprattutto di beni durevoli ed energivori, la caduta degli investimenti e la frenata della domanda estera hanno inciso sull’andamento della produzione industriale. Nel terzo trimestre 2008 il CSC stima una contrazione della produzione industriale dell’1,1% rispetto al secondo trimestre e del -2,3% rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente. Anche gli indicatori qualitativi (fiducia Isae e indice PMI nel settore manifatturiero) confermano la fase di difficoltà che sta attraversando l’industria italiana.

Per quanto riguarda l’Area euro, il CSC prevede una crescita del Pil per il 2008 dell’1,3%

(dimezzata rispetto al 2007). Nel 2009 la crescita stimata è dello 0,9%. Nonostante il recente ripiegamento, il prezzo del petrolio rimarrà elevato e continuerà a penalizzare le imprese dal lato dei costi e le famiglie nel potere d’acquisto. Inoltre, la crisi finanziaria rischia di condizionare i piani di investimento delle imprese e i consumi della famiglie, sebbene continuino a non manifestarsi segni tangibili di restrizioni del credito.

L’economia dell’Area euro attraverserà dunque un periodo prolungato di stagnazione e la ripresa potrà svilupparsi pienamente solo a partire dalla seconda metà del 2009.

L’economia statunitense crescerà nel 2008 dell’1,8%, ma rallenterà nel 2009 con una crescita stimata dello 0,8%. La debolezza è concentrata nella domanda interna, e in particolare nei consumi, mentre si sta arginando la crisi immobiliare e tengono gli investimenti non residenziali. Le imprese reagiscono, la produttività riparte, i primi segnali di ripresa dovrebbero manifestarsi a partire dal secondo trimestre 2009.

Per quanto riguarda l’economia tedesca, le prospettive a breve sono negative, il rallentamento globale sta frenando l’export tedesco e la dinamica degli investimenti.

Anche i consumi delle famiglie rallentano, penalizzati dalla perdita di potere d’acquisto dovuta al rapido aumento dei prezzi dei beni alimentari ed energetici. Nel 2008 la Germania dovrebbe crescere dell’1,5%.

Nel documento Presentazione e interventi (574.6kb) (pagine 23-27)

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