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Riflessioni e prospettive per il Venice Galleries View

Capitolo 2. Le Gallerie d’Arte a Venezia e il Venice Galleries View

2.4 Riflessioni e prospettive per il Venice Galleries View

Dall’analisi proposta delle gallerie facenti parte il network del Venice Galleries View si evincono alcune affinità e alcune differenze tra le varie attività.

La collaborazione nasce, come già evidenziato, da un obiettivo comune e condiviso, ossia la volontà di formulare una proposta culturale concreta e stimolante per il territorio, ma in cui ogni galleria mantiene comunque la propria mission e i propri obiettivi. Una particolarità che rende originale il network è che, nonostante sia stato proposto e promosso inizialmente da Alberta Pane, non è presente una gerarchia all’interno di esso, ma si presenta pienamente e a tutti gli effetti come una collaborazione. Ogni galleria è al pari delle altre partecipanti alla rete e tutte vengono presentate come entità uniche nel territorio, pur essendo parte della stessa organizzazione. La prima considerazione più specifica riguarda invece l’anno di fondazione delle singole gallerie, infatti tra le dieci realtà analizzate, solo due di esse sono state aperte a Venezia prima degli anni Duemila e sono: Ikona Gallery nel 1979 e la Galleria Caterina Tognon nel 1998. La galleria di Živa Kraus è dunque la più longeva tra le gallerie del Venice Galleries View, ed è la galleria che ha partecipato alla storia sociale, culturale e artistica di Venezia per quasi tutta l’ultima metà del secolo scorso, giungendo fino ad oggi senza mai cambiare la propria vocazione fotografica. Anche la Galleria Dorothea van der Koelen e la Galleria Victoria Miro, sono state fondate molto prima degli anni Duemila – rispettivamente nel 1979 e nel 1985 – ma per l’indagine proposta è necessario considerare l’anno della loro apertura nella città di Venezia. Inoltre, anche se l’indagine specifica è stata svolta solo tra i dieci partecipanti al network, può essere già indicativa di come si stia delineando l’andamento delle aperture delle gallerie in città, infatti la maggior parte delle gallerie partner – sei su dieci - hanno aperto a Venezia dopo l’anno 2010, mentre solo la Galleria Michela Rizzo e la Galleria Dorothea van der Koelen hanno inaugurato la sede rispettivamente nel 2004 nel 2001. Per quanto riguarda la galleria tedesca della van der Koelen, l’apertura di una seconda galleria a Venezia, rappresentava la possibilità per la gallerista di essere presente nel territorio nei periodi di alta stagione e collegati all’ambito Biennale; mentre la scelta di fondazione della galleria Michela Rizzo è risultata assolutamente anomala, in un periodo in cui il mercato delle gallerie era a Venezia abbastanza in difficoltà.

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Secondo i dati presentati nel Capitolo 1201, il numero delle aperture di nuove gallerie

risulta generalmente in calo in Europa dal 2000 al 2018, ma Venezia si sta classificando, secondo quanto appena descritto, in controtendenza con i dati internazionali. Osservando ulteriormente nel dettaglio gli anni di fondazione delle sei gallerie aperte dopo il 2010, la metà di esse è giunta a Venezia solo nel 2017, diversamente da quelle che sono le analisi globali. Due delle tre gallerie inseritesi all’interno del contesto veneziano nel 2017, sono in realtà un ramo aggiuntivo all’attività originaria, infatti, la sede di Venezia rappresenta la seconda galleria per Alberta Pane e la quarta per Victoria Miro. La presenza di gallerie internazionali è sicuramente importante e significativa per la città, perché garantiscono un ponte tra Venezia e i collezionisti che le gallerie stesse hanno fidelizzato nei Paesi delle loro altre sedi, conducendoli anche in laguna. Inoltre, le gallerie del Venice Galleries View indicano il proprio collezionismo, come un collezionismo poco legato a Venezia, di avere un pubblico decisamente internazionale e in accordo con i dati globali registrati, per quanto riguarda il mercato delle gallerie veneziane, il maggior numero di collezionisti giungono dagli Stati Uniti e dall’oriente. Alcune delle gallerie nate dopo l’anno 2010, sono invece realtà totalmente nuove, come la Galleria Beatrice Burati Anderson (fondata nel 2017), la Marignana Arte (aperta nel 2013) e la Galleria Massimodeluca (fondata nel 2012) e anch’esse registrano un tipo di collezionismo e di clientela pienamente internazionale, piuttosto che veneziano.

La curiosità che emerge è che Alberta Pane, Victoria Miro e Beatrice Burati Anderson hanno aperto una propria galleria a Venezia quasi contemporaneamente, nel 2017, senza sapere l’una dell’altra e con motivazioni differenti, ma ciò potrebbe rappresentare un segnale importante di come lo scenario veneziano sia tornato ad essere attrattivo per i commerci d’arte. Considerando la scelta di aprire una sede proprio a Venezia, si può osservare come ogni galleria abbia espresso motivazioni differenti, infatti alcune aperture sono dipese da un particolare affetto nei confronti della città d’origine, altre da un bisogno percepito per lo sviluppo di una rivalutazione e valorizzazione di Venezia, altre ancora invece dalla consapevolezza che l’essere presenti in città potesse essere una vetrina ed un vantaggio per l’attività stessa.

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La nuova visibilità acquisita dalla città dipende principalmente dal grande impegno dimostrato dalle istituzioni e dal ritorno nell’ultimo decennio di fondazioni importanti ed è per questo che è possibile affermare che il settore contemporaneo ha subito uno sviluppo attento e molto veloce, che ha portato ad un costante aumento di pubblico, in parte dipendente ancora dalla Biennale, ma non più del tutto condizionato. La Biennale risulta ancora essere un forte richiamo, ma non è più l’unico evento ad attrarre a Venezia artisti, curatori e collezionisti, che oggi invece giungono sempre più spesso in città per merito di fondazioni e gallerie.

Nonostante le diverse motivazioni che hanno condotto le aperture di numerose gallerie negli ultimi anni a Venezia, si può osservare come alla base ci sia sempre un’attenzione particolare per il territorio e per il suo sviluppo, così come ogni galleria analizzata ha accettato, aprendo una sede a Venezia, la storia della città e il suo passato. Infatti, per la sua conformazione di isola, la città non può mutare il proprio aspetto, ma deve sapere riutilizzare quelli che sono i propri spazi e fatta eccezione per la Galleria Massimodeluca, che ha sede a Mestre in terraferma, tutte le gallerie espongono all’interno di edifici che appartengono al passato e che hanno ospitato nel tempo attività diverse, anche non collegate al mondo dell’arte.

L’attenzione al territorio si può evincere anche tramite la mappa del Venice Galleries View, che permette al pubblico di avere una visione completa dell’offerta contemporanea veneziana, che si sposta da Mestre fino all’isola della Giudecca, entrambi luoghi che sono stati rivalutati proprio grazie all’apertura di spazi artistici. Proprio alla Giudecca si trovano due dei dieci partecipanti al network: la Galleria Michela Rizzo e lo Zuecca Project Space. Una delle gallerie invece, la Victoria Miro, è addirittura legata a doppio filo con la storia della città, avendo sede nello stesso spazio di una delle gallerie storiche veneziane più conosciute, la galleria Il Capricorno di Bruna Aickelin. In ogni caso studiato, lo stile di tutti gli spazi espositivi è prettamente veneziano, con una forte presenza di mattoni alle pareti e travature a vista sul soffitto che risulta essere caratterizzante per quanto riguarda l’allestimento e la creazione delle mostre. Ogni galleria mantiene, però, un proprio stile nella scelta degli artisti da proporre e si può affermare che risultano talmente differenziate tra di loro, che sarebbe difficile ritenerle in competizione sul mercato.

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Le tre gallerie più specializzate sono sicuramente la Ikona Gallery, che si occupa prettamente di fotografia, la Galleria Caterina Tognon, che si occupa in modo particolare di artisti che lavorano il vetro e la Galleria Massimodeluca, che invece incentra la propria ricerca e proposta solo sui nuovi talenti ancora sconosciuti al mercato dell’arte. L’unico ente, invece, che collabora al progetto Venice Galleries View, che non risulta essere una galleria, è lo Zuecca Project Space + Spazio Ridotto, che nasce come organizzazione culturale e non come attività commerciale per l’arte. Inoltre, altra caratteristica importante che diversifica lo Zuecca Project Space è che è guidato da un direttore uomo, mentre tutte le altre nove gallerie sono a conduzione femminile. Appare per questo evidente che nel mercato dell’arte veneziano stiano emergendo figure femminili importanti ed influenti, nonostante la differenza di genere che ha spesso contraddistinto il mondo e il settore dell’arte.

Fino a qualche anno fa, Venezia era rimasta quasi completamente slegata dal mondo produttivo e dal mercato dell’arte, senza gallerie attive e forti che potessero creare arte, oltre che esporla. L’afflusso di pubblico è sempre stato presente in città, ma mancava la vera capacità di essere accattivanti, intercettare un pubblico interessato all’arte contemporanea e dirigerlo verso realtà commerciali in grado di soddisfarlo. La collaborazione del Venice Galleries View è sicuramente un progetto nuovo che deve ancora esprimere a pieno le proprie potenzialità, ma che ha posto una dichiarazione d’intenti chiara e positiva, mettendo in luce tutti quelli che sono i vantaggi di una collaborazione territoriale: dalla condivisione della visibilità, alla promozione degli eventi, alla condivisione dei collezionisti, fino ad un rinnovato entusiasmo tra le gallerie di Venezia.

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CAPITOLO 3.

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