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Rilevanza nella pratica clinica, ruolo infermieristico e implicazion

3. FOREGROUND

3.3 Discussione della revisione

3.3.3 Rilevanza nella pratica clinica, ruolo infermieristico e implicazion

procedure mediche dolorose come la venipuntura, è doveroso da parte degli infermieri lo sviluppo e l’analisi di interventi che mirano alla loro riduzione o prevenzione (MacLaren et al. 2005).

Tutti gli studi analizzati sono concordi nell’affermare che Il disagio generato nei bambini dalle procedure mediche, se non trattato, può portare a conseguenze negative importanti ed incrementare ancora di più i loro livelli di stress e di dolore durante le procedure successive.

La gestione del dolore è un imperativo etico per tutti i professionisti sanitari e ancor di più per gli infermieri, dal momento che il più delle volte sono proprio loro che intraprendono procedure dolorose a fini diagnostici e/o terapeutici; necessita quindi una progettazione accurata, focalizzata sulle esigenze e le caratteristiche dei bambini e delle loro famiglie (Bagnasco et al. 2012).

Come sostengono questi autori, ciò richiede un approccio multidisciplinare che sia semplice, sicuro, efficace ed economico.

Nonostante gli infermieri siano consapevoli dello stato di disagio sperimentato dai bambini, spesso non mettono in atto interventi finalizzati alla sua corretta gestione per motivi di tempo, ignari del fatto che se l’ansia del bambino non viene preventivamente e

Correttamente gestita, il tempo d’esecuzione della procedura aumenterebbe

significativamente proprio perché viene a mancare la compliance del bambino (Gupta et al. 2014, Sadeghi et al. 2013).

Gli articoli considerati confermano che l’ansia dei bambini può incrementare la loro percezione del dolore, ma sia l’ansia che la percezione del dolore possono essere ridotti se i piccoli pazienti focalizzano la loro attenzione su attività piacevoli.

E’ quindi importante per gli infermieri che lavorano in ambiti pediatrici essere consapevoli dell’importanza della distrazione e conoscere quali sono le tecniche più efficaci da mettere in pratica.

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In base al profilo di competenze dell’infermiere SUP (2011), che sarà anche il mio, esso è dotato di 7 ruoli principali: “Ruolo di esperto in cure infermieristiche, Ruolo di

comunicatore, Ruolo di membro di un gruppo di lavoro, Ruolo di manager, Ruolo di promotore della salute, Ruolo di apprendente e insegnante e Ruolo legato all’appartenenza professionale”.

Nel “Ruolo di esperto in cure infermieristiche” è presente una competenza che precisa il fatto che gli infermieri “sono responsabili delle cure infermieristiche, rilevano la necessità

di cure di individui e gruppi in ogni fase di vita…”, quindi rientra tra le loro competenze la

presa in carico dei pazienti appartenenti a tutte le fasce d’età, compresi i bambini; chiarisce inoltre che “l’offerta di cure include misure preventive, terapeutiche e palliative”, quindi è dovere di ogni infermiere la prevenzione e il trattamento di un evento molto frequente e importante soprattutto in ambito pediatrico, quale è il dolore.

Nel “Ruolo di comunicatore” è presente una competenza che specifica che gli infermieri “instaurano relazioni professionali di fiducia e adattano la comunicazione ad ogni

situazione”, fa intendere quindi che l’infermiere deve saper adattare la sua

comunicazione in base alla tipologia di utenza con il quale si trova confrontato: nel bambino dovrà saper utilizzare un linguaggio comprensibile, concreto e che sia capace di adattarsi sia alla sua età che al suo livello cognitivo; bisogna considerare che il bambino è un paziente che si trova in una fase della vita molto delicata, sta attraversando un processo di sviluppo sia fisico che psichico e quindi bisognerà avere nei suoi confronti delle accortezze particolari.

Nel “Ruolo di membro di un gruppo di lavoro” vi è la competenza che sottolinea che gli infermieri “mettono le proprie competenze professionali a disposizione degli attori del

sistema sanitario, dei pazienti e dei loro familiari”, nasce quindi la collaborazione sia con

il paziente che con il familiare, questo è molto importante quando si usa la tecnica della distrazione in ambito pediatrico, in cui bisogna coinvolgere non soltanto il piccolo paziente ma anche i familiari al fine di collaborare per ridurre il dolore e il disagio del bambino durante le procedure invasive.

Nel “Ruolo di promotore della salute (Health Advocate)” viene citata la competenza che gli infermieri “fanno sì che i pazienti e le loro persone di riferimento possano utilizzare con

un approccio differenziato ed individuale i mezzi disponibili per prevenire ed affrontare le malattia nonché per mantenere il più alto livello possibile di qualità di vita”, questa

competenza emerge molto bene nella scelta del metodo più appropriato durante la distrazione, in cui vi è proprio un approccio individualizzato nell’utilizzo del mezzo più adatto a distogliere l’attenzione del bambino dall’evento doloroso o stressante, tenendo quindi conto della sua età e delle preferenze individuali.

Questo lavoro di Bachelor fa emergere anche il “Ruolo di apprendente e insegnante” poiché gli articoli che sono stati analizzati per la revisione sistematica della letteratura derivano proprio dal fatto che gli infermieri pediatrici si sono posti molti interrogativi sulla questione del dolore in pediatria e si è voluto quindi cercare delle prove di efficacia per eliminare o ridurre il dolore durante le procedure mediche, cosa che in passato non veniva nemmeno presa in considerazione, in virtù del fatto che si riteneva che i bambini non provassero dolore, si fa quindi riferimento alla competenza degli infermieri che

“identificano problematiche rilevanti per la pratica professionale, le segnalano a chi di dovere allo scopo di inserirle e analizzare in progetti di ricerca e di sviluppo”; è proprio

grazie a questi progetti di ricerca che pian piano sta nascendo una maggiore consapevolezza del dolore provato nei reparti pediatrici e dei mezzi farmacologici e non farmacologici per farvi fronte.

Nel “Ruolo legato all’appartenenza professionale” viene sottolineata la competenza secondo la quale gli infermieri “sottopongono la propria pratica professionale a una

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valutazione e riflessione costante, contribuendo in tal modo alla salute e alla qualità di vita individuale e collettiva”, devono quindi possedere una continua capacità critica sul

loro operato che li porta a migliorare di continuo, ci si augura quindi che, alla luce delle evidenze esposte sui metodi non farmacologici per la gestione del dolore dei piccoli pazienti, scaturisca nel lettore appartenente alle professioni sanitarie una riflessione che lo porti ad incrementare l’utilizzo di tali tecniche e a perfezionarle nel futuro con l’aiuto di ulteriori studi.

La speranza è pertanto quella che vengano elaborate delle linee guida sulla gestione del disagio e del dolore provato dal bambino, non solo durante la venipuntura, ma anche per altre procedure mediche dolorose e che si possano conoscere con maggior precisione le tecniche più efficaci in rapporto alle diverse fasce d’età e alle caratteristiche dei pazienti (Cerne et al. 2014; Gupta et al. 2014).

Dal momento che tutti gli studi analizzati focalizzano la loro attenzione sui contesti acuti, sarebbe molto utile che future ricerche indaghino anche sulle tecniche di distrazione più efficaci nei bambini portatori di malattie croniche, dove le punzioni venose sono molto frequenti.

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