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LA REALIZZAZIONE DELLA RICERCA D’ARCHIVIO

3.2 Rilevazione dei dati

PIANO 3

GSC/MSC/SCIOPERO DELLA FAME E/O SETE

5 3 PIANO 1 SENZA SUDDIVISIONE 3 9 PIANO 2 SENZA SUDDIVISIONE 3 9 PIANO 3 SENZA SUDDIVISIONE 1 9 TOTALE PADIGLIONE B 23 35 PADIGLIONE C PIANO 1 7 9 PIANO 2 5 9 PIANO 3 5 9 TOTALE PADIGLIONE C 17 27 TOTALE PADIGLIONI 70 81

Il campione del progetto di ricerca è costituito da 789 detenuti reclusi all’interno della Casa Circondariale di Torino “Lorusso e Cutugno”. Nella realizzazione del progetto, dunque, sono state consultate 789 cartelle cliniche; di queste ne sono state trascritte, per la successiva analisi, 156 (considerando sia il gruppo di controllo, sia il gruppo sperimentale). Le restanti 633 cartelle sono state visionate allo scopo di rintracciare l’eventuale compimento di gesti autolesivi, ma non sono state trascritte in quanto non rientravano né nel gruppo sperimentale (detenuti che quindi non hanno avuto agiti anticonservativi), né in quello di controllo (detenuti che non sono rientrati nel campionamento casuale del gruppo di controllo).

Le cartelle cliniche raccolgono informazioni ed eventi significativi della vita del detenuto all’interno dell’istituto penitenziario, ma anche una serie di dati che non hanno nulla a che vedere con la carcerazione, quali ad esempio i dati anagrafici. Nonostante ciò, anche queste informazioni risultano essere fondamentali ai fini della realizzazione del progetto di ricerca. Ovviamente è stata fatta una selezione delle informazioni da prendere in considerazione per la successiva analisi, questo perché non è possibile raccogliere l’intera storia di un detenuto che, sovente, è entrato da svariati anni all’interno del sistema penitenziario e, dunque, presenta una quantità di dati che risulterebbe essere di difficile di gestione se considerata per intero. La letteratura a disposizione è stata importante in tal senso: conoscere le variabili che sono state valutate come fattori di rischio o, viceversa, fattori protettivi per i comportamenti anticonservativi (sia all’interno che all’esterno del carcere), ha permesso di poter selezionare i dati di interesse all’interno della moltitudine di dati a disposizione.

Si presentano in appendice le tabelle contenenti i dati raccolti. Innanzitutto si specifica che le tabelle contengono una serie di dati sensibili18 dunque, per tutelare la privacy dei detenuti, non è riportato il luogo di nascita e la data di nascita è stata sostituita dall’età del detenuto. Per evitare di riportare informazioni che permetterebbero, eventualmente, l’individuazione del detenuto, non vengono riportati i padiglioni e le sezioni di provenienza, le date in cui sono stati commessi i gesti autolesivi, le date dei trasferimenti e quelle di alcuni eventi significativi. La

18 Il nome e il cognome del detenuto non sono inseriti in tabella in quanto, ai fini della tutela della privacy, ad ogni detenuto è stato assegnato un codice alfanumerico necessario ai fini dell’analisi.

data di ingresso in carcere è stata sostituita, anche in questo caso, dall’età del detenuto al momento della carcerazione. Tutti i dati che non vengono presentati e che sono appena stati citati, sono comunque stati trascritti e, successivamente, utilizzati per l’analisi del fenomeno dell’autolesionismo.

A seguire verranno esposte le diverse variabili prese in considerazione, al fine di esplicare il perché della loro scelta.

Alcuni dati sono risultati essere oggetto di interesse in quanto la loro rilevanza è già segnalata in letteratura. Tra questi abbiamo dati personali quali la cittadinanza (BJS), lo stato civile (Balestrieri, 2004; Pompili, ) e altri fattori socio-ambientali (Balestrieri, 2004) quali la professione e il titolo di studio. Inoltre la data di nascita permette di stabilire l’età del detenuto nel momento in cui è avvenuto l’evento di interesse, e ciò aiuta a individuare le fasce d’età maggiormente a rischio. Allo stesso modo, la data di ingresso in carcere dà un’indicazione sui tempi trascorsi dall’accesso al sistema penitenziario al compimento di eventuali gesti anticonservativi; tale scelta deriva dai risultati degli studi che sottolineano una maggiore incidenza di tali comportamenti (e dunque un maggior rischio) nelle fasi immediatamente successive alla carcerazione (Manconi, 2003; Manconi, Boraschi, 2006; Duthé et al, 2009).

Inoltre vengono valutate le precedenti carcerazioni (l’essere un individuo primario è considerato un rischio nella valutazione dei Nuovi Giunti) e le tipologie di reato commesse, in quanto alti indici di offending violento vengono ritenuti da Duthé et al (2009) e da Fruehwald et al (2004) degli importanti predittori di manifestazioni aggressive auto dirette.

Anche la posizione giuridica del detenuto è indicata da Manconi (2003) e Duthé et al (2009) quale variabile d’interesse, per cui in tabella viene riportata la posizione dell’individuo preso in esame lungo l’iter giudiziario che sta espletando. Altri predittori rintracciati in letteratura, e dunque analizzati nella realizzazione del progetto, sono l’abuso di sostanze stupefacenti (Backett, 1987; Dooley, 1990; Shaw et al, 2004), le patologie di natura psichiatrica (Marcus & Alcabes, 1993; Bogue & Power, 1995; Joukamaa, 1997; Fruehwald et al, 2004) e le terapie a base di sostanze psicoattive (Fruehwald et al, 2004).

quali:

- le patologie organiche, nel tentativo di comprendere il rapporto che il detenuto instaura nei confronti della malattia e come questo rapporto genera degli effetti sui comportamenti presi in esame;

- i trasferimenti, che implicano l’abbandono di un ambiente che, per quanto ostile, potrebbe essere diventato familiare o viceversa, danno la possibilità di allontanarsi da una struttura particolarmente ostica e difficile;

- le sezioni di detenzione, in quanto all’interno della Casa Circondariale di Torino i diversi padiglioni accolgono detenuti con specifiche caratteristiche, e quindi la localizzazione del padiglione di detenzione può essere d’aiuto nel tentativo di identificare i profili maggiormente a rischio all’interno del carcere;

- la valutazione del detenuto fatta presso il servizio Nuovi Giunti, in cui varie figure professionali (tra cui il medico psichiatra e lo psicologo) effettuano un assessment del rischio di suicidio, di violenza autodiretta e di violenza eterodiretta ed emettono un giudizio sulle condizioni di salute del detenuto al momento dell’ingresso in istituto;

- i comportamenti anticonservativi posti in essere e le rispettive date, e ulteriori eventi significativi trascritti nel diario clinico che potrebbero avere attinenza con l’esplicitazione delle spinte autoaggressive in qualità di precursori, eventi precipitanti o conseguenze dei gesti autolesivi.

Dopo aver illustrato le modalità con le quali si è proceduto per la rilevazione dei dati, si rimanda al capitolo successivo per l’analisi degli stessi e per il confronto dei risultati rispetto agli obiettivi del progetto e alle ipotesi di ricerca.

CAPITOLO IV