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RINALDO LIBERA LA FORESTA DALL’INCANTESIMO

Nel documento Bartolomeo Cittadella. Le opere. (pagine 78-84)

Ubicazione: Museo Civico di Vicenza Datazione: 1691-92

Dimensioni: cm 121 x 135 Tecnica: olio su tela

Restauro: 1996, Alda Bertoncello

Provenienza: legato Carlo Vicentini Dal Giglio, Vicenza 1834

Il dipinto, secondo l’interpretazione datane da Magrini146 rappresentava una scena

del Ricciardetto di Nicolò Forteguerri. Si tratta di un poema giocoso che racconta i burrascosi amori di Ricciardetto e Despina.

Minozzi nel 1902 invece, si riferisce al soggetto come Venere, e dall’inventario del 1912 di Ongaro 1912, il dipinto viene catalogato semplicemente come Allegoria. Pare invece che si tratti di un episodio tratto dalla Gerusalemme Liberata di Tasso (c.

XVIII, 11-40)147. Nell’episodio, Rinaldo libera la foresta dall’incantesimo del mago

Ismeno, da questa i Crociati avrebbero ricavato il legno per fabbricare le macchine belliche con cui sarebbero poi riusciti ad occupare Gerusalemme. Durante il cammino nella foresta incantata, Rinaldo s’imbatté in un albero di mirto, il quale, aprendosi rivelò al suo interno delle bellissime ninfe che iniziarono a danzare e a cantare per lui. Dall’albero uscì anche l’affascinante Armida, che con le sue parole cercò di addolcire il valoroso Rinaldo. L’eroe non cadde nella trappola del mago

146 A. Magrini, Il Museo civico di Vicenza solennemente inaugurato: il 18 agosto 1855, Vicenza, 1855, p.

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147 F. Lodi, Pietro Bartolomeo Cittadella, Rinaldo libera la foresta dall’incantesimo, in Catalogo scientifico

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Ismeno e con la spada si avventò sull’albero di mirto; all’improvviso Armida e le fanciulle si trasformano in crudeli mostri.

Cittadella avrebbe qui rappresentato Arnaldo con la spada con la quale tra pochi momenti si sarebbe avventato sull’albero di mirto, vicino la sensuale Armida, che «s’abbraccia al caro tronco e s’interpone» e lo esorta a deporre «il ferro»148 e la

figura femminile sulla destra dovrebbe a questo punto essere una delle ninfe. La stessa iconografia viene ripresa in una tavoletta in rame di Maffei al J. Paul Getty Museum di Malibu149; l’episodio trattato è sempre lo stesso e ritroviamo il

valoroso Rinaldo con la spada, pronto a sferrare un colpo fatale e, sulla destra,

figure femminili richiamano le sensuali ninfe ingannatrici150.

L’utilizzo di colori freddi e l’elaborazione delle figure, in particolare di quella

femminile «levigata e luminosa al centro della scena»151, fa supporre una datazione

tarda del dipinto, accostabile all’ultima fase artistica del pittore. Cittadella, ormai liberatosi dalla drammaticità “tenebrosa”, si avvicina in quest’ultima fase al “chiarismo” di Liberi e Celesti, con il ricorso di toni brillanti che donano una aggraziata leggerezza alla composizione, riscontrabile anche nel vicino dipinto di Ercole e Onfale. La scena viene celebrata da colori freddi, che donando massima evidenza alla figura femminile al centro della scena e Paola Rossi trova nella

giovane «dalle superfici tornite illuminate dalla luce»152, un richiamo a Bellucci.

Proprio per le affinità riscontrabili questo dipinto costituisce un pendant dell’Ercole e Onfale e la datazione di entrambi i dipinti è accostabile alle tele realizzate per Verona, da racchiudere quindi nell’ultima fase artistica del pittore.

148 T. Tasso, Gerusalemme Liberata [1581], Cosenza, 1731, XVIII, 34

149 F. Lodi, Pietro Bartolomeo Cittadella, Rinaldo liberala foresta dall’incantesimo, op. cit., p. 356 150 P. Rossi, Francesco Maffei, Milano, 1991, p. 329

151 F. Lodi, Pietro Bartolomeo Cittadella, Rinaldo libera la foresta dall’incantesimo, op. cit., p. 356 152 P. Rossi, Il pittore vicentino Bartolomeo Cittadella, op. cit., p. 89

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19. INCORONAZIONE DI SPINE

Ubicazione: Thiene, Duomo Datazione: 1691-92 c.a Misure: cm 225 x 625 Tecnica: olio su tela

Restauro: 1973, G. Pedrocco

L’antica chiesa di Thiene, venne abbattuta nel 1625 e l’Arciprete Carlo Rizzi e la Comunità provvidero alla ricostruzione. Tra il 1792 e il 1796, la chiesa subì un profondo restauro ad opera dell’architetto vicentino Ottone Calderari, che promosse l’ingrandimento del presbiterio, la costruzione degli altari, ma soprattutto la realizzazione del “soffitto alla ducale”, nel quale vennero incastonate quindici tele, realizzate da artisti vicentini operanti tra il Seicento e il Settecento, (Carpioni, Zanchi, Cittadella, Pittoni, Ballante). Il Duomo, completamente rimaneggiato fra il 1911 e il 1932, conserva ancora il monumentale soffitto di Calderali153.

Nel soffitto, in un riquadro laterale, trova posto l’Inconorazione di spine,

inizialmente ritenuta di Antonio Zanchi154, ma oggi attribuita a Cittadella. L’opera,

situata accanto alla Presentazione al tempio di Zanchi, come notato da Margaret Binotto, riprende perfettamente il racconto secondo il Vangelo di Marco:

153 I. Ivanoff, Tesori artistici nel Duomo di Thiene in Questa è Vicenza: Fiera, 1955, Economia, Arte e storia,

turismo, Vicenza, 1956, p. 139

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Allora i soldati lo condussero dentro il cortile, cioè nel pretorio, e convocarono tutta la coorte. Lo rivestirono di porpora e, dopo aver intrecciato una corona di spine, gliela misero sul capo. Cominciarono poi a salutarlo: “Salve, re dei Giudei!”. E gli percuotevano il capo con una canna, gli sputavano addosso e, piegando le ginocchia, si prostravano a lui155.

L’opera viene attribuita a Cittadella, anche da Ivanoff, notando influssi derivanti

da Zanchi e la descrive come una Flagellazione156. Il dipinto si articola

verticalmente, lasciando grande spazio all’architettura alle spalle del gruppo centrale dove al Cristo prostrato, cinto alla vita da una stola color porpora, si attorniano varie figure, da coloro che lo percuotono a quelli che osservano l’avvenimento. Ritroviamo al suo capo la corona di spine e sulla sinistra il personaggio che lo sta per colpire con una canna.

La figura maschile con il torso nudo, di schiena di fronte a Cristo, rimanda ad analoghe figure elaborate da Cittadella, per altrettanti dipinti in chiese vicentine. Questa impronta che il pittore sembra spesso lasciare, venne denunciata anche da Ivanoff157; si scorgono infatti dei richiami all’uomo in primo piano del Miracolo

della Pioggia a Montagnana, al personaggio sulla sinistra del Serpente di bronzo al Duomo di Vicenza e a quello accanto al miracolato nella Resurrezione di Francesco di Treia nell’Oratorio di S. Nicola. In quest’ultimo dipinto, il possente dorso, anche se presentato coperto dalle vesti, riprende in larga misura le fattezze e la postura di quello di Thiene.

155 Vangelo di Marco, capitolo 15 (16-20)

156 I. Ivanoff, Tesori artistici nel Duomo di Thiene, op. cit., p. 140 157 Ivi, p. 141

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Nel documento Bartolomeo Cittadella. Le opere. (pagine 78-84)