Non omogenea è la datazione della Babilonia distrutta: alcuni studiosi riportano la data del 1623 (Contarino, ad esempio, parla di un’edizione di quest’anno uscita a Messina ma non ne fornisce gli estremi, e di una prima stampa risalente al 1623 parla pure LUISA MIRONE, a p. 101 nelle “Note” posposte a S. ERRICO, Sonetti e madrigali, cit., senza ulteriori indicazioni); altri, fra cui Varese e Jannaco, datano la princeps al 1624, ma citano dall’edizione bassanese del 1681. Lo stesso Belloni, del resto, non ha avuto sotto mano la princeps, come si deduce dall’appendice bibliografica posta verso la fine del volume Gli epigoni (cit., cfr. in particolare le pp. 508-509), dove egli cita un’edizione stampata “In Venetia, ad istanza di Pietro Paolo Tozzi, 1624”, desumendo però tale notizia dal Quadrio (cfr. DELLA STORIA / E DELLA RAGIONE / D’OGNI POESIA / VOLUMI QUATTRO / DI FRANCESCO SAVERIO QUADRIO / DELLA COMPAGNIA DI GESÙ / ALLA SERENISSIMA ALTEZZA / DI FRANCESCO III / DUCA DI MODANA, REGGIO / MIRANDOLA & C. / [...] / IN BOLOGNA, Per Ferdinando Piffari, all’insegna di S. Antonio. Con licenza de’ Superiori, vol. IV, MDCCXLIX, p. 685) e facendoci pure sapere, d’altra parte, che il Mongitore registra un’edizione in “Venetia, presso il Missirini”: a nostro avviso, come dimostreremo, l’edizione “ad istanza di Pietro Paolo Tozzi, 1624” e quella “presso il Misserini” coincidono. L’edizione bassanese, postuma, è senz’altro la più diffusa e reperibile in più biblioteche. Presso la Biblioteca Civica di Padova se ne trovano due copie in 24° (identiche, con segnatura N 908 e F 6862) con il seguente frontespizio: LA / BABILONIA / DISTRVTTA / POEMA HEROICO / Dell’Eccellentissimo Signor / SCIPIONE HERRICO, / Con due Idilij del medesimo. / Aggiontivi di nuouo a ciascun Canto / i suoi Argomenti. / Composti dal Sig. Cau: / SEBASTIANO MAZZONI / Fiorentino celeberrimo Pittore. / DEDICATA / All’Illustrissimo Signor / PIETRO DONATO / Dell’Illustriss. et Eccellentiss. Sig. / GIO: BATTISTA; / Bailo attuale in Costantinopoli. / IN BASSANO. / Per Gio: Antonio Remondinj, / Con Licenza de’ Superiori. L’edizione è senza data ma deve
essere stata impressa nel 1681 come si deduce dalla lettera di dedica del Remondini datata 20 agosto 1681, e riporta l’Allegoria dell’autore risalente al 1623. D i d i f f i c i l e r e p e r i b i l i t à [spaziatura mia] invece sono la princeps e/o eventuali edizioni precedenti, come si desume dal ricorso a stampe seriori da parte degli studiosi e dalla testimonianza presente in Autori italiani del ‘600, a cura di S. PIANTANIDA - L. DIOTALLEVI - G. LIVRAGHI, voll. 4, Libreria vinciana, Milano 1948-1951, dove, nel. vol. III, p. 99, al n. 2761 si dice che l’edizione del 1624 (con 311 pagine comprensive del frontespizio e mal numerate, con il testo del poema alle pp. 28-280 - l’esemplare utilizzato per l’inventario è mutilo della carta con le pp. 117-118) è la “rara ediz. orig. ignota alle maggiori biblioteche” e si aggiunge che “rara è pure la seconda stampa a Roma nel 1626” (a questa edizione romana del 1626 fa riferimento pure il QUADRIO, op. cit., p 685). Dell’edizione risalente probabilmente al 1624 noi siamo riusciti a individuare due copie entrambe incomplete: una presso la Biblioteca Estense e Universitaria di Modena, con segnatura 7G35, mutila fino a p. 5 (c. A3v) e quindi priva di frontespizio, e/o della/e carte finali: essa riporta infatti la parte conclusiva della dedica, firmata da Pietro Paolo Tozzi “Padova adì 1. Ottob. 1624”, l’”Allegoria” alle pp. 7-17, sonetti di elogio alle pp. 18-26, gli ARGOMENTI / à ciascun Canto. / Del Dottor Anton Giacomo / Cammerota, e Michele, costituiti da un endecasillabo per canto in modo da formare due strofe di sei versi cadauna con rime ABABCC, DEDEFF a p. 27, una figura a piena pagina commentata da una didascalia che coincide con l’argomento del c. I a p. 28 n.n., e l’inizio del poema a p. 29 con la dicitura DELLA / BABILONIA DISTRVTTA / Poema Heroico / Del Dottor D. Scipione / Herrico, seguita dalle due ottave di apertura. L’opera si sviluppa regolarmente nei suoi dodici canti che si concludono a p. 280 con l’ott. 70 del c. XII; da p. 281 a p. 287 vi è la RACCOLTA / Delle cose più notabili / nel Poema; a p. 288 n.n, una tavola illustrativa; da p. 289 L’ENDIMIONE / IDILLIO, / DI SCIPIONE HERRICO / Messinese, mutilo della carta iniziale del fascicolo N con le pp. 291-292, per cui si passa da p. 290 a p. 293. Un’altra illustrazione occupa la p. 298 n.n. e a p. 299 inizia L’ARIADNA / IDILLIO, / DI SCIPIONE HERRICO / Messinese, che prosegue fino a p. 310 dove il codice s’interrompe per la perdita delle carte finali (manca infatti l’indicazione “IL FINE” e in fondo a p. 310 vi è il richiamo tipografico “E di”). Un’altra probabile copia di quest’edizione, sempre in 24°, mutila del frontespizio e delle pp. 1-2, 9-16, 45-50, 165-166, 287-290, si trova presso la Biblioteca Civica di Padova, con segnatura II 3; sfogliandola, si ha l’impressione che ad essa manchi la parte finale del poema, visto che a p 291 sono riportati versi dell’Endimione seguito, a p. 298, dall’Ariadna (due idilli già precedentemente editi). Questa copia, come quella modenese, riporta, alle pp. 7-8 e 17, la parte iniziale e finale dell’”Allegoria”, datata dall’autore, a p. 17: “Di Messina adì 20. Febraro 1623”, indicazione che si ritrova identica anche nell’edizione bassanese molto più tarda. Il volume però si apre, alla p. 3 (A2r) con la dedica: ALL’
Venera Munafò,
/ ILLVSTRISSIMO, / & Reuer.mo Sig. / SIG. MIO PATRON / Colendissimo / IL SIGNOR / CONT’ALFONSO / POZZI, / Vescovo di Borgo S. Donnino. La dedica, firmata a p. 6 da Pietro Paolo Tozzi con data “Padova adì 1. Ottob. 1624” ci permette dunque di stabilire come la stampa sia stata ultimata nel 1624 indipendentemente dalla data dell’”Allegoria”, che ci consente soltanto di stabilire quando il poema è stato effettivamente terminato. Le parole con cui si apre la dedica (stampata in corsivo) non ci forniscono alcuna indicazione su una eventuale precedente edizione: “Luce veramente chiara reputo che sia per conseguire questo Poema per se stesso anco chiarissimo quando comparisca al cospetto di V.S. Illustriss. & Reverendiss. [...]” (pp.3-4). L’edizione presenta inoltre un pasticcio editoriale, dovuto probabilmente a un errore di composizione in tipografia (o forse in legatoria), che risulta comunque illuminante per altri aspetti: all’altezza del c. X, di cui vengono riportate, alle pp. 235-242, le ottave 1-31, perfettamente coincidenti con quelle di edizioni successive, la p. 242 termina con l’ott. 31 e reca a fondo pagina, con la funzione di richiamo per la composizione tipografica, la congiunzione “Ma” con cui effettivamente inizia l’ott. 32 nelle altre edizioni, sennonché qui l’impaginazione prosegue recando, nella prima carta del fascicolo L, un’ottava numerata “41”, una pagina indicata con il numero 241 invece del regolare, consecutivo, 243 e l’intestazione “NONO” anziché “DECIMO” (indicazione che si ripete anche nelle pagine successive recando la scritta CANTO sulle pagine pari e DECIMO su quelle dispari) e si prosegue fino all’ott. 99, a p. 255 (di cui non si legge il numero, strappato, ma che si desume perché quello della pagina precedente è 254) sotto la quale è appunto scritto “Il Fine Nono Canto”; segue una pagina n.n. con una figura e l’argomento del canto successivo, quindi un’altra pagina n.n. con l’inizio del CANTO DECIMO, (la pagina successiva è la 258, numerata) di 78 ottave, fino a p. 276; la p. 277 n.n. è bianca e la p. 278, n.n., (è numerata la successiva 279) riporta nuovamente una figura con sotto l’Argomento, e alla p. 278 n.n inizia il CANTO VNDECIMO, e VNDECIMO noi leggiamo nell’intestazione delle pagine dispari fino alla p. 283, perché la 285 riporta, per errore, la dicitura DECIMO, mentre la pagina successiva è erroneamente numerata 186 invece di 286, poi il poema s’interrompe perché lacunoso. È interessante notare, però, che a partire dal fascicolo L, con quell’ott. 41 attribuita al c. IX anziché X, il testo riportato, e stampato con lo stesso tipo di carattere, non è più quello della Babilonia distrutta bensì quello della Gerusalemme liberata del Tasso, che prosegue poi anche per i canti X e XI! Sconcertati da questo fatto ci siamo rivolti al Prof. LORENZO CARPANÈ, esperto di bibliografia tassiana, che cogliamo l’occasione di ringraziare per il suo cortese e prezioso suggerimento, il quale, molto gentilmente, ci ha informati dell’esistenza, presso la stessa biblioteca Civica di Padova, di un’edizione della Liberata in 24° stampata presso il Misserini ad istanza di Pietro Paolo Tozzi. L’edizione, che abbiamo avuto modo di consultare, presente presso la
biblioteca in due (e non tre, come parrebbe dalla schedatura) esemplari, con segnature L. 1881 e L. 1883, presenta il frontespizio solo nella prima, a c.1r n.n.: LA / GERVSALEMME / DI / TORQVATO TASSO / IN VENETIA APRESSO / IL MISSERINI / AD ISTANTIA di / PIETRO PAOLO TOZZI; la dedica (che inizia a c.2v n.n.) a p. 10 è datata da Tozzi “Padoa ’l dì primo Luglio 1624”, cioè pochi mesi prima di quella della Babilonia distrutta. Il confronto ci ha permesso di osservare come i brani della Liberata inseriti per errore nell’edizione del poema dell’Errico risalgano a questa edizione: infatti a p. 241 inizia il quaderno L e la prima ottava riportata in alto è la 41; il testo prosegue uguale nella disposizione del testo, delle pagine, compresi gli errori: a p. 285 in alta si legge DECIMO anziché VNDECIMO, la p. 286 è erroneamente numerata 186, errori che scompaiono nella p. 287, regolarmente numerata, che riporta la dicitura VNDECIMO. Questo pasticcio compositivo ci autorizza a pensare che anche l’edizione della Babilonia distrutta del 1624, priva di frontespizio, sia stata stampata a Venezia presso il Misserini ad istanza di Pietro Paolo Tozzi, e che perciò le due edizioni di cui parla Belloni siano in realtà una sola. Quanto alla data della princeps (1623 o 1624?), le divergenze sono probabilmente dovute proprio alla difficile reperibilità della medesima, all’assenza di data nel frontespizio e/o addirittura all’assenza di frontespizio stesso, e al fatto che l’”Allegoria” è datata dall’autore “adì 20 febraro 1623”. In assenza di riferimenti precisi noi propendiamo per la datazione seriore, supponendo che chi ipotizza un’edizione messinese del 1623, senza recare alcun riferimento e neppure alcuna testimonianza in merito, lo faccia solo in base alla datazione dell’”Allegoria”, anche se accettiamo che il poema fosse già terminato all’inizio del 1623, come garantisce appunto la sottoscrizione dell’autore all’”Allegoria” suddetta. Poiché inoltre una rapida collazione fra le parti integre dell’edizione veneziana e quelle corrispondenti della stampa bassanese ci ha dimostrato che il poema non ha subito successive modifiche, ci siamo serviti, come testo di riferimento, di quello edito dal Remondini, per il miglior stato di conservazione98.
E’ doveroso precisare, a questo punto, che da una semplicissima
indagine, effettuata sul sito www.sbn.it, ho potuto individuare l’esistenza
effettiva e la facile reperibilità dell’editio princeps de La Babilonia distrutta
presso il Fondo Palatino, sotto la segnatura PALAT. BB.XI 25777 della
Biblioteca Palatina di Parma (sul frontespizio è impresso il timbro che
reca l’impronta R. BIBLIOTECA DI PARMA), che è pertanto divenuta
Venera Munafò,