1) FINANZE.
«[…] Ippolito – Si sono sbagliate divisioni, moltiplicazioni, addizioni. Se sono accusato di peculato per tutti gli stipendi del personale, i miliardi non sono sette e mezzo, ma ventidue perché la mia gestione è durata tre anni: o ventidue miliardi o neanche uno!
Il P. M. s’è alzato in piedi – No, guardi, c’è un errore di trascrizione! Lei è accusato di aver distratto somme rilevanti...
Insorge il difensore Gatti – Doveva essere precisata l’entità di queste somme!
Ippolito – Io non so nulla, signor Pubblico Ministero! So soltanto che da otto mesi si va gettando fango su di me, in base a questi errori. Quanto poi alle assunzioni al Cnen, che avrei fatto per conseguire il predominio assoluto, devo dire che la Commissione direttiva dell’Ente era sempre informata, e ciò risulta dai verbali. Inoltre, ogni anno, era abitudine del Cnen di pubblicare un annuario a stampa, da cui risulta non solo il numero complessivo dei dipendenti ma anche il loro nominativo. S’è voluto fare un tutt’uno della mia segreteria e del gabinetto: settantadue persone, è scritto! La mia segreteria era formata di due sole persone, e il gabinetto si articolava in numerosi servizi: servizio automobili, istruzione del personale, ufficio stampa, ufficio borse di studio e così via. Si afferma nell’atto di accusa che il personale era in numero
sovrabbondante, eccessivo rispetto agli stanziamenti statali: non è esatto. Tutti gli uffici scientifici di ricerca in tutto il mondo subiscono d’anno in anno un aumento di personale del 10 o del 15 per cento, perché aumentano gli stanziamenti, in rapporto ai nuovi piani pluriennali, elaborati secondo il ritmo di accrescimento del reddito nazionale. […]
Per un paese come l’Italia, dove praticamente la ricerca nucleare non esisteva, s’è passati in pochi anni da una percentuale irrisoria di stanziamenti ad una cifra via via più consistente: così si spiega il rapido sviluppo del Cnen. Metà del personale era ereditato dal Consiglio nazionale delle ricerche nucleari, e l’altra metà fu assunto dal 1960 al 1962.
2)POLITICA.
[…] Ippolito – Dopo il mio allontanamento dal Cnen, il finanziamento dello Stato è diminuito, si è cercato al massimo la possibilità di licenziare cento dei 2402 dipendenti, cosa che non è stata nemmeno fatta. I cento dipendenti in sovrappiù sarebbero poi i componenti del servizio studi economici che istituimmo col ministro Colombo al momento in cui il Cnrn divenne Cnen. Questo servizio effettuò anche la famosa commissione dei quarantacinque che preparava la legge per la nazionalizzazione della energia elettrica. Per questo contributo di studio, io fui anche ringraziato per lettera dal ministro Togni. Dal che discende, come dirò in seguito, il perché io mi trovo qua... – L’esposizione di Felice Ippolito prosegue in un clima di stupori e di crescente interesse: il processo contro il presunto scialacquatore del pubblico danaro si va trasformando, sia o non sia colpevole l’imputato, in un processo contro le cattive abitudini di molti politici italiani e in particolare contro il favoritismo elettorale. Ma si svela anche un altro aspetto della vicenda: Felice Ippolito ha rivendicato ancora una volta il vanto d’avere per lunghi anni sostenuto la necessità di procedere alla nazionalizzazione dell’energia elettrica. Secondo l’imputato, tutto muove contro di lui per una sorta di vendetta politica.
Ippolito – Il Tribunale può richiedere il carteggio tra me e alcuni ministri in carica, come per esempio il ministro Andreotti, il ministro Folchi, il sottosegretario all’Industria on. Cervone... Le rac- comandazioni fioccavano in continuità; se avessi dovuto rispondere personalmente a tutti coloro che raccomandavano qualcuno per l’assunzione, avrei dovuto prendermi almeno trenta segretarie. Perciò, avevamo preparato una risposta
“
standard”
, in ciclostile. Se non avessi avuto le spalle coperte dal ministro Colombo, presidente del Cnen, l’ente avrebbe dovuto avere non 2400 dipendenti, ma 5000.3) NAZIONALIZZAZIONE DEL NUCLEARE
[…] Ippolito – La tariffazione dell’energia elettrica è il problema fondamentale della questione nucleare, perché al problema del prezzo è collegato quello dei costi. Nel periodo di studi che prelusero la formulazione della legge per la nazionalizzazione dell’energia elettrica, questo aspetto fu aspramente dibattuto. Per opera del ministro Colombo si giunse all’unificazione delle tariffe elettriche in tutta Italia. L’energia nucleare è interessata da vicino a conoscere i costi dell’energia elettrica, e il perché è evidente: si tratta di vedere se conviene costruire impianti nucleari; è prevedibile che i costi dell’energia elettrica e dell’energia nucleare si avvicineranno sempre di più...
Presidente – È prevedibile, dice lei?
Ippolito – Non siamo tanto lontani, signor presidente. Comunque, chi si occupa di produrre energia nucleare deve sapere anche quanto costa l’energia elettrica. Sono stato criticato perché nel piano del Cnen per i prossimi cinque anni si prevede la produzione di energia nucleare per 1500 megawatt-elettrici. Ma nel rapporto Saraceno leggo che se ne prevedono addirittura 3000 entro il 1912, ed è un calcolo più prudente di quello elaborato dai tecnici nucleari. Praticamente, quindi, avremo bisogno del doppio d’energia rispetto a quella che avevamo preventivato. Signor presidente: tutta l’accusa si fonda su questo punto. L’iniziativa del ministro Colombo e mia per la nazionalizzazione delle fonti di energia ha turbato gli interessi del monopolio privato dell’energia elettrica! Io sono la testa di turco, su cui s’è avventata l’ira dei grandi baroni dell’elettricità!»
(La Stampa, 18/06/1964)16