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7 INDICAZIONI GESTIONALI: VERSO IL PARCO FLUVIALE

7.2 RIQUALIFICAZIONE IDROMORFOLOGICA

La seconda categoria di indicazioni gestionali è relativa alle possibilità di riqualificazione fluviale attraverso interventi su tratti di estensione limitata volti a favorire l’auto-ripristino di maggiore diversità morfologica. Questa può a sua volta migliorare localmente la qualità ambientale e aumentare la disponibilità delle zone di calma per attività ricreative. Tali interventi spesso consistono nella realizzazione di allargamenti locali dell’alveo tramite allontanamento degli argini, lasciando così maggiore spazio al fiume per la propria evoluzione morfologica.

Per il Noce, in particolare, l’analisi degli indici di funzionalità fluviale e di qualità idromorfologica (capitolo 4.2) evidenziano una marcata artificializzazione delle rive e delle fasce riparie, suggerendo l’opportunità di una loro riqualificazione ove possibile in considerazione delle ragioni di sicurezza idraulica. I pochi tratti del Noce che ancora mostrano una certa diversità morfologica (si veda ad esempio la Figura 7-3B) rivelano elementi di pregio dal punto di vista ambientale: grazie al locale rallentamento della corrente e alla conseguente creazione di una maggiore varietà di habitat fluviali, queste aree sono per esempio le più idonee alla deposizione delle uova da parte delle specie ittiche, come emerso dalle osservazioni sul campo. Interventi volti ad incrementare la diversità morfologica favoriscono infatti lo sviluppo di una adeguata fascia di vegetazione riparia arborea e il ripristino della continuità laterale, elemento particolarmente critico per il tratto di Noce in area prioritaria. Il molteplice ruolo della fascia riparia nella funzionalità ecologica di un corso d’acqua è ampiamente riconosciuto in letteratura. Le fasce riparia funzionano da filtro tra i carichi di nutrienti provenienti dal territorio, in particolare nelle zone agricole. Anche una fascia arborea riparia larga pochi metri è in grado di ridurre in modo significativo il carico di azoto attraverso processi di denitrificazione o bio-accumulo. Gli ambienti ripari vegetati svolgono un ruolo di corridoi ecologici per fauna vertebrata e invertebrata, e l’estensione degli ecotoni ripari è correlata all’abbondanza e diversità della fauna ornitica. Altra importante funzione è di ombreggiare il corso d’acqua in estate e fornire foglie in autunno, base alimentare per la fauna bentonica e quindi per l’ittiofauna. Inoltre le radici esposte in alveo degli alberi tipici della fascia riparia (ontani, salici) rappresentano un habitat molto

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importante per gli avannotti, che qui trovano protezione dai predatori, acque più lente e abbondanza di macroinvertebrati come fonte trofica.

L’analisi della morfo-dinamica fluviale (capitolo 4.3) ha indicato che il Noce presentava nel passato una morfologia transizionale fra alveo sinuoso – debolmente meandriforme e intrecciato, sviluppando isole, canali secondari, variazioni spaziali della larghezza dell’alveo nei tratti non confinati dai versanti della valle. Tali caratteristiche sono associabili alla presenza di una significativa fascia riparia vegetata e di dinamicità morfologica, ovvero di una capacità di modificare il proprio assetto planimetrico durante gli eventi di piena, pur preservando la stessa morfologia complessiva. L’applicazione di due diversi modelli di previsione (razionale ed empirico) del pattern morfologico confermano che il Noce è potenzialmente in grado di sviluppare la stessa tipologia morfologica osservata nel passato, laddove non costretto da opere di difesa spondale e arginature. In altre parole il Noce è potenzialmente in grado di reagire a interventi di riqualificazione incrementando localmente la diversità morfologica attuale, mantenendo isole e canali secondari, con atteso miglioramento della continuità laterale e della fascia di vegetazione riparia arborea. Tale tendenza naturale, tuttavia, potrebbe essere in parte inibita da processi recenti di incisione dell’alveo e di riduzione della mobilità del materiale di fondo dei quali sono stati rilevati alcuni segnali descritti nel capitolo 4.3. Il fenomeno di incisione tende infatti a limitare la mobilità laterale, che diventa possibile con portate a tempi di ritorno maggiori rispetto al passato. È emerso inoltre come il corso d’acqua sia in grado di mobilitare il materiale sul fondo su scale temporali più lunghe rispetto a quelle attese in condizioni “naturali” (ovvero più raramente). Benché queste indicazioni scaturiscano da analisi preliminari, scelte anche in base alla compatibilità con i dati morfologici e del sedimento disponibili, il quadro complessivo che ne emerge è coerente con la tipologia di regolazione delle portate solide e liquide presente attualmente nel bacino del Noce in Val di Sole. In particolare la presenza di numerose opere di alterazione della continuità longitudinale (sbarramenti, briglie, dighe) nelle parti alte del bacino comportano una riduzione dell’alimentazione solida all’alveo, che è normalmente causa di fenomeni di incisione. Inoltre il continuo ripetersi del fenomeno di deflussi discontinui (hydropeaking) è ritenuto una possibile causa dei fenomeni di corazzamento del fondo spesso riscontrati in corsi d'acqua situati a valle di dighe. Il fenomeno del corazzamento determina infatti una progressiva riduzione della mobilità del letto del corso d’acqua attraverso una progressiva riduzione del materiale di dimensioni sufficientemente ridotte, tali cioè da essere trasportato durante gli eventi di morbida e piena.

All’interno di questo quadro generale, l’analisi dell’evoluzione morfologica recente, unita allo studio dell’uso del suolo nell’area prioritaria di studio, ha consentito di individuare due siti principali su cui focalizzare l’attenzione per l’eventuale realizzazione di interventi di riqualificazione morfologica consistenti in locali allargamenti dell’alveo attivo, qualora ritenuti strategici nell’ambito della realizzazione del Parco Fluviale. I due siti sono situati:

(1) in prossimità del SIC (Sito di Interesse Comunitario) “Ontaneta di Croviana” (Figura 7-1) e (2) immediatamente a valle della confluenza fra il Noce e il Rabbies (Figura 7-2).

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Figura 7-1 Variazioni morfologiche del Noce nella zona dell'ontaneta di Croviana dal 1859 ad oggi (sito 1).

Figura 7-2. La curva situata immediatamente a valle della confluenza con il torrente Rabbies individuata come secondo sito potenzialmente idoneo per eventuali interventi di riqualificazione morfologica. (A) Stato attuale; (B) regioni occupate dall'alveo nel 1859 e non dall’alveo attuale (in blu).

Questi siti sono stati selezionati in quanto rispondenti ai seguenti criteri:

- Ne è documentata la tendenza a sviluppare mobilità laterale nel passato, come risulta dall’analisi morfodinamica (capitoli 2.5 e 4.3).

- Presentano una lontananza sufficiente da centri abitati e interagiscono in modo limitato con altre attività antropiche: in particolare le aree che potrebbero essere “restituite” al fiume per la diversificazione dell’alveo sono soggette ad esondazione solo con periodi di ritorno molto elevati, come apparso dal confronto svolto con i responsabili dello studio sulla sicurezza idraulica.

- Presentano valori buoni o elevati di diversi indici di qualità ecologica, funzionalità fluviale e/o idromorfologica, che ne suggeriscono la potenzialità di rispondere positivamente a interventi di miglioramento della qualità ambientale.

In particolare per il SIC Ontaneta di Croviana anche il Servizio Conservazione della Natura e Valorizzazione Ambientale evidenzia criticità in atto rappresentate dalla riduzione delle formazioni tipiche delle aree di

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piena a vantaggio di formazioni tipiche di situazioni più stabili (in particolare mancano quasi del tutto i saliceti). Tali criticità potrebbero essere in parte superate da interventi che consentono il ripristino di una maggiore diversità morfologica, che a sua volta favorisce una diffusione più estesa della vegetazione riparia arborea.

Eventuali interventi di riqualificazione morfologica che interessino questi tratti dovranno comunque prevedere una progettazione di dettaglio che tenga adeguatamente conto del bilancio di sedimenti dell’area interessata, dei processi associati al trasporto solido, al fine di prevederne il più accuratamente possibile il potenziale di auto-sostenibilità e le ricadute sulla sicurezza idraulica delle aree potenzialmente interessate. Da un punto di vista della convivenza fra i fruitori andranno inoltre considerati i possibili effetti sulle condizioni di navigabilità locale e sulla riduzione locale degli effetti ecologici di hydropeaking.

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