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RISCHI CONNESSI AL SETTORE DI ATTIVITÀ DELL’EMITTENTE

Nel documento DOCUMENTO DI REGISTRAZIONE (pagine 12-19)

3. FATTORI DI RISCHIO

3.3. RISCHI CONNESSI AL SETTORE DI ATTIVITÀ DELL’EMITTENTE

Al 31 dicembre 2019 il Gruppo ha registrato un NPL ratio lordo pari all’11,02% (12,7% al 31 dicembre 2018), superiore rispetto al dato di sistema(3) pari all’8,2%. Gli enti creditizi che abbiano registrato un NPL ratio lordo superiore al 5% sono tenuti – sulla base delle “Guidelines on management of non performing and forborne exposures” elaborate dall’EBA – a predisporre appositi piani strategici e operativi per la gestione delle esposizioni della specie. Si segnala che al 31 dicembre 2019 il rischio di credito costituisce una fonte di rischiosità significativa per l’attività della Banca e del Gruppo, anche tenuto conto del perdurare delle condizioni di deterioramento della situazione economica finanziaria che ha interessato il territorio in cui opera. Tale rischio potrebbe essere ulteriormente influenzato negativamente per effetto degli impatti sulla salute pubblica e sull’economia legati al diffondersi della pandemia da COVID-19 (c.d. coronavirus), che potrebbe comportare il deterioramento del portafoglio crediti con un aumento degli stock di crediti deteriorati e delle situazioni di insolvenza e ulteriori costi derivanti da svalutazioni e deprezzamenti di attivi, con effetti negativi sull’attività, sulle prospettive e sulla situazione economica, patrimoniale e finanziaria dell’Emittente e/o del Gruppo.

Per “rischio di credito” si intende il rischio che un debitore dell’Emittente non adempia alle proprie obbligazioni, ovvero che il suo merito creditizio subisca un deterioramento, ovvero che le società del Gruppo concedano, sulla base di informazioni incomplete, non veritiere o non corrette, credito che altrimenti non avrebbero concesso o che comunque avrebbero concesso a differenti condizioni.

Con riferimento al rischio di credito, l’Emittente è in particolare esposto al rischio connesso al deterioramento della qualità del credito che la Banca valuta di medio-alta rilevanza.

La valutazione delle possibili perdite in cui il Gruppo CR Asti potrebbe incorrere relativamente alle singole esposizioni creditizie e al complessivo portafoglio degli impieghi dipende da molteplici fattori, tra cui l’andamento delle condizioni economiche generali o relative a specifici settori, la mala gestio delle imprese o delle controparti affidate e altri fattori esterni anche di matrice legale.

Gli impieghi lordi verso la clientela del Gruppo ammontano al 31 dicembre 2019 a Euro 7.357 milioni (Euro 7.801 milioni al 31 dicembre 2018) e gli impieghi netti verso la clientela ammontano al 31 dicembre 2019 a Euro 6.890 milioni, (Euro 7.251 milioni al 31 dicembre 2018). Al 31 dicembre 2019, le attività deteriorate lorde del Gruppo sono pari a Euro 810 milioni (Euro 981 milioni al 31 dicembre 2018), con un’incidenza sul totale dei crediti lordi verso la clientela pari al 11,02% (12,73% al 31 dicembre 2018). Le attività deteriorate nette alla medesima data sono pari a Euro 407 milioni (Euro 503 milioni al 31 dicembre 2018), con un peso sul totale dei crediti netti verso clientela pari al 5,91% (7,02% al 31 dicembre 2018), superiore allo stesso dato medio espresso dal sistema bancario pari al 4,9%.

Con riferimento alle singole categorie di crediti deteriorati, si evidenzia che al 31 dicembre 2019:

- le sofferenze lorde sono pari a Euro 395 milioni (Euro 483 milioni al 31 dicembre 2018) e le sofferenze nette sono pari a Euro 125 milioni (Euro 154 milioni al 31 dicembre 2018); al 31 dicembre 2019, il rapporto delle sofferenze lorde sugli impieghi lordi è pari 5,37% (6,20% al 31 dicembre 2018), superiore rispetto al dato di sistema pari a 4,0% e il rapporto delle sofferenze nette sugli impieghi netti è pari 1,82% (2,12% al 31 dicembre 2018);

- le inadempienze probabili lorde sono pari a Euro 363 milioni (Euro 406 milioni al 31 dicembre 2018) e le inadempienze probabili nette sono pari a Euro 239 milioni (Euro 272 milioni al 31 dicembre 2018); al 31 dicembre 2019, il rapporto delle inadempienze probabili lorde sugli impieghi lordi è pari 4,93% (5,21%

al 31 dicembre 2018), superiore rispetto al dato di sistema pari a 3,7%, e il rapporto delle inadempienze probabili nette sugli impieghi netti è pari 3,47% (3,75% al 31 dicembre 2018), superiore rispetto al dato di sistema pari a 2,5%; e

- le esposizioni scadute lorde sono pari a Euro 53 milioni (Euro 92 milioni al 31 dicembre 2018) e le esposizioni scadute nette sono pari a Euro 43 milioni (Euro 77 milioni al 31 dicembre 2018); al 31 dicembre 2019, il rapporto delle esposizioni scadute lorde sugli impieghi lordi è pari 0,72% (1,18% al 31

(3) I dati di sistema riportati nel presente Paragrafo 3.3.1 per raffronto con i dati del Gruppo sono tratti dal Rapporto sulla stabilità finanziaria 1/2020 pubblicato da Banca d’Italia nel mese di aprile 2020 per i dati relativi al 31 dicembre 2019 (dati riferiti all’aggregato “Banche meno significative”).

dicembre 2018), superiore rispetto al dato di sistema pari a 0,5%, e il rapporto delle esposizioni scadute nette sugli impieghi netti è pari 0,63% (1,06% al 31 dicembre 2018), superiore rispetto al dato di sistema pari a 0,4%.

Al 31 dicembre 2019 il livello di copertura complessiva dei crediti deteriorati si attesta al 49,72% (48,79% al 31 dicembre 2018), livello in linea con la media del settore creditizio, pari al 43,10% (fonte: Banca d’Italia).

Con riferimento alle singole categorie di crediti deteriorati, si evidenzia che al 31 dicembre 2019, il livello di copertura: (i) delle sofferenze è pari a 68,24% (68,12% al 31 dicembre 2018); (ii) delle inadempienze probabili è pari a 34,13% (33,15% al 31 dicembre 2018); e (iii) delle esposizioni scadute è pari a 18,50% (16,29% al 31 dicembre 2018).

Si segnala che le rettifiche nette su crediti effettuate nel corso del 2019 ammontano a Euro 95,8 milioni (Euro 60,9 milioni nel 2018) e determinano un costo del credito pari all’1,3% degli impieghi lordi verso la clientela (0,8% nel 2018). Si tratta di una dinamica connessa a politiche di accantonamento che anticipano, in un’ottica forward-looking, parte degli impatti economici relativi alle future operazioni di derisking su NPLs. Al 31 marzo 2020 le rettifiche nette su crediti ammontano a Euro 34,4 milioni e determinano un costo del credito pari all’1,9% degli impieghi lordi verso la clientela.

Il Gruppo ha adottato misure concernenti la riduzione dei crediti deteriorati per il tramite di operazioni di cessione dei crediti non performing – anche mediante cartolarizzazioni – nonché attraverso l’implementazione di misure organizzative dirette alla gestione e al monitoraggio di tali posizioni.

Si segnala l’implementazione progressiva a partire dall’esercizio 2018 – con aggiornamento e invio annuale a Banca d’Italia secondo quanto previsto dalla disciplina applicabile e completamento previsto entro il 2020 – del progetto “NPE Strategy Execution” che ha l’obiettivo di realizzare il nuovo modello di gestione NPE realizzato sulla base dell’analisi normativa rispetto alle “Linee guida della Banca d’Italia per le banche less significant sulla gestione degli NPE” e dell’analisi industriale circa le best practice di mercato effettuate con il supporto di una primaria società di consulenza, al fine di definire in modo integrato l’insieme di leve gestionali per la corretta declinazione operativa della strategia NPE del Gruppo(4).

Il rischio di credito potrebbe essere ulteriormente influenzato negativamente per effetto degli impatti sulla salute pubblica e sull’economia legati al diffondersi della pandemia da COVID-19 (c.d. coronavirus), che potrebbe comportare il deterioramento del portafoglio crediti con un aumento degli stock di crediti deteriorati e delle situazioni di insolvenza e ulteriori costi derivanti da svalutazioni e deprezzamenti di attivi, con effetti negativi sull’attività, sulle prospettive e sulla situazione economica, patrimoniale e finanziaria dell’Emittente e/o del Gruppo. Da ultimo si evidenzia, che non si può escludere che il rallentamento dell’economia derivante dalla pandemia da COVID-19 determini una minor domanda di servizi creditizi e di prodotti di risparmio, con conseguenti effetti negativi sull’attività, sulle prospettive e sulla situazione economica, patrimoniale e finanziaria dell’Emittente e/o del Gruppo.

Per maggiori informazioni, si rinvia alle pagine da 54 a 57 e da 190 a 244 del bilancio consolidato del Gruppo al 31 dicembre 2019 a disposizione del pubblico nei luoghi indicati nel Capitolo 14 (link:

https://www.bancadiasti.it/wp-content/uploads/2020/04/Gruppo-CrAsti_Bilancio-consolidato-2019.pdf).

3.3.2. Rischi di mercato

Il Gruppo è esposto al rischio che il valore di un’attività (o passività) finanziaria diminuisca (o aumenti) per effetto dell’andamento delle variabili di mercato (a titolo esemplificativo ma non esaustivo, credit spread, tassi di interesse, corsi azionari, tassi di cambio), sia con riguardo al portafoglio di negoziazione (c.d. “trading book”) sia con riguardo al portafoglio bancario (c.d. “banking book”). Il verificarsi di eventi inattesi o l’inadeguatezza delle procedure adottate per la gestione del rischio di mercato potrebbero comportare perdite maggiori di quelle preventivate con possibili effetti negativi sul margine di interesse, nonché effetti negativi, anche rilevanti, sul valore delle attività e delle passività detenute dal Gruppo e, di conseguenza, sui risultati operativi, sulle prospettive e sulla situazione economica, patrimoniale e finanziaria dell’Emittente e/o del Gruppo. Tale rischio

(4) I risultati di tali analisi sono stati utilizzati per declinare le seguenti priorità strategiche in aderenza anche alle indicazioni dell’Autorità di Vigilanza: (i) la riduzione dell’incidenza del credito deteriorato, tramite operazioni straordinarie di derisking;

(ii) il rafforzamento della struttura di gestione delle esposizioni scadute e/o sconfinanti deteriorate (c.d. past due), dei crediti unlikely to pay (c.d. UTP) e delle sofferenze; (iii) l’incremento ulteriore dei coverage ratio, in particolare per UTP e sofferenze e (iv) il contenimento dei flussi di deterioramento da crediti in bonis mediante il potenziamento/efficientamento della gestione proattiva.

potrebbe risultare particolarmente rilevante in ragione degli impatti sulla salute pubblica e sull’economia legati al diffondersi della pandemia da COVID-19 (c.d. coronavirus).

Con il termine rischi di mercato si identificano i rischi connessi agli effetti sul flusso reddituale e sul valore economico del Gruppo delle variazioni inattese del livello dei tassi di interesse e di cambio, dei prezzi azionari e delle merci, nonché della relativa volatilità attesa. Le principali componenti del rischio di mercato sono riconducibili al rischio di tasso di interesse e di prezzo sul portafoglio di negoziazione, al rischio di tasso di interesse e di prezzo sul portafoglio bancario, al rischio di cambio sulla posizione in cambi ed al rischio di controparte.

(a) Rischi di tasso di interesse e di prezzo

I risultati delle operazioni bancarie e di finanziamento dipendono dalla gestione e dalla sensitività dell’esposizione ai tassi di interesse della Banca e/o del Gruppo, vale a dire dagli effetti delle variazioni dei tassi di interesse dei mercati di riferimento sul margine di interesse e sul valore economico della Banca e/o del Gruppo. Un eventuale disallineamento tra gli interessi attivi maturati dalla Banca e/o dal Gruppo e quelli passivi dovuti dagli stessi (in assenza di idonei strumenti di protezione a fronte di tale disallineamento), potrebbe avere effetti negativi, anche rilevanti, sulle attività e sulla situazione economica, patrimoniale e finanziaria della Banca e/o del Gruppo (quali, ad esempio, l’incremento del costo di finanziamento in misura più marcata rispetto al rendimento degli attivi oppure la riduzione del rendimento delle attività non compensato dal decremento del costo della raccolta). A tal riguardo, il rischio di tasso di interesse si manifesta sia relativamente al portafoglio di negoziazione (c.d. trading book) che comprende gli strumenti finanziari di negoziazione e gli strumenti derivati ad essi collegati, sia al portafoglio bancario (c.d. banking book) che comprende le attività e le passività finanziarie diverse da quelle costituenti il trading book. Con riferimento al banking book, il rischio di tasso di interesse sul portafoglio bancario, inteso come potenziale diminuzione del valore economico delle poste in conseguenza di mutamenti del livello dei tassi di mercato, deriva dal mismatch di scadenze e/o di repricing tra le attività e le passività del portafoglio bancario (in sintesi, le attività e le passività generate dall’operatività della tesoreria – depositi interbancari, pronti contro termine, titoli obbligazionari, contratti derivati di copertura del rischio di tasso, etc. – e le attività e le passività generate dall’operatività con la clientela ordinaria). In proposito, il Gruppo opera principalmente nel segmento a breve termine e, su quello a medio-lungo, predilige le operazioni a tasso variabile; ha tuttavia in essere un significativo portafoglio di mutui a tasso fisso erogati a fronte di una specifica domanda da parte della clientela la cui rischiosità è comunque contenuta. Il rischio di prezzo del portafoglio bancario è invece legato alla volatilità di valore degli OICR detenuti come investimento durevole.

Le linee strategiche adottate dalle banche del Gruppo prevedono che, nell’allestimento e nella gestione del portafoglio di proprietà, l’attività di pura negoziazione e conseguentemente il portafoglio trading, abbia carattere residuale.

La perdita massima probabile per il Gruppo è stimata sulla base di vari indicatori, tra cui il Value at Risk (VaR)(5) che al 31 dicembre 2019 risultava pari a Euro 13,8 milioni per il portafoglio bancario, in aumento rispetto al valore al 31 dicembre 2018 (pari a Euro 4,2 milioni) principalmente in conseguenza dell’accresciuta posizione nel portafoglio bancario in titoli valutati al fair value, mentre risultava azzerato per il portafoglio di negoziazione (così come anche al 31 dicembre 2018).

(b) Rischio di cambio

Il rischio di cambio rappresenta il rischio di subire perdite per effetto di avverse variazioni dei corsi delle divise estere su tutte le posizioni detenute dalla banca indipendentemente dal portafoglio di allocazione. Il Gruppo è esposto al rischio di cambio in maniera marginale in conseguenza della propria ridotta attività di negoziazione sui mercati valutari e per la propria attività di investimento e di raccolta fondi con strumenti denominati in una valuta diversa dall’Euro.

(c) Rischi di controparte

Il rischio di controparte è il rischio che la controparte di una transazione avente ad oggetto determinati strumenti finanziari risulti inadempiente prima del regolamento della transazione stessa. Si tratta di una

(5) Metodo utilizzato per quantificare il livello di rischio che misura la massima perdita potenziale che con una certa probabilità ci si attende possa essere. Il modello VaR utilizzato dal Gruppo è basato sulla simulazione storica e permette di stimare la massima perdita che si potrebbe verificare nel 99% dei casi con un orizzonte temporale pari ad 1 giorno.

tipologia di rischio che genera una perdita se le transazioni poste in essere con una determinata controparte hanno un valore positivo al momento dell’insolvenza. La principale fonte del rischio di controparte, che in ogni caso, risulta poco significativo, è costituita dall’attività della Banca in strumenti derivati di copertura da variazioni dei tassi di interesse.

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Il rischio di mercato dipende da diversi fattori che non sono sotto il controllo della Banca e del Gruppo, quali le politiche monetarie, l’andamento macroeconomico e le condizioni politiche dell’Italia. Nonostante Il Gruppo abbia adottato strategie, procedure e sistemi, in corso di continua implementazione, per la gestione ed il controllo dei rischi di mercato a livello sia di singola banca sia di Gruppo nel suo complesso, non vi può essere certezza che le predette strategie, procedure e sistemi siano adeguati e, quindi, che il Gruppo sia esente in futuro dal manifestarsi di una o più fattispecie di rischio di mercato con effetti pregiudizievoli sulla propria situazione economica, patrimoniale e finanziaria e sulle proprie attività, strategie e prospettive.

Per maggiori informazioni, si rinvia alle pagine 245-256 del bilancio consolidato del Gruppo al 31 dicembre 2019 a disposizione del pubblico nei luoghi indicati nel Capitolo 14 (link: https://www.bancadiasti.it/wp-content/uploads/2020/04/Gruppo-CrAsti_Bilancio-consolidato-2019.pdf).

3.3.3. Rischio di liquidità

Il Gruppo è esposto al rischio di non riuscire a far fronte, quando giungono a scadenza, ai propri impegni di pagamento (per cassa o per consegna) attuali e futuri, previsti o imprevisti senza pregiudicare l’operatività quotidiana o la propria condizione finanziaria.

Il rischio di liquidità è il rischio che il Gruppo non sia in grado di adempiere alle proprie obbligazioni alla loro scadenza e ricomprende la possibilità che l’impresa non riesca a mantenere i propri impegni di pagamento a causa dell’incapacità di reperire nuovi fondi (c.d. funding liquidity risk) e/o dell’incapacità di liquidare le attività sul mercato (c.d. market liquidity risk) per l’esistenza di eventuali limiti allo smobilizzo.

La crisi di liquidità e la perdita di fiducia nelle istituzioni finanziarie può aumentare i costi di finanziamento del Gruppo e limitare il suo accesso ad alcune sue tradizionali fonti di liquidità. In particolare, i risultati del Gruppo sono condizionati dalla capacità dello stesso di continuare a finanziare i propri impieghi prevalentemente attraverso la raccolta diretta dalla clientela. Se in futuro il ricorso a tale forma di finanziamento dovesse ridursi, le Banche del Gruppo dovrebbero ricorrere ad un incremento nella raccolta attraverso fonti più onerose, quali, ad esempio, il mercato interbancario o il mercato delle euro-obbligazioni.

Nonostante: (i) il Gruppo abbia adottato strumenti e procedure volti ad assicurare un’efficace ed attiva gestione della liquidità ed un controllo sistematico della posizione di liquidità e della gestione del portafoglio di proprietà;

e (ii) sia stata predisposta una procedura di gestione dinamica della liquidità operativa che permette una corretta e puntuale gestione del livello di liquidità giornaliera, non vi può essere certezza che i predetti strumenti siano adeguati e, quindi, il Gruppo sia esente in futuro dal manifestarsi del rischio di liquidità, anche in conseguenza della significativa volatilità delle condizioni e delle fluttuazioni dei tassi di interesse, con effetti pregiudizievoli sull’attività, sui risultati operativi e sulla situazione economica, patrimoniale e/o finanziaria dell’Emittente e/o del Gruppo.

Sono di seguito rappresentati i principali indicatori regolamentari riferiti al rischio di liquidità:

- l’indicatore LCR (Liquidity Coverage Ratio) – che rappresenta l’indicatore di liquidità a breve termine e corrisponde al rapporto tra l’ammontare degli high quality liquidity assets (attività liquide di elevata qualità) e il totale dei deflussi di cassa netti nei 30 giorni di calendario successivi, calcolati applicando lo scenario di stress previsto dalla normativa di riferimento – al 31 dicembre 2019 risultava pari al 231,39% (162,65% al 31 dicembre 2018),

- l’indicatore NSFR (Net Stable Funding Ratio) – che rappresenta l’indicatore di liquidità strutturale oltre l’orizzonte temporale di un anno, corrisponde al rapporto tra l’ammontare disponibile di provvista stabile e l’ammontare obbligatorio di provvista stabile – al 31 dicembre 2019 risultava pari al 167,32% (158,44%

al 31 dicembre 2018).

Inoltre, l’indicatore leverage ratio al 31 dicembre 2019 risultava pari al 5,1% (4,7% al 31 dicembre 2018).

Sebbene tali indicatori(6) si attestino a livelli superiori ai requisiti minimi richiesti dalla normativa Basilea III (pari, rispettivamente, al 100% (LCR), al 100% (NSFR) e al 3% (leverage ratio), un’eventuale evoluzione negativa della situazione di mercato e del contesto economico generale e/o del merito creditizio dell’Emittente, nonché un eventuale cambiamento sfavorevole delle politiche di finanziamento della BCE, potrebbero comportare la necessità di adeguare la situazione di liquidità della Banca ai requisiti normativi di volta in volta introdotti in attuazione della normativa europea, e ciò potrebbe determinare effetti negativi sul profilo di solvibilità e, quindi, sull’attività, sulle prospettive e sulla situazione economica, patrimoniale e finanziaria dell’Emittente e/o del Gruppo.

L’Emittente, al fine di consolidare la posizione di liquidità a livello di Gruppo, nel corso del 2019 ha partecipato alle aste T-LTRO III (Targeted Longer-Term Refinancing Operations) per un importo complessivo di circa Euro 510 milioni.

Le operazioni di rifinanziamento T-LTRO III hanno durata di tre anni; l’ultima operazione è prevista nel marzo 2021. Poiché non è possibile alla Data del Documento di Registrazione prevedere la durata e l’intensità con cui le predette operazioni di sostegno alla liquidità potranno essere riproposte in futuro, non è possibile escludere una riduzione, o persino un annullamento di tali supporti. Ciò determinerebbe la necessità per l’Emittente di cercare fonti di provvista alternative, senza escludere la difficoltà di tale ricerca nonché il rischio che i relativi costi possano essere più elevati. La situazione descritta potrebbe quindi incidere negativamente sull’attività, sui risultati operativi e sulla situazione economica, patrimoniale e/o finanziaria dell’Emittente e/o del Gruppo.

Per maggiori informazioni, si rinvia alle pagine 267-276 del bilancio consolidato del Gruppo al 31 dicembre 2019 a disposizione del pubblico nei luoghi indicati nel Capitolo 14 (link: https://www.bancadiasti.it/wp-content/uploads/2020/04/Gruppo-CrAsti_Bilancio-consolidato-2019.pdf).

3.3.4. Rischi operativi

L’Emittente ed il Gruppo sono esposti a diversi tipi di rischio operativo insiti nella propria operatività, tra i quali possono essere citati, a titolo esemplificativo, il rischio legale e di non conformità, i vizi o i malfunzionamenti dei sistemi informatici o di telecomunicazione, frodi, truffe o perdite derivanti dall’infedeltà dei dipendenti e/o dalla violazione di procedure di controllo, errori operativi, frodi da parte di soggetti esterni, attacchi di virus informatici, inadempimento dei fornitori con riferimento alle loro obbligazioni contrattuali, attacchi terroristici e disastri naturali. L’eventuale verificarsi di uno o più di tali rischi potrebbe avere effetti negativi rilevanti sull’attività, sui risultati operativi, sulle prospettive e sulla situazione economica, patrimoniale e finanziaria nonché reputazionale dell’Emittente e/o del Gruppo.

Al 31 dicembre 2019 le perdite lorde rilevate dal Gruppo e riconducibili al rischio operativo erano pari a Euro 17,7 milioni (Euro 0,9 milioni al 31 dicembre 2018)(7). L’impatto più elevato (82% della perdita effettiva lorda) è riconducibile ai nuovi accantonamenti e agli esborsi sostenuti in relazione ai casi di estinzione anticipata del finanziamento con cessione del quinto erogati dalla controllata Pitagora. La frequenza più alta (52% della frequenza degli eventi) è invece riconducibile a errori operativi, incidenti ed anomalie verificatisi, con impatti contenuti, nel corso dei normali processi di lavoro.

Al 31 dicembre 2019, l’ammontare dei Fondi Propri necessari alla copertura del rischio operativo, calcolato ai sensi delle applicabili Disposizioni di Vigilanza per le banche, era pari ad Euro 55,6 milioni (Euro 50 milioni al 31 dicembre 2018), corrispondenti in termini percentuali al 5,33% del totale dei Fondi Propri del Gruppo.

Con particolare riferimento al rischio informatico, il Gruppo, nell’ambito della propria operatività, affida in outsourcing alla società Cedacri la gestione di una parte rilevante del sistema informativo, basato su una piattaforma operativa fornita e gestita direttamente dalla stessa Cedacri. Alla Data del Documento di Registrazione, la Banca detiene una partecipazione pari a circa il 7,86% del capitale sociale di Cedacri. Data la tipologia di attività svolta dal Gruppo, nei confronti di Cedacri si configura un’esternalizzazione rilevante di

Con particolare riferimento al rischio informatico, il Gruppo, nell’ambito della propria operatività, affida in outsourcing alla società Cedacri la gestione di una parte rilevante del sistema informativo, basato su una piattaforma operativa fornita e gestita direttamente dalla stessa Cedacri. Alla Data del Documento di Registrazione, la Banca detiene una partecipazione pari a circa il 7,86% del capitale sociale di Cedacri. Data la tipologia di attività svolta dal Gruppo, nei confronti di Cedacri si configura un’esternalizzazione rilevante di

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