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Nel locale A6 avviene l’irraggiamento della camera target mediante il fascio di protoni, proveniente dal ciclotrone, e l’estrazione del fascio RIB verso le sale di post-accelerazione e

sperimentali. A causa dell’attivazione del target e dei materiali del Front-End, durante l’irraggiamento e per un certo periodo di tempo dopo il fermo del fascio, la radioattività

ambientale di tale sala supera i limiti di legge compatibili con la presenza di personale. A causa degli elevati stress termici e del danneggiamento da radiazioni, la camera target va rimossa dal Front-End dopo ogni ciclo di funzionamento e portata in un deposito temporaneo fino a che la sua attivazione residua non ne consenta lo smaltimento in una cella calda. L’operazione di rimozione va effettuata 15 giorni dopo lo spegnimento del fascio, nelle condizioni di massimo raffreddamento del Front-End.

Per schermare il bunker dall’ambiente esterno e ridurre il rischio di contaminazione radioattiva si sono adottate due strategie:

• isolamento schermante in cemento armato;

• elevato livello di depressione atmosferica rispetto a tutti gli altri locali confinanti. In questo modo in caso di perdite il flusso di aria fluisce dalla zona a minore contaminazione alla zona a più elevata contaminazione. Per realizzare tale condizione, le porte e ogni ulteriore accesso per cavi di servizio e utenze sono a tenuta stagna.

125 Nel paragrafo successivo vengono discusse le strategie da adottare durante le operazioni di rimozione della camera target.

5.4.1 - Simulazione radioattività locale A6 e calcolo delle schermature

Per valutare la radioattività presente nel bunker e progettare le schermature necessarie a proteggere l’operatore durante le operazioni di rimozione della camera, è stato utilizzato il codice Monte Carlo FLUKA [18], che consente di simulare il trasporto e l’interazione di particelle elementari con la materia e di descrivere in modo accurato la produzione di frammenti radioattivi in bersagli pesanti.

Con Fluka sono state simulate la sorgente di protoni e le principali strutture geometriche del Front-End e della camera target.

La camera target è modellizzata come un involucro cilindrico di alluminio spesso 1 cm, all’interno del quale è posto il bersaglio in carburo di silicio o di uranio a seconda della fase di operazione relativa allo STEP 1 o 2 (si veda paragrafo 5.3).

È stata poi condotta una simulazione tempo-variante ai fini di calcolare il rateo equivalente di dose ambientale H*(10) in funzione del tempo di cooling [19]. Il rateo di H*(10) è stato calcolato in particolare nei punti di accesso del personale durante le operazioni di sostituzione della camera previste nelle prime due fasi operative di SPES con fascio primario a bassa intensità.

A tal fine si sono individuate diverse posizioni dell’operatore rispetto la camera target: a contatto e ad una distanza di 1m e 2m. In tali posizioni sono stati collocati dei fantocci di aria aventi forma di parallelepipedo e dimensioni 30𝑥30𝑥15 𝑐𝑚3.

STEP 1

In Figura 5.2 è rappresentato il modello FLUKA del Front-End, comprensivo di camera target con bersaglio in carburo di silicio, e una mappa orizzontale del rateo di H*(10). Dai risultati delle simulazioni emerge che il contributo rilevante dal punto di vista del livello di radiazione si deve alla camera target.

Figura 5.2 Modello Fluka del Front End complessivo di camera target. In figura è rappresentata la

mappa orizzontale del rateo di H*(10) e le diverse posizioni dell’operatore (schematizzate con un fantoccio a forma di parallelepipedo) a contatto, 1 m e 2m dalla camera target [19].

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In Figura 5.3 e Figura 5.4 è rappresentato l’andamento nel tempo del rateo di H*(10), calcolato per diverse distanze tra operatore e camera target durante il cooling time.

Figura 5.3 Andamento temporale del rateo di H*(10) nel primo giorno di cooling time [19].

Figura 5.4 Andamento temporale del rateo di H*(10) durante un periodo di cooling time pari a

30 giorni [19].

Dai grafici si evince che:

• dopo 15 giorni, le dosi calano di oltre un fattore 1000;

• le dosi a 2 m di distanza a 15 giorni sono inferiori a 25 μSv/h;

• non è possibile estrarre manualmente la camera poiché anche dopo 15 giorni le dosi a contatto sono superiori a 900 μSv/h e diminuiscono lentamente;

Alla luce di quanto detto, la macchina di emergenza è stata progettata in modo da garantire una distanza di circa 2m tra operatore e camera target. In questa condizione non si prevede la necessità di installare sulla macchina una schermatura di piombo.

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STEP 2

In Figura 5.5 è rappresentato l’andamento temporale del rateo di H*(10) durante il cooling

cooling in assenza di schermatura e considerando il solo contributo della camera target con

bersagli in carburo di uranio.

Figura 5.5 Andamento temporale del rateo di H*(10) durante un periodo di radiocative cooling time pari

a 30 giorni nel caso di bersagli in carburo di uranio e in assenza di schermatura [19].

L’elevato livello di radiazione che permane nel locale A6 durante il periodo di radioactive

cooling determina la necessità di utilizzare una schermatura di piombo nella macchina di

emergenza. Le simulazioni che seguono sono state condotte considerando la schermatura rappresentata in Figura 5.6 nella quale si riportano le principali quote.

Figura 5.6 Parametri dimensionali schermatura. L’area delimitata in blu è occupata da una serie di

lastre di piombo sovrapposte, l’area delimitata in rosso è occupata da vetro piombato. La cornice esterna è ottenuta per mezzo di tubi quadri aventi lato 60mm e spessore 5mm.

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In Tabella 5.5 si sono individuate quattro combinazioni di parametri oggetto di analisi:

• nella configurazione 1 la schermatura è provvista di uno strato di piombo di 30mm e uno strato di vetro piombato di 40mm;

• nella configurazione 2 la schermatura è provvista di uno strato di piombo di 30 mm e uno strato di vetro piombato di 60mm;

Configurazione A B C D/2

1 a 410 595 350 175

d 300 400 300 150

2 a 410 595 350 175

d 300 400 300 150

Tabella 5.5 Parametri dimensionali delle configurazioni oggetto di studio.

In Figura 5.7 e Figura 5.8 sono rappresentate due diverse distribuzioni spaziali del rateo di H*(10) sovrapposte al modello FLUKA del Front-End, comprensivo di camera target con bersagli in carburo di uranio, e della schermatura in piombo nella configurazione 1a (la più cautelativa).

Figura 5.7 Modello Fluka di Front End (complessivo di camera target), tubo di ferro (rettangolo nero) e

schermatura in piombo (configurazione 1a). In figura è rappresentata una vista orizzontale della distribuzione del rateo di dose H*(10) e le diverse posizioni dell’operatore (schematizzate con un fantoccio a forma di parallelepipedo) a contatto, 1 m e 2m dalla camera target [19].

129 Figura 5.8 Modello Fluka di Front End (complessivo di camera target) e schermatura in piombo

(configurazione 1a). In figura è rappresentata una vista verticale della distribuzione del rateo di H*(10) dose equivalente e le diverse posizioni dell’operatore (schematizzate con un fantoccio a forma di parallelepipedo) a 2m dalla camera target [19].

In Figura 5.9 è rappresentato l’andamento temporale del rateo di H*(10) durante il radioactive

cooling, calcolato per diverse distanze tra operatore schermato e camera target.

Figura 5.9 Andamento temporale del rateo di H*(10) dopo 30 giorni di radiocative cooling nel caso di

bersagli in carburo di uranio e in presenza di schermatura di piombo (configurazione 1a) [19].

Nel caso 2d (massimo spessore degli strati di piombo e vetro piombato, minima estensione delle finestre) i valori decrescono fino al 15-35% rispetto al caso 1a e il rateo di dose non supera mai 150 μSv/h (Tabella 5.6). Di conseguenza la configurazione 2d è candidata per essere realizzata e montata sulla macchina di emergenza.

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Tabella 5.6 Rateo di H*(10) (μSv/h), calcolato dopo 15 giorni di radioactive cooling, per diverse

posizioni del fantoccio e per diverse configurazioni della schermatura di piombo [19].

5.4.2 - Indumenti di protezione da sostanze radioattive

Il personale autorizzato può accedere al locale A6 solamente nel caso in cui il fascio sia spento e la dose di radiazioni non superi i limiti previsti dalla legge per l’intervento umano. Nel locale A6 si presentano due tipologie di pericolo:

• Pericolo derivante da esposizione esterna a radiazioni ionizzanti, in particolare radiazioni γ;

• Pericolo derivante da contaminazione interna da particelle radioattive, quali polveri contaminate.

Per limitare l’esposizione a radiazioni ionizzanti vengono utilizzati indumenti speciali che contengono materiali a base di piombo o polietilene ad elevata densità. Il vestiario consta di tuta con cappuccio, guanti protettivi, stivali. Per eliminare il pericolo di inalazione di polveri radioattive vengono impiegati opportuni respiratori. L’operatore è munito di dosimetro per misurare la dose ricevuta durante la permanenza nel locale.

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