• Non ci sono risultati.

6 CONCLUSIONE

6.1 RISPOSTA AL QUESITO DI RICERCA

Nel capitolo precedente sono stati riportati i risultati emersi nelle diverse aree analizzate singolarmente e in maniera statica. Per rispondere alla domanda fondamentale che sorregge il presente lavoro è però necessario utilizzare una visione più unitaria e globale, che permetta di fondere e incorporare i risultati emersi con i concetti esaminati, cogliendo il loro insieme in un’armonia complessiva. Così di seguito, alla domanda:

“In che modo, nella co-costruzione di un progetto di dimissione, l’assistente sociale

dell’Ospedale e Casa per Anziani Malcantonese (OSCAM) può favorire strategie di coping e promuovere la resilienza con pazienti confrontati nell’impossibilità di un rientro al domicilio?”

Si può quindi affermare che l’assistente sociale può favorire strategie di coping e promuovere la resilienza mediante l’accettazione incondizionata, il riconoscimento del paziente nel rispetto dalla persona come altro moralmente diverso da sé. Risulta necessario, nell’operato dell’assistente sociale, incontrare e valorizzare la singolarità dell’individuo attraverso il dialogo e la narrazione (Biffi & Pasini, 2018, p. 69). Accogliendo la persona, con curiosità e senza giudizio, per raccogliere il vissuto e il percorso di vita come risorsa che possa promuovere un cambiamento positivo di fronte alla necessità di essere istituzionalizzati.

Attraverso l’ascolto attivo, come tecnica e strumento operativo nell’agire dell’assistente sociale, per cogliere e comprendere la visione del mondo e della realtà soggettiva, oltre che per approfondire e fare chiarezza sui significati le rappresentazioni attribuiti all’evento. Risulta importante accogliere il punto di vista del paziente e della rete significativa presente nella vita della persona, perché nella co-costruzione di un progetto di dimissione è essenziale integrare ed ascoltare tutti gli attori coinvolti per la progettualità di un intervento che permetta alla situazione di evolvere positivamente.

Tramite un percorso di accompagnamento, costituito da colloqui con il paziente e la rete, come costante, per favorire la creazione di quello spazio relazionale in cui è possibile la costruzione di una nuova storia e la trasformazione di un avvenimento percepito inizialmente come avverso in un evento arricchente e di crescita personale (Biffi & Pasini, 2018, pp. 69-70).

In aggiunta, per rispondere all’interrogativo si evince che:

- Per facilitare la transizione in istituto è essenziale nell’operato del servizio sociale

valorizzare la storia di vita del paziente, con dignità e umiltà, nel rispetto della costruzione soggettiva della realtà. Questo alfine di far emergere le potenzialità individuali e accrescere la percezione di autoefficacia della persona;

- L’acquisizione di consapevolezza e l’utilizzo di una visione creativa sono possibili

promotori del cambiamento e facilitatori di un processo di trasformazione, che può avvenire unicamente attraverso la voglia e la capacità da parte dell’assistente sociale d’incontrare il paziente. Conoscere la persona nelle sue peculiarità, accompagnandola nella co-costruzione di un progetto in cui si senta attore principale della sua vita, e dove la figura dell’operatore sociale possa aiutarlo a identificare e valorizzare le risorse presenti o latenti, ma pur sempre esistenti. Perché come si constata in modo rilevante

dalle interviste delle assistenti sociali, loro partono dall’assunto di base che ogni individuo ha delle capacità, delle potenzialità e delle risorse, ed è l’elemento imprescindibile per la progettazione di un progetto di dimissione;

- L’emotività gioca un ruolo primario nella presa di decisioni del paziente e nella

possibilità del servizio sociale di contrastare e alleviare la sofferenza. Risulta essenziale legittimare e dare un significato agli stati d’animo per aiutare la persona ad acquisire maggiore coscienza rispetto a quanto sta vivendo e trasformare in altro quanto percepito. Così facendo è possibile allargare la visione del paziente con creatività per ricostruire una rappresentazione diversa della situazione, perché a volte taluni eventi percepiti inizialmente come negativi possono aprire la strada a percorsi di vita positivi e di arricchimento personale.

Aiutare i pazienti nel “fare di necessità virtù” è un compito importante nell’operato del servizio sociale dell’OSCAM. La rete significativa e quella professionale sono risorse da coinvolgere e integrare nella progettualità dell’intervento, in quanto il loro apporto può essere determinante per permettere alla persona di superare l’evento in modo favorevole.

Infine, focalizzando lo sguardo sui concetti cardine che costituiscono il quesito di ricerca, dall’analisi si deduce che:

- l’unicità della persona e la complessità del lavoro di cura non permettono, come già

evidenziato, d’individuare delle strategie di coping da poter applicare in modo standardizzato a questo tipo di interventi. È altresì impossibile individuare una lista prestabilita di fattori che promuovano la resilienza. Non c’è infatti un percorso univoco per tutti. Ogni persona reagisce in modo soggettivo agli eventi, e questo è un elemento di estrema importanza da considerare nelle prese in carico di pazienti che devono essere istituzionalizzati.

A mio avviso l’unicità rappresenta una caratteristica determinante e un pregio nell’arte del lavoro di cura. Porta l’assistente sociale a dover andare oltre gli schemi, a guardare le situazioni nella loro complessità e individualità, senza limitarsi all’apparente semplicità della realtà. L’incertezza e l’imprevedibilità di ogni intervento, l’impossibilità di generalizzare e l’attenzione verso la persona, a mio parere, devono essere considerate e riconosciute come potenzialità operative nel mestiere dell’assistente sociale.

In conclusione, utilizzando uno sguardo più ampio e trasversale dei dati raccolti risulta che il servizio sociale dell’OSCAM opera nel rispetto dei pazienti per la promozione della qualità di vita degli individui, senza cadere in quelli che potrebbero essere definiti meri interventi organizzativi di trasferimento di un paziente da una struttura all’altra. Si evince che l’orientamento professionale è indirizzato e focalizzato al rispetto dell’individualizzazione del paziente, inteso come il riconoscimento del valore di ogni singola persona, che va trattata non solo come essere umano ma come essere umano specifico e unico con bisogni, aspettative e rappresentazioni non appartenenti a una categoria, ma da approfondire, scoprire e rispettare individualmente (Biffi & Pasini, 2018, p. 56).

Documenti correlati