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8. Risultati:

8.4 Risultati qualitativi:

Avendo scelto per la mia revisione anche degli studi qualitativi non mi è stato possibile raggrupparli nelle tre categorie sovra summenzionate, di conseguenza verranno analizzate in questo capitolo. Degli 11 articoli scelti per questa revisione 4 sono qualitativi (Cogin & Fish, 2009; Madison & Minichiello, 2000, 2001; Nielsen et al., 2017) mentre uno è mixed-method ovvero sia quantitativo che qualitativo (Cogin & Fish, 2009), analizzerò per primo quest’ultimo. Lo studio di Cogin & Fish (2009) ha innanzitutto formulato delle ipotesi sulle possibili cause delle molestie per poter in seguito somministrare un questionario a 538 infermieri in otto diversi ospedali australiani ed in seguito effettuare con 23 persone delle interviste. I risultati dell’inchiesta quantitativa ha mostrato che il 60% delle infermiere e il 34% degli infermieri ha subito molestia sessuale almeno una volta nei due anni precedenti all’indagine e il 58% di loro ha identificato il paziente come principale responsabile seguito dai medici (27%) e dai colleghi (13%) (Cogin & Fish, 2009). Un altro importante dato emerso dallo studio è che il 68% degli allievi infermieri hanno riferito di aver subito molestie e secondo i ricercatori questo dato mette in luce la mancanza di educazione e strategie di coping e su come gli allievi vengano effettivamente seguiti durante la loro pratica professionale obbligatoria (Cogin & Fish, 2009). Come già sottolineato nel quadro teorico Cogin & Fish (2009) evidenziano come le strategie piu comuni utilizzate per affrontare le molestie (evitamento, distrazione, distanziamento dal lavoro con il molestatore) possano potenzialmente causare esiti disastrosi considerando l’importante ruolo degli infermieri e il gran numero di pazienti autori di questi comportamenti molesti.

I risultati delle interviste sono stati suddivisi in tre ulteriori categorie: responsabili/autori, comportamento dirigenziale e socializzazione (Cogin & Fish, 2009). Sebbene lo studio abbia evidenziato come principali responsabili delle molestie i pazienti, le infermiere hanno riferito durante le interviste che, benché, fosse un comportamento con cui avevano a che fare quotidianamente, esse non si sentivano in una posizione vulnerabile e, anzi, indicavano le molestie sessuali come “parte del lavoro” (Cogin & Fish, 2009). Questo dato

39 sottolinea perfettamente come la molestia non sia una questione di desiderio sessuale bensì di potere (Cogin & Fish, 2009). Tuttavia, è importante notare che sebbene quest’infermiera si sentisse ancora in potere quando accadeva con un paziente è necessario precisare che non è possibile generalizzare questo sentimento in quanto la risposta alla molestia di una persona è interamente soggettiva.

Lo scopo dello studio di Madison & Minichiello (2000) era quello di indagare come 16 infermieri australiani (15 donne e 1 uomo) riconoscono ed etichettano differenti esperienze di molestia sessuale. Lo studio è stato condotto tramite interviste lunghe circa un’ora in cui gli intervistati hanno identificato sette indizi sociali che gli hanno permesso di prevedere una possibile molestia; essi erano “l’invasione dello spazio”, la “conferma da parte di terzi”, la “mancanza di rispetto”, il “comportamento programmato”, il “potere o controllo percepito”, l’“eccessiva gentilezza”, “luogo di lavoro sessualizzato” ed infine “nessun indizio” (Madison & Minichiello, 2000). Lo studio ha inoltre sottolineato la difficoltà dimostrata dagli intervistati nell’identificare gli indizi sociali che gli portavano a riconoscere una molestia (Madison & Minichiello, 2000). Anche se, tutti gli intervistati hanno usato lo stesso aggettivo per descrivere un comportamento inappropriato, ossia indesiderato (Madison & Minichiello, 2000). Lo studio si è poi concentrato nelle razionalizzazioni fatte dalle infermiere per giustificare il comportamento sia del molestatore che la loro risposta alla molestia, essi verranno spiegati meglio nella discussione (Madison & Minichiello, 2000). In conclusione, le interviste hanno mostrato come la molestia sessuale sia ancora poco capita, in quanto intrinsecamente un’esperienza soggettiva e personale (Madison & Minichiello, 2000).

Madison & Minichiello (2001) si sono inoltre occupati di indagare come 16 infermiere australiane classificano i molestatori nonché come esse ne interpretano le motivazioni e quali reazioni portano nel personale. I tipi trovati dalle intervistate erano: “molestatore di genere”, “molestatore inaspettato (fidato)”, “molestatore dello stesso sesso”, “molestatore con comportamento misto”, alcune delle caratteristiche verranno analizzate nel capitolo della discussione (Madison & Minichiello, 2001). I risultati dello studio dimostrano come per queste infermiere la stereotipizzazione del ruolo infermieristico non è più così collegato alla professione bensì al genere (Madison & Minichiello, 2001). La comprensione di un episodio di molestia dipende dalla tempestività dell'interpretazione e del significato applicato all'episodio non solo dalla vittima ma anche dal molestatore (Madison & Minichiello, 2001). Dipende, inoltre, anche dalla conoscenza e dall’esperienza della vittima; la risposta è spesso associata al genere, al potere e alle relazione tra datore di lavoro e dipendente (Madison & Minichiello, 2001). Come descritto da Stockdale & Hope (1997) le molestie sessuali sono un concetto “disordinato”. Le molestie mettono in discussione il modo in cui gli individui pensano a sé stessi e agli altri (Madison & Minichiello, 2001). È un problema che può essere compreso solo considerando i problemi contestuali che riguardano il modo in cui una molestia è costruita, ovvero, una questione personale e sociale con conseguenze che non sono statiche ma che evolvono e cambiano; la dinamica è molto più complicata di una semplice reazione ad uno stimolo (Madison & Minichiello, 2001).

Lo scopo dello studio di Nielsen et al. (2007) era quello di indagare le differenti esperienze e quali azioni fossero state intraprese in caso di molestia sessuale da parte dei pazienti. Lo studio ha usato un approccio qualitativo esplorativo basato su interviste di gruppo con 39 operatori sanitari (38 donne e 1 uomo), essi comprendevano soprattutto infermiere ma anche ergoterapisti, fisioterapisti, un medico, dirigenti e altro personale ospedaliero (Nielsen et al., 2017). Lo studio ha mostrato come le molestie sessuali siano un fenomeno

40 complesso e multifattoriale e che spesso causa dei dilemmi morali agli operatori sanitari (Nielsen et al., 2017). Una delle principali necessità evidenziate nello studio è il bisogno di un riconoscimento più esplicito dei dilemmi inerenti al ruolo degli operatori sanitari in relazione alla gestione dei bisogni sessuali dei pazienti, dei comportamenti sessuali inappropriati e delle molestie sessuali (Nielsen et al., 2017). La ricerca ha inoltre rilevato un’implicita tendenza ha individualizzare la gestione delle molestie sessuale, probabilmente dovuta alla mancanza di procedure e quadri di riferimento comuni e chiari per la concettualizzazione e la gestione delle molestie sessuali da parte dei pazienti (Nielsen et al., 2017). Infine, dimostra come il divario nella ricerca e nella disponibilità di strategie basate sull’evidenza per la prevenzione e la gestione delle molestie sessuali sia ancora evidente (Nielsen et al., 2017).

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