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Rivoluzione uguale a miliziana? Il genere è l'ottimo terreno

nel quale il potere si manifesta;

nominare il genere significa immediatamente evocare il potere216.

Il fracasso del colpo di stato del 18 Luglio 1936 in alcune zone della penisola dà luogo a un primo periodo, denominato periodo rivoluzionario. Gli insorti conquistano subito alcune zone, però non otterranno neanche lontanamente una vittoria netta: sono sconfitti a Catalogna, nel Levante, in Castiglia, a Madrid, in buona parte dei Paesi baschi e nella capitale della Repubblica, sede dei suoi organi di governo. Si trovano davanti un’accanita resistenza nella regione di Aragona, che riescono a dominare solo parzialmente, anche nella Galizia, sebbene piegata con crudeltà in breve tempo, la resistenza presentata è notevole, e vede uniti schieramenti e figure molto diverse: dal militante libertario al politico moderato e rispettoso delle istituzioni. La Spagna rimane ideologicamente e geograficamente frammentata, dai tratti del colpo di stato il conflitto passa ad acquisire quella della guerra civile217.

I militanti libertari hanno svolto un ruolo significativo nella resistenza popolare contro i militari insorti218. Soprattutto in Catalogna le diverse strutture

216 Joan Scott, in Piccone Stella, Chiara Saraceno, La costruzione sociale del maschile e del femminile, 1996, p.11

217

Bolloten Burnet, La Guerra Civil española: Revolución y contrarevolución. Alianza Editorial, Madrid, 2005, Broué, Pierre i Émile Témime, La revolución y la guerra de España. Fondo de Cultura Económica, México, 1962, 2 vol, Preston Paul, La Guerra Civil española, Plaza&Janés, Barcelona, 2000.

218 «La primera distorsión consiste en reducir los sucesos de julio de 1936 en Barcelona a

un enfrentamiento entre un ejército sublevado y la clase obrera que, según se supone estaría toda ella organizada en sindicatos de la CNT. Hay bastantes indicios, sin embargo, que maestra que sòlo los militantes más comprometidos y algunos dirigentes salieron a las calles a combatir,

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che costituivano il movimento libertario sono diventati epicentro organizzativo della resistenza e cantiere di volontari219. L’esperienza nella lotta clandestina, il

suo forte potere di convocatoria diventarono elementi preziosi per poter bloccare gli insorgenti. La storiografia ufficiale e la voce popolare confermano il potere che nelle strade di Barcellona acquisisce il movimento anarchico220.

È passata alla storia l’immagine di una città, Barcellona, euforica, dove il popolo vittorioso inizia la sua tanto sognata rivoluzione sociale, e tra il popolo ci sono anche le donne.

«El 19 de Julio yo me lo pasé con mis compañeros, allí en la Generalitat, pidiendo armas para combatir, y salía Companys y nos decìa que esperáramos, que esperáramos, y los compañeros decìan: “ Ese nos tien más miedo a nosotros que al ejército”. Eramos todos, no sólo los sindicatos, en realidad fue todo el puelo que salió. Los Anarquistas llevaban la batuta, pero había una clase obrera y había un campesinado que se daban cuenta que sus intereses estaban más protegidos en un régimen republicano que en una dictadura fascista que se nos venía encima. […] Pasamos toda la noche combatiendo, levantando barricadas. Yo estaba en el sindicato de la construcción cerca de la Casa Cambó, que era la regional de las patronales burguesas. Estábamos levantando barricadas pero no teníamos armas ». Concha Liaño221.

junto a las fuerzas de seguridad leales, a los sublevados. El famoso pueblo en armas apareció después, cuando, derrotado el laventamiento, las calles se allenarono de hombres y mujeres en huelga que el 19 y 20 de julio habían permanecido en sus casas atemorizadfos por los disparos y la gravdedad de los acontecimientos». Casanova Julián, De la calle al frente,.cit, p. 157. Per una lettura ponderata e dettagliata dei fatti di come si è svolta la lotta nelle strade di Barcellona si veda, Venza Claudio, Venza Claudio, Anarchia e potere nella guerra civile spagnola ( 1936-1939), elèuthera, Milano, 2009, pp.

219 Empezaba la etapa del orden revolucionario. En el curso de este relato tendremos que

centrar nuestro interés, a pesar nuestro, en los hechos políticos, económicos y militares de Cataluña. ¿Motivos? Por ser Cataluña la primera en vencer a los sublevados; por ser la región d emayor densidad confederal y anarquista y, por ende, de mayor empuje revolucionario inicial; por ser la región donde se plantearon con más crudeza las batallas entre las distintas fracciones sindicales y políticas, y entre el gorbierno central ylas regiones autònomas; por resumir Cataluña todas las grandezas y todos los infortunios de la revolución. Josep Peirats, La CNT en la revolución Española, tomo I, cit. p. 157-158.

220 Mille volte ripetute la famosa frase del presidente della Generalitat Lluis Companys

davanti i tre leader anarchici del momento, García Oliver, Durruti e Francisco Ascaso. Si tratta dei membri del gruppo anarchico Solidarios, un gruppo attivo nella lotta armata, autore di attentati o rapine già prima della Guerra Civile. «Donde mejor puede apreciarse esta actitud de los trabajadores es en Cataluña; ahí la organización más genuinamente proletaria la CNT, pudo asumir muy bien la dirección del gobierno, de la región autónoma, ya que no había fuerza no sólo capaz de oponérsele, ni siquiera de codearse decorosamente con ella; y, sin embargo los trabajadores catalanes hicieron de las fuerzas insignificanetes de la UGT y del PSCUC elementos de colaboración, con representación muy superior a la que por su volumen, pudiera corresponderles». Mujeres Libres N° 10 II año de la Revolución

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Allavontes uns dies abans del 18 de juliol ja ens reuníem cada nit perquè s’esperava que passés algo i el dia que va estallar, pues, van dir, - “Bueno, pues ja hi hagut,no?”. No sé si va vindre un i ens ho va dir o van, bueno, el cas és que ens vam enterar que havia passat lo de l’Africa i això, ja ens vam anar, ja havíem nomenat un comité, eh, si passava, de la barriada de les Corts i tots els grups tenien que anar ah, allavontes ens reuníem en un bar que li deien el bar dels Federals, que eren republicans, però que es van adherir tots a nos altres perquè tots eren afins als anarquistes i crec que es van fer tots anarquistes. Els primers dies tothom era anarquista, això ja ho teniu que tindre clar, eh? […]el bar aquests dels Federals vam treure totes les taules del bar, vam posar els matalassos perquè anàvem a voltar, veníem cansats, ens estiràvem per allà, bueno, llavontes la matinada de l’altre dia ja ens van que es ‘vien sublevat els del cuartel de Pedralbes, allavontes vam cobrir tot el camión del bar aquest mateix de, tot això que déiem, mira, la pel.lícula de Tierra y libertad 222. Concha Pérez

Inizialmente la lotta si svolge nei “cuarteles”, bisogna prendere le armi, bisogna togliere le armi al nemico. Nel fragore della lotta è necessario costruire barricate, organizzare la distribuzione di cibo, insidiarsi nelle nuove sedi delle organizzazioni sindacali, ora che il paesaggio sociale della città si è radicalmente modificato. Esempio massimo e paradossale allo stesso tempo del ribaltamento dei poteri è il fatto che sarà proprio il palazzo dove aveva sede la Patronale a diventare la nuova sede del comité regionale della CNT, luogo nevralgico della nuova organizzazione sociale.

C’è un secondo momento rivoluzionario che si sussegue immediatamente nei fatti e nella narrazione degli stessi alla pressa dei “cuarteles” da parte dei gruppi di volontari. Acquisito il dominio della città, inizia velocemente l’organizzazione delle colonne di miliziani che dovranno partire verso Aragona, per aiutare un’importante zona di militanza libertaria, a rischio di cadere nelle mani degli insorti. Il 21 di Luglio partono da Madrid le prime colonne repubblicane verso Guadarrama. Lo stesso giorno a Barcellona si crea il Comité central de Milicias Antifascistas, sancito per il governo della Generalitat, nuova struttura di organizzazione sociale che pronto verrà messa in discussione223.

222

Intervista di Mercedes Vilanova a Concha Pérez , fonfo orale HAFO, Barcellona, pp 28-30.

223 Il Comité, creato il 21 luglio, fungeva da organo di governo in Catalogna e raccoglieva

tutte le organizzazioni di sinistra che appoggiarono la Repubblica. Tre delegati anarcosindacalisti fecero parte del Comité: Juan García Oliver, Buenaventura Durruti (sostituito presto da Marcos Alcón) e José Assens. Come rappresentati della FAI, anche se già i nomi citati appartenevano inoltre a questa rama del movimento libertario spagnolo: Aurelio

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Le prime colonne composte per confederali partono da Barcellona il 24 di Luglio: la Colonna Durruti, condotta dal carismatico lider Buenaventura Durruti, ingloba attorno a due-tre migliaia di volontari224. Queste milizie non

rispondono a nessuna gerarchia militare, si strutturano in modo spontaneo attorno ad alcuni leader significativi del movimento operaio225.

La città si congeda dai miliziani che volontariamente partono, le colonne sfilano per le strade di Barcellona tra gli applausi e il calore della gente. Le colonne partono in un lasso di tempo che va dal 24 Luglio quando partì la menzionata Colonna Durruti a metà Agosto quando parte la Colonna Ascaso226. Queste scandenze che ebbero un’importante ripercussione su quello

che accadeva in Aragona, hanno un importante valore inoltre per capire la figura della miliziana. La sequenzialità cronologica dei fatti tuttavia viene cancellata nelle testimonianze e nelle fotografie, l’euforia provata, nonché un ribaltamento del concetto di tempo che si sviluppa in modo parallelo al ribaltamento dell’ordine sociale, è evidente. Quella precisione cronologica, di vitale interesse per la ricerca storiografica, è allo stesso tempo impossibile da ristabilire nella memoria individuale e collettiva di chi visse quel periodo. La partenza delle milizie costituisce un secondo momento rivoluzionario a Barcellona e, anche in questo secondo momento, come era avvenuta nella lotta per le strade delle città, ci sono le donne. Se questa è una rivoluzione e questi uomini non sono un esercito, cosa può sancirlo più della presenza femminile nelle milizie?

Concha Pérez ricorda così la sua partenza dalla città Condale:

Fernández y Diego Abad de Santillaán. Il Comité De Milicias Antifascista fu sciolto il 27 di settembre, quando la CNT entrò a far parte del nuovo governo dela Generalitat. In questo caso i militanti libertari designati per svolgere ruoli istituzionali furono: Juan P. Fábregas, José Juan Domenech e Antonio García Birlán. Il 4 settembre si era formato un nuovo governo nazionale presieduto dal socialista Largo Caballero che sostiuiva a Negrín.

224 Si tratta di un numero di volontari ben più ridotto di quanto l’euforia che riportano le

immagini che sono rimaste dalla partenza lascia intravedere; come lo stesso Abad de Santillán riconoscerá: A pesar del entusiasmo popular, la columna non era todo lo nutrida que habíamos imaginado. Se calculaba un contingente de 12000 hombres para llevar el ataque a Zaragoza en quello dìas. La columna partió con unos 3000 hombres» citato in José Peirats, La CNT, op.cit., Vol 1, p.167. é da sottolineare il fatto che Abad de Santillán non faccia menzione a nessuna presenza femminile nella colonna.

225 « Las mujeres salieron con sus compañeros a las calles en los primeros día de Julio y

espontáneamente se organizaron y participaron en las columnas confederales. Recuerdo aquellos días y mis amigas a las que conocía por mis años de lucha dentro del movimiento: Palmira Jul, Azucena Haro, Mimi..», Testimonio de Lola Iturbe en Las Dolors Maríns, Las libertarias,. cit. p, 348

226 Casanova Julián, Anarquismo y revolución en la sociedad rural aragonesa 1936-1938.cit.

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Allavontes a nos altres ens van incorporar a la columna que después va ser la Ortiz, era la Columa de Hilario Zamora, ens van dir: “Voslatres perteneixereu a tal”, bueno a un grup. Sí, llavors jo anava amb un fusell, amb mono. Sí, tothom més o menos, sì anàvem amb fusell... Municions? Pues d’això ja unes quantes, no me’n recordo, però poques, poques perquè quatre tiros que vam tirar a un assalt de Belchite es van acabar les municions i llavors res. . Home en el front era, bueno, com el d’aquí, eh? D’un entusiasme de por aqui tothom perquè, bueno, perquè les demés coses es va anar formant después, però primer nos altres , com érem tan entusiastes de la nostra idea i “ i tot lo que veies era CNT-FAI, algo del Poum, algo de l’esquerra i para de comptar, perque los demés, PSCUC i tot aixó, es va formar mès tard. […]. Com era la relació entre nois i noies?. Pues molt, molt, molt maca, molt molt bonica perquè estàvem allà com, tots com a germans, lo mateix que et dic que passava allà al bar, nos latres allà vam anar aquí a La Zaida, estàvem en una casa de pagesos el grup nostre ib dormìem tots per allà amb matalassos a terra i així quan podíem i, bueno, tots junts els nois i bles noies, pues no passava res 227.

Anche Florencia Soler si incorpora a una milizia: arrivata a Barcellona i giorni seguenti al 19 luglio, rimane commossa davanti allo spettacolo di una città gestita dai compagni e decide di inserirsi nella Colonna Durruti:

Llegué a Barcelona… una emoción grande.. los taxis con banderas rojas y negras. Me fuí con la Colomna Durruti, no, no había muchas mujeres, yo y recuerdo a una francesa. Al llegar allí te vestias con un mono de miliciano, el pelo igual que ellos, pasabas desapercibido, es decir no había ninguna diferencia228.

In quanto immagine simbolica la figura della miliziana va confrontata con la “realtà dei fatti”, senza scordare tuttavia che il risultato dell’analisi dei fatti concreti non annulla il suo potere simbolico. Proprio in quanto simbolo, il potere della figura della miliziana, al di là delle analisi quantitative del fenomeno, risiede nella capacità di questa figura di raccogliere e propagare attorno a se una molteplicità di significati ed evocazioni diverse, impossibili da districare completamente229.

227 Intervista di Mercedes Vilanova a Concha Pérez, fondo orale HAFO. pp 35-36 228 Archivio Cinematograficodella Resistenza di Torino, intervista filmata a Soler

Florencia.

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Nel nostro studio non stiamo analizzando lo sviluppo del conflitto in modo sistematico. Ci muoviamo attorno, invece, a dei sentimenti e delle immagini che danno un ordine simbolico al ruolo della donna durante la Guerra Civile. Talvolta la nostra analisi scorre parallela agli eventi avvenuti, a volte invece si distacca da loro. Non si tratta di una ricostruzione dettagliata degli eventi, ma di individuare a che stereotipi di genere si ancora il conflitto, come questi stereotipi cambiano e in che contesto si producono queste modifiche.

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Il saggio di Mary Nash, La milicina otro tipo de combatividad, costituisce un buono studio su questa figura. Un altro saggio di interesse è quello di José Luis Oyón e Carlos Calvo Milicianos anarquistas de Barcelona: inserción urbana y perfil social,

1930-1936230. Come scrive Mary Nash: “durante las primeras semanas de la

guerra, la figura heroica de la miliciana se convirtió en el símbolo de la movilización del pueblo español frente al fascismo”. Nel suo saggio la

professoressa Mary Nash, pioniera nello studio della storia delle donne in Spagna, avendo inoltre presente il valore dell’immagine visiva, esamina la figura della miliziana attraverso un’accurata analisi di biografie e fonti orali.

È dimostrata la partecipazione nella lotta armata di alcune donne appartenenti a schieramenti diversi come le socialiste Lina Odena e Rosario Sánchez, la militante del POUM Mika Etchebéhere o le libertarie Casilda, Carmen Crespo, ecc231. Spesso si tratta di donne che avevano alle spalle una storia di militanza

politica, altre volte, al contrario, a diventare miliziana era una giovane donna senza un precedente passato militante, che mossa dall’entusiasmo rivoluzionario dal momento decideva di prendere le armi. In questi casi spesso il suo nome esce dall’anonimato solo quando la giovane perde la vita combattendo, quando i giornali le dedicano uno spazio, lodando il suo eroismo e usando la sua figura come elemento di coinvolgimento per il resto del popolo, incitandolo alla lotta contro chi aveva segato così ingiustamente una

Difficile narrare un conflitto come quello spagnolo seguendo in modo lineare le coordinate del tempo e dello spazio. Davanti a un momento sentito come rivoluzionario il tempo acquisisce un altro valore, le ore e le giornate possono essere composte dagli stessi minuti di ieri però nel sentire delle persone sono diverse, sono state diverse allora e lo sono ancora di più oggi, quando la narrazione si lega ai ricordi fissati nella memoria collettiva e individuale.La figura della miliziana è innanzitutto una figura costruita visivamente attraverso fotografie, disegni e manifesti. La miliziana viene rappresentata molto spesso prendendo come modelli le attrici nordamericane (gli studi cinematografici americani, come Paramount, si erano insediati nelle città spagnole, diventando un elemento centrale della socialità dell’epoca), ma anche il modello precedente di giovane naturista indipendente che si era diffuso durante gli anni ’30 in seno al movimento libertario. Tutto questo periodo è rimasto inserito nella storiografia e nell’immaginario collettivo (spagnolo e non solo) attraverso immagini. Questo aspetto iconografico verrà analizzato nel capitolo III..

230

Nash Mary, La Miliciana: otra opción de combatividad femenina antifascista, in Las Mujeres y la Guerra Civil Española, III Jornadas de estudios monográficos, Salamanca, Octubre 1983, pp. 35- 41. Oyón José Luis, Calvo Carlos, Milicianos y anarquistas de Barcelona:inserción urbana y perfil social, 1930-1936, en El Cinturón rojinegro: radicalismo cenetista y obrerismo en la periferia de Barcelona (1918- 1939), Carena, Barcelona, 2005, pp.431-467., Nash Mary, Rojas, op.cit., pp.90-98, 155-174.

231

Etchebehére Mika, Mi guerra de España, Plaza & Janés, Barcelona, 1987. L’esperienza di Rosario Sánchez, detta Rosario la Dinamitera è stata raccolta in diversi studi di veda: Strobl Ingrid, Partisanas, La mujer en la resistencia armada contra el fascimo y la ocupación alemana (1936-1945), Virus, Barcellona, 1996, Rodrigo Antonina, Mujer y exilio, Ediciones Flor del Viento, Barcelona, 2003, e la biografia Fonseca Carlos, Rosario la Dinamitera.

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giovane vita. Ci sono inoltre le donne che partono per il fronte decise ad accompagnare nel pericolo compagni, mariti o figlo.

La figura della miliziana ha un’importante presenza nella stampa, non solo quella libertaria, durante i primi mesi del conflitto. Ad essa vengono dedicate copertine come quelle, ad esempio, del 7 e del 13 Agosto del 36 del giornale

Tierra y Libertad232.

Il saggio di Mary Nash si addentra nella proiezione sociale della figura della miliziana e nel suo uso propagandistico. Il racconto dell’eroismo della miliziana, infatti, viene usato molte volte non come una richiesta di incorporazione femminile alla lotta armata, ma piuttosto per mobilitare quella maschile. I manifesti che ritraggono miliziane armate col fucile alle spalle sembrano rivolgersi più a un pubblico maschile che femminile: se anche le donne lottano, non c’è giustificazione possibile che impedisca l’incorporazione dei maschi al fronte233. Questa figura serve paradossalmente a riaffermare una

presa di posizione da parte dalle organizzazioni politiche e sindacali che diventerà palese da lì a breve: gli uomini al fronte, le donne alla retroguardia234.

In modo veloce, tuttavia, inizia a modificarsi l’atteggiamento inizialmente entusiastico verso la figura della miliziana. Si diffonde la voce che la maggior parte delle miliziane sono prostitute e la causa della propagazione delle malattie veneree tra i soldati. Dal congedo glorioso, dalla rivendicazione dell’eroismo femminile si passa velocemente al discredito della presenza delle donne al fronte235. La velocità di tale processo si manifesta con chiarezza nei racconti

orali dove entrambi gli argomenti vengono trattati in modo quasi simultaneo,

232 A fianco del disegno di quest’ultima copertina, che mostra un miliziano e una

miliziana che fanno la guardia di notte, la scritta: “la mujer con rifle y corazón, el compañero en lucha con rifle y corazón también”.

233 «Las imágenes rupturistas de los carteles d ela guerra, como las de la miliciana, son un

ejmplo de cómo representaciones culturales apparentemente transgresoras podían transmitir un mensaje rupturista sin modificar en profundidad los arquetipos de género vigentes en la sociedad». Nash Mary, Rojas, op.cit., p. 33.

234 In realtà la retroguardia non era stata dall’inizio del conflitto uno spazio alieno alla

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