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Si discerne la Scabia dagli altri esantemi cutanei dalla qualità delle papille, e dalla sua apparizionenegl’ interstizi delle dita delle

mani

, ne’polsi, nella regione addominale >

nella superficie interna de’ femori, e sotto del garretto.

Essa è contagiosissima , e si

comunica

per contatto.

Dietro la scoperta de’ pelliccili, obacolini nella rogna s 9’intende perchè si propaga con facilità per contatto , e quanto sia erroneo il differirne la cura: resa troppo inve-terata per colpevole trascuratezza, coll’angoscia de'pruriti, eolia vigilia, che ne risulta, e colla febbre , che si

mani-festa, si rende malattia costituzionale.

CURA.

Il rimedio della maggiorefficaciaperlaguarigione della rogna è lozolfo impiegato internamente, ed esternamente, da stropicciarsi sulle parti affette nella sera per una

setti-mana

, o linchè le pustole finiscano di prurire,ed apparire vive.

E

se

dopo

qualche

tempo

il male ricomparisce, con-verrà senza indugio ricorrervi di nuovo.

Spesso si vede,

dopo

un’epoca più o

meno

lunga, ab l’eruzione cutanea ripercossa, comparire malattie più gra-vi, e più pericolose. In tal caso sarebbe espediente saluta-rissimo riprovocare la Scabia per inoculazione.

Art.

V.

47

OFTALMIA.

L’ infiammazione della congiuntiva, o di tutto ilbulbo oculare dicesi Oftalmia, la più frequente di tutte le

ma-lattie degli occhi.

Si conosce dal rossore, calore, dolore, tensione

del-l’occhio, e dall’intolleranza, ed avversione alla luce.

Sia l’oftalmia esterna

, perchè aggredisce in parte , o tutta la congiuntiva, le palpebre , e talora la cornea : sia

l’ interna, ciie attacca la coroidea , l’uvea, l’iride ec. que-sta

può

propagarsi a quella, e vicendevolmente.

Pel grado di

veemenza

, ed intensità dal

menomo

al

massimo può

essere leggiera, o gravissima.

L’acuta ha seco la febbie, e

poco

dura.

La

cronica è senza febbre, e suol durare più tempo.

La

periodica ritorna a

tempo

determinato.

Può

complicarsi coll’ affezione scrofolosa, venerea, reu-matica, morbillare, vajolosa , esantematica, erpetica, go-norroica ec,

Evvi ancora

P

oftalmia traumatica per violenza esterio-re , o in seguito di operazione della cateratta.

Così nelle altre malattie ,

come

inquestaimporta

som-mamente

conoscerne la cagione, per dirigere la cura ana-logamente.

La

cura sarà relativa al grado, ed allaviolenza de’sin-tomi. In generale si sottragga lo stimolo del sangue, co’ sa1 -lassi, o colle sangui-sughe , applicate però in vicinanza delle palpebre dell’ occhio affetto,

non

già sulle stesse, alr

trimenie col loro stimolo

aumentarebbero

l’afflusso. Si

av-48

verta di non sopprimere lo scolo del sangue delle aperture fatte dalle mignatte,

ma

lasciarloliberamentefluire lino alla

spontanea soppressione.

La

dieta sia la più severa.

Le

bevande rinfrescanti, e lassative. Si eviti la impres-sione della luce.

Nella complicanza d’ impurità gastrica si praticherà il

tartaro stibiato, il cremor di tartaro, il mercurio dolce.

Quando

il dolore, e’1 bruciore nell’occhio sieno

cal-mati, l’oftalmia è nella sua declinazione:

adonta,cne

per-sista il rossore, e l’ingorgo de’ vasi della congiuntiva ,

non

conviene la continuazione de'topici ammollienti ; questi ri

-medj

utilinelprimo periodo dell infumi

m

azione , diverrebbero nocivi nel secondo: in vece si laverà l’occhio col vino bian-co, con i collirj tonici astringenti, col laudano liquido di

Sydenham

, ed è utilissima la

pomata

ottalmicadi Janin con

i collirj vitriolici.

L’oftalmo-blenorrea sia per soppressioue di blenorra-gia. o per contatto del virus blenorroico, diviene

estrema-mente

violenta, e giunge al più alto grado d’intensità. Si curi la violenza della infiammazione prontamente.

L’oftalmia venerea comunica con molta lentezza, rilas-sa,ed ingorga la congiuntiva; oscura, ed ulcera la cornea.

Si prescelga subito

una

cura antivenerea, con i

mer-curiali: i collirj irritanti nocciono. Siattendaadistruggerela lue sifilitica diffusa.

Nel caso di complicanza, o per dipendenzadi altre dia-tesi,

come

scrofolosa, scorbutica, erpetica ec. si abbia in

mira lacagione della malattia primitiva, e frattanto

non

si

trascuri 1’ applicazione de’ collirj tonici-astringenti.

L’ oftalmia cronica tuttocehè

non

offra

un

gonfiamento

49 considerabile della congiuntiva, minaccia lentamente di opa-care, ed esulcerare la cornea con maggiore, ominore vizio della vista.

A

prevenire tale viziosità giovano i collirj tonici col

laudano semplice, o concreto, ed in'cui vi sia sciolta

una

porzione di pietra divina, o infernale: e se visia l’ influen-za di

un

vizio costituzionale, la cura

debb

1 essere diretta alla causa della malattia riconosciuta , o presunta.

REGOLAMENTI

A

SERBARSI DAI DIRETTORI DEGLI OsPIZJ.

i.°

Si

eviti quella claustrale uniformità del

modo

di vivere de’reclusi, e gli si procuri

un

genere di vita attivo;

giacché la

mancanza

di

un

congruo esercizio del corpo nuoce allo sviluppo organico.

2.0

Ceiti mestieri

mal

sani , e laboriosi

non

sifacciano apprendere ai fanciulli cagionevoli.

3.° E’ dovere indispensabile del Direttore fare la ras-segna de’reclusi due volte per ciascuna settimana, coll’ as-si-ìenza di

un Medico

; perchè questi possa discernere le malattie contagiose,

come

la rogna, la tigna, l’oftalmiaec.;

ed

immediatamente

interdirne la comunicazione, e propa-gazione agli altri reclusi.

4-° Si destini

una

Sala ripartitamente tanto ai Scab-biosi , che agli Oftalmici, e Tignosi, per evitarne la

infe-zione diffusiva.

-5.° Per riguardo ai Scabrosi si rifletta, che esiccate le pustole

debbono

lavarsi tutta la superficie del corpo col

5o

bagno tepido di acqua saponata, o marina; si attenda alla nettezza delle biancherie, e sifacciano affumicare collo zolfo

i loro abiti, e le coltre da letto. E’ noto , che l1immondezza,

e l’aria viziata rinnovano la rogna,la quale

immancabilmente

ripullula ,

quando non

siano cambiati gli abiti, e

non

sia-no

rinovati i letti.

6.° Relativamente alla Tigna deve ordinarsi

imperiosa-mente

, che ottenuta la guarigione , il berettone, di cui

si è fatto uso, durante la cura, debba mettersi fuori ser-vizio, ond’ evitare il contagio agli altri.

7.

0

La

rugiada vaporosa nelle mattine prima dilevarsi

il Sole , e nella sera al tramontare produce

una morbosa

cisposità negli occhi: sia

dunque

del Direttoreevitare idue

indicati estremi.

8.° Nelle ore di sollazzo si tengano i fanciulli lontani dal Sole

; giacché diversamente si appalesano le Oftalmie.

9.

0 Gli abiti d’ Inverno

non

si cambiino , che nel

mese

di Giugno.

1 5i

INDICE.

L. .p. I. Ammissione . pag.

C

vp. il. Istituzione ,

Gap. ili. Classificazione della Famiglia

Cap. IV. Divisione del Locale 7

C

ap. V. Impiegati 9

Cap. Vi. Direttore io

Art. I. Amministrazione, ed economia

...

ir

Art. II. Disciplina, ed Istruzione . i5

Art. HI. Salubrità, e nettezza 17

C

p. Vii. Sotto-Direttore 19

Cap. Vili. Cappellano 2r

Cap. IX.

Economo

ivi

Cap. X. Cassiere 23

Cap. XI. Segretario 25

C

ip. Xli. Razionale ivi

Cap. XIII. G’tardarobe 24

Cap. XIV. Medico ivi

Cap.

XV.

Cerusico 25

Cap. XVI. Prefetto

Maggiore

, o sia Ajutante

...

- ivi

Cap. XVil. Prefetti, e sotto-Prefeiti. 2

6

Cap. XViil. Prefetto del Refettorio, e della Cucina . . 28

Cap. XIX. Infermiere 29

Cap.

XX.

Portinajo ivi

Cap.

XXL Reg

olamento per iReclusi messi acorrezione

e per i vagabondi. 3o

Gap. XXII. Pecchi, e storpj 5i

Ofl

52

Gap. XXIII. Ordine del giorno ? pag. 5r

Gap.

XXIV.

Prem/. 57

Cap.

XXV.

Pene ivi

Cap.

XXVI. Congedo

39

Appekdice. Istruzioni sanitarie 4r

\

\

STABILIMENTO

N.° I.°

Cartella Diaria da valere quando non vi

è appalto.

Stato

della numerazione, e trattamento di Vitto per la

Famiglia del

medesimo

il 38

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