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2.1 La fondazione dei primi Club; 2.2 Il Distretto unico 46: il primo

dell’Europa continentale; 2.3 I Governatori del Distretto 46; 2.4 L’atteggiamento del Regime fascista; 2.5 I rapporti tra la Chiesa Cattolica

e il Rotary e l’opera di mediazione di Omero Ranelletti; 2.6 Verso l’autoscioglimento dei Club; 2.7 I Rotary Club in Italia dalla loro prima costituzione allo scioglimento: 1923-1938; 2.8 La rinascita nel dopoguerra: a partire dal Sud.

2.1. La fondazione dei primi Club

Con l’ingresso in guerra degli Stati Uniti nel 1917 il conflitto si trasforma da europeo a mondiale e con la nascita del bipolarismo Usa-Urss, lo scontro si muove su un piano maggiormente ideologico. Come evidenzia Daniela Rossini la propaganda entra prepotentemente sulla scena politica e in Italia si assiste

«al vasto dispiegarsi dell’azione assistenziale e propagandistica statunitense, il cui travolgente successo non era da ascriversi solo alla ricchezza ed efficacia dei mezzi impiegati, ma anche ai crescenti bisogni ideologici delle masse civili e combattenti italiane e al mito dell’America»234.

La propaganda quindi è una caratteristica basilare dell’azione americana in Italia, promossa attraverso le locali sezioni della Croce Rossa235 e dell’Ymca

(Young Men’s Christian Association)236. In collaborazione con queste due

associazioni – aventi entrambe nelle loro fila numerosi soci del Rotary americano – e sotto il coordinamento del Committee on Public Information (CPI)237, il Rotary Internazionale comincia a tastare il terreno in vista di una

sua espansione in Italia. L’Ymca fissa la sua sede a Bologna e costruisce una serie di ‘case del soldato’; viene aperto anche un ufficio italiano del Committee on Public Information, che organizza una delle più importanti campagne propagandistiche che si fossero mai viste sino a quel momento, al fine di

234 ROSSINI, Il mito americano, cit., p. IX.

235 Cfr. CHARLES MONTAGUE BAKEWELL, The Story of the American Red Cross in Italy, The

Macmillan company, New York 1920.

236 Cfr. DIREZIONE GENERALE DELL’YMCA (a cura di), L’opera dell’YMCA presso l’esercito italiano, Ymca, Roma 1919. L’Ymca è un’organizzazione mondiale della gioventù su base protestante ma aperta a tutte le collaborazioni. Cfr. GIORGIO ROCHAT, Regime fascista e chiese

evangeliche, Claudiana, Torino 1990.

237 Il Committee attraverso la Croce Rossa, l’Ymca e Hollywood, promuove all’estero

l’immagine degli Stati Uniti. Cfr., ad esempio, DAVID ELLWOOD, Il Cinema e la proiezione

dell’America, in PIER PAOLO D’ATTORRE (a cura di), Nemici per la pelle, Franco Angeli, Milano 1991.

esercitare sull’Italia la sua influenza culturale, economica e politica238.

L’ufficio, con sede a Roma, è diretto da Charles Merriam, che ben presto familiarizza con Nitti, Orlando, Sonnino, Bissolati, il re e il generale Diaz239.

Il tentativo del Rotary americano di stabilirsi anche nell’Europa continentale, può essere interpretato come la realizzazione dell’obiettivo di promuovere gli Stati Uniti d’America, manifestatosi a cavallo fra il 1917 e il 1918240. In

particolare In Italia, afferma Victoria De Grazia, il Rotary svolge un ruolo di ‘mediatore’ fra vecchi e nuovi rappresentanti della classe dirigente, desiderosi, questi ultimi, di apprendere nuovi modelli di sviluppo economico e sociale241.

Come sopra affermato, i primi contatti del Rotary con l’Italia risalgono al 1918 quando, con l’arrivo dei rappresentanti della Croce Rossa e dell’Ymca, arrivano anche i primi rotariani. I promotori del Rotary individuano la città di Genova come possibile luogo in cui fondare un Rotary club in virtù dei legami commerciali e culturali già esistenti con l’America, dovuti alla presenza, nel capoluogo ligure, della compagnia di navigazione Hamburg Amerike Linie

238 Cfr. GIORGIO SPINI -GIAN GIACOMO MIGONE -MASSIMO TEODORI, Italia e America dalla grande guerra a oggi, Marsilio, Venezia 1938.

239 Cfr. ROSSINI, Il mito americano, cit., p. 128.

240 Cfr. GEORGE CREEL, How We Advertised America. The First Telling of the Amazing Story of the Committeeu on Public Information that Carried the Gospel of Americanization to Every Corner of the Globe, Harper & brothers, New York-London 1920.

241 Cfr. VICTORIA DE GRAZIA, La rappresentazione dei beni. Alle origini dell’ascesa del linguaggio pubblicitario americano in Europa, in PIER PAOLO D’ATTORRE (a cura di), Nemici

(HAPAG)242, dove lavora il giovane armatore Biagio Borriello, uno dei futuri

dirigenti del Rotary italiano. A segnalare Genova ai vertici del Rotary americano, è proprio un rappresentante della Croce Rossa Americana (CRA), George Weeman243. Il napoletano Biagio Borriello già nei primi mesi del 1918,

quando ancora entrambi i paesi erano coinvolti nel conflitto mondiale, instaura importanti rapporti con i vertici del Rotary americano, interessati alla costituzione di un club nella città partenopea244. Così come per Genova, anche

per Torino a intraprendere i primi contatti con la sede centrale del Rotary è un membro della Croce Rossa Americana in Piemonte, Edward Burrall Frysinger, che ricopre il ruolo di direttore ed è socio del Rotary club di Cleburne, Texas245. L’azione della Croce Rossa e dell’Ymca viene spesso coadiuvata dai

consoli e dagli addetti commerciali residenti nelle città dove si intende costituire un Rotary club. Numerosi addetti al servizio consolare statunitense e rappresentanti di imprese industriali e di banche americane presenti sul territorio, diventano soci dei club italiani nelle grandi città, come, ad esempio, Roma, Milano, Napoli, Firenze, Livorno, Torino, Genova, Venezia,

242 Una delle prime compagnie di navigazione che si concentra sulle rotte fra Europa e

America.

243 Cfr. ARCHIVIO ROTARY INTERNATIONAL, Europe Africa-Office, Historical Files, box 265, f. Genova-Italy.

244 Ivi, box 266, f. Naples-Italy, I. 245 Ivi, box 268, f. Turin-Italy, I.

Palermo246. Lo sviluppo del Rotary in Italia inizialmente favorito dall’opera di

propaganda messa in atto dall’America, in un secondo momento, viene frenato dalle tensioni verificatesi durante i colloqui per la pace. Il già citato Biagio Borriello – futuro presidente del club di Napoli e futuro governatore del distretto italiano negli anni 1929-1931 – così scrive al segretario generale del Rotary, Chelsey Perry, il 27 maggio 1919, per rassicurarlo in merito al momentaneo arresto dell’iniziativa riguardante la creazione di un club a Napoli:

«sono sicuro che i sentimenti degli italiani verso l’America sono immutati, poiché le rimostranze relative agli accordi per la pace riguardano principalmente il signor Wilson e non la nazione […]. Perciò a questo proposito non credo che al momento ci dovrebbero essere difficoltà di qualunque genere da parte degli italiani ad assimilare il Rotary, se i suoi principi, le sue regole, gli si addicono»247.

246 Cfr. Annuario Rotary, 1927-1928.

247 Cfr. Lettera di Biagio Borriello a Chelsey Perry, in ARCHIVIO ROTARY INTERNATIONAL,

D’altra parte anche la dirigenza del Rotary americano è molto cauta e prima di concretizzare l’introduzione del sodalizio in un nuovo paese vuole essere certa della stabilità politica interna, perché un iniziale insuccesso rischia di compromettere a lungo l’insediamento dei club in un determinato territorio. Nel 1923, qualche mese dopo la marcia su Roma, si rileva una certa apertura del Rotary nei confronti dell’Italia, e di Mussolini, in sintonia con la linea di pensiero americana248; il governo di Washington, infatti, comunica in più di

un’occasione il proprio compiacimento per il cambio di rotta politica avvenuto in Italia e l’accordo tra i due paesi per la sistemazione dei debiti di guerra e la concessione del prestito Morgan non fa che sancire l’appoggio degli Stati Uniti al regime fascista249. Di fatto di lì a poco, il 20 novembre 1923, viene costituito

a Milano il primo Rotary club d’Italia250.

Nonostante un approccio iniziale al Rotary da parte degli industriali milanesi nel 1919251, le prime azioni concrete per la creazione del Rotary a Milano

248 Cfr. JOHN PAUL DIGGINS, L’America, Mussolini e il fascismo, Laterza, Roma-Bari 1982, pp.

34-35: «fino alla marcia su Roma […] la stampa, in generale, restò in sospeso tra fiducia e dubbio» successivamente i sospetti americani si attenuano e la «reazione dei giornali […] all’avvento di Mussolini può essere definita quale di benevola aspettativa».

249 Ibidem.

250 Cfr. DAVID S.NICHOLL, Quei primi Club italiani, così esclusivi, così blasonati, in «Rotary»,

n. 3, maggio-giugno 1994, pp. 18-21. Cfr. anche ROMAN H.RAINERO, Il primo Rotary italiano

tra elitismo e servizio (1923-1938), Distretto 2030 Rotary International, Genova 2007; AMELIA

BELLONI SONZOGNI, Rotary di Milano 1923-1993, cit.

251 L’industriale milanese Alberto Frua era stato ospite ad una riunione nel Rotary Club di

Chicago e si era detto interessato a creare uno simile anche nella sua città. Cfr. Lettera di

Willard Lansing a Elwin Rooney, 31 dicembre 1919, in ARCHIVIO ROTARY INTERNATIONAL, Europe Africa-Office, cit., box 266, f. Milano- Italy, vol. I.

avvengono nel 1921, per merito dell’irlandese John Redemond252, socio del

club di Dublino e cugino di Leo Giulio Culletton, membro delle Camere di Commercio britannica e americana, stabilitosi da molti anni in Italia, uno dei principali artefici del club milanese e primo segretario generale del Rotary in Italia. Oltre Redemond e Culletton, fra i pionieri del Rotary a Milano e in Italia253 si segnalano anche Reginald Prince Mountney, corrispondente

finanziario del «Manchester Guardian» e l’industriale tessile scozzese James Henderson254.

Il primo Rotary club nasce a Milano255 poiché i dirigenti del Rotary di Chicago

ritengono che il contesto politico e sociale del capoluogo lombardo, che vanta una tradizione associativa e un milieu borghese256, sia pronto ad accogliere la

filosofia rotariana. Nel club milanese vengono cooptati personaggi del calibro di Giuseppe Belluzzo, Giorgio Enrico Falck, Luigi Mangiagalli, Arnoldo Mondadori, Giacinto Motta, Arnaldo Mussolini, Ugo Ojetti, Alberto Pirelli assieme al conte Gino Durini di Monza e al marchese Gaetano Litta

252 Cfr. Lettera di Leo Giulio Culletton al segretario del Rotary International, 28 giugno 1923,

in ARCHIVIO ROTARY INTERNATIONAL, Europe Africa-Office, cit., box 266, f. Milano, vol. I.

253 Cfr. GIUSEPPE VIALE, Primordi del Rotary italiano, Distretto 2030 Rotary International,

Genova 2009.

254 Cfr. CIANCI, Il Rotary nella società italiana, cit., p. 12.

255 ARMANDO FRUMENTO (a cura di),Nascita e rinascita del Rotary a Milano ed in Italia, vol.

I, dal 1923 al 1926, Rotary Club Milano Centro, Milano 1975.

256 Cfr.MARCO MERIGGI, Milano borghese. Circoli ed élite nell’Ottocento, Marsilio, Milano

Modignani257. La cerimonia inaugurale avviene presso il ristorante Cova dove,

fin dai primi del Novecento, si riunivano industriali, politici, artisti, letterati oltre all’aristocrazia del ‘Circolo dell’Unione’258. Ricopre la carica di

presidente del club James Henderson, vicepresidente Giorgio Mylius, segretario Leo Giulio Culletton, tesoriere Enrico De Giovanni259.

Numerosi soci hanno interessi nel settore tessile e meccanico a riprova del fatto che il distretto industriale, più di ogni altro, è sostenitore di quella idea americana, e quindi rotariana, del libero mercato260. Uno dei principali

animatori del Rotary a Milano, e in Italia, è Achille Bossi, avvocato esperto in diritto internazionale che annovera fra i suoi clienti le più importanti società americane con interessi in Italia, come IBM e Norton. Bossi ricopre la carica di segretario del club di Milano dal 1° maggio 1924 al 30 giugno 1926 e poi quella di segretario generale del distretto nazionale, dal 1° luglio 1925 al 20 dicembre 1938261. Ben presto i dirigenti del club milanese si adoperano per

257 Cfr. Annuario Rotary 1927-1928.

258 Cfr. CIRCOLO DELL’UNIONE MILANO, I soci del Circolo dell’Unione durante i suoi primi cento anni di vita 1841-1953, s.e., Milano 1953.

259 James Henderson è direttore generale della S.A. Cucirini Cantoni Coats, Giorgio Mylius,

presidente dell’Associazione italiana dei cotonieri, Leo Giulio Culletton, direttore responsabile per l’Italia della S.A. Worthington, Enrico De Giovanni, general manager della Burroughs Adding Machines. Cfr. FRUMENTO (a cura di), Nascita e rinascita del Rotary a Milano, cit.,

pp. 205-211.

260 Cfr. MARIUCCIA SALVATI, Rotary e storia d’Italia fra le due guerre, in «Storia

Amministrazione Costituzione», 6/1988, pp. 197-217.

organizzare nuovi club nel territorio nazionale, su presupposti dichiaratamente elitari, rispetto ai club americani e anglosassoni.

Il 28 marzo 1924 – nei saloni dell’Hotel Savoia, di proprietà del rotariano Celso Carretti, alla presenza del sindaco di Trieste, il senatore Giorgio Pitacco262 – si svolge la cerimonia inaugurale del secondo club italiano, quello

di Trieste263, che annovera fra i suoi membri i massimi esponenti del mondo

imprenditoriale cittadino. La città cosmopolita di Trieste, infatti, è espressione di un’élite economica rappresentata dalla borghesia mercantile264. Nelle fila del

Rotary triestino è presente oltre al ceto mercantile alto borghese anche esponenti della nuova classe dirigente facenti parte dell’entourage del governo fascista. Spiccano i nomi di Riccardo Brunner, esponente di grande rilievo del mondo industriale tessile e finanziario265; Antonio Cosulich, amministratore

delegato della omonima società triestina di navigazione; Arnoldo De Frigyessy,

262 Esponente dell’irredentismo triestino, entra a far parte del club ma se ne distacca all’inizio

delle polemiche con il regime fascista; podestà di Trieste, ministro di Stato. Membro della Massoneria. Cfr. ALDO ALESSANDRO MOLA, Il Referendum Monarchia-Repubblica del 2-3

giugno 1946, Bastogi Libri, Roma 2016, p. 162; GIAN BIAGIO FURIOZZI, Dal Risorgimento

all’Italia liberale, Edizioni Scientifiche Italiane, Napoli 1997, p. 119.

263 Già nel 1923 vengono presi i primi contatti fra alcuni importanti commercianti inglesi che

lavorano a Trieste e Godfrey Hertslet, console britannico residente a St. Louis e membro del locale Rotary Club. Subito dopo Chelsey Perry indica al commissario speciale addetto all’estensione del Rotary in Europa, Fred Warren Teele, la possibilità di costituire un Club a Trieste. Cfr. ARCHIVIO ROTARY INTERNATIONAL, Europe Africa-Office, cit., box 269, f.

Trieste-Italy.

264 Cfr. ANNA MILLO, L’élite del potere a Trieste. Una biografia collettiva, Franco Angeli,

Milano 1989. Cfr. anche ALBERTO MARIO BANTI -MARCO MERIGGI, Élites e associazioni

nell’Italia dell’Ottocento, in «Quaderni storici», 2, agosto 1991.

265 Cfr. Brunner Dott. Arminio, in ARCHIVIO CENTRALE DELLO STATO, Ministero dell’Interno,

vicepresidente e direttore generale della Riunione adriatica di Sicurtà (RAS); Giovanni Banelli, direttore dei Magazzini generali di Trieste, in seguito presidente della federazione provinciale fascista del commercio, deputato e poi senatore; Paolo Enrico Salem, futuro Podestà di Trieste266. Presidente del club

è Victor Amodeo, importatore di carbone in Europa e presidente della Camera di commercio britannica per l’Italia; in qualità di vicepresidente viene scelto Arturo Castiglioni – medico, a capo del servizio sanitario per la compagnia di navigazione gestita dal consocio Antonio Cosulich – e importante membro della massoneria locale267; Rino Alessi, amico personale di Mussolini,

chiamato nel 1919 a dirigere «Il Piccolo»268. Non si può ricostruite la storia del

Rotary in Italia prescindendo dalla congiuntura politica in cui l’associazione comincia a muovere i primi passi. I club rotariani vengono inaugurati in blocco, a breve distanza l’uno dall’altro, fra novembre e dicembre 1924: club di Genova (15 novembre 1924), Torino (4 dicembre), Roma (6 dicembre), Napoli (11 dicembre), Palermo (15 dicembre) e Venezia (16 dicembre)269.

Mussolini, in questo periodo, ha interesse a mantenere buoni rapporti con le

266 In seguito sostituito perché ebreo. Cfr. RENZO DE FELICE, Storia degli ebrei italiani sotto il fascismo, Einaudi, Torino 1993.

267 Massoneria di Trieste, in ARCHIVIO CENTRALE DELLO STATO, f. Massoneria, b. 1. 268 Cfr. MANLIO CECOVINI -GIAMPAOLO DE FERA,Il Rotary Club Trieste. Ottant’anni di storia 1924-2004, Artigraficheriva, Trieste 2004; cfr. anche ARCHIVIO ROTARY, Rotary Club di

Trieste, Founder members, in Europe Africa-Office, Historical Files, box 269, f. Trieste-Italy.

269 Seguiti, nell’anno successivo, da Firenze (7 marzo 1925), Livorno (8 marzo), Bergamo (13

leve del potere economico del paese. Renzo De Felice, infatti, evidenzia che per tutta la durata della crisi innescata dal delitto Matteotti, le opposizioni tentano di premere sui gruppi di potere – e in primo luogo sulla Confindustria270 – affinché prendano le distanze da Mussolini271. Il Duce,

consapevole dell’importanza dell’atteggiamento degli industriali per il successo del suo governo, indirizza molti suoi atti politici, in questi primi anni di stabilizzazione del regime, alla cura della suddetta categoria. Chiama infatti al governo in due dicasteri, ministero delle Finanze e dell’Economia nazionale, rispettivamente, Giuseppe Volpi di Misurata e Giuseppe Belluzzo, graditi all’ambiente della Confindustria, in particolare al settore degli elettrici all’interno del quale, durante i mesi seguenti al delitto Matteotti, si erano distinti alcuni tenaci oppositori come Ettore Conti, Giacinto Motta, Alberto Beneduce272. Il legame dei due politici con il Rotary è emblematico poiché

Giuseppe Volpi di Misurata273 è il primo presidente del Rotary club di Venezia

270 Sull’atteggiamento degli industriali cfr. PIERO MELOGRANI, Gli industriali e Mussolini,

Longanesi, Milano 1972.

271 Cfr. RENZO DE FELICE, Mussolini il fascista. La conquista del potere 1921-1925, Einaudi,

Torino 1966.

272 Ibidem.

273 Cfr. SERGIO ROMANO, Giuseppe Volpi. Industria e finanza tra Giolitti e Mussolini,

e Giuseppe Belluzzo274 è membro del Rotary club di Milano, più tardi

governatore del distretto unico italiano 46, per gli anni 1931-1933.

Nel corso del 1924 i dirigenti rotariani milanesi proseguono la loro azione di coordinamento a favore dell’istituzione di altri Rotary club in Italia, spinti anche dall’idea che un maggiore numero di club avrebbe garantito una certa autonomia al Rotary italiano rispetto al contesto internazionale.

Il terzo club ad essere fondato è quello di Genova275. L’inaugurazione avviene

il 15 novembre 1924, all’Hotel Bristol, di proprietà del consocio Federico Fioroni. Viene eletto presidente Felice Seghezza, che ricopre tale carica per vari anni (1924-26; 1929-31), successivamente governatore del distretto italiano (1927-28) e in seguito membro del Board of Directors del Rotary International. La membership del club genovese annovera nelle sue fila – rispecchiando il milieu sociale della città – armatori, gestori di compagnie di navigazione e importanti esponenti del commercio; accanto a loro figurano anche membri dell’aristocrazia, come, ad esempio, il marchese Giacomo Medici del Vascello, ingegnere civile, membro del consiglio direttivo della sezione metallurgici e del comitato direttivo della sezione edili dell’Unione industriale fascista della Liguria, presidente della commissione dei porti presso

274 Cfr. PIERO MELOGRANI, Giuseppe Belluzzo, in Dizionario biografico degli italiani, VIII,

Istituto dell’Enciclopedia Italiana, Roma 1966.

la Federazione nazionale fascista dei costruttori edili, in seguito sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, dal 1935 al 1939276. La presenza del marchese

Medici del Vascello ed i frequenti contatti con l’onorevole Broccardi e soprattutto l’onorevole Lantini277 – tra i fondatori, nel 1920, del fascio di

Genova, segretario del fascio nel 1921-‘22 – tutelano il club genovese dall’ondata di sospetti che da parte dei fascisti più intransigenti comincia a riversarsi verso le associazioni accusate di essere legate alla massoneria278.

Qualche settimane dopo l’inaugurazione del club di Genova, viene inaugurato il Rotary club di Torino, il 4 dicembre 1924, grazie all’interessamento di Lorenzo Bertolini, futuro segretario del club piemontese279. Anche Torino, così

come Milano, vanta una tradizione associazionistica che risale al XIX secolo, ma i luoghi di ritrovo dell’élite torinese sono condizionati dalla presenza di Casa Savoia, per cui, mentre a Milano i confini di ceto fra aristocrazia e borghesia vanno attenuandosi, nel capoluogo piemontese, invece, le barriere sociali restano invalicabili per molto tempo280.

276 Cfr. Al servizio dello Stato, in «Il Rotary», 1935.

277 Ferruccio Lantini è un assiduo frequentatore del club genovese, anche se diventa rotariano

nel 1934 affiliandosi al club Roma.

278 Lantini viene chiamato da Mussolini al governo come sottosegretario al ministero delle

Corporazioni (1935) e poi come ministro. Presidente dell’Istituto nazionale fascista per la previdenza sociale (INFPS). Cfr. GIOVANNI VANNONI, Massoneria, fascismo e chiesa cattolica, Laterza, Roma-Bari 1979, p. 196, che indica Lantini come appartenente alla massoneria.

279 Cfr. L’inaugurazione del club di Torino, in «Il Rotary», gennaio 1925.

280 Cfr. ALBERTO MARIO BANTI - MARCO MERIGGI, Élites e associazioni nell’Italia dell’Ottocento, in «Quaderni storici», 2, agosto 1991.

All’indomani della I guerra mondiale281 le associazioni cominciano a

presentare un carattere più democratico e sono più inclini ad accogliere al loro interno esponenti del mondo industriale accanto a membri della classe nobiliare, ciò avviene nelle file del Rotary di Torino in particolar modo in seguito alla presenza nel club dei principi di Casa Savoia che accettano la

membership onoraria. Entrano a far parte del Rotary club torinese, in qualità di

soci onorari, Filiberto di Savoia-Genova, duca di Pistoia, Adalberto di Savoia- Genova, duca di Bergamo, Ferdinando di Savoia, duca di Genova282.

Presidente del club torinese è il senatore Giovanni Agnelli, vicepresidenti sono l’imprenditore dell’editoria libraria Innocenzo Vigliardi Paravia e l’industriale elettrico Giacomo Ponti. Tra i soci fondatori ci sono oltre al presidente della Fiat – che dopo un breve periodo di presidenza rotariana lascia l’incarico non riuscendo a garantire una presenza assidua a causa degli impegni lavorativi, sostituito da Vigliardi Paravia – il figlio Edoardo e Vittorio Valletta, il sindaco di Torino Alberto Bettica, Emilio De Benedetti, Gian Giacomo Ponti, Adolfo Rossetti, Teofilo Rossi di Montelera, presidente della società Martini & Rossi,

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