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Tra XI e XV secolo: I Conti Guid

Fase 3 – Dal XVII al XX secolo

7. Verifica a0*/a > 1 Se la disuguaglianza non è rispettata il paramento non è in grado di resistere all’innesco del cinematismo in caso d

4.4 Elementi chiave di progetto

4.4.1 I ruderi del Castello di Corzano

«Insomma se lo scavo non è radicalmente distruttivo, restituisce un topos, il cui valore aggiunge qualcosa di più all’identità urbana. E’come se si fosse costruito un nuovo monumento che viene ad arricchire la scena della città. […] In sintesi, esaurita la loro funzione di strumento di costruzione della storia, i resti materiali diventano parte della forma della città che viviamo oggi. Questa è la chiave su cui lavorare per reimpostare il rapporto tra Architettura e Archeologia. […] Insomma l’architettura ha il compito di rendere compatibile questa natura doppia di documento e monumento. Di essere luogo della memoria, giacimento della storia e in pari tempo luogo urbano.118»

Il progetto prevede per l’area del manufatto la rievocazione parziale della forma perduta del castello; questo primo tema manifesta l’ampliamento della attuale terrazza verde disegnando a terra una linea spezzata che unisce simbolicamente i due paramenti murari, simulando in pianta la forma spezzata; realizzata con l’aggiunta di terreno consolidato119. L’area calpestabile si estende anche sul manto verde della volta a botte consolidata, per dare continuità e un’unità spaziale. Il l’elemento che contraddistingue questo spazio è prevalentemente il manto erboso, le uniche superfici pavimentate sono le soglie e gli arrivi delle connessioni verticali in blocchi di pietra arenaria; i due paramenti murari rimangono in questo modo i protagonisti di questo spazio, nel quale vige il senso di relativa libertà di percorso.

Per delineare ulteriormente il bordo della “stanza” verde, si è deciso di recuperare un paramento murario, liberato dalla vegetazione infestante con i dovuti interventi di pulitura, di messa in sicurezza e la realizzazione di un bauletto in malta tixotropica.

118 PANELLA R. Un dialogo a volte difficile, in CARAVAGGI L., MORELLI C., Paesaggi dell’archeologia

invisibile Il caso del distretto Portuense, Quodilibet, Macerata, 2014, p. 36.

Raffaele Panella, architetto la cui opera si è articolata in molteplici campi, spaziando dall'architettura all'urbanistica al restauro e recupero urbano al paesaggio, alla teorizzazione sul progetto della città, fino all’impegno civile nelle politiche urbane.

Il punto massimo di attrazione rimane la finestra sul paesaggio del prospetto sud, valorizzato con l’inserimento di una passerella in acciaio a sbalzo che permette di potenziare la relazione visiva diretta con la Val di Bagno.

Si è deciso di non intervenire sulla regolarità dei bordi del paramento murario dell’apertura, ma si è voluto mantenere l’aspetto irregolare che rimane il segno caratterizzante. L’invito verso la finestra è rafforzato attraverso un percorso in lastre di pietra arenaria che accompagnano il visitatore verso la passerella. L’accesso privilegiato alla terrazza verde rimane la scala monumentale, riconfermata come un elemento dominante e unitario, utilizzando la pietra arenaria e conferendole la stessa sezione per tutto il percorso di 2 m, che rappresentano le tre braccia locali, misura con la quale è stata recuperata la mulattiera.

Le sedute in pietra arenaria di fattura artigianale locale rivestono un valore figurativo ed espressivo nel progetto, utilizzate come vere e proprie “architetture” e forme di relazione pensate per organizzare, delimitare, scandire lo spazio progettato. Le panchine costituiscono uno strumento di controllo visivo-percettivo dei luoghi, posizionate nei punti strategici e privilegiati di osservazione.

Analizzati i punti strategici di osservazione, si è deciso di eliminare un ingresso, in quanto ripido e non potenzialmente strategico e di recuperare la connessione verticale tra l’ambiente voltato e la terrazza verde, realizzato con l’intervento di consolidamento del 1973. Il recupero è volto a ripristinare un percorso che offre all’arrivo la vista diretta dei manufatti, riorganizzando il numero di alzate.

L’ambiente voltato, consolidato secondo la normativa UNI-EN, stimato il coefficiente d’uso, viene reso accessibile, ripristinando in pianta l’unità spaziale con una pavimentazione in cocciopesto, tipica delle cisterne; l’accesso alla cisterna viene garantito tramite una scala in blocchi di calcestruzzo prefabbricato, che rende riconoscibile l’intervento.

Il trattamento del “margine” risulta nel progetto un segno forte, nato dalla necessità di rendere il più possibile leggibile lo spazio. L’esigenza di mettere in sicurezza il sito rende indispensabile l’inserimento di un parapetto in acciaio zincato, caratterizzato da un disegno lineare orizzontale, che evoca la partitura

dei corsi orizzontali delle murature. La scelta di un disegno chiaro e delle sezioni minime nasce dalla volontà di non occludere la vista verso il paesaggio. La seconda cisterna viene valorizzata inserendo una soglia in blocchi di pietra arenaria, protetta da un parapetto in acciaio zincato, apribile per eseguire lavori di manutenzione. La copertura della cisterna, pavimentata con lo stesso materiale della scala monumentale per conferire l’unità di materiale, diviene un punto di sosta e di osservazione del parco e del paesaggio; in ragione di questo, una piccola porzione di bosco viene diradato per aprire la vista verso il paesaggio agricolo di Paganico-Vessa-Valle.

4.4.2 Il Santuario della Madonna di Corzano

L’area su cui insiste il Santuario della Madonna di Corzano viene valorizzata con il recupero della mulattiera in pietra arenaria secondo la tecnica locale e mantenendo la sezione di 2 m, che corrisponde a tre braccia locali. Il recupero del percorso storico all’interno dell’area si è scontrato con la necessità di costituire un sagrato in corrispondenza dell’antico ingresso al Santuario; si è deciso di garantire la continuità del percorso storico e di non generare contrasti tra le due pavimentazioni, utilizzando la stessa pezzatura di pietra arenaria della mulattiera e la stessa orditura per consentire lo scolo delle acque; il disegno della mulattiera viene delimitato mediante l’uso dei tradizionali cantonali. L’orditura costruttiva può essere considerata un vero e proprio apparecchio murario ribaltato sul piano orizzontale: le pietre dei bordi sono caratterizzate da dimensioni maggiori e lavorate più accuratamente.

Il nuovo ingresso al Santuario, che avviene dal transetto, è segnato dall’inserimento di un sagrato, che riprende la pavimentazione del sagrato precedente; le dimensioni sono le stesse del nartece dell’ingresso della chiesa. La seduta in pietra arenaria in questo caso riveste il tema del dispositivo catalizzatore, utilizzata cioè come landmark visivo e simbolico. Si disegna un giardino con una quinta arbustiva, utilizzando le essenze tipiche del culto mariano, Philadelphus coronarius, Syringa vulgaris alba e Rosa canina, con un

tappeto di Vinca minor. Si viene a ripristinare un ambito di carattere più intimo legato alla sosta e alla meditazione.

Il chiostro viene recuperato pavimentandolo con blocchi di pietra arenaria e costituisce lo spazio di aggregazione e ricreazione per i cittadini di San Piero in Bagno durante le ricorrenze del paese. Il disegno a croce della pavimentazione e la pendenza dell’1% garantisce lo scolo delle acque.

Lo spazio antistante il Santuario è inerbito e viene lasciato libero da elementi di arredo, per consentire ai cittadini di occuparlo durante gli eventi del paese, come i concerti delle bande e delle orchestre musicali, nelle quali il Santuario costituisce la quinta scenica. Il bordo di questo spazio libero viene delimitato dalle sedute in pietra arenaria e dalle essenze arboree presenti, riproponendo la seduta come landmark.

L’area del Santuario diviene un rifugio di verde e di silenzio, unione armoniosa di natura, storia e religiosità, che appartiene profondamente all'identità della comunità locale.

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