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e il ruolo della corte nel piano di riforma della truppa

Nel documento La corte papale nell’età di Leone XII (pagine 90-99)

pon-tificia

Marco Iervese

La primavera del 1824, insieme alle migliorate condizioni di salute, segnalò, per papa Leone XII, l’inizio di una gestione più di-retta del governo ecclesiastico. Se l’editto del 4 ottobre 1823 1, a pochi giorni dalla sue elezione, aveva già posto in nuce la sua «in-tenzione di sottrarsi alla tutela» 2 di quel gruppo di elettori che ne aveva garantito l’elezione, per procedere così all’accentramento dei poteri decisionali 3, i gravi problemi fisici sopraggiunti sul fini-re dell’anno avevano determinato un ridimensionamento di que-sta spinta. La precarietà di quei giorni, tale da far ventilare nei palazzi apostolici la sua possibile scomparsa, sembrò essere resa ancora più evidente da un segretariato che, nelle mani del neono-minato cardinale Della Somaglia, doveva affrontare difficoltà che alla novità del mandato sommavano un clima di forte tensione 4.

1 Si tratta dell’abolizione della tassa sulle vetture, sui carri e i cavalli: «Così la Santi-tà Sua toglie un inceppamento al commercio giornaliero della Capitale, e facilita i trasporti dei generi dalle province e dall’Agro Romano» in Raccolta delle leggi e disposizioni di pubblica amministrazione nello Stato Pontificio, vol. III, Roma 1834, p. 408.

2 R. Colapietra, La Chiesa tra Lamennais e Metternich, Brescia 1963, p. 173.

3 Lo stesso segretariato di Stato Della Somaglia è stato definito addirittura «sine cura» a causa della forte autonomia ricercata da Leone XII, F. Petruccelli, Sto-ria arcana del pontificato di Leone XII, Gregorio XVI e Pio IX, Milano 1861, p. 27.

4 «E chi è questo Segretario di Stato? Persona […] che un sovrano indebolito dalle malattie non può temere: è un vegliardo ragguardevole per le sue qualità, ma mal visto dalle principali legazioni, che gli rifiutano il loro appoggio: un vegliardo in-cessantemente avvisato dalla sua senile età dei danni che il lavoro può procurare, e dell’utilità che può venire dal temporeggiare» in A.-F. Artaud de Montor, Storia del pontefice Leone XII, Milano 1843, p. 101.

Superato però questo momento, si decise di chiarire i punti cardi-ne del pontificato leonino attraverso l’enciclica del 3 maggio 1824 5, sostenendo così la necessità di una restaurazione spirituale e avan-zando un preciso impegno di lotta all’indifferentismo religioso. Ac-canto a questo impegno morale e pastorale, si affiancò la necessità di far fronte al difficile momento economico 6 per lo Stato che, insieme al perdurare del fervore politico prodotto dai movimenti sovversivi legati alla carboneria e al fenomeno del brigantaggio, viveva un clima di forte instabilità. Si decise allora di intervenire riformando l’ammi-nistrazione dei corpi dell’esercito, quel settore considerato simbolo della mala gestione delle risorse e, al contempo, del nuovo rigorismo pontificio 7.

Leone XII, con il biglietto della Segreteria di Stato del 29 settem-bre del 1824, creò, data la «urgente necessità di migliorare» l’ammini-strazione militare, una speciale commissione «per rivedere i conti di tali amministrazioni», per «proporre su ognuna di esse un piano per migliorarle a vantaggio dell’erario» non dimenticando di tener conto anche della «utilità del pubblico e degli amministrati» 8. Gli obiettivi della commissione sarebbero stati dunque due: migliorare l’efficacia

5 J. Leflon, Storia della Chiesa, XX, Crisi rivoluzionaria e liberale (1789-1846), Ro-ma 1975, pp. 688-689.

6 Ivi, p. 693.

7 Il precedente tentativo di riforma militare risaliva al 1 marzo 1822. Questo prevedeva la riduzione della spesa attraverso la diminuzione del personale del ministero economico, l’abolizione di molti comandi di piazza con l’utilizzo del personale impiegato presso le truppe provinciali e la riduzione degli squadroni in battaglioni. Il piano però non fu mai messo in pratica completamente e non por-tò agli obbiettivi prefissati. Vedi Archivio di Stato di Roma (d’ora in poi ASRm), Ministero delle armi, b. 1141, fasc. Memoria preliminare alla discussione sul piano di riforma della truppa pontificia e metodo di amministrazione, p. 8.

8 Viene aggiunto che la Commissione ha il compito di «occuparsi di migliorare la condizione de’ Militari stessi tanto nel soldo, che nel vestiario, casermaggio, ra-zioni, servizio e tutto altro, che tenda a render contenta la truppa, e disciplinata, restringendone il numero soprattutto nell’ufficialità, quando l’espressa condi-zione de’ medesimi per la ristrettezza de’ mezzi non è combinabile coll’attuale impianto» ASRm, Ministero delle armi, b. 1141, fasc. Memoria preliminare alla di-scussione sul piano di riforma della truppa pontificia e metodo di amministrazione.

diminuendo le spese. Questa sarebbe stata presieduta dal mons. Ni-cola Maria NiNi-colai, Segretario della Congregazione economica, insie-me al marchese Carlo Giberti Mattoli e al computista Angelo Galli 9.

Questo ristretto gruppo giunse alla conclusione dei propri studi preparatori e inviò il 10 aprile 1825 il prospetto di riforma che, una volta sottoposto dal segretario di Stato all’attenzione del pontefice, fu girato da quest’ultimo alla congregazione economica per un parere consultivo 10. Il progetto prevedeva, come suo cardine, lo scioglimen-to della congregazione militare con il passaggio dell’amministrazio-ne gedell’amministrazio-nerale dello stato militare al dell’amministrazio-neonato consiglio economico mi-litare. Le risoluzioni, votate dalla commissione, sarebbero state poi devolute per la loro esecuzione al monsignor tesoriere generale con l’assistenza dei due ufficiali superiori consulenti. In questo modo la direzione generale dei conti, sotto gli ordini del tesoriere generale, doveva formare il centro della contabilità militare.

9 «L’eccessivo aumento di spesa adottato in questi ultimi tempi pel mantenimento della Milizia Pontificia, ed il disguido, in cui si ritrova l’Amministrazione della medesima ad onta di tutti li sforzi, ed il malcontento della truppa stessa hanno mosso l’animo della Santità di Nostro Signore Leone Papa XII ad opporvi op-portuni rimedi. A quest’effetto nominò con biglietto di Seg. di Stato con data 29 Settembre 1824 una Commissione composta del Prelato Nicola Maria Nicolai, del Marchese Carlo Giberti Mattoli e del Computista Angelo Galli, incaricando questi di rivedere colla maggiore esattezza i conti, di proporre un Piano per mi-gliorare l’Amministrazione a vantaggio dell’Erario col semplificare le operazioni, col minorare il Ministero, e di suggerire quei Regolamenti stabili, e ben caute-lati, i quali rendano da ora innanzi facile il rendiconto. Nel procurare però gli avvantaggi dell’Erario ha ordinato il S. Padre, che la Commissione procuri anche l’utilità del pubblico, e degli amministrati, migliorando la condizione dei militari tanto nel soldo, che nel vestiario, casermaggio, razioni, servizio, e tutt’altro, che tenda a rendere contenta la truppa, e disciplinata» ASRm, Ministero delle armi, b.

1141, fasc. Prospetto di riforma della Truppa Pontificia ed organizazione del sistema amministrativo della Commissione deputata dalla Santità di N.S. Leone papa XII.

10 Istituita per volontà della costituzione Ne igitur ea, quae pro felici prosperaque directione et administratione ipsius aerarii Pontificii del maggio 1746. «La congre-gazione economica si consultò in tutti gli affari economici, amministrativi, ed è perciò che i pontificii moto-propri sul libero commercio de’grani, e grascie, quel-lo sul sistema daziale dell’industria, agraria, arti e manifatture, ed in genere in ogni legge riguardante l’economia pubblica, si trova scritto, previa consulta della nostra Congregazione Economica» in G. Moroni, Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica da S. Pietro sino ai giorni nostri, Venezia 1842, vol. XV, p. 193.

Tra i provvedimenti più incisivi riguardo i tagli vi erano l’aboli-zione delle guardie d’onore e di tutti i corpi ritenuti inutili (come il corpo della Finanza, che non sarebbe stata più composta da corpi ma da semplici picchetti e senza ufficiali, venendo così surrogata, nelle sue funzioni, dai corpi superstiti: carabinieri, fanteria di linea, bat-taglione dei cannonieri, dei veterani, reggimento dragoni, compa-gnia dei pompieri e dei fazionieri di Ferrara). Le fortezze di S. Leo, Fano, Pesaro e Senigallia, giudicate troppo dispendiose, sarebbero state sguarnite. Si pensò anche allo snellimento e all’ottimizzazione dell’amministrazione militare, con un controllo più rigido dei finan-ziamenti attraverso l’azione di controllo dei commissari territoriali, omologando le amministrazioni dei diversi corpi e obbligandoli a sot-toporre ogni anno al giudizio della commissione i preventivi di spesa che dovevano essere approvati. Si volle anche rendere meno dispen-diosa e più efficace la presenza delle truppe sul territorio attraverso il superamento della logica delle piccole divisioni a favore dei gran-di raggruppamenti e prevedendo, per la lotta al brigantaggio, l’uso esclusivo dei centurioni (piuttosto che carabinieri o truppe di linea:

più costose e meno adatte alla tipologia dei territori di intervento). Si propose anche un maggior sostegno alle famiglie dei militari infermi.

Di fronte a questo vasto progetto di riforma, il pontefice Leone XII decise, con biglietto del 5 giugno e attraverso il Nicolai, di richiedere i pareri di monsignor De Simone, assessore alle Armi, e di monsignor Bernetti, governatore di Roma11. Concordando entrambi sulla neces-sità della riforma, esponevano come unici punti critici quelli ineren-ti alle posizioni che essi stessi avrebbero assunto, nel nuovo assetto proposto, nell’esercizio delle loro funzioni. De Simone, da assessore della Congregazione delle Armi, non appoggiava lo slittamento delle competenze verso la nuova commissione economica militare, e Ber-netti, governatore di Roma, si mostrò dubbioso sulla possibilità di una sua partecipazione attiva, dati i numerosi impegni e la sua estra-neità ai temi trattati, ribadendo, inoltre, la necessità di non

modifi-11 ASRm, Ministero delle armi, b. modifi-1141, fasc. Appendice al Piano di Riforma della Trup-pa Pontificia e Metodo d’amministrazione, Congregazione economica da destinarsi per l’esame del piano di riforma della truppa pontificia, e metodo di sua amministrazione.

care l’amministrazione attuale dei carabinieri (corpo controllato dal Governatorato) 12.

Non richiesti – ma altrettanto solerti nel rispondere al progetto di riforma – arrivarono diversi fogli anche dalla Tesoreria 13, dove, se pur non firmati dal tesoriere generale, si difendeva l’esistenza del corpo della Finanza (fino a quel momento sotto l’autorità della stessa Teso-reria) e la sua autonomia rispetto agli altri corpi militari. Si delineava dunque uno scenario in cui ognuna delle tre istituzioni, congregazio-ne militare, Governatorato di Roma e la Tesoreria, profilandosi una revisione al ribasso delle proprie prerogative, avanzava le proprie titu-banze. Nicolai, però, come nel caso del corpo della Finanza, non man-cò di difendere punto per punto la giustezza del progetto di riforma14.

12 Entrambi convengono, per quanto riguarda la riforma in generale, alla necessità di riduzione del numero e alla più economica organizzazione, alla restrizione del servizio delle truppe, all’abolizione dei presidi, all’organizzazione dei corpi di linea di ogni arma quanto delle truppe sussidiarie, alla formazione del con-siglio economico militare, alla surrogazione di tutti i corpi militari, alla truppa di finanza nella repressione del contrabbando. De Simone obietta la presenza del tesoriere generale all’interno della commissione economica militare. Sostie-ne che, per quanto riguarda la direzioSostie-ne geSostie-nerale dei conti, dovrebbe essere di competenza diretta del monsignor assessore delle Armi e risiedere nell’ufficio del commissariato, anziché essere soggetta a monsignor tesoriere generale e quindi stabilirsi nella computisteria generale, aggiungendo, inoltre, che il me-todo proposto di scrittura generale richiederebbe un numero di personale tale da rappresentare un danno allo scopo di economia prefissatosi. La nota di com-mento del segretario della congregazione economica a questo punto della rela-zione di De Simone, però, sostiene l’intervento del computista generale della R.

C. A. in quanto sembrerebbe necessario un relatore per le materie economiche e perché ha l’attribuzione di tutti i pagamenti della truppa. Questa, inoltre, non risulterebbe una grave ingerenza, in quanto le medesime incombenze le aveva ancor prima del 1792 in qualità di collaterale della amministrazione economica delle truppe, ASRm, Ministero delle armi, b. 1141, fasc. Sentimento di Monsignor Domenico De Simone sul Piano di Riforma Militare, pp. 1-8. L’obiezione presentata da monsignor Bernetti sarà sul suo ruolo ritenendo egli stesso che l’inclusione nella Commissione Economica Militare sia un «voler ridere alle sue spalle, non potendo aver il tempo, e le cognizioni occorrenti per adempire una tale azienda», ivi, fasc. Sopra il voto di monsig. Bernetti governatore di Roma sul piano di riforma militare, colle riflessioni, e note del Segretario della Congregazione.

13 ASRm, Ministero delle armi, b. 1141, fasc. Appendice al capitolo VIII del piano di riforma militare sulla surrogazione di altre armi all’attuale truppa di finanza, 1825.

14 «Se la forma militare, che si è data al Corpo delle Finanze somministrasse ragion

A questi giudizi, provenienti dalle più importanti cariche prelati-zie interessate, il pontefice volle, però, aggiungere quelli degli ufficiali della congregazione militare. Fu così che con rescritto del 12 marzo 1827, sia i quattro membri della congregazione militare generale, il brigadiere barone Ancajani, il tenente generale Bracci, il brigadiere conte Parisani, il brigadiere Bali Bussi, che i due aggiunti colonnelli Gabrielli e Contini, furono invitati a consegnare i loro pareri sul pro-getto di motuproprio per l’amministrazione delle truppe 15. Il risul-tato, prevedibilmente, si accostò a quello delle precedenti valutazioni sul piano generale e ideale di riforma, lasciando invece, specialmente nelle questioni più tecniche, spazio a riflessioni, proposte e dubbi. An-cajani sottolineò l’oggettiva impossibilità del consiglio di occuparsi di ogni singolo dettaglio della gestione militare, mentre Bracci e Contini sottoposero la possibilità di scegliere i consiglieri tra i graduati in riti-ro 16. Sulle riserve relative ai resoconti mensili delle spese, condivise da un po’ tutte le relazioni, non ci furono aperture. I resoconti qua-drimestrali, già sperimentati, non avevano dato i risultati sperati in termini di chiarezza e precisione. La stessa proposta di Bracci di asse-gnare ai corpi delle armi, e non alla Tesoreria, i pagamenti ai fornitori non fu considerata perché unica all’interno delle sei relazioni. Altro

sufficiente per conservarlo, caderebbero in acconcio molte riflessioni sulla forma medesima, la quale non solo è consentanea alle regole delle militari organizza-zioni, ma presenta di più una superfluità di graduati, ed una inutile divisione di attivi, e sedentari individui. Questa verità non può essere revocata in dubbio da chiunque conosca i principj della disciplina militare, e la forma, con cui è di pre-sente organizzata la truppa doganale» ASRm, Ministero delle armi, b. 1141, fasc.

Riflessioni del Segretario della Congregazione Economica, p. 7.

15 ASRm, Ministero delle armi, b. 1139, fasc. In adempimento del Sovrano Rescritto dei 12 Marzo 1827.

16 La proposta ottenne il successo sperato: «Per il più esatto disimpegno delle sue funzioni sarà monsignor presidente coadiuvato da un consiglio consultivo, composto dal comandante generale delle truppe, e di due ufficiali superiori, da scegliersi tra i più probi, ed intelligenti, che dopo un lungo servizio si trovino in ritiro, ai quali sarà data la qualifica di consiglieri onorari» Archivio Segreto Vaticano (d’ora in poi ASV), Segreteria di Stato, Interni, b. 713, fasc. Motu proprio di Leone XII del 15 marzo 1828 dell’amministrazione militare e relativo regolamento manoscritto.

punto avanzato in maniera concorde fu l’inserimento della truppa di finanza nel nuovo metodo amministrativo contro le ipotesi circolanti riguardo al suo scioglimento 17.

Proposte queste che furono prese in considerazione. Nel gennaio del 1828, la congregazione militare riunita di fronte Leone XII espose il risultato di questa lunga riflessione, proponendo i dubbi che ritene-va più significativi.

In primo luogo ci si chiedeva se il nuovo metodo di amministra-zione dovesse comprendere anche l’armata di finanza, sebbene fosse stata ridotta in picchetti isolati e senza centralità dalle ultime dispo-sizioni sovrane18. Si esponevano inoltre dubbi sulle spese di caser-maggio da addossare ai comuni, l’abolizione dell’ergastolo per prigio-nieri militari, e si propose che i consiglieri di monsignor commissario delle armi fossero scelti tra i graduati in ritiro 19.

Poste queste riflessioni, si arrivò alla conclusione del percorso di preparazione con la proclamazione del Motuproprio del 15 mar-zo 1828. Con questo si decretò l’istituzione del consiglio economico militare 20, presieduto dal cardinale segretario di Stato e costituito da monsignor governatore di Roma, dal tesoriere generale, da mon-signor presidente delle Armi, dal computista generale della Camera

17 Riferendosi al corpo della Finanza: «Questa però sembra che non abbia ad essere compresa nel nuovo metodo di amministrazione stante la determinazione so-vrana che non debba essere più formata in corpi, ma in semplici picchetti senza ufficiali e così per questa, come per altre ragioni che la rendono di sua natura diversa, non può parificarsi alle altre milizie nel sistema amministrativo» ASRm, Ministero delle armi, b. 1139, fasc. Riassunzione dei diversi pareri dati dai sudetti membri e relative conclusioni.

18 In virtù della risoluzione della congregazione economica emanata il 3 luglio 1826, e della rispettiva sanzione sovrana del 16 dello stesso mese, la forza arma-ta di finanza fu divisa in picchetti isolati senza centralità. Cfr. ASV, Segreteria di Stato, Interni, b. 713, fasc. Motu proprio di Leone XII del 15 marzo 1828 dell’ammi-nistrazione militare e relativo regolamento manoscritto.

19 Questa proposta, come la salvaguardia del corpo della Finanza, furono accettate ed inserite nel testo del motuproprio, ASV, Segreteria di Stato, Interni, b. 713, fasc. Riforma ed Organizzazione della Truppa Pontificia, 1828.

20 ASV, Segreteria di Stato, Interni, b. 713, fasc. Motu proprio di Leone XII del 15 mar-zo 1828 dell’amministrazione militare e relativo regolamento manoscritto.

Apostolica e dal segretario della presidenza delle Armi 21. Il consiglio era incaricato di decidere definitivamente delle materie amministra-tive 22, di discutere il preventivo generale delle milizie, di deliberare tutti i contratti di acquisti e di forniture, tanto di viveri che di effet-ti di lavori e di qualunque altro genere mediante l’esperimento dei regolari atti di asta, nonché di deliberare la vendita di qualsivoglia genere appartenente all’amministrazione militare 23. Quest’ultima, poi, fu concentrata presso la Tesoreria per la parte contabile relativa ai pagamenti, e presso la presidenza delle Armi per la gestione della linea; a monsignor governatore di Roma restò l’incarico, oltre del per-sonale, anche della disciplinare e della verifica di tutte le contabilità per i carabinieri. I tre ispettori economici avrebbero verificato la con-tabilità passata poi alla Tesoreria, dove si sarebbe effettuata la contro liquidazione dall’ufficio di revisione nella medesima. La contabilità dei corpi si esibiva alla fine di ogni mese, e prima che subentrasse il nuovo mese si partecipavano i risultati, in modo che i fondi che rima-nevano in avanzo nelle casse dei corpi si ritirassero immediatamente, utilizzandoli per i fondi richiesti il mese successivo. La computisteria generale della Camera Apostolica conservava le scritture legali, dalle quali alla fine dell’anno si sarebbero estratti i bilanci esibiti all’ufficio di revisione.

21 «A questo consiglio poi, per determinazione della memoria di Pio VIII dell’otto-bre 1829, furono aggiunti due generali di brigata» ASRm, Ministero delle armi, b.

1138, fasc. Modazione sulli diversi metodi tenuti nell’amministrazione militare, 1832.

22 Il presidente delle armi aveva il compito di costringere tutti i funzionari a ren-dere i conti delle loro rispettive gestioni, di farne fare le debite verifiche per poi consegnarle a monsignor tesoriere generale per il successivo controllo. Le stes-se funzioni erano svolte dal monsignor governatore di Roma direttore generale di Polizia sul corpo dei carabinieri e dei pompieri, mentre monsignor tesoriere avrebbe seguito lo stesso compito per la forza armata di finanza. ASRm, Ministe-ro delle armi, b. 1138, fasc. Motu pMiniste-roprio di Leone XII.

23 «Questo Consiglio deciderà delle materie amministrative definitivamente quan-do le risoluzioni sieno emanate ad unanimità di voti e se vi sarà disparere fra i membri interpellerà la Segreteria di Stato per la decisione quando il Consiglio stimi utile qualche provvedimento che porti variazione di massima, ne dovrà stabilire il suo parere che rimetterà alla Segreteria di Stato per l’approvazione»

ibidem.

Con tali provvedimenti l’amministrazione poteva considerarsi re-almente controllata, come non si mancò di sottolineare in numerose riflessioni sul nuovo assetto amministrativo. Mentre le riforme mili-tari del 1818 e 1822 si rifecero ad impostazioni più “italiche”, quella del 1828 con la riproposizione del «sempre desiderato modello Ca-prara» impose pagamenti mensili commisurati alla valutazione tecni-ca di chi presiedeva le armi, legandoli al controllo dei commissari ter-ritoriali, conoscitori delle reali necessità di gestione e condizionan-doli alla rivalutazione degli organismi di direzione delle finanze 24.

24 Tale sistema fu però destinato ad avere breve durata. Presto la Tesoreria (1

24 Tale sistema fu però destinato ad avere breve durata. Presto la Tesoreria (1

Nel documento La corte papale nell’età di Leone XII (pagine 90-99)