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Il ruolo della Facoltà di Medicina e Chirurgia nelle Marche

Volevo ringraziare tutti i presenti, ma soprattutto la direzione generale per aver voluto fortemente nella nostra facoltà questo convegno, ciò a dimostrazione e testimonianza di un rapporto che negli ultimi periodi in particolare, ma ormai da molto tempo con dati di fatto precisi, si è consolidato. Io avevo piacere di presentare qualche dato preciso per il quale è necessario e importantissimo che noi ospedalieri e universitari, al di là di tutte le situazioni impor-tanti che si possono avvertire nelle varie discipline ecc., però è importantissimo che condividiamo un progetto. Questo all’interno del sistema Marche. Quando mi è stata affidata questa relazione ho pensato a quello che è il ruolo che ha delineato la facoltà di medicina nel passato, ma soprattutto che avremmo piacere che si delineasse nel presente e nel futuro ed è per questo che ho parlato di facoltà di medicina per il territorio marchigiano noi viviamo in una regione di un milione e mezzo di abitanti con una facoltà di medicina e quindi la formazione sanitaria è sicuramente organizzata dalla facoltà di medicina e questa è una cosa che, perlomeno a livello delle nostre leggi attuali, è incontrovertibile e quindi è una situazione che deve essere presente non solo per la città di Ancona, il sistema Ancona ecc., ma per il territorio marchigiano. Io ricordo direttamente che la facoltà di medicina nei suoi vari corsi di laurea presenta un’attività per oltre il 70-75% all’interno per le attività professionalizzanti degli Ospedali Riuniti e quindi ovviamente tutto ciò ci sottolinea la necessità di una condivisione importante e soprattutto quello che può rappresentare per gli Ospedali Riuniti la facoltà di medicina e

un aspetto che ha portato a quelli che sono i nostri dati attuali sulla facoltà di medicina nel territorio marchigiano, ma per un potenziale e possibile, speriamo, sviluppo futuro. La facoltà di medicina, tra le facoltà del nostro ateneo, è quella maggiormente radicata nel territorio marchigiano. Tutto ciò è molto importante perché, come ha sottolineato l’Arcivescovo, in realtà noi dobbiamo parlare del cittadino, dell’abitante delle Marche e quindi dobbiamo parlare di due elementi del sistema ospedaliero e del sistema scuola e sistema formazione. Da questo punto di vista la facoltà di medicina, già da diversi anni, ha voluto osservare maggiormente rispetto ad altre facoltà quello che è l’aspetto delocalizzazione. Un termine, non molto piacevole, nazionale, ma soprattutto direi di distribuzione nel territorio marchigiano.

I pallini rossi rappresentano le facoltà di medicina che non è sola-mente il corso di laurea di medicina presente in ogni capoluogo di provincia. Al momento attuale nel nostro ateneo, nonostante il numero

chiuso delle nostre facoltà, noi abbiamo comunque un 21% di iscritti alla facoltà di medicina e chirurgia nell’ambito degli studenti del nostro ateneo. Questo è molto importante perché noi, a differenza di altre facoltà, abbiamo un numero chiuso che limita ovviamente e fortunatamente la partecipazione ai nostri corsi di laurea. Per cui noi partiamo assolutamente da una facoltà di medicina e chirurgia che vede tutte le attività professionalizzanti. Tutte le attività di sviluppo professionale all’interno degli Ospedali Riuniti. Abbiamo questa Azienda Ospedaliero Universitaria importantissima su cui dal terzo anno circa il 75% di 900 studenti attualmente iscritti alla facoltà di medicina frequentano l’ospedale torrette e abbiamo una laurea specialistica e a ciclo unico in odontoiatria. Poi abbiamo numerose lauree. Ovviamente le cosiddette lauree triennali numerose e come detto in precedenza, in diversi poli marchigiani, la maggior parte presenti anche in questo caso a livello di Ancona. Non è sempre Ancona, ma si tenta di mantenere una qualità della formazione e se la qualità della formazione si è sviluppata maggiormente in Ancona agli inizi e in questo momento abbiamo una serie di progetti per uno sviluppo qualitativo omogeneo a livello di altre strutture in altre città della Regione Marche.

Abbiamo numerosi corsi di laurea soprattutto dell’infermieristica, presenti su diverse città e in queste schede vediamo che se sola-mente 5 anni fa il 75% degli studenti era presente ad Ancona. Oggi abbiamo in Ancona il 35% degli studenti mentre il 65% in questo momento trova uno sviluppo a livello regionale qualitativamente idoneo. D’altra parte noi sappiamo che se abbiamo, e questa è una cosa importante perché, come in particolare il direttore generale ha parlato di un incontro che oggi pomeriggio avrà con il Ministro Fazio per parlare di quello che è il nostro nuovo atto costituzionale e sapete che dopo l’applicazione della legge Gelmini si è discusso e si sta discutendo un nuovo atto convenzionale tra l’università e la regione e in questo nuovo atto molto importante è il ruolo veramente di commistione, tra ambiente ospedaliero e ambiente universitario anche nell’ambito della formazione. E questa è una situazione che già in precedenza è partita perché voi vedete che se parliamo di docenti del sistema sanitario nazionale parliamo in questo momento, nell’anno accademico in corso, di 176 docenti.

Un numero importante. D’altra parte noi abbiamo anche docenti della nostra facoltà presenti nel territorio. Questo ancora a delineare quello che è l’aspetto significativo della facoltà per la Regione Marche. Il problema delle scuole di specializzazione è un problema

difficilissimo. Non più tardi di due anni fa abbiamo avuto un note-vole problema di riduzione delle scuole di specializzazione che poi, lo scorso anno, si sono invece in gran parte recuperate e al momento noi abbiamo 17 scuole di specializzazioni autonome, sei scuole di specializzazioni aggregate in altre sedi. Tutto ciò sulla base di un programma nazionale che in questo momento ci vede sicuramente ben posizionati. Queste sono le sedi di formazione degli specializzandi nel territorio marchigiano in questo caso anche a dimostrare che se la condivisione ha fatto si che molto facilmente nell’ambito degli Ospedali Riuniti abbiamo la distribuzione, anche in questo caso, di circa il 70% degli specializzandi. Questo a dimostrare che parliamo di una facoltà unica presente e che lavora per il territorio regionale.

Poi abbiamo la presenza numerosa, importantissima e significativa di più del 90% di personale convenzionale universitario nell’ambito degli Ospedali Riuniti e altre aziende dove cominciano ad essere presenti, e progressivamente stiamo avendo un aumento proprio di recente, in altre situazioni del territorio. Parliamo di Jesi, di Fermo e speriamo di parlare di San Benedetto del Tronto a breve. Situazioni che sono significative. Noi abbiamo numerose regioni, in realtà anche regioni di uguali dimensioni, anche limitrofe, e che hanno almeno due facoltà e quindi una situazione molto importante. Parliamo di un coinvolgimento e di uno sviluppo per i professionisti della regione, ma non certo a voler rappresentare solamente un ambito regionale.

La facoltà di medicina vista come investimento economico. Quando noi parliamo di queste voci vediamo come la facoltà di medicina investe, per il polo, una quantità di denaro molto importante a livello di sistema sanitario, non solamente di Ancona, ma anche regionale.

Nell’ambito dello sviluppo futuro noi abbiamo sicuramente alcune osservazioni che ci sono da fare e vedremo come si riuscirà a portare queste osservazioni dalla recentissima legge Gelmini che vorrebbe basare sul controllo di gestione molto più snello operativamente e sul discorso di meritocrazia. Basato principalmente sul rapporto

soprattutto importante e significativo del ruolo dei dipartimenti. Dal dipartimento deve nascere un ambito di sviluppo sempre più impor-tante e da questo punto di vista, chiaramente, dobbiamo parlare di una maggiore snellezza e di investimenti virtuosi. Siamo definiti un Ateneo virtuoso, siamo definiti una regione virtuosa, avremmo piacere che ciò veramente si trasformasse in un virtuosismo econo-mico che porti alla nostra regione maggiore rispetto ad altre regioni che sono, forse, un pò meno virtuose di noi. Quindi la facoltà di medicina deve indicare le possibili idee di un implemento, attra-verso la facoltà, attraattra-verso l’ospedale e la regione. Implementazione delle risorse, e della formazione. Questa è una nota molto difficile;

quando giustamente ci dicono che non ci sono soldi vediamo però che possibilità ci possono essere perché tutto dipende da un’ipotesi di programmazione. Vi presento alcuni esempi. Il problema delle bio-banche è una parola grossa però applicata a due altre situazioni che funzionano molto bene in Italia. Noi abbiamo una regione piccola, amo definirla una bomboniera, dove, se avessimo la capacità di vedere come sviluppare alcuni profili esistenziali comuni con una facoltà di medicina unica, potremmo rappresentare attraverso questa facoltà una banca centrale di tessuti, di sangue, di tutta una serie di situazioni che possono servire alla regione, grazie soprattutto alla regione e a quello che è l’ausilio che in questo momento ci mette a disposizione l’azienda. Quello che stiamo discutendo a livello regio-nale è la possibilità di una creazione di una biblioteca scientifica, una biblioteca on line. Non esiste più il cartaceo per una biblioteca scientifica. Se avessimo la capacità di organizzare una biblioteca centralizzata avremmo un risparmio di più di 10 milioni di euro, perché teoricamente è un risparmio .La nostra facoltà e il nostro ospedale “produce” il 30% di studenti che andranno nel territorio ad eseguire il discorso delle cure primarie e quindi ovviamente in questo momento non poteva che nascere un network molto forte ed importante con i medici di medicina generale e i pediatri di pediatria

generale perché si arrivasse a definire, all’interno della nostra facoltà, un prodotto qualitativamente migliore e che arrivasse al territorio un prodotto qualitativamente più formato per cui da quest’anno abbiamo l’inserimento di discipline nel corso di laurea di medicina di cure primarie al quinto, sesto anno consecutivi per l’aspetto soprattutto importante dal punto di vista formativo. Ci sono studenti che devono sapere, dal momento che possono accedere rapidamente all’ambiente territoriale, a che cosa vanno incontro, come deve essere organizzato oggi il discorso delle cure primarie, ma tutto ciò viene da un’ampia e importante condivisione. In questo caso, con i medici di medicina generale, abbiamo parlato spesso di quali possibilità condividere per ottenere un rapporto qualitativo migliore. Rapporti importanti, chiaramente, con le associazioni di volontariato. Noi tutti collabo-riamo come discipline, con determinate associazioni di volontariato..

Sono stato presidente di una società scientifica per diversi anni e so benissimo il rapporto di sviluppo a cui si è arrivati grazie ad una condivisione importante con alcune associazioni di volontariato in funzione soprattutto del paziente che deve essere sempre il nostro primo obiettivo. È chiaramente il problema dell’umanizzazione delle cure, di cui ha parlato direttamente l’Arcivescovo, di cui noi facoltà, grazie all’operatività del preside Manzoni, grazie all’operatività del prof. Danieli, abbiamo questo input ormai attivo da diversi anni e ci fregiamo, per merito di coloro che mi hanno preceduto, di queste possibilità di sviluppo che poi sono state copiate molto spesso negli altri corsi di laurea. Quindi avremmo piacere di vedere Ancona, insieme alle Marche, avere uno sviluppo che, se prima era centri-peto verso Ancona da parte dell’Emilia Romagna, dalle altre regioni che ci circondano, avremmo piacere sempre di più di portare quello che è il nostro sviluppo di cultura tecnico-scientifica e sociale delle Marche almeno nelle regioni limitrofe.

Prof. ITALO D’ANGELO