PARTE SPERIMENTALE Premessa
S COPO DEL LAVORO
Per non vanificare gli sforzi politici, economici ed attuativi del percorso di conservazione brevemente descritto sopra, le Amministrazioni Territoriali, a partire dalle politiche ambietali dettate dalla Unione Europea, avrebbero dovuto assumere l’onere di mettere a punto, in maniera metodica e continuativa nel tempo, una serie di sistemi di verifica dello stato di conservazione degli habitat e delle specie viventi; della compatibilità dello stato di salute di questi con i piani di gestione territoriale e di sviluppo proposti in ciascun comprensorio di competenza; delle interrelazioni con le attività antropiche, incluse quelle di sviluppo socio-economico e di interferenza con la salute umana. I risultati delle verifiche sono stati oggetto di confronto tra i vari Stati dell’Unione Europea e del Mondo, durante l'anno internazionale della biodiversità, organizzato dall'ONU per il 2010. Il triennio di dottorato di ricerca (2009-2011) si è posto a cavallo tra la fine della fase di proposta e attuazione delle aree di particolare interesse ambientale e naturale (2009) e la prima fase di valutazione degli effetti ottenuti (2010). Per tal motivo l’indagine sperimentale proposta ha tentato di identificare gli strumenti più idoneii a produrre risultati di monitoraggio utili alla:
1) Identificazione della biodiversità animale presente.
a) Valutazione della presenza/assenza delle specie animali segnalate dal progetto BIOITALY nell’anno 2000 all’interno del SIC “Camposauro” (Codice Sito Natura 2000: IT 8020007).
b) Valutazione della fauna raccolta da due CRAS. 2) Valutazione dello stato di salute della biodiversità.
a) Analisi delle cause che hanno messo in una condizione di difficoltà la fauna che per tale ragione sono state condotte presso i CRAS.
3) Attualizzazione dell’influenza antropica sugli ambienti e sugli habitat.
a) Descrizione di un modello di espanzione urbana: “la Provincia di Napoli”.
4) Analisi della compatibilità tra sviluppo socio-economico e conservazione della natura.
a) Descrizione di una operazione di controllo di una popolazione selvatica considerata dannosa nei confronti di un’attività produttiva.
Sebbene in tutte le Regioni si sia riscontrato una ferma sensibilità al recepimento della “Carta della natura” poche Amministrazioni hanno investito su organismi di monitoraggio continuo del territorio.
Organi di controllo e monitoraggio ufficiali si rendono dunque indispensabili per identificare i criteri di valutazione e verificare l’effetto delle pressioni antropiche, comunque esercitate sugli ambienti naturali e semi-naturali e, laddove necessario, comunicare tempestivamente alle
Amministrazioni competenti le più appropriate azioni di tutela e salvaguardia, nonché di allarme sanitario, se necessario.
Il nostro gruppo di lavoro si è sempre dichiarato fermamente convinto della necessità di istitutuire organi di monitoraggio permanente sui territori, ufficialmente riconosciuti da parte di tutti gli enti operanti su di un determinato territorio: Regione, Province, Comuni, Comunità Montane, Enti Parco Nazionale, Ambiti Territoriali di Caccia, etc.
Per il conseguimento dell’obiettivo si è ipotizzato quindi, di organizzare uno schema di raccolta dati a partire da una struttura operante sul territorio, in grado di ricevere informazioni pluridirezionali fornite da differenti attori quali un Centro di Recupero Animali Selvatici. Al fine di rendere quanto più ampie le fonti di informazione, dopo aver identificato quale centro di coordinamento il CRAS Due Mari (Sardegna), si è costituita il network italiano per il controllo dello stato di salute della biodiversità includendo le strutture citate nei Materiali e metodi all’interno del progetto WildTech del 7th FP (2010-2013).
1) Identificazione della biodiversità animale presente
Al fine di identificare il maggior numero di specie presenti si è proceduto alla valutazione della presenza/assenza delle specie animali segnalate dal progetto BIOITALY nell’anno 2000 all’interno del SIC “Camposauro” (Codice Sito Natura 2000: IT 8020007) e, utilizzando i dati dei CRAS, si è descritta la fauna in difficoltà raccolta dai Centri.
2) Valutazione dello stato di salute della biodiversità
Sempre utilizzando i dati resi disponibili dai CRAS di riferimento, sono state analizzate le cause che hanno messo in una condizione di difficoltà la fauna e che per tale ragione venivano condotte presso i Centri.
La fauna selvatica è da sempre stata considerata un’importante serbatoio di agenti etiologici responsabili di malattie infettive trasmissibili anche all’uomo. Queste malattie, definite zoonosi, costituiscono un grave rischio per la salute pubblica ed il loro controllo viene ritenuto importante dall’intera comunità scientifica mondiale. Tuttavia, sebbene uno studio condotto da Taylor nel 2001 dimostri che su 1415 patogeni isolati dall’uomo, il 62% era di origine zoonotica e su questa percentuale, circa il 75% era ascrivibile a fonti di origine selvatica (Bengis, 2004) non è ancora chiaro l’epidemiologia di molte zoonosi si intrecci in maniera inequivocabile con la salute dell’uomo e degli animali sia essi domestici sia selvatici. I patogeni responsabili di zoonosi possono infatti essere ospitati da animali selvatici che fungono da reservoir di batteri, di virus, di parassiti ed in minor numero di funghi, ma non saranno mai
controllati in assenza di un costante piano di monitoraggio sanitario da effettuarsi sulle popolazioni selvatiche.
3) Attualizzazione dell’influenza antropica sugli ambienti e sugli habitat
La partecipazione del gruppo di ricerca alla realizzazione delle modifiche al “Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Napoli” ha permesso di analizzare nel dettaglio l’incalzante espanzione urbana sul territorio. La Provincia di Napoli è stata quindi utilizzata come modello di impatto negativo sugli ambienti naturali e sulla fauna in essi contenuti consentendo di evidenziare le condizioni sfavorevoli nelle quali animali selvatici, principalmente migratori, sono costretti a continuare il loro ciclo biologico.
4) Analisi della compatibilità tra sviluppo socio-economico e conservazione della natura. La descrizione della composizione della dieta del cormorano svernante nelle zone umide dell’Oristanese mediante l’analisi del contenuto gastrico degli esemplari abbattuti, rappresenta una opportunità di conoscenza della biodiversità presente in determinati territori, attraverso l’identificazione delle specie utilizzate nell’alimentazione di un uccello che, in determinate condizioni, può essere oggetto di campagne di abbattimento ufficiali.
I risultati sono stati considerati attendibili in termini qualitativi, mentre l’analisi quantitativi non conduce ad una stima precisa. Tutti i cormorani abbattuti sono stati sottoposti alle più importanti indagini diagnostiche, finalizzate al monitoraggio sanitario della popolazione oggetto del campionamento.