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S EZIONE T ERZA

Terremoti storici nella fascia collinare delle Marche

La fascia collinare intermedia tra le zone sub-appenniniche e quelle adriatiche risente sia dei grandi scuotimenti tettonici originati delle faglie appenniche sia di quelli generati dalle faglie costiere. Ben pochi sanno, pe-rò, che tale fascia è sede di una sismogeneicità sua propria che causa terre-moti locali, certo non così forti e potenti come quelli appenninici, ma da non sottovalutare, perché spesso hanno raggiunto il 7º MCS e, almeno in un ca-so, anche il 9 grado (Ascolano, 1943). Se ne propone una tabella di sintesi.

TABELLA DEI TERREMOTI NELLA FASCIA COLLINARE DELLE MARCHE

[nella tabella sono evidenziati in corsivo gli eventi di 6-7º MCS o superiori] (*) 1480, data imprecisata, Ascolano, Imax 7-8, Mw 4,8.

1502, 6 settembre, Monte San Vicino, Imax 7, Mw 4,6.

1540, 8 aprile, Fermo, Imax 6-7, Mw 4,8.

1617, 23 marzo, Jesi e suo territorio, Imax 5-6, Mw 4,4.

1626, 12 maggio, Marche centrali, Imax 7, Mw 5,1.

1685, giorno e ora imprecisati, Valle del Metauro, Imax 5-6, Mw 3,9.

1718, 18 agosto, ora imprecisata, Maceratese, Imax 5-6, Mw 4,4.

1727, 14 dicembre, ore 19,45, Valle del Metauro, Imax 7, Mw 5,24.

1795, 19 giugno, Maceratese, Imax 6, Mw 4,7.

1805, 9 maggio, Maceratese, Imax 6-7, Mw 4,4.

1809, 25 agosto, Macerata, Imax 7, Mw 4,6.

1842, 23 gennaio, San Severino Marche, Imax 5-6, Mw 4,4.

1874, 3 febbraio, Maceratese, Imax 5-6, Mw 4,4.

1895, 25 ottobre, Fermo, Imax 5-6, Mw 4,1.

1897, 21 settembre, Marche settentrionali, Imax 7, Mw 5,4.

1897, 28 ottobre, Fermano, Imax 5-6, Mw 4,1.

1923, 12 luglio, ore 20:49, Marche meridionali, Imax 5-6, Mw 4,28.

1929, 2 gennaio, ore 10:07, Marche Centrali, Imax 6, Mw 4,4.

1943, 25 marzo, ore 15:40, Marche meridionali, Imax 7, Mw 5,2.

1943, 3 ottobre, ore 08:28, Ascolano, Imax 9, Mw 5,67.

1950, 3 settembre, ore 22:41, Ascolano, Imax 5-6, Mw 4,4.

1995, 30 dicembre, ore 15:22, Fermano, Imax 5-6, Mw 4,2.

1996, 1 gennaio, ore 12:21, Maceratese, Imax 5-6, Mw 3,66.

1996, 22 gennaio, ore 18:37, Fermano, Imax 5, Mw 3,9.

(*) I dati sono ricavati dai cataloghi CPTI15-DBMI15 dell’INGV.

Sono stati 24 i terremoti storici avvenuti nella fascia collinare delle Marche di cui è rimasta memoria nei cinque secoli considerati. Di essi 10 eventi sono stati di intensità pari o superiore al 6-7 grado della scala MCS;

gli altri 14 sono stati di intensità inferiore alla soglia di danno (6º MCS). Da

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notare che, secondo le valutazioni dell’INGV, solo un evento ha raggiunto il grado IX della scala, quello Ascolano del 1943, 3 ottobre, con epicentro a San Venanzo, frazione di Castignano (AP).

Sono quindi sono solamente 10 gli eventi di cui in questa ricerca si darà una descrizione più accurata. Ad essi si aggiunge però la notizia di un “falso evento” a Mondolfo nel 1784. Per tutti gli altri terremoti, tranne brevi ac-cenni, si indirizzerà chi voglia approfondire le conoscenze ai principali studi di riferimento segnalati dall’INGV.

Si procederà, come il solito, in ordine cronologico.

1480, data imprecisata, Ascolano, Imax 7‐8, Mw 4,8.

Monteprandone (Io 7-8), Monsampolo (Io 7), Spinetoli (Io 7).

Una Cronica ascolana1 riferisce un terremoto con “danni notevoli”, ma non meglio specificati, nei territori di Monsampolo del Tronto (Io 7) Spine-toli (Io 7) e Monteprandone (Io 7-8), comune dove il terremoto “(...) fece cadere un pezzo di muraglia verso la marina”. Le repliche durarono “per circa un’ora”.

Il principale studio di riferimento2 su questo evento segnala molte per-plessità sia circa la localizzazione dell’epicentro sia circa la datazione del terremoto che, secondo gli studiosi, andrebbe compreso nell’arco di anni tra il 1479 e il 1482, quando le coste adriatiche della Dalmazia furono interes-sate da gravi eventi sismici avvertiti soprattutto a Ragusa (odierna Dubrov-nik), dove le scosse avrebbero raggiunto forse il 9º MCS il 20 ottobre 1479, il 18 ottobre 1480, il 14 febbraio 1481, il 15 febbraio 1482, il 26 settembre 1482.

È difficile affermare se il terremoto descritto nel Libro delle memorie antiche della città di Ascoli (secc. XIV-XVII) sia stato solo un evento locale o se vada messo in correlazione con quello avvenuto a Ragusa, data la pros-simità delle due coste. Gli esperti, pero, sono propensi a considerarli un uni-co evento e hanno proposto di spostare l’epicentro da Campli (prov. Tera-mo), dove era stato collocato nel precedente catalogo PFG/CNR3, ad una zona intermedia del mare Adriatico tra le coste delle Marche e quelle della Dalmazia.

1 Cronica Ascolana, Libro delle memorie antiche della città di Ascoli (1262-1557), secc.

XVI-XVII, ms. A.1.22, Biblioteca Comunale di Ascoli Piceno.

2 Monachesi Giancarlo, Castelli Viviana, Sismicità dell’area aquilano-teramana dall’

“analisi attraverso i cataloghi”, Rapporto tecnico per la Regione Abruzzo, Gruppo nazionale per la difesa dai terremoti/CNR, e Osservatorio Geofisico Sperimentale, Macerata 1992,Il terremoto del 1480 (Area epicentrale: Campli), scheda 3.2.

3 Postpischl Daniele, Catalogo dei terremoti italiani dall’anno 1000 al 1980, ed. 1985.

Quaderni della Ricerca Scientifica, 114 2B, Bologna.

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Monachesi G., Castelli V., Sismicità dell’area aquilano-teramana, cit., scheda 3.2 - 7.

1502, 6 settembre, Monte San Vicino, Imax 7, Mw 4,6.

Poggio Cupro (Io 7), Civitella (danni), Cupramontana (sentito), Fabriano (Io 5-6).

Nella notte tra il 5 e il 6 settembre 1502 una scossa di terremoto interes-sò il paese di Poggio Cupro e fu avvertita anche a Cupramontana. Lo studio di riferimento4 produce il testo di un notaio di Cupramontana, Francesco Angelelli, vissuto in quell’epoca:

“Circa mediam noctem diei martis sexti mensis septembris fortiter terra tremuit cum non parvo timore omnium audientium et conquassatione diversis civitatibus et locis provincie [...] Que cotidie circa per anno die noctuque perduravit” (Verso mezza-notte del sei settembre la terra tremò fortemente con non poco spavento di quelli che lo sentirono e con sconquasso di diverse città e luoghi della provincia [...] continuò quotidianamente, notte e giorno per quasi un anno)5.

4 Stucchi M., Revisione della sismicità storica dell’area anconetana, 2007, cit., 138 pp.

5 Stucchi Massimiliano, Revisione della sismicità di riferimento per Ancona, vol. 1, Milano 1988, pp. 26-29; la fonte riferita è Archivio di Stato Ancona, Notarile di Cupramontana, Notaio Francesco Angelelli, vol. VII (1493-1505), c. 293v. e c. 333r.

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Inoltre, in un contratto di vendita rogato dallo stesso notaio nel giugno 1503, si accenna a lavori eseguiti «pro restauratione murorum [...] a terre-motibus nuperrime ruinatorum» nel castello di Poggio Cupro.

Lo studio afferma che «Non è possibile stabilire con certezza se i danni descritti siano da attribuire all’evento del settembre 1502 o ad altro succes-sivo». Sempre il notaio di Cupramontana attesta che le repliche si fecero sentire quotidianamente per circa un anno, ma non risulta possibile precisare né le singole date né la loro intensità6.

Nel 1503, il 14 novembre, un altro evento interessò la stessa area del Monte San Vicino, con Imax 7, Mw 4,8. Anche questo terremoto sembra es-sere stato limitato alla sola località di Poggio Cupro (Io 7), con danneggia-menti alle mura del castello. A Civitella (località in seguito abbandonata) provocò danni alla torre. Il sisma fu avvertito senza danni anche a Fabriano (Io 5-6)7.

Nel 1505, il 4 marzo, il notaio Angelelli segnalava altre scosse a Cu-pramontana, ma gli studiosi concludono che «allo stato attuale della ricerca non si è in grado di valutare il loro rapporto con il periodo sismico iniziato nel 1502»8.

1540, 8 aprile, Fermo, Imax 6‐7, Mw 4,8.

Fermo (Io 6-7)

Negli antichi Annali della Città di Fermo di Giovan Paolo Montani dall’anno 1445 sino al 1557, trascritti da Gaetano De Mincis nel 18709, si legge la seguente frase:

«Die 8 aprilis 1540 horis 25 (sic), fuit terremotus magnus ita quod et vituperave-runt plurima edificia.»10

Soppesando le poche parole «furono guastati moltissimi edifici», i si-smologi hanno assegnato una intensità fra il 6 e il 7 grado MCS11.

6 Ibidem.

7 Camassi Romano et alii, Quaderni di Geofisica, N. 96, INGV, Roma 2011, Allegato, Schede, p. 16. Tra le fonti citate dagli autori figurano Leopardi Monaldo (sec. XIX), Annali di Recanati, Loreto e Portorecanati, a cura di Foschi Franco, Centro Nazionale di Studi Leopardiani, Recanati 1993, p. 538, e Paciaroni Raul, Memorie sismiche sanseverinati, San Severino Marche 1989, p. 68.

8 Stucchi M., Revisione della sismicità, cit., pp. 26-29.

9 De Minicis Gaetano, Cronache, Ed. Cellini, Firenze 1870, p. 196. L’a. ha trascritto una serie di antichi documenti d’archivio relativi alla storia della Città di Fermo, pubblicati con il titolo di Cronache della città di Fermo in Documenti di Storia Italiana, a cura della Regia Deputazione di Storia Patria per le Provincie di Toscana, dell’Umbia e delle Marche, Tomo IV (1870). La sua opera è servita come fonte a Baratta Mario, I terremoti d’Italia, cit., p. 94.

10 De Minicis G., cit., Continuazione di altra mano degli Annali di Montani, p. 196.

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1617, 23 marzo, Jesi e suo territorio, Imax 5‐6, Mw 4,4.

Secondo il Diario dello jesino Francesco Manuzi12, a Jesi la sera del giovedì santo del 23 marzo 1617 avvenne un terremoto che causò grande panico e sporadici danni in città, dove «in San Domenico cascò un pezzo di tetto al dormitorio»; fu sentito “in molti lochi” intorno13.

1626, 12 maggio, Marche centrali, Imax 7, Mw 5,1.

L’evento accaduto il 12 maggio a Macerata (Io 7) è raccontato in un breve trattato pubblicato in città dal chirurgo comunale Federico Zerenghi, originario di Narni, «per mostrare a quelli che non sanno, e non hanno mai più sentito terremoto che cosa egli sia, la causa, che lo produce, e quello, ch’il più delle volte suole significare».

Nel suo breve Discorso del Terremoto Zerenghi racconta che l’11 mag-gio 1626, circa le ore 22:00 (orario attuale), molti maceratesi furono sveglia-ti “essendo in letto dormendo” da una prima scossa di terremoto che non causò danni. Il giorno seguente, 12 maggio, si ebbero nuove scosse: la prima alle 17:30 (attuali) e la seconda più forte alle 17:45, che causò lievi danni in città e dintorni.

«Il moto della terra che si sentì in questa celeberrima città di Macerata alli 12 di maggio 1626 a hore 22 e due quarti, e un quarto d’hora di poi raddoppiare il tremoto con maggior forza si che nella città e fuori fece tremare tutti gli edifitij e tutti gl’arbori, fece cadere molti camini e merli alle colombare, cascò ancora qualche pezzo di muro e al Sacro Convento de’ frati Agostiniani detto La Fonte14 fece cadere un pez-zo di volta. Talché fra dentro la città e fuori danneggiò circa sessanta luoghi, benché non facesse danno notabile [...] se bene da alcuni mi è stato riferito che ha danneggiato per cinquemila scudi […] e questo terremoto si sentì ancora circa le tre hore di notte dell’istesso giorno da molti, ch’essendo in letto dormendo furono da esso risvegliati, qual moto della Terra fu come dissi alli 12 maggio a hore 22 e quarti tre.»15

11 Archivio Macrosismico GNDT, 1995. Studi preliminari di terremoti attraverso i repertori sismologici. Archivio macrosismico del GNDT, Milano.

12 Vernelli Carlo, Crisi demografica e vicende meteorologiche a Jesi nel diario di Francesco Manuzi 1606-1627, in Proposte e ricerche, n. 7/1981, pp. 127-161.

13 L’evento è riportato in Camassi R. et al., Quaderni di Geofisica, N. 96, cit., p. 59.

14 Il convento degli Agostiniani sorgeva nell’area dell’attuale cimitero di Macerata, v.

Murri Alfredo, Castelli Viviana, I terremoti nelle Marche del Seicento, in Il Seicento nelle Marche. Profilo di una civiltà, a cura di Costanzi Costanza e Massa Marina, Regione Marche, Centro per i Beni Culturali, Ancona 1994, p. 147.

15 Zerenghi F., Discorso del Terremoto, Macerata, luglio 1626, p. 11.

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Gli autori della scheda dell’INGV16 riportano un’altra testimonianza contenuta in un manoscritto di Memorie maceratesi, con le emozioni di un anonimo religioso/a maceratese, testimone oculare del terremoto.

«Li due anni 1625 e 1626 di carestia, di guerre tra Principi cristiani, di terremoti tremendi e massime quel che venne alli 12 di maggio il giorno de’ SS. Nereo Achilleo Domitilla e Pancrazio. Io per me non raccordo il maggiore in tempo di mia vita, fece tremar la torre della Città, le chiavi del nostro refettorio si piegavano con grande stu-pore, alzar corpi, gettar cammini ed altre moli.»17

Il cardinal Felice Centini, vescovo di Macerata, a cui il medico-chirurgo Federico Zerenghi dedicò la sua opera,

«alli 13 del mese di maggio 1626 ordinò che s’esponesse il Santissimo Sacramen-to in publico, & esortò tutSacramen-to il popolo all’oratione con un sermone dottissimo […] &

ordinò ancora che si facessero processioni pubbliche e solenni più giorni […]»18.

1685, giorno e ora imprecisati, Valle del Metauro, Imax 5‐6, Mw 3,9

Urbania (Io 4).

Il terremoto, appena al disopra della soglia di danno, avvenuto in data e ora imprecisati nel 1685, fu avvertito in Urbania dove causò lievi danni alla chiesa di Santa Cecilia della Stretta, situata tra Urbania e Acqualagna.

La notizia è stata ricavata dall’Inventario dei beni di detta parrocchia, dove si asserisce che «la statua in stucco di Sant’Antonio assieme all’ornamento portante lo stemma del duca d’Este e del cardinale d’Este “fu franta dal terremoto” di quell’anno»19.

1718, 18 agosto, ora imprecisata, Maceratese, Imax 5‐6, Mw 4,4

Macerata (Io 6-7), Marca di Ancona (sentito), Urbino e suo Stato (sentito).

16 Molin D., Bernardini F., Camassi R., Caracciolo C.H., Castelli V., Ercolani E., Postpischl L., Materiali per un catalogo dei terremoti italiani: revisione della sismicità minore del territorio nazionale, Quaderni di Geofisica, n. 57, INGV, Roma 2008, scheda n. 40.

17 Memoria del terremoto (del sec. XVII), in G.A. Compagnoni (del sec. XVIII), Memorie maceratesi. Aggiunte di alcune memorie appartenenti alla città di Macerata, tratte da alcuni fogli volanti che esistevano nel predetto volume della visita triennale, Biblioteca Comunale Mozzi-Borgetti, Macerata, ms. 359, c. 75v.

18 Murri A., Castelli V., I terremoti nelle Marche del Seicento, cit., p. 148.

19 Leonardi Corrado, Movimenti tellurici della Massa Trabaria, in Proposte e ricerche, n.

13/1984, Urbino 1984, p. 83. Il terremoto è stato inserito nel DBMI15 dal gruppo di studio INGV composto da Romano Camassi, Viviana Castelli, Diego Molin, Filippo Bernardini, Carlos Hector Caracciolo, Emanuela Ercolani, Luca Postpischl in Materiali per un catalogo dei terremoti italiani: eventi sconosciuti, rivalutati o riscoperti, (2011), Quaderni di Geofisica, N. 96, cit., Allegato, Schede, p. 91; come fonte della notizia è riferito Leonardi C., Movimenti tellurici della Massa Trabaria, p. 82-90.

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Nell’agosto 1718 una “spaventosa” scossa di terremoto danneggiò al-meno un edificio monumentale di Macerata20.

Secondo gli studiosi, potrebbe trattarsi dello stesso evento che il 18 ago-sto 1718 fu avvertito fortemente ma senza danni a Urbino, residenza di Gia-como III Stuart, esule in Italia dopo la fallita insurrezione di Scozia del 171521.

L’evento è riferito da una fonte giornalistica del tempo, la Gaceta de Madrid, datata 1718, 4 ottobre, dove si informa che il 17 agosto 1718 «en la Marca de Ancona, y en el Estado de Urbino» avvenne un terremoto con danni considerevoli22.

1727, 14 dicembre, ore 19,45, Valle del Metauro, Imax 7, Mw 5,24 Lo storico senigalliese Sergio Anselmi, utilizzando come fonte i volumi di Memorie diverse dell’archivio storico comunale, trova che a Senigallia, alle ore tre e mezza della notte del 15 dicembre 1727 (ora “italiana”, che corrisponde alle attuali 19,30 circa della sera del 14 dicembre), fu udito un

«orribile scoppio di tremuoto preceduto da uno spaventevole lampo di fuoco e da un grande sbattimento dell’acqua nel mare e nel porto».

Si aggiunge: «La notte alle 12 hore (italiane, circa le 4:30 dell’orario at-tuale) fece altra scossa di tremuoto e la pioggia incessante».

Lo stesso giorno e alla medesima ora il bibliotecario Senigalliese Fran-cesco Pesaresi, coevo agli eventi, annotava nel suo Giornale (vol. n.769, c.29): «Gran terremoto che ha replicato due grosse scosse durato un buon detto di Miserere». Le repliche proseguirono fino al giorno 14 maggio 1728 e ne possiamo seguire le sequenze cronologiche: 31 dicembre 1727 (Memo-rie Diverse, n.723, c.98v): «alle hore 12 fu altra scossa di tremuoto e la pioggia incessante»; il primo gennaio 1728, Pesaresi annotava (n.769, c.31):

«Poco prima delle 12 hore [ital.] di questa mattina […] ben sensibile» e il 3 gennaio 1728: «Processione per il tremuoto» (del primo gennaio); 23 gen-naio 1728: «Sul far del giorno, alle ore 11,2’ [ital.] sentironsi altre due leg-giere scosse»; 8 marzo 1728: «All’ora una [ital.] una altra scossa leggiera»

(Memorie Diverse, n. 723, c.98v); 14 maggio 1728: «Ore 17 e mezza [ital.]

terremoto che è stato lungo» (Pesaresi, n. 769, c.54)23.

20 Camassi R. et alii, Quaderni di Geofisica, n. 96, cit., p. 141. La fonte utilizzata dagli aa. è il Chronicon Conventus S. Mariae Fontis Maceratae (sec. XVIII), Biblioteca Comunale di Macerata, ms. 846.

21 Camassi R. et alii, Quaderni di Geofisica, n. 96, cit., Schede, p. 141, riferiscono: ASVat [Archivio Segreto Vaticano], (1718), Segreteria di Stato, Legazioni, Urbino, n. 39, c. 407;

Corp. E., The Jacobites at Urbino. An Exiled Court in Transition, Palgrave Macmillan 2009, p. 211.

22 Ibidem, p. 141, spoglio delle gazzette: Gaceta de Madrid, 1718.10.04, n. 40, p. 158.

23 Anselmi Sergio, Sui terremoti a Senigallia, cit., pp. 71-72. I numeri tra parentesi rinviano al volume corrispondente nell’Archivio Storico Comunale di Senigallia.

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In base all’articolata relazione di Giancarlo Monachesi e del gruppo di studio dell’Osservatorio Geofisico Sperimentale di Macerata, che ha vaglia-to le opere di numerosi svaglia-toriografi e scandagliavaglia-to gli archivi svaglia-torici di molti comuni e gli archivi di stato di Ascoli Piceno, Fano, Macerata e Pesaro, l’epicentro del terremoto è da individuarsi nei pressi di S. Lorenzo in Cam-po (PS), dove l’intensità è stata valutata Io 7 MCS.

Nel DBMI15 sono riportate le 31 località delle Marche dove furono ri-sentiti gli effetti del sisma. Si trascrivono secondo il grado di intensità valu-tata dagli studiosi dello studio riferito24.

Io 7: Abbadia, Barchi, Fenigli, Monte Gherardo, San Lorenzo in Campo, Tarugo Alto;

Io 6-7: Mondavio, Montebello, Montesecco, Orciano di Pesaro, Pergola, Rupoli, Sant’Ippolito, Sorbolongo; Io 6: Tomba (Castel Colonna), Corinaldo, Montale, Ostra, Ostra Vetere, Senigallia; Io 5-6: Monterado; Io 4-5: Ancona, Fano, Fossombrone, Mondolfo, Pe-saro, San Severino Marche, Serra de’ Conti, Staffolo, Urbania; Io 2-3: Ascoli Piceno.

Dallo studio citato desumiamo alcune delle descrizioni che seguono, in-tegrandole con notizie inedite reperite degli autori di questa ricerca.

Abbadia (anticamente Gaiffa, fraz. di Fermignano, PS): dalla lettura dell’opera di Tul-lio Lazzari, si viene a conoscenza che in occasione dell’evento il monastero di S. Michele Arcangelo della «congregazione Ulivetana detto della Gaiffa diocesi di Urbino», «restonne molto danneggiato, e conquiso, precipitate le volte delle camere, rotti gli architravi grossis-simi»; «il tutto affatto sconnesso, e caduto, o cadente». Tra tanto danno l’unica stanza rima-sta «illesa, e senza danno veruno» è quella della “Celleria” dove era rima-stata appesa «da un Re-ligioso divoto di S. Emidio la sacra Effigie» del Santo «trasferito colà dal Monistero di S.

Angelo Magno di Ascoli». Numerose furono le repliche: «nuove scosse succedute l’istessa notte, se bene cagionarono ulteriori danni, e rovine, lasciarono però sempre in piè, sempre illesa la camera del prodigioso Ritratto»25.

Barchi (PS): «Lunedi à sera giorno delli 15 dello spirante circa le tre ore, e mezza si fece sentire un’orribilis.o Terremuoto, che non solo spaventò tutti di questo luogo, mà an-cora cagionò la rovina d’un merlo della cantonata di questa Pubblica Torre, che hà portata seco quella di buona parte d’una camera de la Casa Comune, bocca, e volta della Cisterna Pubblica, dove à data la materia di d.o merlo, come pure à fatto crepare in due luoghi la volta della Chiesa Pubblica e gettatane poco à basso sop.a l’organo, e dato un buon danno ad altre due Chiese, come pure in campagna, dove più d’una casa ha sofferta la rovina, e pochi camini vi sono rimasi in piedi. In somma quando si ricredeva di ritrovare più d’uno sepolto fra le macerie, si è compiaciuto l’Altiss.o col solito della Sua infinita misericordia preservarci tutti.»26

Mondavio (PS): sono descritti i danni ad alcuni molini, fra cui quello detto «della Tor-re, denominato da una Torre antica che si vede eretta in mezzo di esso, per non essere cinta di alcuna chiave di ferro, hà patito in una muraglia verso il fiume, essendosi allargata in

24 Monachesi Giancarlo, Castelli V., Mandrelli F., Vasapollo N., Fabbri A., Revisione della sismicità di riferimento per i comuni di Esanatoglia (MC), Cerreto d’Esi, Serra San Quirico (AN), Osservatorio Geofisico Sperimentale Macerata, 1987, pp. 101-113.

25 Lazzari Tullio, Il protettore ne’ tremuoti ravvisato in S. Emidio, 3ª edizione, Ascoli 1756, p. 42-43.

26 Archivio di Stato di Pesaro, Legazione Apostolica di Pesaro, Lettere delle comunità, Fossombrone (1727-1728) n.53, Massa Trabaria (1727-1728) n.76, Pergola (1726-1729) n.33, Senigallia (1727) n.94, Vicariato di Mondavio (1727) n.89, (1728) n.90.

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modo, che il Terremoto hà fatto aprire un volto superiore, e gli Archi delle finestre che hà da quella parte». Danni simili sono descritti per la «Casa del Forno delle Massare nominato del “Pantaneto”, la “Porta” detta “Gracinia” dove la muraglia del Parapetto si è disunita af-fatto dalle muraglie angulari, e gl’archi di essa si sono distaccati, e scomposti dal suo ordi-ne per un buon spazio.»27

Montebello (fraz. di Orciano, PS): in una perizia trasmessa alla Legazione Apostolica di Urbino si legge: «riattam.to degli Archi della Porta Castellana, della chiesa di S. Anna, che ha patito danno dal terremoto, delle Mura Castellane, e del Tetto della Stanza di questa pub.ca Scola»; rimase danneggiata anche la «sfera nova del Pub.co Orloggio rotta per causa del Terremoto.»28

Sant’Ippolito (PS): sono descritti danni a “tre Case del Pub.co” ed al “Molino da Olio”29.

Sorbolongo (fraz. Sant’Ippolito, PS): danni non specificati30.

Montesecco (fraz. di Pergola, PS): «restò molto offeso il Palazzo di questa residenza che si rese quasi inabitabile e patì anco» due altre case; la primaꞏ«stà appuntata con travi»;

la seconda «da molto tempo in quà che stava per diroccarsi … ora stante la grossa scossa del Terremoto è caduta una facciata della med(esim)a, standosene il resto in pessimo sta-to.»31

Orciano (PS): in una lettera spedita da Roma su richiesta di un prete del luogo si dice che «Li noti Terremoti, che anno recato quanto di timore in queste [parti, cioè Roma, ndr.], altrettanto terrore, e danno in coteste parti, e specialme.te in Orciano, danneggiato grave-me.te in quasi tutte le Chiese, e specialgrave-me.te in quelle della Comunità, come altresì nel fa-moso edificio della Torre.»32

Cagli (PS): sono segnalati danni alle chiese.

Cagli (PS): sono segnalati danni alle chiese.

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