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C ONFIGURAZIONI DI IMPIANTI A POMPA DI CALORE ELIOASSISTITA

2.1 S TUDI E PUBBLICAZIONI

Lo studio dell’accoppiamento tra pompa di calore e collettori solari risale alla metà del ‘900. La configurazione indagata a partire da allora e successivamente realizzata è chiamata

Integral Solar-Assisted Heat Pump (ISAHP); si tratta di un accoppiamento diretto in quanto

il collettore solare è parte integrante della pompa di calore, costituendone l’evaporatore. Un aspetto critico di questo sistema è la forte dipendenza della temperatura di evaporazione dalle condizioni operative, in particolare temperatura ambiente e radiazione solare [10]. Diversi studi sono stati condotti al fine di determinare la temperatura ottimale di evaporazione. Essi concordano nell’affermare che questa debba essere superiore alla temperatura ambiente. Tuttavia, in questo modo, esiste il rischio che venga superato il limite termico sopportato dal compressore. Queste difficoltà unite ai valori ottenuti del COP non particolarmente elevati, hanno fortemente limitato la diffusione di questi sistemi sul mercato.

Negli ultimi anni è stata rivolta particolare attenzione ai possibili accoppiamenti “in serie” tra pompe di calore e sistemi solari: l’energia captata dal collettore solare viene accumulata in un serbatoio inerziale sotto forma di calore a bassa temperatura. Quando necessario, esso viene trasferito al fluido refrigerante all’evaporatore della macchina. Questa soluzione presenta il vantaggio di minori costi di installazione rispetto alle pompe di calore geotermiche, ulteriormente riducibili grazie alla possibilità di utilizzare pannelli solari a bassa efficienza. D’altra parte però l’intermittenza della fonte solare ha reso necessario il ricorso a fonti integrative: a tale scopo sono state introdotte pompe di calore a doppia sorgente (acqua e aria) o si è optato per l’affiancamento di sonde geotermiche al campo solare. Tra le varie possibilità indagate in letteratura relative all’impiego di sistemi ibridi in ambito residenziale, molte prevedono l’alimentazione diretta della fonte solare al serbatoio di accumulo per l’acqua calda.

Ralf Dott et al. [11] hanno studiato una simile configurazione per un’abitazione singola con tetto inclinato di 45° e con superficie utile per il campo solare di 50 m2. Lo studio comprende l’analisi di diverse altre configurazioni, tra le quali viene realizzato un confronto.

Figura 2.1 Impianto formato da collettori solari per alimentazione diretta del serbatoio e pompa di calore aria/acqua

Configurazioni di impianti a pompa di calore elioassistita

Come si può vedere in Figura 2.1, un campo di 50 m2 di collettori solari provvede al riscaldamento diretto di un serbatoio di accumulo del tipo tank in tank, destinato sia alla preparazione di ACS che di acqua diretta all’impianto di riscaldamento. La pompa di calore aria – acqua entra in funzione qualora l’energia trasferita dai collettori solari non sia sufficiente a mantenere il serbatoio al di sopra di un’adeguata temperatura.

Rispetto agli altri casi analizzati questa configurazione fornisce nettamente la maggiore quantità di energia termica. Tuttavia, essa non permette l’autosostentamento del sistema, a causa dell’assenza di produzione elettrica. Una soluzione avente lo scopo di ovviare a quest’ultima condizione sfavorevole consiste nell’impiego di collettori solari ibridi (Figura 2.2). Poiché la resa termica si riduce rispetto al caso precedente, è necessario l’impiego di una valvola a tre vie che, in base alla temperatura del fluido in uscita dal campo solare, lo convoglia all’accumulo o all’evaporatore della pompa di calore, per la quale funge da sorgente termica. La produzione elettrica del campo solare provvede a coprire il consumo della macchina.

Figura 2.2 Impianto formato da sistema solare ibrido che alimenta direttamente il serbatoio di accumulo o fornisce calore alla pompa di calore

Tra le varie possibilità indagate è stato considerato anche il caso di utilizzo di pannelli fotovoltaici per una porzione del tetto di 42 m2 e di collettori solari per gli 8 m2 rimanenti. Confrontando questi due casi emerge che la produzione termica assicurata dagli 8 m2 di collettori solari ad alta efficienza è superiore del 15% rispetto a quella dei 50 m2 di pannelli PVT non vetrati. La produzione elettrica di questi ultimi è invece del 36% superiore rispetto a quanto prodotto dai 42 m2 di pannelli fotovoltaici. Il confronto tra i Seasonal Performance

Factors (SPF) dei due sistemi è a netto vantaggio della soluzione con PVT (4.2 contro 2.8).

Questi ultimi destinano solo il 18% del calore che producono al riscaldamento diretto dell’acqua contenuta nel serbatoio. Per questo si può pensare a configurazioni con PVT utilizzati unicamente come sorgente della pompa di calore.

Poiché l’energia resa disponibile dalle due sorgenti, solare e aria, presenta lo stesso andamento nel corso dell’anno, le prestazione del sistema saranno piuttosto basse durante il periodo invernale, in cui è maggiore la richiesta di riscaldamento. Per questo motivo diversi studi hanno trattato sistemi a pompa di calore con sorgente geotermica oltre che solare. Uno di questi (Bakker et al., [12]) tratta delle performance e dei costi di un sistema solare ibrido combinato con una pompa di calore geotermica (Figura 2.3). Esso è in grado di coprire il totale fabbisogno termico dell’edificio in cui è stato installato. Grazie all’utilizzo del surplus del solare per la ricarica del terreno, la temperatura di quest’ultimo si mantiene costante durante gli anni. Con le stesse condizioni al contorno è stato simulato un sistema privo di PVT (pompa di calore geotermica). Esso richiede una minore spesa elettrica delle pompe di circolazione ma a discapito di un notevole aumento del consumo elettrico della pompa di calore. È stato realizzato inoltre un confronto tra i casi con e senza ricarica del terreno. Il funzionamento con ricarica comporta un maggiore tempo di utilizzo della pompa di circolazione delle sonde geotermiche. Tuttavia questo aumento di richiesta di energia elettrica viene compensato dalla maggiore produzione del PVT, dovuta al loro raffreddamento. Grazie al mancato depauperamento delle proprietà termiche del terreno, il COP ottenuto nel caso con ricarica migliora leggermente.

Configurazioni di impianti a pompa di calore elioassistita

Figura 2.3: Configurazione d’impianto che prevede l’accoppiamento di una pompa di calore geotermica con pannelli solari ibridi

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