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Il Safety Attitude Questionnaire (SAQ)

Il clima di sicurezza in ambiente sanitario

3.2. I questionari per il clima sanitario

3.2.1. Il Safety Attitude Questionnaire (SAQ)

“È un peccato che il SAQ non sia stato incluso nella rassegna di Flin et al. (2006).” È il rammarico espresso da Hellings et al. (2007, p. 630), che evidentemente lo ritenevano meritevole di maggiore considerazione. Purtroppo i primi due grandi studi sul safety climate in ambiente sanitario che hanno fatto uso del SAQ sono stati pubblicati immediatamente dopo la sua comparsa (Sexton et al., 2006; Makary et al., 2006b, annali of surgery).5

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Flin et al. (2006) hanno esaminato gli strumenti di indagine usati da 12 studi di tipo quantitativo del safety climate nel settore sanitario. Alcuni di questi studi non hanno incluso alcuna misura di outcome oltre che al safety climate (Pronovost et al., 2003; Singer, Gaba, Geppert, Siniaiko, Oward & Park, 2003; Woods, Prineas, Thavaravy, Beaumont & Cartmill, 2003). Dei 12 studi, 9 hanno usato differenti strumenti di indagine, tre invece hanno usato, con forme modificate, l’Operating Room Management

Tuttavia, nonostante non sia stato preso in esame da autorevoli rassegne concomitanti, il SAQ, sviluppato dalla Università del Texas, è uno dei questionari più ampiamente usati per la misurazione della cultura della sicurezza del paziente. Il SAQ è stato adattato per essere utilizzato in diverse situazioni: nelle unità di cure intensive, nelle sale operatorie, nei reparti di degenza (reparti di medicina e reparti chirurgici), nei servizi ambulatoriali, nelle farmacie, nei dipartimenti di emergenza, ecc. Oltre alle sue diverse versioni, è disponibile anche nelle “forme ridotte” (espressione non propriamente corretta) del Safety climate survey e del Teamwork and safety climate. (Kaya et al., 2010)

Nel corso degli anni a venire il SAQ ha goduto di un notevole successo: è stato tradotto in parecchie lingue e utilizzato in centri ospedalieri vari e di diverse nazioni: non solo negli Stati Uniti, Inghilterra e Nuova Zelanda, ma anche in Norvegia (Deilkas & Hofoss, 2008), in Turchia (Kaya et al., 2010) e addirittura, nella versione cinese, a Taiwan (Lee W-C. et al., 2010).

È l’unico strumento che sia stato usato per esplorare la relazione tra safety climate e patient outcome e il suo limite è proprio quello di prendere in esame solamente gli outcome relativi ai pazienti. (Hellings et al., 2007). Il SAQ, infatti, si differenzia, per esempio, dallo strumento della Gershon (2000) e di altri perché si

Dall’ORMAQ, a cui Sexton, Helmreich & Merritt nel 1997 hanno apportato delle modifiche perché potesse essere somministrato a tutto il personale ospedaliero, ha preso vita nel giugno 1998, ad opera di Sexton, Thomas, Helmreich, un questionario molto simile, chiamato Intensive Care Unit

Management Attitudes Questionnaire (ICUMAQ) contenente degli item specifici per l’ambiente delle

unità di cure intensive (ICU).

Tutto questo per dire che il SAQ è stato un raffinamento dell’Intensive Care Unit Management Attitu-

des Questionnaire (ICUMAQ) (Sexton, Thomas, Helmreich, 2000) ed è stato adattato prendendo da

un questionario ampiamente utilizzato nella aviazione commerciale, il Flight Management Attitudes

Questionnaire (FMAQ) (Helmreich, Merritt, Sherman et al., 1993) e dal suo predecessore, il Cockpit Management Attitudes Questionnaire (CMAQ) (Helmreich R,L., 1984).

focalizza principalmente sul paziente, piuttosto che sulla sicurezza del lavoratore sanitario (Turnberg et al., 2008). È uno strumento che misura gli atteggiamenti verso il lavoro di gruppo, che sono risultati essere in relazione con la diminuzione degli errori e quindi con gli outcome dei pazienti (eventi avversi).

I motivi per cui alcuni ricercatori hanno deciso di utilizzarlo per le proprie ricerche, preferendolo ad altri, sono questi: la sua brevità (nel senso che la stampa del questionario occupa solo due facciate e quindi sta tutto su un’unica pagina e che la sua compilazione richiede solamente 10-15 minuti di tempo); il rigoroso adattamento dal settore dell’aviazione a quello medico-sanitario; la robustezza e stabilità della struttura fattoriale; l’ampia somministrazione compiuta in diversi ospedali di diverse nazioni.

A dispetto di chi ne ha intessuto le lodi, anche nel caso del SAQ troviamo chi invece si esprime in termini abbastanza critici. Anche se indirettamente, ma primo fra tutti: Zohar, che ritiene inopportuno (e causa di ambiguità) utilizzare item a livello individuale, come quelli che misurano gli atteggiamenti, o valutare caratteristiche che non sono collegate alla priorità della sicurezza (es.: soddisfazione, conoscenza, abilità, motivazione, ottimismo, autostima) (Zohar, 2010).

Se è stato segnalato che talvolta i ricercatori hanno combinato un set di dimensioni qualitativamente differenti, Reiman evidenzia come, nel caso del SAQ, le dimensioni della job satisfaction e dello stress recognition rappresentano fenomeni a livello individuale, mentre le dimensioni del teamwork climate o del safety climate rappresentano invece dimensioni a livello organizzativo o a livello di gruppo (Reiman et al., 2010).

Diversamente da come inteso dagli estimatori, noi riteniamo che la sua applicabilità a tutto il personale ospedaliero possa rappresentare invece un limite. Alcuni studi hanno evidenziato come il clima di sicurezza dei pazienti possa differire non solo tra gli ospedali e tra i reparti, ma anche all’interno dello stesso reparto tra le diverse figure professionali. In alcuni studi, i medici hanno dimostrato una percezione più positiva del safety climate rispetto agli infermieri e ad altro personale sanitario. Può accadere, infatti, che i medici valutino la collaborazione e la comunicazione con gli infermieri più positivamente di quanto la valutino gli stessi infermieri (Singer et al., 2009).

Per esempio, France e colleghi ricordano che precedenti ricerche hanno dimostrato che medici, infermieri e dirigenti, che lavorano nello stesso reparto (o unità lavorativa) possono avere percezioni significativamente diverse del clima del lavoro di gruppo (teamwork) (Huang et al., 2007; Thomas et al., 2003; Sexton et al. 2006), per cui non tenere conto delle differenti categorie professionali e della distribuzione dei tipi di lavoro potrebbe portare a conclusioni fuorvianti (France et al., 2010).

Findley e colleghi sostengono che gli strumenti di misura, in cui gli item non distinguono tra i gruppi di lavoro, possono portare a punteggi del safety climate che mascherano le differenze critiche negli atteggiamenti e nelle percezioni verso la sicurezza. Gli strumenti del safety climate che identificano coloro che lo compilano in base all’organizzazione e alla qualifica professionale sono strumenti che riconoscono l’importanza dei problemi legati alla validità e attendibilità dello strumento (Findley et al., 2007).