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Spiegazioni, omissioni e resoconti causali Daniele Santoro

3. Salvare i controfattual

A mio avviso, la tesi della trasparenza non rende conto degli impegni onto- logici associati al linguaggio causale in due ambiti cruciali dell’azione. Il primo è quello in cui le spiegazioni sono formulate in forma controfattuale. La tesi della trasparenza esclude infatti che a una spiegazione controfattuale possa corrispondere un asserto causale genuino, perché gli eventi possibili sono, al pari di quelli negativi, eventi non esistenti. Tuttavia gli eventi possibili, e il linguaggio controfattuale che ne articola il ruolo causale, appaiono indispensabili in diversi contesti argomentativi, ivi incluso il ragionamento ordinario sulle cause. Al contrario, una volta che abbiamo riformulato in modo controfattuale la catena inferenziale della spiegazione, è l’analisi face-value a rivelarsi corretta. Ad esempio, nel caso originario preso in esame, abbiamo detto che (1) non è una spiegazione genuina poiché l’asserto causale corrispondente (2) non cita alcun evento positivo. L’unico modo per salvare la bontà di (1) è forse di ricondurla a (3) che sembra però ben poco riflettere gli aspetti salienti della spiegazione originaria. Ma se invece riformuliamo (2) come

(6) Se Gianni avesse chiuso il gas, non ci sarebbe stata l’esplosione, possiamo notare che (6) specifica che l’evento negativo menzionato in (2) è necessario a causare l’esplosione.66 In questo modo, avremmo che un evento possibile, e dunque non attuale, figura come causa assente e tuttavia suffi- ciente per l’effetto. Le cause assenti hanno dunque un ruolo causale. Questa lettura si presta però a un contro-argomento:

Le asserzioni causali — scrive Varzi — hanno a che fare con le caratteristiche della storia di questo mondo; i controfattuali hanno a che fare con ciò che accade in altri mondi. [...] Non possiamo inferire che il mondo attuale contiene un even- to non accaduto e dal fatto che e accade in qualche mondo controfattuale, così come non possiamo inferire che il mondo attuale contiene un oggetto non esi- stente come Pegaso dal fatto che Pegaso esiste in qualche mondo non attuale.67

L’osservazione è acuta e tuttavia l’argomento, svolto fino in fondo, ci costringerebbe a rivedere radicalmente l’uso euristico che dei controfattuali facciamo non solo nel ragionamento ordinario, ma anche nei contesti della

66 Nel linguaggio dei mondi possibili, tale ruolo è individuato grazie alla sua controparte

positiva in un mondo possibile abbastanza vicino al nostro in cui l’esplosione non è avve- nuta.

Mettere a fuoco il mondo. Conversazioni sulla filosofia di Achille C. Varzi

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spiegazione scientifica. Il ragionamento controfattuale non ha il solo scopo di inferire l’esistenza di eventi a partire dall’esistenza di controparti di quegli eventi in qualche mondo possibile, ma anche di guidare il ragiona- mento nella ricerca delle cause sulla scorta di storie causali già osservate e sulla cui base possiamo fare affidamento nel formulare ipotesi. Parte di una storia causale, in altri termini, è anche come le cose non sono andate.

Chiarito questo punto, possiamo procedere con l’argomento volto a di- fendere l’indispensabilità dei controfattuali. Abbiamo assunto che (6) è l’asserto causale controfattuale corrispondente a (1). Se ora consideriamo l’asserto (3), che secondo la tesi della trasparenza è l’unico corretto, e lo formuliamo in modo controfattuale, otteniamo

(7) Se Gianni non fosse andato a fare una passeggiata, non ci sarebbe stata l’esplosione,

che però, al contrario di (6), non ci dice nulla del ruolo causale del “non andare a passeggio”, o tutt’al più ci dice che tale ruolo risulta insufficiente per evitare un’esplosione. I controfattuali ci permettono infatti di fornire una analisi a grana fine del ruolo delle diverse cause nel complesso della catena causale in cui figurano.

La stessa analisi può essere fornita anche per la spiegazione che appare in (4). In base alla tesi della trasparenza, l’equivalente genuinamente causale di (4) è (5), da cui otteniamo il controfattuale

(8) Se Maria non avesse acceso la luce, non ci sarebbe stata l’esplosione.

Questa formulazione ci permette di individuare una differenza sostanziale tra il ruolo di Maria e quello di Gianni: l’accensione della luce da parte di Maria è una causa sufficiente, e per altro prossima, dell’esplosione, l’ultimo anello della catena causale, di contro al “non aver spento il gas”, che è invece una causa necessaria dell’esplosione. Quello che facciamo nel di- stinguere questi tipi di cause è esattamente fornire un resoconto causale nel senso richiesto da Varzi, ossia raccontarne la storia. Ma parte del raccontare una storia è anche distinguere i personaggi e i diversi ruoli che essi interpre- tano. La spiegazione causale di un evento pertanto non può essere ridotta alla sua storia causale, se con quest’ultima intendiamo la sua storia attuale, pena il fornire una cattiva spiegazione. Al contrario, per fornire una buona spiegazione di come le cose sono andate, è cruciale anche spiegare perché non siano andate altrimenti. La perspicuità delle spiegazioni causali è infatti

Santoro: Spiegazioni, omissioni e resoconti causali

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di fornire informazioni sul perché, ed eventualmente sul come, un certo evento figura nel ruolo di causa, non soltanto dirci che esso figura come causa. Il criterio della trasparenza, secondo cui le spiegazioni causali genui- ne sono esclusivamente quelle che riflettono le relazioni causali tra eventi positivi attuali, fallisce nel rendere conto di tale perspicuità, confinando il ragionamento controfattuale sulle cause assenti all’ambito degli aspetti pragmatici o contestuali della spiegazione. Ma se le buone spiegazioni sono quelle che raccontano la storia causale degli eventi, dovranno rendere conto anche del perché una storia è andata come è andata, altrimenti non sarà il resoconto di una storia, ma di una sequenza di eventi. E, in una sequenza di eventi, la differenza tra i diversi contributi causali svanisce.

In conclusione, le spiegazioni che si riferiscono a cause o eventi negati- vi non sono cattive spiegazioni che accettiamo soltanto per via della nostra pigrizia nel tener traccia dei nostri impegni ontologici. Al contrario, esse contribuiscono a isolare il ruolo che gli eventi negativi svolgono nel com- plesso della storia causale che raccontiamo, fornendo in questo modo un resoconto perspicuo di quella storia. Nel dare una spiegazione del particola- re contributo causale di tali eventi, il ragionamento controfattuale risulta indispensabile.