Il vescovo Daniele durante la Santa Messa all’Icas di Vaiano Cremasco e nell’omelia in cui ha spiegato il senso di celebrarla in un luogo di lavoro
di ANGELO MARAZZI
L
a commissione diocesana per la Pasto-rale Sociale e del Lavoro ha promosso – per celebrare la festività del 1° Maggio – l’incontro del vescovo Daniele Gianotti con una realtà lavorativa del territorio. E la scelta è caduta sulla Icas di Vaiano Cre-masco, essendo il titolare Umberto Cabini anche presidente dell’Associazione Indu-striali della provincia di Cremona.“Quello di oggi (martedì 9 maggio scor-so, ndr) vuol essere l’avvio di un cammino di vicinanza e incontro del nuovo pastore con chi presta la mano d’opera e chi ri-schia il capitale sulla propria idea impren-ditoriale e crea posti di lavoro”, ha spiega-to infatti il presidente della commissione, Marco Cassinotti, in apertura della visita.
Nel rivolgere il caloroso benvenuto an-che a nome dei colleghi imprenditori locali e delle sue maestranze, Umberto Cabini ha tenuto a sottolineare come la sua azienda e la stessa Aic siano impegnate a promuo-vere la crescita economica, sociale, civile e culturale.
“Oggi abbiamo bisogno di ‘fare insieme’ – ha sottolineato – affinché si viva in un mondo migliore, più giusto, più corretto, più rispettoso di tutto e di tutti. Viviamo un’epoca carica d’incognite, perfettamente interpretata dalle parole di Papa France-sco: ‘Stiamo vivendo non tanto un’epoca di cambiamenti, ma un cambiamento d’e-poca’. E chiede a tutti atti di responsabilità a cui gli imprenditori per primi non posso-no e posso-non voglioposso-no sottrarsi.”
“L’azienda è anche il luogo in cui si svi-luppa la cultura del lavoro – ha sostenuto sempre Cabini – e il lavoro è un valore sociale, un patrimonio dell’individuo attra-verso il quale esprime la sua dignità, la sua libertà, il suo diritto di cittadinanza, la sua autonomia e la sua soddisfazione.”
“Non abbiamo risposte immediate ai grandi quesiti della società – ha poi conclu-so – ma disponiamo di un bene prezioconclu-so: l’impegno nostro e delle nostre imprese.”
Il Vescovo, ringraziando per l’accoglien-za e l’ospitalità, ha anticipato che nell’o-melia avrebbe centrato la riflessione sul collegamento tra “ciò che celebriamo e l’ambiente di lavoro”.
“I cristiani – ha infatti poi evidenziato come primo aspetto – stanno vivendo il tempo della Pasqua, che ci porta al cuore della fede, alla visione dell’uomo, del
mon-do e del suo rapporto con Dio, non estra-nei l’uno all’altro.”
Non deve quindi sorprendere “possa avvenire un ‘commercio’ – il termine non deve sconcertare, ha puntualizzato – ov-vero uno scambio mirabile in cui l’uomo possa riconoscere che dire sì a Dio non sia una perdita o un danneggiamento per sé. Dove un uomo, Gesù, ha detto un sì a Dio capace di attraversare anche la morte, c’è tutto il guadagno possibile”.
“La Pasqua – ha ribadito il vescovo Da-niele – ci dice come questo Crocifisso è sembrato aver perso e invece ha guadagnato come corrispettivo il sì pieno e totale di Dio che lo ricostituisce nella sua pienezza.”
“E questo scambio – ha proseguito a
spiegare, passando al secondo aspetto della riflessione – la fede lo celebra nella Santa Messa, in cui compiamo i riti che ci fanno entrare nella Pasqua. Mettendo nelle mani di Dio il pane e il vino, che ricordano Gesù che s’è messo nelle sue mani, ci vengono restituiti carichi della sua vita piena.”
“Commemorando quello che Gesù ha vissuto nella sua Pasqua – ha aggiunto – anche noi possiamo donarci a Lui nella nostra vita, guadagnando la pienezza.”
E richiamando la preghiera che viene re-citata nella celebrazione della Messa, all’i-nizio della liturgia eucaristica – “Benedet-to sei tu, Signore, Dio dell’universo: dalla tua bontà abbiamo ricevuto questo pane e questo vino, frutto della terra e del lavoro
dell’uomo; lo presentiamo a te, perché di-venti per noi cibo di vita eterna” – ha poi svolto la terza riflessione.
“Nel movimento pasquale – ha sottoline-ato ancora il vescovo Daniele – la Chiesa racchiude tutto ciò che ‘è frutto del lavoro’ dell’uomo: non solo come risposta all’e-sigenza di procurarsi sostentamento, ma come parte essenziale del dinamismo della Pasqua. Come parte di un movimento che, mettendo tutto nelle mani di Dio, riceve in cambio i cieli nuovi e la terra nuova.”
“Anche il nostro lavoro non si perde, ma entra nella trasfigurazione di Gesù seguita al sacrificio della Pasqua. Ecco perché – ha concluso – non è insensato celebrare la Messa in un luogo di lavoro.”
Terminata la celebrazione, dopo aver sa-lutato le maestranze che vi hanno parteci-pato ed essersi intrattenuto con alcuni im-prenditori e rappresentanti delle istituzioni convenuti, il vescovo Daniele ha visitato l’azienda accompagnato dal titolare Um-berto Cabini, mostrando grande interesse per una realtà quale quella del mondo del lavoro in generale di cui, nei molteplici in-carichi assolti negli anni del suo ministero sacerdotale, non ha avuto occasione d’in-contrare in modo diretto.
E la Icas è un esempio mirabile di cre-atività e innovazione. Subentrato giova-nissimo al padre – che realizzava mobili per ufficio, Umberto ha subito indirizzato l’azienda sulla progettazione di cassetti per farmacia, puntando su tre anime “di-namiche”: eleganza del design, qualità dei materiali e funzionalità. Trasformando il cassetto “da anonima scatola da riempire a parte attiva di ogni ambiente”.
L’alta professionalità affinata nel tempo e il successo dei prodotti, hanno portato a indirizzare la ricerca di soluzioni sempre più innovative anche in altri settori oltre al farmaceutico: ovvero ottica, cosmesi, ore-ficeria... studiando per ciascuno prodotti rispondenti alle specifiche esigenze, utiliz-zando materiali di elevata qualità – come l’alluminio – che al di là di garantire una durata e una indeformabilità superiore a quella di altri, a parità di carico e di uti-lizzo, ha una leggerezza insuperabile e è inoltre interamente riciclabile, assicurando un futuro meno inquinato.
L’azienda, che attualmente conta una quarantina di collaboratori, esporta il 70% delle sue produzioni in 50 Paesi in tutti i contenenti, a eccezione dell’Asia, dove la farmaceutica – ha spiegato Cabini – non s’è ancora uniformata al mondo occiden-tale.
I prodotti Icas sono fra l’altro studiati in modo da poter essere assemblati senza diffi-coltà nel posto cui sono destinati, con note-voli risparmi anche sui costi di spedizione, per gli ingombri estremamente contenuti e, appunto, l’ineguagliabile leggerezza.
Soddisfatto il vescovo Daniele, al termi-ne del pomeriggio in fabbrica, per le perso-ne incontrate e le interessanti acquisizioni che ha potuto aggiungere al proprio baga-glio di conoscenze.
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