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IN SARDEGNA PARTE LA SFIDA DELLA ASL UNICA, OCCASIONE

Nel documento PROGETTO DIRE (pagine 39-44)

PREZIOSA PER LA GESTIONE

INTEGRATA DELLA PATOLOGIA

SARDEGNA

La maggior parte delle personecon diabete di tipo 2 in trattamento insulinico in Sar-degna risulta sufficientemente consapevo-le, attiva e competente nella gestione della propria patologia per una misura percen-tuale sostanzialmente in linea al resto d’Ita-lia. E il dato positivo si mantiene tale sia in termini di gradimento nei confronti di me-dici e servizi sia per la disponibilità e com-petenza dei medici curanti. In Sardegna, a differenza di altre regioni, spicca il ruolo im-portante dei medici specialisti diabetologi (principale riferimento per il 92% dei dia-betici contro l’83% della media nazionale), a causa dei tentativi di gestione integrata con i medici di famiglia (riferimento per il 16% dei diabetici sardi contro il 41% della media nazionale) mai consolidati e che, con la creazione della Asl Unica, potrebbe tro-vare nuova linfa.

Sono questi alcuni tra i dati più evidenti del-l’indagine condotta su scala nazionale da Gfk Eurisko e che, estrapolati a livello gionale, inquadrano la Sardegna tra le re-gioni abbastanza avanzate nell’organizza-zione, nei servizi sul territorio e, di conse-guenza, nella capacità dei pazienti di saper e poter gestire efficacemente la propria ma-lattia.

La declinazione regionale della ricerca Gfk Eurisko è stata presentata nei giorni scorsi a Cagliari nel corso di un incontro tra esper-ti organizzato da Sics, Società italiana di co-municazione scientifica e sanitaria e realiz-zato con il sostegno non condizionante di Sanofi e promosso da Quotidiano

Sani-tà nell’ambito del più vasto programma del

progetto DIRE (Diabete, Informazione, Re-sponsabilità, Educazione) che ha toccato dieci regioni italiane. DIRE è un percorso di approfondimento sulle realtà regionali di governance del diabete di cui di cui la Sar-degna è stata la nona tappa.

All’incontro hanno partecipato Luigi

Be-nedetto Arru, Assessore alla Sanità; Gian-carlo Tonolo, Direttore Diabetologia Asl

2 Olbia; Anna Paola Frongia, Coord. In-terazionedale diabete pediatrico; Giacomo

Guaita, Presidente dell’Ass. dei medici

dia-betologi della Sardegna, Marco Martinetti, Presidente regionale della Società italiana dei medici di medicina generale; Giorgio

Congiu, Presidente regionale Federfarma, Raimondo Perra, Presidente VI

Com-missione Salute della Regione e, in rappre-sentanza delle associazioni dei pazienti,

Fra-cesco Pili, Presidente Diabete Zero Onlus

e Stefano Garau del Coordinamento del-le Associazioni dei pazienti diabetici. Secondo l’indagine, il coinvolgimento atti-vo del paziente nella gestione della propria malattia ha effetti significativi sulla sua sod-disfazione e sulla sua qualità di vita. Questo significa una migliore percezione dello sta-to di salute, un umore migliore, migliori re-lazioni sociali e familiari e migliori risulta-ti in termini di buon controllo glicemico, mi-nori ipoglicemie gravi, maggiore aderenza al trattamento e maggiore capacità di mi-gliorare il proprio stile di vita.

I risultati dello studio condotto da GfK Eu-risko su un campione nazionale di 500 pa-zienti con diabete di tipo 2 in trattamento con insulina confermano – anche a livello della Regione Sardegna – l’importanza di una buona relazione tra medico e paziente nel favorire il coinvolgimento attivo della persona con diabete e nel migliorare i ri-sultati della cura. Paziente che, in Sardegna, una delle Regioni con la più alta incidenza di Diabete per numero di abitanti, si carat-terizza per una condizione fisica migliore

Luigi Benedetto Arru

Assessore alla Sanità

Giancarlo Tonolo

Direttore Diabetologia Asl 2 Olbia

9. PROGETTO DIRE SARDEGNA

del resto d’Italia sia in termini di sovrappe-so (38% contro il 46% del dato nazionale) e obesità (18% contro il 27%) sia in tema di complicanze legate alla malattia dove spic-ca il dato positivo del 28% di Arteriopatie periferiche contro il 39% della media na-zionale. Dati migliori anche per Retinopa-tie (14% contro 20%, NefropaRetinopa-tie (6% con-tro 11%) mentre sono allineati i valori per i problemi cardiaci (28%)e piede diabetico (10%).

“Il medico - ha dichiarato Isabella

Cec-chini, Direttrice del Dipartimento di

Ri-cerche sulla Salute di GfK Eurisko - ha un ruolo fondamentale nell’educare il pazien-te e renderlo consapevole dell’importanza della cura e di un corretto stile di vita. Tale consapevolezza migliora la soddisfazione del paziente attraverso un migliore controllo della malattia”.

L’indagine ha verificato come in Sardegna il diabetologo sia il principale medico di ri-ferimento per il paziente (lo è per il 92% de-gli intervistati) mentre al medico di medi-cina generale, nelle opinioni dei pazienti, viene assegnato quasi esclusivamente un

ruolo di trascrittore delle ricette dello spe-cialista. Il medico di famiglia viene infatti considerato tra i clinici di riferimento sol-tanto dal 16% dei pazienti intervistati con-tro il 41% della media nazionale.

Tutti i partecipanti al tavolo guardano con estrema attenzione al percorso di riordino della sanità sarda, che sta prendendo corpo con la creazione dell’Azienda sanitaria re-gionale unica e auspicano che questa tra-sformazione possa costituire l’occasione ir-rinunciabile di avviare anche in Sardegna, dopo alcuni tentativi del passato non por-tati a compimento, un percorso concreto per la realizzazione di una rete di gestione inte-grata delle malattie croniche (Diabete in pri-mis) tra centri specialistici e medici di fa-miglia. Soprattutto in virtù delle peculiari-tà del territorio che è, per larghissima mi-sura, di carattere rurale e di conseguenza bisognoso di una medicina del territorio dif-fusa e ben organizzata.

A tal proposito è opinione di Luigi

Bene-detto Arru, Assessore Sanità Sardegna, che

le reti possano nascere sia per atto istitu-zionale, una delibera per esempio, “ma

so-Marco Martinetti

9. PROGETTO DIRE SARDEGNA

prattutto perché c’è prima di tutto una con-divisione di obiettivi da parte dei professio-nisti. La condivisione di un modello men-tale” ha precisato “ancor prima di un mo-dello strutturale. Il sistema ha necessità, ol-tre che d’infrastrutture informatiche sulle quali stiamo lavorando, anche di un “soft-ware” che è principalmente rappresentato dalla volontà dei professionisti di stare as-sieme in un modello differente, sperimen-tale, in una società che cambia e che invec-chia.

La Sardegna” ha dunque spiegato Arru “ha circa 900mila cittadini che vivono in zone che vengono classificate come rurali e ab-biamo la necessità di garantire da reti assi-stenziali con gradienti di complessità diversi, specializzazione da un lato, prossimità nei territori dall’altro”.

Non meno importante, ha quindi aggiunto l’Assessore Arru, è il tema della prevenzio-ne: “La vera piaga dei sistemi moderni so-no le malattie croniche so-non trasmissibili. Per contrastare questo fenomeno abbiamo bisogno di promuovere modelli di vita più sani, attività fisica costante, miglior

con-trollo dell’alimentazione”. Temi anch’essi di carattere fondamentalmente culturale a cui dovrà accompagnarsi “l’introduzione anche di nuove figure professionali come gli psi-cologi e gli infermieri, per migliorare in par-ticolare l’assistenza e la formazione dei pa-zienti diabetici poiché, come emerso dalla ricerca, il paziente correttamente alfabetiz-zato sulla propria malattia, competente e in grado di gestirla con efficacia, è un pazien-te che aiuta il sispazien-tema sanitario a prevenire le complicanze più gravi. Abbiamo dunque del lavoro da fare in tecnologia e organiz-zazione” ha concluso Arru “ma soprattutto in cultura”.

Anche per Giancarlo Tonolo, Direttore Diabetologia Asl 2 Olbia La riorganizzazio-ne della sanità in Sardegna “è una preziosa occasione per rilanciare i rapporti tra pro-fessionisti. La possibilità di avere una ge-stione unitaria, anche con riferimento al campo diabetologico, porta con se l’opzio-ne concreta di poter razionalizzare ciò che viene fatto. Oggi rappresentiamo una rete virtuale di diabetologi che fanno bene il lo-ro mestiere ma che sono al contempo di-sorganizzati tra di loro. Riunirci, insieme al-la medicina generale, ci darà al-la possibilità di poter potenziare i servizi al cittadino e portare risparmi senza fare tagli lineari. Po-ter contare su una medicina del Po-territorio in grado di fare prevenzione e diagnosi preco-ce (che la diabetologia non può fare perché vede il paziente diabetico e non i suoi fra-telli…) organizzata in rete con gli specialisti porterà enormi risparmi. Curare un paziente diabetico che lo ha scoperto tardi, magari insieme ad altre quattro patologie correla-te” ha sottolineato Tonolo “costa quanto cu-rare venti diabetici di prima diagnosi”. Ed anche la medicina di famiglia, per voce di Marco Martinetti, Presidente Simg Sar-degna, si è detta non soltanto concorde ma anche sostanzialmente pronta a fare rete sul territorio. “L’Asl unica in Sardegna è con-cettualmente positiva. Un’organizzazione unica può dettare regole che valgono per tut-ti ma è evidente che ci dovranno essere dei responsabili dei territori il cui ruolo, se non sono interpretato nella maniera giusta, ri-schia di ricreare delle piccole Asl nella gran-de Asl, ma questo dipengran-de dalle persone e dagli obiettivi. Alla politica chiediamo sem-plicemente di ascoltarci di più. Abbiamo tan-te propostan-te e tantan-te possibilità di collabora-zione ma bisogna uscire da uno schema uni-camente economico e inserire considera-zioni anche di tipo clinico per un utilizzo più

Anna Paola Frongia

Responsabile del Coordinamento interaziendale per il Diabete pediatrico

Giorgio Congiu

Presidente regionale Federfarma

ragionato e appropriato delle risorse”. Nella concreta visione di una gestione inte-grata sul territorio Giacomo Guaita, Pre-sidente AMD Sardegna, ha dunque messo al primo posto la costituzione della rete dia-betologica regionale “perché consentirebbe un’assistenza più appropriata, soprattutto per quanto riguarda la gestione delle com-plicanze, ma non solo. Ogni centro, ogni ser-vizio diabetologico, con la prospettiva di un’integrazione con la medicina generale, potrà operare nell’ambito di un’organizza-zione più capillare per raggiungere, insie-me ai insie-medici di famiglia, i singoli territori dove si trovano i pazienti, per garantire un’assistenza diabetologica adeguata”. In Sardegna l’incidenza del Diabete di Tipo 1 in ambito pediatrico è la più alta d’Italia (60 per centomila 0/14enni) e su questo fe-nomeno si è incentrato l’intervento

di An-na Paola Frongia, Responsabile del

Co-ordinamento interaziendale per il Diabete pediatrico.

“Un bambino con diabete T1, quindi insuli-no dipendente” ha sottolineato “ha tutta una serie di problematiche sociali, personali e familiari che non ha nessun altro tipo di dia-bete. Per questo deve avere un’assistenza adeguata, moderna e non vecchia come ab-biamo avuto fino ad ora visto che pratica-mente negli ultimi trent’anni non è cam-biato nulla. E’ giusto quindi che ci sia un im-pegno della parte politica affinché ci siano ambulatori e assistenza adeguati e che le fa-miglie abbiano un supporto adeguato per le

loro problematiche con l’ausilio di psicolo-gi, infermieri e dietiste mentre ogpsicolo-gi, pur-troppo, hanno solo il diabetologo pediatra che fa tutto pur essendo anche impegnato nella pediatria generale e nelle guardie”. Un ruolo importante, inoltre, potrebbe es-sere ricoperto dalle Farmacie del territorio che, a giudizio di Giorgio Congiu, Presi-dente di Federfarma Sardegna “possono rap-presentare una delle gambe portanti della gestione delle patologie croniche sul terri-torio”.

“La nostra ambizione, e siamo in grado di poterlo fare, è quella di affiancare i medici di medicina generale nel monitoraggio del paziente trasmettendo ai centri diabetolo-gici, attraverso la farmacia, i dati registrati dagli apparecchi che hanno al domicilio, in modo che possano essere seguiti senza per-dite di tempo o lunghi trasferimenti. Po-tremmo poi, sempre in collaborazione con i clinici, monitorare alcuni pazienti per ve-rificarne l’aderenza o l’interruzione delle te-rapie. Un progetto molto ambizioso che spe-riamo di poter implementare per migliora-re la pmigliora-resa in carico del paziente diabetico in Sardegna”.

Sulla necessità di implementare in Sarde-gna, come accade in altre regioni italiane, una gestione integrata della patologia tra specialisti e medici di famiglia si sono infi-ne soffermati i rappresentanti delle asso-ciazioni dei pazienti, Stefano Garau, Co-ord. delle Associazioni Diabetici

e France-sco Pili, Presidente di Diabete Zero Onlus.  

Giacomo Guaita

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