Grotte, palombari, cisterne, neviere, centimoli, pozzi, foggiali
L’ordito rupestre rappresenta la matrice urbana e simbolica della città dei Sassi. Si tratta della prima struttura della città, sviluppatasi tra l’VIII e il IX sec. d.C.. La città rupestre, organizzata intorno ad uno sperone roccioso (la Civita), possiede la complessità e la ricchezza semantica di Isaura2. Come Isaura, Matera è una città
che nasce per sottrazione. Lo scavo è il primo atto edificatorio di questa città e la casa cavata il suo nucleo primigenio. Dall’originaria casa-grotta fino alla tipologia più articolata della casa a corte, è lo scavo a generare la città, tanto che si tratti di farsi spazio nella calcarenite3, tanto
che si tratti di usarla come materiale da costruzione.
La casa grotta, oggi musealizzata e cristallizzata in un fermo immagine che ne sclerotizza forma e significato consegnando entrambi a un immaginario precostituito, è il palinsesto su cui si è innestato un habitat urbano complesso e in continua evoluzione. Essa rappresenta il principio fondante di una città che è un grande giacimento di risorse urbane, culturali e naturali, che è stata attraversata dal tempo della natura ponendosi in un rapporto dialogico con esso. Una città-natura, un sistema che “sa fronteggiare il rischio che l’umanità corre continuamente nella sua stessa esistenza cercando un controllo del proprio rapporto con la natura” (A. Sichenze, 2000)4. Nei
Sassi di Matera tale rapporto si realizza attraverso un uso sapiente di pietra, acqua e luce. Da qui un “habitat adattato che utilizza in modo combinato i diversi principi di produzione dell’acqua: la captazione,
lo scavo è il primo atto edificatorio di questa città e
la casa cavata il suo nucleo primigenio
1. A. Sichenze (2014), Dentro Matera, Giannatelli edizioni, Matera p. 6
2. Il riferimento è a Isaura, narrata da Italo Calvino in Le città invisibili. Cfr. I. Calvino (1993), Le città invisibili, Oscar Mondadori, Milano p. 20
3. La calcarenite è la roccia sedimentaria che caratterizza la Murgia Materana e che costituisce la condizione geologica grazie alla quale si sono sviluppati i Sassi così come li conosciamo oggi. 4. A. Sichenze (2000), Città- natura in Basilicata, Istituto Geografico De Agostini, Novara
la percolazione e la condensazione” (P. Laureano)5.
L’intero sistema-Sassi si sviluppa come un complesso dispositivo in cui la casa cavata risponde, attraverso la soluzione tecnico-funzionale della regimazione delle acque, a un’esigenza abitativa ancestrale. Un sistema combinato di terrazzamenti, cisterne e grotte che proteggono i pendii dall’erosione durante la stagione piovosa e aspirano e condensano l’umidità atmosferica durante quella secca. I molteplici piani di ipogei sovrapposti in lunghe gallerie dalla sezione obliqua catturano il calore del sole invernale e riducono l’esposizione durante la stagione estiva, quando i raggi sono meno inclinati. Si tratta di un equilibrio tanto complesso quanto delicato messo in crisi dallo sviluppo urbano del XIX secolo. La forte crescita demografica determinò tale pressione che “il tessuto urbano andò (…)
man mano depauperandosi di aree libere (…); fu scavato lo scavabile (…)” (L. Rota, 2011)6.
Inoltre, grotte, palombari, cisterne, neviere, centimoli, pozzi, foggiali, ogni cavità, precedentemente scavata fu trasformata in abitazione.
La casa eteronima
Lamioni, case palazziate, case con profferlo, case a corte, vicinati, palazzetti, palazzi L’eteronimia è qui riferita alla particolare condizione dei Sassi per cui manufatti anche molto diversi tra loro possono essere accomunati dalla loro natura intrinseca: l’essere casa.
Una casa nei Sassi non è mai solo una casa. Non è solo una questione tipologica o di sintassi architettonica. Si tratta di una complessità strutturale che riflette traiettorie antropologiche, storiche e catastali difficili da decodificare e che si
5. Cfr. P. Laureano, I Sassi di Matera: da vergogna nazionale a patrimonio dell’umanità, in : http://www.laureano.it/ 6. L. Rota (2011), Matera. Storia di una città, Edizioni Giannatelli, Matera p. 194
7. ibidem, p. 135
8. La legge n. 619/1952 “Risanamento del rione Sassi nell’ambito del Comune di Matera” prevedeva il trasferimento degli abitanti di quella parte dei Sassi che fosse stata dichiarata inabitabile. Dal censimento furono dichiarate inabitabili 2.472 grotte e case. 36
stagione di fasi alterne, in una sorta di stato di dicotomia permanente dato dalla consapevolezza che niente potrà più essere come prima.
La città dei Sassi, che tra gli anni Cinquanta e Sessanta del Novecento fu spopolata ope legis8,oggi rischia nuovamente di svuotarsi
dei suoi abitanti. In pochi lustri le case, riassegnate e poi risanate e ristrutturate, si sono prima riempite e poi nuovamente svuotate di residenti per lasciare il posto a un nuovo tipo di occupante: il turista. La commodification dei Sassi e del centro storico è stata velocissima. Un dato per tutti: nel 2016 lo stock delle case presenti sulla piattaforma airbnb era del 25,5%, l’anno precedente del 17,30%, con una crescita in un solo anno di oltre il 46%. Numeri ancor più significativi se si confrontano con quelli di città quali Firenze (17.90%) o Venezia (8.90%). (Dati LADEST, 2017).
In questo caso non si tratta di una nuova stratificazione urbana, ma piuttosto della banalizzazione di quella esistente, dell’annullamento dei quelle differenze che fanno del patrimonio tangibile e intangibile dei Sassi un unicum irripetibile.
Comunque la si chiami - casa vacanza, airbnb, B&B; albergo diffuso, residence – la casa nei Sassi sembra oggi avviata verso un unico, inesorabile, destino: appartenere a una specie sola, la casa inabitata. La casa convivio
Co-living, co-working; community-hub, vicinato elettivo.
Se nei Sassi la comunità si dissolve, questa si ricostruisce, o tenta di farlo, altrove. È, infatti, nei rioni nati durante quella stagione che rese celebre Matera come “la città-laboratorio dell’urbanistica italiana” che si osservano le più interessanti pratiche di resistenza all’omologazione indotta dal turismo di massa. È qui che, attraverso nuove forme di cultura urbana, fondono le une nelle altre.
Quando, negli anni ’80 del secolo scorso, si diede avvio alla riqualificazione di quel patrimonio di circa 30 ettari che costituiva il tessuto insediativo dei Sassi la questione apparve evidente. All’orditura rupestre era stato sovrascritto un palinsesto urbano che, anche se è possibile riferire alla generica tipologia della casa palazziata materana, ammette una vasta gamma di variazioni: dal vano unico della lamia fino alle strutture più complesse delle case a corte e ai numerosi esempi di palazzetti e palazzi rinascimentali. L’accrescimento urbano per elevazione ed estrusione era avvenuto attraverso un condizionamento reciproco della città “emersa” e di quella “ipogea”, entrambe definite a partire dalla singolare condizione morfologica del contesto. Una città cresciuta secondo una logica organica in cui lo spazio di transizione tra l’interno delle unità residenziali e l’esterno dello spazio pubblico è mediato da una serie di dispositivi di collegamento, orizzontale e verticale. Profferli, ballatoi, terrazze, corti, vicinati, disegnano lo spazio di prossimità e creano una condizione di eccezionalità diffusa che rende impossibile il “ricorso a regolari e canoniche stereometrie volumetriche”. (L. Rota, 2011)7
La casa per il non abitante
Case vacanza, airbnb, B&B; alberghi diffusi, residence
Il conto alla rovescia è iniziato. Tra meno di un anno Matera sarà capitale europea della cultura. Cosa voglia dire questo per la città e la sua comunità è questione tutt’altro che semplice. Si tratta di una mutazione forse troppo veloce per essere profonda, che mette in crisi i meccanismi di funzionamento della città stessa, il suo metabolismo.
Negli ultimi tre anni, dalla candidatura fino ad oggi, Matera sta vivendo una
9. Nel 1973 Ivan Illich diede alle stampe “Tools for Conviviality”, poi tradotto in italiano con il titolo “La convivialità”. Il paradigma della città-convivio si fonda su un’interpretazione in chiave urbana della teoria di Illich.. 10. Cfr. AA.VV. Community hub. I luoghi puri impazziscono, disponibile su http://www. communityhub.it/wp-content/ uploads/2016/10/Community- Hub.compressed.pdf 11. Cfr. http://www.benetural.com/ 38
si sperimentano pratiche innovative e creative, nel tentativo di attualizzare quella prossimità fisica e sociale che a Matera ha un’identità precisa: il vicinato.
Il vicinato, nucleo fondante della struttura urbana e unità minima dell’organizzazione sociale nei Sassi, è stato anche il concetto chiave su cui si è innestata la città moderna. Il nesso tra la tradizione del vicinato e le forme della modernità è a
volte più esplicito, come nel caso del borgo La Martella (L. Quaroni e F.Gorio), a volte meno diretto, come nel caso di Spine Bianche (C. Aymonino, G. De Carlo e altri). Al di là degli esiti formali, fu la ricostruzione di un senso di appartenenza delle comunità a guidare le scelte dei progettisti dei nuovi quartieri di Matera.
Un senso che dopo decenni di torpore oggi sembra poter essere ritrovato in alcune pratiche d’ innovazione urbana. Da questa prospettiva si osservano le tracce evidenti di un processo di ribaltamento di senso della dicotomia periferia-città. Se i Sassi si trasformano in un grande parco a tema, la città si sposta al suo esterno e i rioni diventano le sue nuove centralità. Qui la natura ibrida di questa città si declina secondo i paradigmi emergenti della città contemporanea. In essa i manufatti e gli spazi di relazione s’ibridano per necessità. Una necessità di rigenerazione che si declina secondo stili di vita rinnovati ed esigenze nuove, Riemerge un bisogno di condivisione, di convivialità9. Da qui
il paradigma della città-convivio diventa chiave di lettura e proposta operativa di rigenerazione urbana.
La radice etimologica della parola convivio (dal lat. convivium, der. di convivére «vivere insieme») inserisce questo paradigma
in una corretta cornice di senso; il suo significato letterale (lett. convito, banchetto) ci indica uno dei dispositivi, forse quello principale, con cui esso può essere applicato; i riferimenti letterari e filosofici (Il Convivio di Dante e Il Simposio di Platone), ne svelano il potenziale in termini di costruzione di una nuova cultura urbana.
In questo senso le case diventano spazi
da condividere attraverso pratiche di coabitazione (co-living) e possono ospitare funzioni che vanno oltre la residenzialità in senso stretto (co-working). È una trasformazione che trova il suo corrispettivo urbano nel dispositivo del community- hub10.
Tutto questo a Matera, che sarà capitale europea della cultura nel 2019, sta già accadendo. Nel quartiere di San Pardo, periferia orientale della città, Casa netural, una casa che “aggrega persone da tutto il mondo, in cui ispirarsi, rigenerarsi e concretizzare le proprie idee attorno ai temi dell’innovazione sociale, culturale e creativa”11, ospita al suo interno uno spazio
di co-working, di co-living e un incubatore di imprese culturali e creative. A San Pardo la comunità, seppur non senza difficoltà, sembra aver accolto una sfida culturale e di policy che si proietta oltre l’orizzonte temporale del 2019 e che si concretizza attraverso pratiche d’uso condivise degli spazi inutilizzati, sottoutilizzati o semplicemente degradati.
Qui come altrove l’attualizzazione del vicinato si realizza attraverso una dimensione che, prescindendo da forme precostituite di appartenenza, possiamo definire elettiva.