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UN CONFRONTO TRA I PAESI OGGETTO DI INDAGINE

5.1. LA SCELTA DEI PAES

Questo capitolo vuole mettere a confronto i diversi Paesi Europei oggetto di analisi.

In particolare, si vogliono analizzare le caratteristiche dei diversi sistemi di controllo presenti, facendo, però, riferimento ai soli organi direttamente correlati alle imprese, non indagando, quindi, gli “enforcer”, come prima qualificati.

Si è, quindi, indagata la numerosità degli organi presenti nelle aziende, la numerosità dei membri, la frequenza con cui tali organi si incontrano e il costo totale che le imprese devono sostenere per tali funzioni.

A riguardo di questo ultimo obiettivo è stato considerato anche il costo relativo al controllo esterno, in quanto compreso nel sistema dei controlli. In particolare, si è andati a vedere quali fossero i costi medi sostenuti per il sistema dei controlli nei diversi Paesi considerati, sia a riguardo del costo dei controlli interni che a riguardo di quelli esterni.

La scelta del campione è stata dettata da diverse valutazioni. Per prima cosa questi Paesi sono tra i maggiori Paesi per grandezza sia morfologica ma soprattutto economica, nell’Unione Europea. In secondo luogo sono Paesi molto diversi tra loro.

Marco Sorrentino

L’Inghilterra, infatti, è un Paese storicamente più attento ai controlli. L’Audit Committee inglese ha origine molto antica. Non dimentichiamo che i controlli nascono proprio in questo Paese all’indomani della rivoluzione industriale, con l’avvento di imprese di sempre maggiore dimensione.

Qui i controlli sono visti come un elemento necessario, anche data la presenza di molteplici realtà cosiddette Public Company, ove la proprietà è molto frammentata e non in grado di incidere direttamente sulla gestione.

Caso totalmente differente è, invece, quello italiano. Qui i controlli sono sempre stati visti come un’imposizione, come una costrizione, che generasse solo delle spese. Proprio per questo non sono le imprese a volere i controlli, quanto la normativa a prevederne la necessità. E, forse anche per questo, abbiamo visto il proliferare degli organi di controllo. Non dimentichiamoci, infatti, che l’Italia è sempre stato considerato un Paese in cui le informazioni non vengono date in modo puntuale, ma dove anzi spesso si evidenziano comportamenti opportunistici da parte dell’alta direzione162.

Il caso francese è, infine, un caso molto interessante, in quanto il legislatore ha individuato, soprattutto, nella figura del revisore esterno, il soggetto in grado di poter migliorare l’informativa contabile. Quindi ha ricercato di implementare i soggetti preposti a tale controllo, istituendo la figura del doppio revisore163, a discapito, invece, di un sistema di controllo interno al pari di altri Paesi.

5.2. METODOLOGIA

Come abbiamo visto nel corso del precedente paragrafo 4.2.1 a riguardo del caso italiano, anche per gli altri Paesi si è adottato un metodo survey, attraverso la spedizione di un questionario, con cui si sono richieste alcune importanti caratteristiche del sistema di controllo interno delle imprese.

162Leuz C., Nanda D., Wysocki P.D. (2003), “Earnings management and investor protection: an

international comparison”, Journal of Financial Economics, 69; 505–527.

163 L’articolo 823-2 del codice del commercio, nella sezione riservata alla nomina e alla revoca dei

revisori legali dei conti, stabilisce, infatti, che “le società costrette a pubblicare il bilancio consolidato hanno l’obbligo di designare due revisori esterni”.

Marco Sorrentino

In particolare si sono richiesti, per il triennio 2011-2013, la presenza dei diversi organi di controllo interno, la numerosità di tali organi in riferimento ai membri che li compongono, il compenso totale attribuito a ciascun organo, la frequenza di incontri tra i membri, la data di nomina e se tale organi fossero cambiati nella maggioranza dei membri nell’anno in esame oppure no.

Inoltre, per ogni questionario, è stata richiesta l’indicazione del nome, cognome e ruolo in azienda, del soggetto che avesse compilato il questionario.

Il questionario è stato mandato via mail a diverse scadenze, una prima a giugno, una seconda a settembre, una terza a novembre e un’ultima ancora a metà del mese di dicembre, a tutte le società italiane, quotate nel mercato di Milano, francesi, quotate nel mercato di Parigi e inglesi, quotate nella borsa di Londra, per le quali si è riuscito a recuperare un indirizzo di posta elettronica valido.

Le società oggetto di invio sono solo quelle quotate al 31/12/2013, in quanto le società quotate hanno un sistema di controllo interno molto più radicato e normativamente strutturato. Inoltre in quanto non sempre le realtà non quotate hanno un sito e un indirizzo di posta elettronica di riferimento.

Nel campione sono state prese tutte le società con tali caratteristiche indipendentemente dal loro settore di attività. Sono state prese, quindi, sia società industriali, sia società commerciali, sia società di servizi, sia società finanziarie che assicurative. La volontà della ricerca è, infatti, di capire se le caratteristiche del sistema di controllo interno possano incidere sulla qualità delle informazioni date al mercato, indipendentemente dalle peculiarità delle imprese selezionate.

Se presente è stato ricercato prima l’indirizzo di posta elettronica degli investitori, in assenza del quale si è presa la mail valida per i consumatori finali, sperando poi che l’azienda inoltrasse la richiesta agli uffici competenti.

Le mail inviate sono quindi state 210 per l’Italia, 216 per la Francia e 260 per l’Inghilterra.

A fronte di tale invio le risposte possono essere riassunte nella successiva tabella 13.

Marco Sorrentino

Tabella 13 – Campione di aziende considerate.

Variabile Società italiane quotate nel mercato

di Milano

Società francesi quotate nel mercato

di Parigi

Società inglesi quotate nel mercato

di Londra

n. % n. % n. %

Aziende contattate 210 216 260 Aziende che hanno

prodotto risposta

81 38,57 54 25,00 63 24,23 Aziende con

risposta positiva

49 23,33 19 8,80 21 8,08

Dall’analisi di tale tabella si può evincere come le realtà italiane siano quelle che si sono rese maggiormente disponibili all’interazione (38,57%), mentre gli altri Paesi hanno aderito solo molto marginalmente (Francia 25%, Inghilterra 24,23%).

E, soprattutto, il questionario compilato è stato mandato solo dal 23,33% delle aziende con riguardo al caso italiano, percentuale che scende notevolmente negli altri Paesi, non raggiungendo il 10% di risposte positive.

Già da questi dati si può verificare come le analisi fatte nei successivi paragrafi siano minate dal basso numero di imprese considerate nel campione, data la scarsa adesione al questionario. Per questo alcuni dati non sono stati considerati significativi e non sono stati analizzati.

Infine, con riferimento al controllo esterno i dati sono stati presi direttamente dal database di Datastream e, ove non presenti, attraverso una raccolta manuale andando direttamente a prendere visione dei bilanci consolidati.