SCENA TERZA
SCENA QUARTA
VITO, poi AMALIA
VITO Non c’è! – Le manca adesso il core di affrontarmi…
mentre a insultar sempre è corriva e pronta!… Pure, torto non ha:
mi ha tanto amato… tanto!
Infelice!… E non sa che, anch’io, più vile, non la posso scordar!
Quanti ricordi, qui… Come il core mi batte!
Oh! ma che dico?! Al voto io non debbo mancare! Amalia! Amalia!
AMALIA Ah! che!… Sei tu? VITO Mi vedi!… Da te venne Cristina?
VITO Ti prego di lasciarmela in pace!
AMALIA In pace? Siedi.
VITO Non vo’ sedere. AMALIA Ebbene… non ti nego che sono stata acerba anche con lei… Quanto a perder la pace, io dir non so chi di noi l’ha perduta – Ah! volgi gli occhi,
vedi a che son ridotta! Io più non ho sonno e riposo! io piango giorno e sera…
piango per te, mio Vito!
VITO È vano, cessa!
non vo’ saper di ciò!… La mia preghiera è di lasciar Cristina… E pensa ch’essa
sarà mia moglie.
AMALIA Ah! così parli, Vito? Del core che n’hai fatto?
VITO Ormai, finito
tutto è fra noi. Ho fatto un voto… AMALIA Una pazzia!
VITO Che manterrò!
AMALIA Un voto?… E a me – tu lo dimentichi –
quanti ne hai fatti a me? Come?… hai scordati i fervidi
giuri profferti al piè di quella bella Vergine?
troppo ho sofferto allor! Di rimembranze amare ormai stanco è il mio cor!
AMALIA Dunque, l’amor, le smanie, tutto è finito in te?
VITO Ma tu ben sai qual vincolo strinsi dinanzi a Dio. Che posso far?… Sacrilego
pur diventar degg’io?
AMALIA Libera ancora meno di te ero in quel giorno, che, della fè,
del ciel dimentica, gittai l’onore e sul tuo petto svenni d’amore!
VITO Ah! taci, taci! No! non mi guardare, ché quegli occhi mi fanno delirare!
Per compassione, lasciami! il core mio non può…
AMALIA No, che non è possibile! Anche al tuo cor, lo so,
tormento è la frenetica febbre che mi bruciò…
Io t’amo tanto! VITO Amalia!
AMALIA Le tue carezze io vo’! Un bacio solo!… l’ultimo!
VITO Ahimè! Chi può resistere!… un dèmone sei tu!…
hanno i tuoi baci un fascino che non si scorda più!
AMALIA O gioia.
VITO Amalia, vieni a me!
AMALIA Son tua!
VITO Tutto per te!
In Mala Vita, Giordano, è riuscito a risaltare le sue qualità sensibili di compositore e di uomo. La travagliata passione amorosa si realizza in modo spontaneo e diretto, senza troppe complicazioni culturali. I suoi personaggi risultano essere veri e animati dallo stesso spirito del compositore. Il triangolo amoroso che viene portato in scena tra Vito, Amalia e Cristina interessa più la sfera del religioso che quella culturale e serve proprio per caratterizzare l’ambiente che ne fa da sfondo. In questa opera ogni singolo elemento concorre a creare il carattere proprio del dramma. La sua veridicità consiste proprio in questo: ogni singola parte viene trattata in modo da ricreare quanto più possibile il vero e il reale dell’ambiente napoletano del 1800. Giordano utilizza l’orchestra non solo per accompagnare i cantanti nei loro pezzi, ma le assegna il ruolo di narratore attraverso la perorazione di alcuni temi significativi presenti nei vari atti.17 Rispetto le altre opere veriste, in Mala Vita, è assente l’elemento tragico, ossia la morte in scena o fuori scena; qui la morte trattata non è quella fisica, ma dell’anima e Cristina la rappresenta. La sua “non-redenzione” significa per lei una morte sociale certa e, poco importa, se ci sia un corpo privo di vita per mano di altri, quello che importa è che alla fine di questa opera tutti e tre i protagonisti muoiono moralmente.
17 Il commento interno orchestrale è una caratteristica tipica della tendenza verista. In esso, la voce del compositore si trasforma in voce narrante interna alla scena stessa e commenta le diverse situazioni attraverso il richiamo orchestrale ai principali temi di origine vocale.
La Tilda
Il libretto di Tilda è in linea con le due precedenti opere citate. I soggetti che caratterizzano l’opera innestano un triangolo amoroso proprio dei connotati veristi. L’amore passionale è il filo conduttore di tutto il libretto che Francesco Cilea musica per la Casa editrice Sonzogno. L’ineguaglianza sociale è ciò che rende impossibile l’effettivo adempimento dell’amore “normale” tra Tilda e Gastone; l’ufficiale francese si innamora di Agnese che, rispetto a Tilda, non è una prostituta. Il triangolo amoroso trova la sua rappresentazione nel soldato Gastone e nelle due donne, rispettivamente Tilda e Agnese, che si contendono il suo amore. Il carattere di Tilda appare fin da subito ben delineato, fa parte del mondo delle traviate ma nonostante tutto non vende il suo amore vero e puro e pur di raggiungere il suo obiettivo si affida all’aiuto di briganti. Il suo amore per Gastone è spesso in contrasto con i sentimenti che prova, amore e odio si alternano vicendevolmente creando la suspense necessaria affinchè la geometria amorosa trovi il suo effettivo adempimento. Anche l’uomo prova due tipologie di amore diverso, nei confronti di Tilda nutre una forte pulsione sessuale, invece, per Agnese prova l’amore vero, il sentimento nobile. L’intreccio della trama non ha le sue basi solo nella forte passione amorosa tipica del verismo, ma si aggiunge anche il forte disagio che Tilda prova nel disprezzo che l’uomo amato usa nei suoi confronti. Il suo desiderio è quello di essere amata come una qualsiasi donna, per questo, il rifiuto che riceve da Gastone la porterà ad assumere un atteggiamento di odio e vendetta verso i due fidanzati.
Tre sono i duetti presenti nel melodramma: -Duetto Tilda-Gastone nell’Atto I°
- Duetto Tilda- Agnese nell’Atto II° - Duetto Tilda-Gastone nell’Atto III°.
E due i temi vocali utilizzati: il primo ricalca l’amore passionale di Tilda e Gastone riscontrabile nel duetto che quest’ultima ha con Agnese nel secondo atto; il secondo tema vocale richiama la religiosità della donna e viene sottolineato dal rintocco di campana che si ode nel duetto tra Tilda e Agnese e nella successiva preghiera. Questi due temi vengono usati come perorazione orchestrale anche per quanto riguarda le altre sezioni che compongono l’opera