4. CONCLUSIONI: POSSIBILI SCENARI
4.1. Scenario 1: make
Il primo scenario possibile è quello in cui la produzione di anelli venga trasferita interamente in Europa e prodotta totalmente da SKF, senza coinvolgere fornitori esterni. È un’alternativa sicuramente non semplice in quanto, come visto nell’analisi dei costi e degli investimenti, questo trasferimento comporta non solo un enorme esborso di denaro, ma anche lunghi tempi di attesa dovuti a costruzione e/o adeguamento delle strutture per quanto riguarda capannoni e impianti generali, ma soprattutto perché alcuni macchinari, come quelli di stampaggio, vengono prodotti unicamente sotto commessa e prevedono tempi di attesa di circa un anno.
In merito a questo ultimo aspetto verrà valutata anche l’ipotesi di acquistare dei macchinari di seconda mano così da azzerare i tempi di costruzione e considerando solo quelli che sono i tempi di ristrutturazione ed installazione.
L’ipotesi make sarebbe strutturata in modo tale da valutare in prima istanza le capacità produttive libere delle fabbriche di componenti SKF già esistenti, come ad esempio quella di Karnare in Bulgaria, cercando di saturarle cosa che, oltre ad andare incontro alle esigenze di questo progetto, permetterebbe di ammortizzare maggiormente i costi fissi e quindi rendere anche più profittevoli le produzioni già in essere. È ovvio pensare che le capacità libere non sono tali da soddisfare tutti i volumi che devono essere trasferiti e quindi che sia necessario anche un nuovo sito produttivo dove venga installata tutta la capacità rimanente.
Quindi si può immaginare che oltre agli investimenti valutati precedentemente riguardanti i macchinari, si deve anche tenere in considerazione l’acquisto del terreno per costruire la nuova fabbrica e tutti i costi legati alla costruzione del nuovo sito, come l’impresa di costruzione, gli impianti, i costi di progettazione e così via. C’è da precisare che fare una previsione anticipata di costo del terreno è poco attendibile in quanto c’è una forte variabilità dovuta al paese in cui si deciderà di installare la fabbrica, ma soprattutto l’andamento del mercato dei terreni edificabili fluttua fortemente in base al periodo storico. Si è capito quindi che nel caso si optasse per fare tutto internamente, costi e tempi sarebbero entrambi altamente consistenti.
Questo scenario ipotizzato ovviamente porta con sé un numero di vantaggi e svantaggi che dovranno essere presi in considerazione una volta che si valuterà come procedere.
Innanzitutto, l’opzione di fare tutto internamente permetterà di avere una maggiore flessibilità per quanto riguarda la produzione, cioè la supply chain potrà fare variazioni ai
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programmi di produzione in tempi relativamente veloci, così da soddisfare il cliente in caso di una richiesta fuori programma. A questo tema si unisce anche il fatto che con l’opzione make, SKF sarebbe in grado di gestirsi autonomamente e soprattutto evitare quelli che sono i ritardi di consegne degli anelli e disguidi con il fornitore che portano conseguentemente ritardi nell’assemblaggio del cuscinetto. Un altro fattore importante che deriverebbe da questo scenario è il ritorno della così detta knowledge di produzione dei semilavorati, cioè ritornare ad acquisire la competenza tecnica, diminuita fortemente a causa dell’esternalizzazione, di quelle lavorazioni che venivano considerate non strategiche e quindi con contenuti non sensibili. Inoltre, collocando internamente le produzioni in Europa e vista la vicinanza con le fabbriche che eseguiranno le lavorazioni finali e l’assemblaggio, sarà oltretutto possibile ridurre fortemente, se non eliminare del tutto, gli stock. È noto come questi rappresentino un costo da non sottovalutare, ma soprattutto si evitano tutti quelli che sono i rischi di obsolescenza e le distruzioni accidentali.
Alcuni svantaggi vengono presi in considerazione nella valutazione del make in contrapposizione agli aspetti positivi visti fino ad ora. Per prima cosa si deve tenere conto, come precisato prima, che i tempi dall’idea del progetto all’avvio di produzione sono piuttosto lunghi, ma soprattutto portano con sé l’incertezza legata al fatto che tutta la catena produttiva sia pronta nel tempo stabilito. Un altro aspetto svantaggioso è il fatto di cominciare a produrre dovendo investire su tutte le necessità, tecniche e non, e questo comporta un’uscita di denaro che dovrà attendere non pochi anni prima di essere recuperato, cominciando quindi solo in quel momento a contabilizzare dei guadagni puri. Le spese previste non sono le uniche voci di costo da considerare, bensì c’è un margine di sicurezza che deve essere reso disponibile per fronteggiare tutti gli imprevisti che normalmente un progetto di tale entità porta con sé e nei confronti dei quali non ci si può far trovare impreparati, pena il rallentamento di esecuzione ed il rischio di ritardo di inizio produzione.
Infine, come ultimo aspetto negativo potrebbe verificarsi un minore assorbimento dei costi fissi nel momento in cui la domanda di mercato dovesse variare in negativo e gli impianti dovessero rimanere almeno parzialmente fermi. Questo ovviamente è sempre considerato nelle strategie di esternalizzazione proprio per il fatto di poter spostare il rischio di eventi simili.
Prima di approvare questo tipo di scenario, è opportuno verificare che la somma dei costi di fabbricazione e trasporto di una produzione totalmente make porti almeno allo stesso risultato di ciò che accade attualmente acquistando dalla Cina.
Di seguito si può osservare il grafico che mostra in percentuale la divisione tra costi di produzione e costi logistici, prima e dopo il trasferimento.
Figura 41 - Confronto tra Cina e Europa nella divisione trai costi di produzione e costi logistici
Si nota che i costi di produzione in Europa sono pari al 97,6%, molto più alti rispetto a quelli cinesi che raggiungono “solo” l’84,2% rispetto al totale. Questo minor costo in Cina è dovuto alla diversa disponibilità di materia prima e di conseguenza diverso processo produttivo che implica impiego di macchinari di gran lunga meno costosi sia come investimento che come gestione. In aggiunta un processo più semplice prevede anche l’impiego di personale non troppo specializzato che quindi ha un salario meno elevato, ma soprattutto, come accennato più volte all’interno dell’elaborato, gli stipendi in questo Paese asiatico sono davvero molto bassi. Tutti questi fattori quindi gli portano un vantaggio economico non indifferente, ovviamente per quanto riguarda i costi di produzione. Oltre a questi ultimi si devono considerare anche i costi logistici che con lo scenario attuale e cioè la produzione in Cina, sono estremamente alti, anche perché si devono considerare vari mezzi di trasporto e moltissimi chilometri da percorrere. Al contrario se la produzione fosse totalmente interna in Europa, questi diminuirebbero in modo impressionante e quindi potrebbero andare a compensare quelli che sono i costi di produzione.
In conclusione, questo scenario sicuramente è quello che mostra più sforzo economico per il gruppo, ma sul lungo termine porta benefici e soddisfazione.
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