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Roberto Beneduce è nato a Napoli il 26 ottobre 1957. Dopo aver conseguito la laurea in medicina e Chirurgia (1981, Napoli) con una tesi sui disturbi psicosomatici, e la specializzazione in Psichiatria (1985, Napoli) con una tesi sulla psicoterapia di Palo Alto (pubblicata poi con il titolo Strategie del disincanto. La psichiatria americana fra Lakeville

e Palo Alto, Salerno, 1987), lavora nei servizi di salute mentale territoriali di Napoli

sotto la direzione di Sergio Piro e poi di Collegno e Torino, continuando ad occuparsi della storia e dell’epistemologia della psichiatria e della clinica. Psicoterapeuta, parte-

cipa a corsi di Medicina tropicale (Brescia), diventa membro della Società italiana di antropologia medica e comincia nel 1988 le sue ricerche in etnopsichiatria ed etnomedicina all’interno di un progetto di cooperazione in Mali, dove si occupa della medicina tradizionale dogon (tali ricerche sono tuttora in corso). Nel 1996 fonda a Torino il Centro Frantz Fanon, primo centro etnopsichiatrico in Italia che si occupa di pazienti immigrati, rifugiati, vittime di tortura. Svolge attività di ricerca e consulenza per agenzie delle Nazioni Unite sui temi della violenza, dell’infanzia, della salute men- tale e della guerra in Eritrea, Etiopia, in Albania e in Mozambico. Terminato il dottora- to in Antropologia ed etnologia a Parigi, presso l’EHESS (sotto la direzione di Marc

Augé, con una tesi sulla trance e la possessione in Africa), intraprende una nuova ricer- ca nel Camerun meridionale all’interno della Missione etnologica in Africa Equatoriale, diretta da Francesco Remotti. Dal 2004 è coordinatore – per la Repubblica Democrati- ca del Congo – di una ricerca internazionale (Ford Foundation, New York e Faculté des sciences politiques – CERI, Paris) sulle atrocità e i crimini di massa, e svolge diverse

missioni in Ituri e in Kivu. Dal 2006 è inoltre responsabile della Missione etnologica italiana in Africa Subsahariana (Ministero degli affari esteri).

Dal 2000 insegna Antropologia culturale alla Facoltà di psicologia dell’Università di Torino (al cui interno tiene corsi di Antropologia medica, Antropologia della violenza e della devianza, Etnopsicologia, Etnografia; insegna inoltre Antropologia psicologica presso la Facoltà di lettere e filosofia della stessa Università di Torino). Attività di for- mazione sono svolte presso università e istituti di ricerca, sia italiani che stranieri (Lugano, Barcellona, Parigi, Sarajevo, Lisbona). La sua attività di ricerca rimane essenzialmente caratterizzata da tre assi principali: l’etnopsichiatria e l’antropologia della migrazione; l’analisi della struttura e delle trasformazioni dei sistemi medici tradizionali in Africa, l’antropologia della violenza.

Riassunto

Note per un’epistemologia politica della medicina tradizionale nel Sud del Camerun

L’Autore delinea il campo di analisi della medicina tradizionale bulu entro coordinate che sono ad uno stesso tempo epistemologiche e politiche. Come indicato da numerosi lavori medico-antropologici contemporanei, l’insistenza sulle sole dimensioni simboli- che o le conoscenze empiriche, l’analisi delle sole categorie nosologiche o delle dimen- sioni tecniche delle strategie terapeutiche, rischiano di lasciare ciò che dà significato alle pratiche e ai discorsi che definiscono l’universo della cosiddetta medicina tradizio- nale (i suoi attori, le sue categorie, gli itinerari terapeutici, l’ansia identitaria dei guaritori). La riflessione sul contesto generale consente di leggere taluni mutamenti all’interno della categoria “medicina tradizionale di crisi”, non diversamente da quan-

to è stato suggerito con il concetto di “sessualità di crisi”. L’indagine del sapere medico locale s’intreccia così con quello dei rapporti di potere e suggerisce di indagare le forme di contaminazione o di “alterazione” che si sono prodotte fra saperi e pratiche di origine eterogenea. Questo tipo di prospettiva evidenzia come, a partire dai discorsi sul corpo, la salute, la malattia e le sue cause mistiche, la medicina tradizionale rappre- senti un insieme di strategie rivolte a governare l’incertezza, i conflitti interpersonali, la sofferenza, la violenza sociale.

Résumé

Pour une épistémologie politique de la médicine traditionnelle au Sud Cameroun

L’article dessine le scénario à l’intérieur duquel il est proposé d’analyser la médecine traditionnelle bulu: un scénario où les données politiques doivent être prises en compte en même temps que les variables d’ordre épistémologique. Comme l’anthropologie médicale contemporaine l’a montré, en se situant uniquement parmi les aspects sym- boliques ou empiriques de tel ou tel système médical traditionnel, entre les connaissan- ces phyto-thérapeutiques et les catégories nosologiques ou les dimensions techniques de l’acte thérapeutique, l’on risque de perdre ce qui justement fonde les discours et les pratiques de la médecine traditionnelle: à savoir, la lutte des pouvoirs (occultes ou visibles), les lignes de fracture qui parcourent l’imaginaire et les rapports sociaux. L’in- troduction des données politiques nous permet par contre de mieux saisir le signifié des changements, des contaminations souvent décrites, ainsi que le sens de la crise identitaire des acteurs (tradipraticiens, prophètes, prêtres, ainsi que les patients), dans un mot: de saisir la médecine traditionnelle comme un domaine “social total”. Comme il a été suggéré par le concept de “sexualité de crise”, la notion de “médecine tradi- tionnelle de crise” peut nous aider à comprendre quel type d’incertitudes, de souffran- ces et de violence les savoir médicaux locaux cherchent à maîtriser (souvent participant à leur reproduction) en même temps qu’ils cherchent à soigner.

Resumen

Apuntes para una epistemología política de la medicina tradicional en el Sur del Camerún

El Autor delimita el campo de análisis de la medicina tradicional bulu dentro de coor- dinadas que son al mismo tiempo epistemológicas y políticas. Como indican numero- sos trabajos médico-antropológicos contemporáneos, la insistencia sobre las únicas di-

mensiones simbólicas o los conocimientos empíricos, el análisis de las únicas categorías noseológicas y de las dimensiones técnicas de las estratégias terapéuticas, corren el riesgo de perder lo que da significado a las prácticas y a los discursos que definen el universo de la llamada medicina tradicional (sus actores, sus categorías, sus itinerarios terapéuticos, el ansia de identidad de los curanderos). La reflexión sobre el contexto general permite leer algunos mutamientos internos de la categoría “medicina tradicio- nal de crisis”, de manera no diferente de como ha sido sugerido con el concepto de “sexualidad de crisis”. La investigación del saber médico local se mezcla así con el de las relaciones de poder y sugiere indagar sobre las formas de contaminación o de “alte- ración” que se han producido entre saberes y prácticas de origen hetereogéneas. Este tipo de perspectiva demuestra como, tomando como punto de partida los discursos relativos al cuerpo, la salud, la enfermedad y sus causas místicas, la medicina tradicio- nal represente un conjunto de estratégias dirigidas a controlar la incertidumbre, los conflictos interpersonales, el sufrimiento y la violencia social.

Abstract

Toward a political epistemology of traditional medicine in South Cameroon

The Author puts the study of Bulu traditional medicine (South Cameroon) between epistemological and political axes. In fact, it would be misleading circumscribing the study of traditional medicine only to symbolical aspects or empirical knowledge, diag- nostic categories or technical therapeutic procedures. If political parameters are for- gotten, the study risks to lose all that underlies the practices and discourses concerning the so called “traditional medicine”. In order to understand the pragmatics of local medical systems or their changes, social and political context have to be taken in con- sideration, as well as the specific “identity anxiety” of the different actors: healers, prophets, priests, patients. As it has been suggested by the “crisis’ sexuality” concept, we can propose the analogous concept of “crisis’ traditional medicine” in order to en- lighten the logic of changes and the metamorphosis of semantics and pragmatics char- acterizing traditional medicine. This perspective makes clear how traditional medicine tries to heal, but at the same time it tries to domesticate uncertainty, private conflicts, suffering, and violence, in some case reproducing itself violence and misunderstand- ing. The study of local medical knowledge becomes at once the investigation of a spe- cific knowledge and the analysis of embodied history, relationships of power and social struggles, as well as hegemonic and counterhegemonic practices.

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