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SCRITTI DI DON TONINO BELLO

Nel documento RENATO BRUCOLI DON TONINO BELLO (pagine 21-26)

I DUE FRATELLI1

(Pace come ricerca del volto)

Due fratelli possedevano un mulino nei pressi del fiume. Vi lavoravano tutto il giorno. La gente del paese portava lì il grano per la macina e, per ricompensa, la-sciava un po’ di farina.

Al termine della giornata lavorativa, la quantità rice-vuta dai due fratelli veniva equamente divisa e collocata in due depositi distinti, ciascuno appartenente a uno dei fratelli. Poi i due lasciavano il mulino e tornavano a ca-sa. Vivevano in zone opposte del paese.

Uno era sposato e aveva nove figli, l’altro era scapo-lo e viveva da soscapo-lo.

Quest’ultimo pensava, e giustamente, che non fosse logico dividere la farina in parti uguali, giacché era solo, mentre suo fratello aveva nove bocche da sfamare.

Così, di notte, tornava al mulino, riempiva un sacco di farina e, di nascosto, lo trasportava nel deposito del fratello, quindi tornava a dormire felice.

L’altro fratello, dal canto suo, faceva un ragionamen-to opposragionamen-to. Pensava che mentre lui, durante la vec-chiaia, avrebbe potuto contare su nove figli e non avreb-be avuto problemi di sostentamento giacché i figli sono la più grande fra le ricchezze, suo fratello invece, essen-do solo, avrebbe essen-dovuto pensare per tempo a mettere qualcosa da parte.

Per questo, di nascosto, anch’egli si recava di notte al

1A. BELLO, Tra diluvio e arcobaleno. Sul filo della speranza fra il già e il non ancora, Scrigni/42, Ed. Insieme, Terlizzi 2001, pp. 12, 16-18.

mulino, riempiva un sacco di farina e lo trasportava nel deposito del fratello.

Una notte i due si incontrarono per caso al centro del paese, ognuno col sacco di farina sulle spalle. Si guarda-rono, si abbracciaguarda-rono, e lì, proprio in quel luogo, ven-ne poi costruita una chiesetta.

Su questo episodio voglio innestare l’idea della pace come ricerca del volto.

Tra le acquisizioni più forti della coscienza contem-poranea c’è il convincimento che la pace è molto più che l’assenza di guerra.

Facciamo l’ipotesi che, in un solo colpo, tutti i can-noni tacciano, e che ogni arsenale militare si dissolva nel nulla, e si disinneschino irreversibilmente tutti gli ordi-gni nucleari e atomici. Facciamo conto, per un attimo, che tutti i soldati impegnati al fronte tornino a casa col proprio foglio di congedo illimitato, e che tutte le carto-line di precetto diventino un reperto da mostra di fila-telia: che, insomma, non ci sia più motivo per inviarle.

Se accadesse tutto questo, ma rimanessero le sperequa-zioni che ancora oggi si registrano sulla terra, e le ingiu-stizie continuassero indisturbate a discriminare i popoli fra subalterni ed egemoni, non ci sarebbe ancora la pa-ce, perché non ci sarebbe giustizia.

Vi sarebbe deposizione delle armi, ma non pace.

Oppure facciamo conto che, per un’altra sorta di mi-racolo, tutte le ricchezze della terra fossero distribuite equamente tra i popoli e che quindi in Etiopia la gente non muoia più di fame; facciamo conto che non ci fosse più il sopruso di un popolo contro l’altro e che l’espres-sione «terzo» e «quarto mondo» appartenesse ormai a un vocabolario in disuso: avremmo per questo raggiun-to la pace?

No! Perché la pace non è solo un fucile spezzato, e neppure una bilancia coi piatti in equilibrio. La pace è soprattutto etica del volto.

Non so se avete mai sentito parlare di Emmanuel Lé-vinas, il grande filosofo contemporaneo che non si ispi-ra neanche tanto al filone evangelico, il quale però par-la di etica del volto. Egli fa una sintesi strabiliante di tut-to il pensiero filosofico a partire da Cristut-to. Dice che «il primo millennio è stato caratterizzato dalla ricerca del-l’essere; il secondo dalla ricerca dell’io, fino a culminare nell’elaborazione idealista; il terzo sarà invece caratte-rizzato dalla ricerca dell’altro, del volto: dall’etica del volto».

Un volto da scoprire, un volto da contemplare, un volto da accarezzare: quanto sarebbe bello che noi cre-denti riscoprissimo questi segni del Verbo!

Questa è la pace: ricerca del volto!

IL PETTINE DI BOEMIA2

(Sulla gratuità)

Una volta ho raccontato ad alcuni giovani la fiaba del pettine di Boemia, che talvolta si è vista anche in televi-sione, e di cui hanno fatto anche i cartoni: di quei ragazzi della Boemia che si erano sposati pur non avendo nulla.

Avevano, però, un grande amore l’uno per l’altra.

Vivevano in una capanna alla periferia della città. La sera accendevano il fuoco e si scaldavano in silenzio.

Lei era bellissima, aveva lunghi capelli d’oro. Quan-do li scioglieva arrivavano a terra.

Anche lui era molto povero, ma possedeva un orolo-gio regalatogli da suo padre, al quale era stato regalato dal nonno, e al nonno dal bisnonno. Lo conservava in

ta-2Ivi, pp. 12-23.

INDICE

PARTE PRIMA

VITA DI DON TONINO BELLO . . . pag. 5

1. Più giovane di così! . . . » 7

2. Dove cresce la statura . . . » 24

3. «Farai cose nuove» . . . » 44

4. Il volto dell’altro . . . » 57

5. Con viscere di misericordia . . . » 70

6. Terra di pace . . . » 89

7. Confitto ma non sconfitto . . . » 106

8. Salverà il mondo . . . » 114

PARTE SECONDA SCRITTI DI DON TONINO BELLO » 121 I due fratelli . . . » 123

Il pettine di Boemia . . . » 125

Basilica maggiore . . . » 126

La parabola del buon samaritano forma-to 2000 . . . » 128

Occhi nuovi . . . » 130

Collocazione provvisoria . . . » 132

Andare all’essenziale . . . » 134

PARTE TERZA

APPROFONDIMENTO E RICERCA pag. 137 Glossario . . . » 139 Nota biografica . . . » 154

Finito di stampare nel mese di giugno 2006 Mediagraf – Noventa Padovana, Padova

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Nel documento RENATO BRUCOLI DON TONINO BELLO (pagine 21-26)

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