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I tabernacoli gotic

2.3 Sculture Catalogo delle Schede

Come si è potuto apprezzare dai paragrafi precedenti la struttura dei tabernacoli è particolarmente complessa essendo composta da parti architettoniche, ornamentali e figurative.

Questa sezione del II capitolo propone una catalogazione analitica e sistematica di ogni componente scultorea cui è dedicata una scheda contrassegnata dalla lettera S o D (indicante rispettivamente il tabernacolo sinistro o destro) e dal numero progressivo.

Inoltre, la complessità dell’esemplare sinistro ha reso necessaria una particolare modalità di lettura che permetta di localizzare ciascuna statua. Considerando ogni edicola dei montanti laterali come una struttura modulare composta da una nicchia maggiore affiancata da sei nicchie minori si è proceduto inizialmente descrivendo, in una scheda principale, la nicchia maggiore identificata con un numero progressivo da 1 a 6 scendendo dall’alto in basso e da sinistra verso destra. Inoltre si è provveduto a redigere delle schede secondarie relative a ciascuna delle sei piccole nicchie che completano l’edicola maggiore: la numerazione prevede un primo numero indicante la nicchia principale e un secondo numero, la cui sequenza riprende quella delle nicchie maggiori quindi da 1 a 6 scendendo dall’alto in basso da sinistra verso destra, determinante la nicchia accessoria. Il tabernacolo destro segue solo la lettura delle nicchie maggiori vista la semplificata configurazione.

Il cattivo stato di conservazione della struttura sinistra ha notevolmente peggiorato la leggibilità dell’iconografia delle statue che risultano, a volte, difficilmente analizzabili.

I restauri seicenteschi ed ottocenteschi hanno, inoltre, prodotto rifacimenti, integrazioni e sostituzioni che si illustreranno in dettaglio nelle relative schede mentre si rimanda al III capitolo per i dovuti approfondimenti.

Tuttavia i Dalle Masegne e la loro bottega hanno fornito un’impronta indelebile al progetto complessivo evidente soprattutto negli originali rimanenti.

Poiché non si è mai provveduto ad esaminare questi tabernacoli in tutte le loro componenti figurative che, infatti, risultano per lo più inedite, la bibliografia relativa riportata in questo catalogo risulta esigua e limitata alle sole statue analizzate nello specifico. Nei capitoli successivi si vaglierà la fortuna critica generale e si proporranno ipotesi stilistiche più approfondite.

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Fig. n. 29, Venezia, Basilica di San Marco, tabernacolo sinistro, schema di lettura

Nicchia 1 Nicchia 3 Nicchia 5 Nicchia 2 Nicchia 4 Nicchia 6 1.1 1.2 1.3 1.4 1.5 1.6 Padre Eterno Profeta 3 Profeta 2 Profeta 1 Profeta 4 Profeta 5 Profeta 6 2.1 2 2.6 2 2.5 2 2.4 2 2.3 2 2.2 2 3.6 3.5 3.4 2 3.3 2 3.2 2 3.1 2 4.6 4.5 4.4 4.3 4.2 4.1 5.6 5.5 5.4 5.3 5.2 5.1 6.6 6.5 6.4 6.3 6.2 6.1 Tabernacolo Sinistro

72 Tabernacolo sinistro

Timpano

Il timpano alla sommità dell’apertura a monofora presenta una decorazione a gattoni, tre per lato, con Profeti a mezzo busto e, al vertice, un cespo d’acanto con Dio Padre. Lo stato di conservazione è discreto e si individuano alcune tracce di doratura e di policromia.

La zona è stata interessata dal restauro condotto dal Proto Pietro Saccardo nel 1885 durante il quale si è intervenuti con integrazioni riconoscibili stilisticamente e corrispondenti alle indicazioni (colore rosa) dell’acquerello del Pellanda1.

Figg. nn. 30-31, Tabernacolo sinistro (a sinistra) e Acquerello Pellanda (a destra)

1 Si tratta di un acquerello che rappresenta il progetto di restauro con indicazione dei rifacimenti. Si rimanda al

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La scultura presenta un discreto stato di conservazione a causa della perdita della doratura. Collocata al vertice del timpano dell’apertura centrale, la mezza figura scolpita è inserita in un cespo di foglie d’acanto posto su una base trapezoidale, decorata anch’essa con il medesimo motivo vegetale.

Il Creatore si caratterizza per il globo crociato sorretto nella mano sinistra, mentre la destra sembra impugnare un oggetto, forse una croce, di cui si è persa la parte sommitale (quella terminale è visibile nel pugno della mano) così come le due dita che lo trattenevano. Capelli lunghi e barba divisa in due ciocche sinuose incorniciano il volto severo. Una semplice veste avvolge il busto e ricade morbida, formando pieghe leggermente ritmate. Emerge una precisa attenzione ai dettagli come nella manica del braccio sinistro che si appoggia dolcemente alle foglie d’acanto ritorte. Stilisticamente l’opera presenta caratteri di naturalezza intensa e solidità fisica alleggerita dal gioco del drappeggio che ricade morbido e delicato.

Catalogo n. S 1

Opera di restauro (XVII secolo) Padre Eterno

Pietra di Vicenza (?) cm 32 x 20 x 7 ca.

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Il confronto con il profeta della nicchia n. 1 fa supporre che questa scultura sia stata abbozzata dal maestro “Grapia” che ha restaurato il tabernacolo nel primo decennio del XVII secolo, come emerge dalla testimonianza documentaria2.

Fig. n. 32, Venezia, Basilica di San Marco, iconostasi centrale, Taddeo, particolare Fig. n. 33, Venezia, Basilica di San Marco, Tabernacolo sinistro, Dio Padre Fig. n. 34, Venezia, Basilica di San Marco, tabernacolo sinistro, nicchia n. 1, Profeta

2 ASVE, Procuratori di San Marco de supra, Cassier Chiesa, vol. 5; Documenti per la storia dell’Augusta Ducale

Basilica di San Marco in Venezia dal nono secolo sino alla fine del decimo ottavo dall’Archivio di Stato e dalla Biblioteca Marciana in Venezia, in La Basilica di San Marco in Venezia illustrata nella storia e nell’arte da scrittori veneziani, opera diretta dall’Editore Ferdinando Ongania, Venezia, 1886, p. 218 n. 899.

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Catalogo n. S 2

Bottega di Jacobello e Pierpaolo Dalle Masegne

Profeta n. 1

Pietra di Vicenza (?) cm. 15 x 10 x 5 ca.

Timpano, spiovente sinistro, tabernacolo sinistro

La scultura in pietra tenera, materiale di facile lavorazione ma fortemente soggetta agli agenti atmosferici, presenta un aspetto assai alterato a causa dell’umidità salina, nonché per il deterioramento della pellicola pittorica di cui restano piccolissimi lacerti di colore rosso. Inserito nel cespo d’acanto il profeta è caratterizzato dal berretto frigio, che gli incornicia il volto tondeggiante, e dal cartiglio tenuto orizzontalmente da entrambe le mani.

La fattura suggerisce una vicinanza con lo stile masegnesco ma sembrerebbe un’opera di bottega.

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Catalogo n. S 3

Opera di restauro (XIX secolo) Profeta n. 2

Pietra di Vicenza (?) cm. 15 x 10 x 5 ca.

Timpano, spiovente sinistro, tabernacolo sinistro

La scultura si presenta in discreto stato di conservazione con tracce di bolo e doratura.

Il Profeta sorregge un cartiglio nella mano destra mentre la sinistra ha il dito indice rivolto al petto. Il volto è incorniciato dal berretto, da baffi folti e da lunga barba. L’espressione risulta concentrata e intensa anche per la presenza degli occhi colorati. Il piccolo mezzo busto è opera di restauro ottocentesco come indicato dall’acquerello Pellanda.

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Catalogo n. S 4

Opera di restauro (XIX secolo) Profeta n. 3

Pietra di Vicenza (?) cm. 15 x 10 x 5 ca.

Timpano, spiovente sinistro, tabernacolo sinistro

La scultura si presenta in discreto stato di conservazione con tracce di bolo e doratura.

Il volto intenso con gli occhi fissi è inquadrato dal berretto, dai baffi e dalla barba leggermente divisa in due. Un mantello sembra coprire le spalle e le braccia sopra la veste semplice. Le mani trattengono il cartiglio indicato dall’indice sinistro.

Questa piccola figura è opera di restauro ottocentesco, come indicato dall’acquerello Pellanda.

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Catalogo n. S 5

Opera di restauro (XIX secolo) Profeta n. 4

Pietra di Vicenza (?) cm. 15 x 10 x 5 ca.

Timpano, spiovente destro, tabernacolo sinistro

La scultura si presenta in discreto stato di conservazione con rare tracce di bolo e doratura.

Il volto dagli occhi aperti risulta ornato dal berretto; baffi e barba scendono fino alla gola. Tra le mani che fuoriescono dal mantello, un poco drappeggiato, è collocato un lungo cartiglio. Accomunato dallo stile e dalla resa fisiognomica dei volti, anche questo profeta appartiene alla fase di restauro ottocentesco.

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Catalogo n. S 6

Opera di restauro (XIX secolo) Profeta n. 5

Pietra di Vicenza (?) cm. 15 x 10 x 5 ca.

Timpano, spiovente destro, tabernacolo sinistro

La scultura si presenta in discreto stato di conservazione con rare tracce di bolo e doratura.

Il volto dalle guance incavate ha occhi profondi e fissi, baffi e barba. Il berretto e la fattura dell’abbigliamento sono simili agli altri Profeti nn. 2 e 3. La mano destra indica il petto mentre la sinistra trattiene un cartiglio arrotolato come l’esemplare precedente.

Questa scultura appartiene al restauro ottocentesco.

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Catalogo n. S 7

Bottega di Jacobello e Pierpaolo Dalle Masegne

Profeta n. 6

Pietra di Vicenza (?) cm. 15 x 10 x 5 ca.

Timpano, spiovente destro, tabernacolo sinistro

La scultura si presenta in discreto stato di conservazione ma la superficie risulta danneggiata, anche per la perdita della policromia.

Il volto è simile agli altri profeti: è rispettata l’iconografia tradizionale con berretto frigio, baffi e barba lunga leggermente divisa in due. Il busto è avvolto da un mantello con lungo risvolto che ricade dalla spalla sinistra. La mano destra indica il petto mentre la sinistra trattiene un cartiglio arrotolato. Questa piccola figura risulta riferibile alla fine del XIV secolo, quale opera di bottega come il corrispondente Profeta n. 1.

81 Tabernacolo sinistro

Nicchia n. 1

La prima nicchia alla sommità, in quanto terminale del montante sinistro, è completata dalla cuspide poligonale decorata con motivi a traforo e foglie d’acanto che prolungano i tralci del baldacchino pensile sottostante. Al vertice è collocata una pigna presente anche all’estremità di ciascun piliere laterale cui si raccorda tramite una base a piramide tronca.

Questa edicola presenta la struttura modulare in pietra d’Istria che caratterizza anche le altre cinque: al centro della nicchia maggiore è collocata una statua, incorniciata dal baldacchino pensile ad archi lobati sul modello dell’apertura centrale del tabernacolo, affiancata su entrambi i lati da tre piccole nicchie (in questo caso leggermente sbrecciata all’altezza della nicchia n. 1.3) disposte in verticale che ospitano ciascuna una figura scolpita.

In questa edicola si trova, nella posizione centrale, un personaggio caratterizzato da una lunga folta barba ed un libro: tali dettagli inducono a identificarlo come un profeta dato che la presenza di solo due (anche la scultura maggiore della nicchia n. 2 si presenta con la medesima iconografia) e non quattro soggetti simili per dimensioni e collocazione porta, allo stato attuale, a ritenere secondaria l’ipotesi di considerarlo un Evangelista. Stilisticamente riconducibile ai maestri veneziani che ne hanno curato il cantiere, l’opera si presenta come un lavoro eseguito “in fraterna”.

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Le piccole nicchie laterali ospitano sei Angeli della Passione in pietra tenera danneggiate da una forte aggressione salina. Un restauro gioverebbe dal punto di vista sia della salvaguardia sia del recupero dei minimi resti di policromia e doratura.

Ogni angelo è contraddistinto da un simbolo pertinente e caratteristico mostrando una particolare attenzione all’aspetto iconografico: questa è l’unica edicola in cui si riscontra tale peculiarità che appare indicativa dell’originale programma e della posizione mantenuta inalterata nei secoli come dimostrerebbe la presenza di analoghi soggetti nelle piccole nicchie della simmetrica edicola n. 2. I riferimenti alla Passione di Cristo sono evidenti nel loro legame con l’Eucaristia: il sacrificio di Cristo che ha offerto il Suo Corpo e il Suo Sangue diventano, attraverso la transustanziazione, il Pane e il Vino per la comunione con i fedeli.

L’inserimento di questo gruppo evidenzia il messaggio che certe reliquie volevano trasmettere quale memento di eventi biblici: “la venerazione […] degli strumenti della Passione come testimonianze di questa, così come della morte e Resurrezione di Cristo, ha le sue radici reali nella Gerusalemme protocristiana, e da lì fu inserita nella liturgia del Venerdì Santo”1. A seguito della conquista di Costantinopoli numerosi resti sacri giunsero a Venezia tra cui alcuni relativi alla Passione di Cristo raffigurati anche sul bassorilievo murato tra la fine del XIII e l’inizio del XIV secolo all’ingresso della porta del Tesoro di San Marco: in questo caso due Angeli sorreggono il reliquiario del Santo Sangue di Cristo insieme ad una stauroteca con la reliquia della Croce2. Il legame tra i simboli della Passione di Cristo e l’Eucaristia caratterizza anche la preziosa stauroteca conservata nel Museo Diocesano di Cosenza, esempio di oreficeria liturgica. Nella placchetta inferiore, ai piedi della Crocifissione, vi è uno smalto, molto probabilmente di origine bizantina, con una composizione particolare anch’essa denominata “La Crocifissione […] che visualizza al tempo stesso la morte sacrificale di Cristo e la sua ritualizzazione liturgica nella

1 K. Krause, Immagine-reliquia: da Bisanzio all’Occidente, in Mandylion. Intorno al Sacro Volto, da Bisanzio a

Genova, a cura di G. Wolf – C. Dufour Bozzo – A.R. Calderoni Masetti, catalogo della mostra (Genova, Museo

Diocesano 18 aprile – 18 luglio 2004), Milano, 2004, pp. 209-235, in particolare 214.

2 A. Pasini, Il tesoro di San Marco in Venezia dal 1797 al presente, Venezia, 1878; Id., Il tesoro di San Marco in

Venezia, 2 voll., in La Basilica di San Marco in Venezia, Venezia, 1887; R. Gallo, Il tesoro di S. Marco e la sua storia,

Firenze, 1967; Il Tesoro di San Marco, opera diretta da H.R. Hahnloser, Firenze, 1971, 2 voll.; S. Sinding-Larsen,

Christ in the Council Hall. Studies in the Religious Iconography of the Venetian Republic, Roma, 1974, p. 212 e nota

n.4; D. Pincus, Christian relics and the body politic: a thirteenth century relief plaque in the church of S. Marco, in

Interpretazioni veneziane. Studi di storia dell’Arte in onore di Michelangelo Muraro, Venezia, 1984, pp. 39-57; Il

Tesoro di San Marco, catalogo della mostra, Milano, 1986; G. Romanelli, La storia del tesoro tra Bisanzio e Venezia,

in La Basilica di San Marco. Arte e simbologia, a cura di B. Bertoli, Venezia, 1999, pp. 171- 184; R. Polacco, Proposte

per una chiarificazione sul significato e sulla funzione del “bassorilievo delle reliquie” dell’andito foscari in San Marco a Venezia, in Hadriatica. Attorno a Venezia e al Medioevo tra arti, storia e storiografia. Scritti in onore di Wladimiro Dorigo, a cura di E. Concina – G. Trovabene – M. Agazzi, Padova, 2002, pp. 133-137; K. Krause, Immagine-reliquia: da Bisanzio all’Occidente, cit.; E. Merkel, Bagliori d’icone, di reliquie e di altri oggetti artistici venuti da Bisanzio a Venezia per il Tesoro di San Marco, in Tesori dell’oreficeria veneziana. Immaginario religioso tra arti, produzione, committenza, in “Ateneo Veneto”, n. CXCVIII, 2011, pp. 81-95.

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celebrazione dell’Eucaristia. A un altare provvisto di un paliotto rosso ornato di una Croce sono affiancati gli strumenti della Passione (Croce con Corona di spine, quattro Chiodi della Croce, Lancia, il Bastone di issopo). Sulla mensa dell’altare ci sono il Calice […] e un’aquila, simbolo del credente che riceve la Comunione”3.

Figg. nn. 35-36, Cosenza, Museo Diocesano, stauroteca, visione completa e particolare

I sei Angeli delle nicchie minori mostrano dal punto di vista stilistico una notevole uniformità: la consonanza nei tratti fisiognomici dei volti, la conformità delle strutture fisiche, la decorazione delle vesti contraddistinte da un abito morbido ed un mantello con il colletto ornato a losanghe trattenuto da un fermaglio a rombo. Si ritiene che l’artefice di queste piccole sculture sia un collaboratore, presente nella bottega dei Dalle Masegne, che deve aver operato secondo i modelli predisposti dai due fratelli ma eseguendo il lavoro in piena autonomia. Per la specificità delle opere che gli si attribuiscono verrà denominato Maestro degli Angeli della Passione.

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La scultura presenta un cattivo stato di conservazione a causa dell’aggressione salina che ha intaccato la superficie scolpita; vi sono poi alcune sbrecciature: il piede destro sembra essere stato mutilato mentre il sinistro è in parte scheggiato.

La statua in marmo è inserita in un’edicola il cui coronamento cuspidato incornicia il volto caratterizzato da lunghi baffi e da una folta barba divisa in due ciocche ondulate. Questi tratti somatici e la presenza di due libri chiusi, che potrebbero essere anche una coppia di tavolette, non permettono di riconoscere con sicurezza il soggetto; per caratteristiche può ricordare personaggi biblici quali i Patriarchi, i Profeti o gli Evangelisti.

L’identificazione è problematica a causa della mancanza di documentazione sia relativamente alla realizzazione originale sia ai restauri successivi che non fanno alcun riferimento ai soggetti delle sculture.

Catalogo n. S 8

Jacobello e Pierpaolo Dalle Masegne, bottega, integrazioni di restauro (XVII secolo)

Profeta Marmo

cm 48 x 16 x 8 ca.

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È plausibile una lettura iconografica delle figure maggiori in senso orizzontale, ossia “per piani”. Pertanto la figura in esame della nicchia n. 1 va considerata insieme a quella simmetricamente corrispondente della nicchia n. 2, che presenta caratteristiche simili comuni ai profeti1.

La loro posizione all’interno di edicole che vedono la presenza degli Angeli della Passione, porta a credere che si tratti di Isaia e Zaccaria oppure di Mosè ed Elia.

Nel primo caso, il profeta messianico, cui è attribuito un libro della Bibbia, racconta l’angoscia, i maltrattamenti e la morte del Salvatore nella profezia del cosiddetto Libro della Consolazione dove delinea la figura del Servo di Javhè, considerato dalla tradizione cristiana una prefigurazione di Gesù sofferente e vittorioso, morto per salvare l’umanità2. In particolare i versetti 1-12 del capitolo 53 spiegano con evidenza sia la presenza degli Angeli della Passione sia la funzione del tabernacolo quale custodia delle Sacre Specie3. Si suppone che il soggetto della nicchia n. 2 possa essere Zaccaria, rappresentato spesso in riferimento alla Passione di Cristo4: “Riverserò sulla casa di Davide e sugli abitanti di Gerusalemme lo Spirito di grazia e di supplicazione; ed essi guarderanno a me, a colui che hanno trafitto faranno quindi cordoglio per lui, come si fa cordoglio per un figlio unico, e saranno grandemente addolorati per lui, come si è grandemente addolorati per un primogenito”5. Se si volesse considerare anche un legame con la coppia delle sculture maggiori delle nicchie 3-4 ossia l’arcangelo Gabriele e la Vergine annunciata, entrambi i profeti

1 D. Estivill, Profeti, ad vocem, in Iconografia e Arte Cristiana, II, diretto da L. Castelfranchi – M.A. Crippa, a cura

di R. Cassanelli – E. Guerriero, Cinisello Balsamo (MI), 2004, pp. 1087-1095.

2 Ibidem, pp. 1090-1091.

31Chi avrebbe creduto al nostro annuncio? / A chi sarebbe stato manifestato il braccio del Signore? / 2È cresciuto

come un virgulto davanti a lui / e come una radice in terra arida. / Non ha apparenza né bellezza / per attirare i nostri sguardi, / non splendore per poterci piacere. / 3Disprezzato e reietto dagli uomini, / uomo dei dolori che ben conosce

il patire, / come uno davanti al quale ci si copre la faccia; / era disprezzato e non ne avevamo alcuna stima. / 4Eppure

egli si è caricato delle nostre sofferenze, / si è addossato i nostri dolori; / e noi lo giudicavamo castigato, / percosso da Dio e umiliato. / 5Egli è stato trafitto per le nostre colpe, / schiacciato per le nostre iniquità. / Il castigo che ci dà

salvezza si è abbattuto su di lui; / per le sue piaghe noi siamo stati guariti. / 6Noi tutti eravamo sperduti come un

gregge, / ognuno di noi seguiva la sua strada; / il Signore fece ricadere su di lui / l’iniquità di noi tutti. / 7Maltrattato,

si lasciò umiliare / e non aprì la sua bocca; / era come agnello condotto al macello, / come pecora muta di fronte ai suoi tosatori, / e non aprì la sua bocca. / 8Con oppressione e ingiusta sentenza fu tolto di mezzo; / chi si affligge per la

sua posterità? / Sì, fu eliminato dalla terra dei viventi, / per la colpa del mio popolo fu percosso a morte. / 9Gli si diede

sepoltura con gli empi, / con il ricco fu il suo tumulo, / sebbene non avesse commesso violenza / né vi fosse inganno nella sua bocca. / 10Ma al Signore è piaciuto prostrarlo con dolori. / Quando offrirà se stesso in sacrificio di riparazione,

/ vedrà una discendenza, vivrà a lungo, / si compirà per mezzo suo la volontà del Signore. / 11Dopo il suo intimo

tormento vedrà la luce / e si sazierà della sua conoscenza; / il giusto mio servo giustificherà molti, / egli si addosserà le loro iniquità. / 12Perciò io gli darò in premio le moltitudini, / dei potenti egli farà bottino, / perché ha spogliato se

stesso fino alla morte / ed è stato annoverato fra gli empi, / mentre egli portava il peccato di molti / e intercedeva per i colpevoli.” (Isaia 53, 1-12).

4 D. Estivill, Profeti, cit., pp. 1092-1093. 5 Zaccaria 12,10.

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sarebbero pertinenti in quanto molto spesso Isaia è rappresentato anche come il profeta dell’Incarnazione6 e Zaccaria non è estraneo a riferimenti circa l’annuncio mistico7.

La seconda possibilità, come si è detto, potrebbe considerare Mosè, raffigurato mentre mostra le tavole della Legge coprendosi le mani in atto di deferenza, ed Elia nella nicchia n. 2 con il libro della Parola di Dio8. Insieme sono stati gli unici profeti testimoni della Trasfigurazione di Cristo9: in questo episodio Mosè ed Elia, l’uno che rappresenta la Legge l’altro i profeti, parlano con Gesù del suo Esodo verso Gerusalemme dove si compiranno i misteri della salvezza (passione, morte e risurrezione). È un dialogo che rappresenta metaforicamente la continuità tra l’Antico (Mosè ed Elia) ed il Nuovo Testamento (Gesù). Il piano di Dio, scandito in due tempi ossia la Legge e i Profeti che trovano il definitivo compimento in Gesù, si sta lentamente attuando lungo i secoli.

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