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Indice Valutazione di Sintes

VALUTAZIONE DI SINTESI 1 Bilancio complessivo

4. Scuola dell’infanzia e scuola primaria

Durante questi quattro anni di tirocinio ho potuto osservare moltissime attività e lezioni, ho conosciuto molti bambini diversi, ognuno con una propria particolarità; ho osservato e vissuto contesti socio-economici e culturali differenti tra di loro, insegnanti e stili di insegnamento vari che mi hanno permesso di acquisire molte conoscenze e competenze. Ricordo bene molte delle esperienze vissute, ma ritengo particolarmente significative le due esperienze che riporto qui di seguito.

Ho fatto il primo e il secondo anno di tirocinio nella stessa scuola dell’infanzia (Istituto Comprensivo Bolognesi, Livorno); qui ho potuto osservare per la prima volta la suddivisione dei tempi e degli spazi, le strategie didattiche e un’ampia serie di attività, esercizi e laboratori. La cosa che però mi è più rimasta impressa si è verificata durante il secondo anno: tornando nella stessa sezione, nella quale avevo svolto il tirocinio del primo anno, ho potuto rilevare quanto i bambini fossero cambiati, sia dai tre ai quattro anni, che dai quattro ai cinque: la qualità con la quale avevano incrementato il loro lessico e il modo di comunicare, i disegni e il modo di giocare; è stato interessante per me vedere questo grande cambiamento che non ero riuscita a cogliere durante l’annualità a causa del piccolo monte ore trascorso in sezione.

Nel corso dei due anni, inoltre, ho osservato e partecipato, anche se in maniera molto marginale, al progetto “Questo sono io!”; si tratta di un progetto, di durata triennale, sullo sviluppo dello schema corporeo attraverso l’utilizzo del disegno e della psicomotricità. Durante il primo anno, poiché la sezione era mista, avevo notato le diverse modalità di rappresentare il proprio corpo di bambini della stessa età e di età diversa: i bambini di tre anni si rappresentavano come degli enormi cerchi di vari colori, evidenziando gli arti e gli occhi; i bambini più grandi sapevano già distinguere meglio le parti del proprio corpo aggiungendo il tronco e alcuni dettagli come i capelli, il naso, la bocca e i vestiti; alcuni bambini avevano

11 difficoltà a riconoscere i colori dei loro capelli e dei loro occhi, altri

dimenticavano il collo e le orecchie ma in generale c’era una maggior cura verso la ricerca del dettaglio e della specificità, soprattutto nei bambini di cinque anni. Durante le sedute di psicomotricità i bambini hanno sperimentato il riconoscimento delle parti loro corpo, hanno preso coscienza delle differenze tra il corpo maschile e femminile, hanno appreso i nomi delle parti del corpo attraverso svariati esercizi. Ricordo molto bene che durante una seduta i bambini si dovevano osservare allo specchio e disegnare su un grande foglio ciò che coglievano del loro aspetto. I bambini hanno prodotto elaborati molto diversi tra loro, più o meno fedeli a ciò che effettivamente vedevano nello specchio, ma indicativi del livello di sviluppo percettivo. La cosa che ritengo maggiormente interessante e significativa credo sia stato proprio il confronto che ho potuto fare osservando gli stessi bambini fare esercizi simili nel corso dei due anni. Questa osservazione mi ha permesso di concretizzare conoscenze che, fino ad allora, erano solamente teoriche: lo sviluppo del bambino, la differente percezione che il bambino ha di sé a distanza di un anno o anche di alcuni mesi, la capacità del bambino di riconoscersi e di riconoscere l’altro e molto ancora.

Queste esperienze che ho vissuto durante i primi due anni di tirocinio alla scuola dell’infanzia sono state fondamentali per me: mi hanno fatto capire l’importanza del tirocinio come applicazione pratica degli studi teorici e hanno creato in me una motivazione ulteriore nei confronti di questo ordine di scuola, che mi ha spinta nel corso degli anni a prestare sempre più attenzione e a documentarmi maggiormente in questo ambito sia a livello teorico che pratico.

Per quanto riguarda la scuola primaria, invece, credo che l’esperienza più significativa in assoluto sia stata quella del tirocinio del terzo anno: la pianificazione e la messa in pratica della mia lezione per il progetto MARC. È stata l’esperienza più formativa per la mia futura professione perché è stata la prima volta in cui effettivamente ho potuto utilizzare tutti gli

12 strumenti appresi nel corso degli anni e ho potuto mettermi alla prova su

diversi fronti: ho realizzato una lezione da me ideata e l’insegnante, che si è dimostrata molto disponibile e collaborativa nei miei confronti, mi ha permesso di condurre un’intera lezione nella sua classe prima. Questa opportunità mi ha permesso per la prima volta di documentarmi a fondo sulle diverse strategie che avrei voluto utilizzare ho potuto ricercare metodologie operative e comunicative e approfondire le mie conoscenze disciplinari e le competenze da utilizzare per gestire al meglio la classe, gli strumenti a mia disposizione e il materiale teorico, letterario e scientifico, appreso nel corso dei miei studi universitari.

Questa lezione ha rappresentato per me il punto di svolta della mia formazione: ho avvertito la responsabilità del mio lavoro, della mia presenza in aula e di ciò che stavo trasmettendo agli alunni; ho potuto focalizzarmi sulla progettazione in modo attivo e pratico, ricercando e confrontandomi con le insegnanti della classe le quali hanno rappresentato per me una grande fonte di crescita; ho potuto differenziare la mia attività per una bambina con dislessia e per un bambino con deficit di attenzione e iperattività. Questo ha messo alla prova le mie conoscenze e le mie capacità, fornendomi un ulteriore spunto di riflessione sulla pratica operativa, sulla scelta delle strategie e dei metodi migliori (vedi paragrafo 11). Infine, ho potuto rivedere la mia performance grazie alla videoregistrazione per il progetto MARC. La revisione mi ha permesso di acquisire una consapevolezza maggiore della mia presenza in aula e del mio ruolo in quel preciso contesto, mi ha dato l’opportunità di ripensare alla progettazione, agli strumenti impiegati e al modo in cui li ho utilizzati, alle strategie messe in atto e al mio modo di parlare e di essere all’interno della classe. Il confronto con le insegnanti, con la tutor universitaria e con alcune colleghe è stato per me motivo di crescita personale e professionale, di critica costruttiva e di riflessione.

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