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La Scuola di Musica di Fiesole di Antonello Farull

L

a Scuola di Musica di Fiesole rap- presenta ancora in Italia e all’e- stero per tutti coloro che non la conoscono un singolare approccio alle questioni della musica intesa nel suo in- sieme. Come i glicini che si incontrano nel salire da Firenze anche ciò che nasce alla Scuola è un groviglio di storie e di emo- zioni che si intersecano. La Scuola nasce nel 1974 per iniziativa di Piero Farulli coraggiosamente affiancato da Adriana Verchiani, e si sviluppa rapidamente per- ché le sue radici affondano in un «brodo di cultura primordiale» che pervade il ter- ritorio da molti anni ad iniziare dalla am- ministrazione di Adriano Latini. Il Sindaco Latini era quel tipo di amministratore che amava la politica nel senso più giusto del termine, quello di dare una direzione nella quale muoversi. Non un semplice contabile, non un politico intrigante. Un vero politico. Aveva avuto la capacità rara di circondarsi di persone dalle quali sapeva trarre il meglio. Tra di loro nella funzione di vice- sindaco con delega agli affari culturali aveva scelto Fernando Fa- rulli, un pittore animato da una visone della cultura e della necessità di renderla fruibile al maggior numero di persone. Fu un tempo mitico che non posso credere di aver vissuto, se non avessi ancora negli occhi, per esempio, le stampe d’autore che venivano regalate alle donne fieso- lane ogni 8 marzo, e negli orecchi vivido

il suono dei concerti o dei balletti nella notte d’estate nel Teatro Romano. Anche Piero Farulli fu coinvolto in quel clima e dal comune credo della urgenza di una «diversa» visione della educazione musi- cale prese forma il Convegno di Musica e Cultura del 1966. Ne scaturì un Comitato Nazionale teso a promuovere una riforma della educazione musicale nelle scuole e, poco tempo dopo, la stessa Scuola di Mu- sica di Fiesole. La memoria del passato non deve certo ingessarci o farci sentire inadeguati. Oggi non c’è bambino del territorio fiesolano che non partecipi del- la iniziativa Coroinsieme, sono numerose anche sul territori fiorentino le orchestre infantili che si ispirano al modello Abreu, come ad Arezzo o a Pistoia. Di questa au- tentica rivoluzione che ha attratto più di 10.000 bambini in tutto il Paese, il Siste- ma italiano delle Orchestre e dei Cori In- fantili la Scuola è il leader. Dopo quaranta anni di esistenza possiamo vantare un palmarés di premi internazionali che ci pongono a confronto con istituzioni do- tate di tradizioni molto più lunghe e an- che, mi si perdoni la volgarità, di ben altro budget. Credo che Piero ne sarebbe felice e insoddisfatto allo stesso tempo, come sempre. C’è ancora molto da fare. L’Acca- demia Europea del Quartetto, in seno alla Scuola, ha collezionato molti premi, ma è solo adesso, dopo 15 anni dalla sua fon- dazione che può dire di aver ritrovato il

bandolo di una matassa che una volta si identificava con la persona stessa di Piero, con il suo carisma, e che aveva dato alla luce tanti quartetti italiani. Le orchestre della Scuola sono sempre più numerose, a testimonianza di modalità didattiche sempre più specifiche per ogni fascia di età, ma l’Orchestra Giovanile è alla ricerca di una nuova identità dopo che, a più di 30 anni dalla sua creazione, il suo model- lo è divenuto IL modello di tantissime or- chestre pre-professionali. Ancora oggi mi capita spesso, specie all’interno dei tanti progetti europei cui la Scuola prende parte, di scoprire negli occhi dei miei in- terlocutori la meraviglia per questa capa- cità singolare di continuare a far comuni- care il vertice delle iniziative di eccellenza con la vasta base della diffusione del lin- guaggio musicale. La musica, non sono i musicisti ad affermarlo, è assurta in que- sto inizio del terzo millennio a vero scan- daglio delle intelligenze dell’individuo. È affascinante inseguire i nuovi significati della pratica musicale alla luce dei nuovi contributi dati dalle neuroscienze. Assai più difficile è confrontarsi con tutti questi nuovi aspetti coniugando tutti gli ambiti di ricerca con una testimonianza concre- ta di azione. Direi che il progetto di In-Or- chestra, l’orchestra inclusiva progettata per l’inclusione dei soggetti diversamen- te abili è il frutto più bello e più recente della vita della Scuola. Mi piace pensare

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che Piero volesse che la Scuola non rima- nesse isolata nella sua dimensione felice. Il dibattito sulla sua funzione rispetto al Paese era continuo tra i fratelli Farulli. Per entrambi era necessario che la Scuola ponesse dei quesiti alla società italiana e che avesse la funzione di catalizzare, ov- vero di facilitare quando non precedere i cambiamenti necessari. Nel ricordare la storia e gli sviluppi della storia della Scuo- la avverto con chiarezza che il tempo è passato anche per me: il mondo politico che aveva generato il miracolo fiesolano

non esiste più. E tuttavia la Scuola è do- tata di una sua forza motrice autonoma dalle persone che vi dedicano la loro atti- vità, o, a volte, la loro stessa esistenza. Vi sono idee che sono inarrestabili, perché hanno una loro necessità storica della cui forza è difficile dare una spiegazione se non torniamo ai rami del glicine di cui parlavo all’inizio. Fortemente radicati nel loro territorio, nella loro storia, ma anche determinati a crescere, gentili, ma coesi e capaci di piegare il ferro.

[1] Villa La Torraccia a San Domenico , sede della Scuola di Musica di Fiesole (A. Aleardi, 2010)

Antonello Farulli, violista e insegnante di viola.

Insegna alla Scuola di musica di Fiesole e in altre importanti istituzioni didattiche, tra cui il Royal College of Music di Londra. È conosciuto per i suoi contributi innovativi nel campo della metodologia didattica.