di Mario Cignoni
1 PS. Colucci, Sepolcri a Siena tra medioevo e rina-scimento, Ed del Galluzzo, Tavarnuzze – Firenze 2003, passim.
2 Già nel 1465 il rettore Cipriano Corti stipulava un contratto con i discendenti di Buonsignore da Celsa, rela-tivo alla cappella di San Niccolò (Alfonso Landi, “Rac-conto” del Duomo di Siena, a cura di Enzo Carli, Edam, Firenze 1992, p. 124); Misser Bonsignore, suo nipote, la rifaceva (Le pitture del Duomo di Siena, a cura di Mario Lorenzoni, Silvana, Cinisello Balsamo 2008, p. 20).
3 Bartolomeo Cignoni (1487-1537): Arch. Stato di Siena (ASS), Biccherna 1133 (battezzati); Concisto-ro 2376; Notarile 1096, testamento 2810, notaio Dino Dini, Siena 11 luglio 1537; Biblioteca Comunale Intro-nati (BCI), Ms A.VI.28 Libro di contratti relativi a Bart.
Cignoni (e famiglia) dal 1525 al 1561; A.Sozzini, Raccol-ta di Burle, facetie, motti e buffonerie di tre uomini senesi, rist. Bolzano 2017, p.5. G.Chironi, Il Diplomatico Bichi Ruspoli (1311-1791), in BSSP CV, 1998 (ma 2000), pp
310-395, p. 349.
4 Il miniatore Bernardino Cignoni, che fu vessillifero (1481) e capitano (1482) della Compagnia di San Sal-vadore, è stato studiato dal 1850; rimando ai lavori più recenti: M.Cignoni, Bernardino Cignoni di Siena, minia-tore di libri (+1496), in Honos alit artes, studi per il set-tantesimo compleanno di Mario Ascheri, Firenze University Press 2014, pp. 269-273, e a D.Guernelli, “L’arte mia non fa più niente per amore de’ libri”, due nuove opere di Bernardino Cignoni in “Gutenberg-Jahrbuch”, 95, 2020, pp 153-163.
5 Ser Tommaso di Martino notaio del Concistoro nel 1487; Bernardino, figlio del noto Niccolò Borghesi, risie-duto nel Concistoro nel 1487, sua sorella Aurelia sposò Pandolfo Petrucci; Giovanni di Pietro Pecci risieduto nel Concistoro nel 1488 (R.Terziani, Il governo di Siena dal medioevo all’età moderna (1487-1525), Betti Ed., Siena 2002, p. 254, 255, 258.
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6 Arch. Opera del Duomo (AOPA), Ms 1449, Sepol-ture del Duomo: il fascicolo contiene anche un elenco del 1481, precedente (di poco) a quello del 1485 segnalato sull’inventario del 1995. Su un totale di quaranta sepoltu-re, sei sono sotto la cappella di San Niccolò e di queste la n. 5 è intestata a “Ser Paolo Pernina, prete”.
7 Su Paolo Pernina (doc 1426-1481) vedi vari docu-menti in AOPA, per es Ms 505/711 f. 100; 504/712 f. 51.
Per il suo cognome vedi ASS, notarile 638, p.144, notaio
Mattia di Antonio da Casole.
8 Vedi ASS notarile 386 p. 177-178, notaio Filippo Cantoni da Casole (19 gennaio 1470 st sen).
9 Per Nanni vedi ASS notarile antecosimiano 347, no-taio Giovanni di Andrea da Casole. Discendeva da Rinal-do Bonsignoris “risieduto” nel governo di Siena del 1277, vedi M.Cignoni, Bernardino Cignoni, maestro miniatore del Rinascimento, Ed. Spes, Firenze 1996, p.76.
moglie, Daniela di Guidone Benedetti da Ab-badia a Isola, e al figlio più giovane, il miniatore Bernardino, non più nella casa avita alla Porta all’Arco, venduta nel 1470 a una Tolomei, ma in casa del fratello prete presso la chiesa di San Salvadore8.
Nanni detto Cignone (circa 1350-1430), di antica famiglia, governatore della pieve di Casole nel 14279, ebbe dunque (almeno) due figli: Michele (1387-1482) e il prete Paolo (cit 1426-1481), che tornarono a vivere insieme a Siena. E’ ragionevole supporre che quel sepol-cro, acquistato da Paolo nel 1481, sia stato uti-lizzato da entrambi. Tra l’altro anche Michele ebbe rapporti con il duomo, cui vendeva il suo vino bianco (1466). Del miniatore Bernardino di Michele, che morì nel 1496, non rimane do-cumentazione della sepoltura, ma sarebbe logi-co che sia stato deposto insieme al padre e allo zio (e al figlio), considerando anche la sua ripe-tuta attività artistica per il duomo (dal 1465), soprattutto su commissione dell’Aringhieri concessione alcuni sepolcri nuovi, e rimangono
i nomi delle persone che se li aggiudicarono.
Nella Cappella dei Celsi, detta allora di San Niccolò, non troviamo, allora, tra gli altri, il co-gnome dei Cignoni. Ma un individuo ci indica la soluzione: un sepolcro fu dato a Ser Paolo Pernina6. Chi era costui? Paolo di Nanni, alias di Cignone, oriundo di Casole, prete, già cap-pellano di quella pieve, era divenuto poi rettore di Pernina (ca. 1431-1437), sulla Montagnola.
Era poi passato ad altre parrocchie del senese e infine era approdato tra i canonici del duomo7. Nei suoi vari spostamenti, e anche in duomo, aveva sempre mantenuto l’appellativo di Perni-na. Fu lui ad aggiudicarsi un sepolcro, facilita-to dalla comune origine casolese dei Cignoni e dell’Aringhieri, proprio nella cappella dei Celsi, il cui castello si trovava nella parrocchia di Per-nina. Era fratello di Michele di Nanni detto di Cignone, comandante dei guastatori della Re-pubblica nel 1431 che, intorno al 1465, da Ca-sole si era stabilito a vivere in Siena, insieme alla
2. Lapide di Bartolomeo Cignoni, 1537 nel pavimento del duomo di Siena a lato della Sibilla Cumea.
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10 AOPA, Ms 1450, Sepoltuario: “Francesca Ciglio-ni si seppellì il 24 ottobre 1562”. Era figlia di Lorenzo Fortini e di Eufrasia Ballati. Lucrezia (n. 1472), sorella di Eufrasia, aveva sposato il notaio Cristoforo Turelli, padre di Giovanni che fu il maggiore socio di Agostino Chigi nell’appalto delle miniere di allume a Tolfa (1503). Vedi:
Machtelt Israels, A promise long kept, Rutilio Manetti for Lucrezia Ballati 1538-1621, in Renaissance studies in Honor of Joseph Connors, Florence Villa I Tatti, The Har-vard University Center for Italian Renaissance Studies, 2013, vol I, 552-62 e 936-38. Per la confusione Cignoni/
Ciglioni cfr M.Cignoni 1996, p.11. Per Pietro Fortini (m. 24 gennaio 1562), fratello di Francesca, vedi voce in Diz. Biogr. Italiani.
11 Un gruppo di mercenari comandati da Hocbor, ni-pote di Johan Lancroch (pare un conte Rheingrafen) ge-nerale dei mercenari tedeschi della Banda Nera, mandati dal re di Francia e giunti in aiuto a Siena da Porto Ercole, era uscito contro il nemico, ma fu colto da un’imboscata di 200 soldati imperiali alla Certosa di Pontignano. Rug-gero (Hocbor?) nipote di Lancroch difese poi Porto Ercole contro il Medeghino.
Cornelio Bentivoglio (1519-1585), di Ferrara, capita-no giunto in aiuto di Siena, fu poi capita-nominato luogotenen-te generale di Piero Strozzi (maresciallo di Francia) nella
Repubblica di Siena ritirata in Montalcino (vedi voce in Diz Biogr Italiani).
12 Silvio di Jacomo Ragnoni, risieduto nel Concistoro nel 1554 (o 1555), il 13 maggio 1555 giurò fedeltà alla Repubblica di Siena ritirata in Montalcino, dove si trova-va (Arch. Stor. Italiano vol VIII, 1850, p. 779).
13 Per Mario Cignoni (1532-1555) vedi: ASS, Bic-cherna 1135 (battezzati) f. 270v. ASS Lira 243, f. 1595 denunzia dei beni del 30 marzo 1548; Archivio Arciv. di Siena, Parrocchie 1345 (San Maurizio in Santo Spirito);
Alessandro SOZZINI, Diario …., in Arch. Stor. It., 1843 tomo II, pag. 352 e 356; Gabriele Fantoni, Nuovo diurno italiano ossia Compendio della storia italiana ne’ suoi mar-tiri, Venezia 1866, alla data del 21 aprile. A lui fu poi dedicata una lapide nel cimitero evangelico, istituito nel 1865, alla marina di Rio nell’isola d’Elba, dove i Cignoni si erano stabiliti dopo la caduta della Repubblica di Siena (1555).
14 Per Bernardino Cignoni (1520-dopo 1575) vedi ASS Biccherna 1134 (battezzati), f 314r (suo padrino fu Ms Paris da Sarteano, che nel 1503 aveva accompagnato Pio III a Roma); Concistoro 2377 (Vessillifero). De Strada Francigena, Centro Studi Romei Firenze 1999, VII p. 66.
Fece restaurare, a sue spese, la Chiesa dell’Ospedale, rovi-nata durante la guerra (cfr lapide su Ospedale).
città, assistito presso porta Romana, forse dalla sorella Eufrasia (1524-1557) sposata Ragnoni12 che abitava lì vicino, morì pochi giorni dopo, il 19 gennaio 1555. I registri della chiesa di San Maurizio in Santo Spirito che ne documentano il decesso, riportano che, dopo il funerale, ‘si seppellì a duomo’. “Fu sepolto onorevolmente, portato dai soldati della sua compagnia”, affer-ma il diario di Alessandro Sozzini: la bara fu quindi trasportata, con gli onori militari, per essere deposta nel sepolcro di famiglia. Risco-perto durante il Risorgimento, grazie alla pub-blicazione del Diario del Sozzini (1843), Mario Cignoni è ricordato, insieme a pochissimi altri, tra i “martiri di Siena del 1555” in un almanac-co nazionale del 1866, più volte edito13.
Probabilmente anche suo fratello Bernardi-no, vessillifero di San Pietro alle Scale nel 1540, cavaliere, rettore dell’ospedale di San Lazzaro14, fuori porta Romana sulla Cassia, morto dopo il 1575, ebbe la stessa collocazione.
In conclusione: la lapide oggi visibile indica solo un individuo, ma questa documentazione rivela che diversi esponenti della famiglia Ci-gnoni utilizzarono il sepolcro in duomo per quattro generazioni, per settantacinque o forse cento anni.
(1480-1482). Bernardino, addirittura, in un documento del duomo del 1476, risulta iden-tificato come “il nipote di ser Paolo Pernina”.
Il sepolcro rimase in uso e Bartolomeo di Bernardino vi fu deposto nel 1537. Allora, forse in seguito a nuove sistemazioni del pavimen-to, venne collocata, sempre nella cappella dei Celsi, al posto di quella antica, la nuova lapide che ancora si legge. A questo punto risulta utile l’elenco delle sepolture del duomo che inco-mincia nel 1507 – e che sembra lacunoso – nel quale si trova, nel 1562, Francesca Cignoni, la moglie di Bartolomeo10. Bartolomeo ebbe tre figli maschi, il primo fu “capocaccia” dell’Onda nel 1525, gli altri due, avuti con Francesca, fu-rono Bernardino e Mario.
E ci sono ulteriori sviluppi che riguardano Mario di Bartolomeo, nato a Siena nel 1532, tenuto a battesimo da Contessa di Nicodemo Forteguerri (nipote del cardinale Nicolò Forte-guerri) e da Giovanni Maria Petrucci. Durante l’assedio e la guerra contro fiorentini e impe-riali, il 12 gennaio 1555, nella sortita verso la Certosa di una compagnia comandata perso-nalmente da Cornelio Bentivoglio11, per di-fendere i mercenari travolti dal nemico, Mario venne ferito da un’archibugiata. Rientrato in
1. Il principale libro sull’età dei Nove a Siena edito nel 1981 da University of California Press e tradotto in italiano nel 1986 (Bo-logna) con il titolo Un Comune italiano nel Medioevo. Siena sotto il regime dei Nove 1287-1355.
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Rivista “Accademia dei Rozzi” XXVIII/1 2021 n.54
struttura e regolamenti corporativi o sull’orga-nizzazione della parrocchia, ma la mancanza di documentazione ne ha impedito le indagini.
I principali resoconti pubblicati sulla pe-ste a Siena trattano principalmente degli anni 1348-1350, e in modo cronologico invece che analitico. L’unico trattato moderno serio deve ancora essere ricercato negli scritti di Maksim Kovalevsky del 1895 e del 1911. La sua conclu-sione principale è che Siena, unica con Venezia tra le città italiane, adottò una politica di citta-dinanza “aperta” nel tentativo di ripopolare sia la città che lo Stato. Una lettura più attenta e Una introduzione agli storici e alle fonti
La peste del 1348-1350 fu una delle princi-pali catastrofi della storia occidentale. La valu-tazione dei suoi effetti è un fattore importante in controversie storiche come quelle riguardan-ti le tendenze demografiche ed economiche del tardo Medioevo e del primo Rinascimento. Ep-pure, la percezione e la conoscenza delle effetti-ve conseguenze della peste è ancora inadeguata.
Recentemente nell’ambiente di ricerca si sono raggiunte addirittura tesi contrastanti, indicati-ve della necessità di ulteriori indagini.
La più recente indagine sulla moderna scrit-tura accademica riguardante la peste e i proble-mi strettamente collegati ad essa ha concluso che la nostra conoscenza ora può essere cor-redata “solo da monografie locali o regionali e studi dettagliati”. Da nessuna parte tali studi sono più necessari che per le città italiane poi-ché, mentre l’Italia è stata generalmente consi-derata come gravemente afflitta dalla peste, non c’è stata quasi nessuna indagine sugli effetti del-la peste nelle principali città italiane.
Il presente articolo è nato da uno studio di Siena sotto il governo dell’oligarchia mer-cantile-bancaria dei Nove dal 1287 al 1355.
Quest’ultima data è anche il punto di arrivo di questo saggio, poiché la motivazione per la legislazione successiva può essere riconducibile a obiettivi o valori economico-sociali dei grup-pi dirigenti seguenti, grup-piuttosto che alla peste.
Questo è un esempio di casistica—uno sforzo per verificare le generalizzazioni precedenti, fornire nuove informazioni e offrire un quadro il più completo possibile sulla base di uno stu-dio esaustivo delle evidenze d’archivio. Partico-lare attenzione viene data agli effetti della peste sulla popolazione, sul personale governativo, sull’amministrazione, sull’apparato legislativo, sulla condizione economica e finanziaria del Comune e sulla sua struttura socio-politica.
Si sarebbero potute porre domande altrettanto importanti riguardo agli effetti della peste sulla