• Non ci sono risultati.

2.3 Il Bacino Tiberino

2.3.2 Sezioni esaminate

2.3.2.2 Sezione di Cava Toppett

La sezione di Cava Toppetti è localizzata poco a sud dalla città di Todi (Umbria), in corrispondenza di una zona di cava di una fornace per laterizi (la Toppetti 2 s.r.l.). Nella cava erano presenti due sezioni; in questa tesi ci si è occupati della sezione occidentale, spessa 140,5 metri (Basilici, 1992; 1997) (fig. 2.14).

Questa è costituita prevalentemente da argille siltose, intercalate con sabbie, con stratificazioni sottili scure dovute a sostanza organica, che costituiscono l’associazione di

facies A. Questi depositi sono interpretabili come sedimenti deposti sul fondo di un

bacino lacustre relativamente profondo, che presentava generali condizioni riducenti sull’interfaccia acqua - sedimento. Associate ad essi si trovano depositi che corrispondono a increspature dovute a correnti di fondo e al riempimento di canali che solcavano la conoide alluvionale. L’ambiente deposizionale era probabilmente quello di un bacino lacustre che si evolve da molto profondo a poco profondo a causa di un deterioramento climatico (Basilici, 1992; 1997; Giampaolo et al., 1999).

Su questa sezione sono stati effettuati anche studi interdisciplinari che l’hanno caratterizzata in maniera più efficace:

le analisi polliniche (Pontini, 1997; Pontini et al., 1996) condotte sui primi 66 m di successione hanno evidenziato una ricca flora composta di 81 taxa, rappresentanti 45 famiglie e 47 generi. Sono presenti rappresentanti delle Gymnospermae, delle Angiospermae e delle Pteridophyta. La successione è caratterizzata da tre intervalli pollinici principali: 1) da 0 m a 33 m c’è una dominanza di piante arboree ed in particolare Pinus, Pinaceae indeterminabili e Taxodiaceae. Sono presenti inoltre Quercus,

Cedrus e Fagus. Le piante erbacee sono scarse, per lo più si trovano Chenopodiaceae e

Asteraceae ed Artemisia ed Ephedra sono scarse. 2) da 33 m a 47 m l’associazione è dominata da Pinus e Pinaceae, mentre le Taxodiaceae sono subordinate; Quercus è

scarso. Le piante erbacee sono ben rappresentate, anche se ancora subordinate alle piante arboree, soprattutto a quota 47 m, ed Artemisia e Ephedra sono continue in questo

secondo gruppo. 3) da 47 m a 66 m presenta una prevalenza di Taxodiaceae e una maggiore presenza di Quercus. Le oscillazioni di Taxodiaceae avvengono a spese di

Pinus tipo haploxylon, cathaya, di alcuni elementi montani e di erbacee. Artemisia ed Ephedra sono presenti con basse percentuali. In base al contenuto pollinico si possono

riconoscere tre fasi paleoclimatiche: la prima zona rappresenta una foresta mesofitica mista arricchita in elementi subtropicali e temperato-caldi, che indicano un clima umido e caldo. La seconda zona testimonia un’espansione della foresta di conifere e lo sviluppo di vegetazione più aperta con un clima più freddo e meno umido. La terza zona caratterizzata da un ritorno delle Taxodiaceae indica un ripristino delle condizioni di umidità e di temperatura elevate (Pontini, 1997; Pontini et al., 1996).

La malacofauna è associata alle litofacies fini ed è caratterizzata solo dai prosobranchi

Prososthenia tassoi e Choerina tudertis (Ciangherotti et al., 1998; Esu & Girotti, 2001;

Esu et al., 2001). Si tratta di forme rinvenute solamente nell’area tiberina e, probabilmente, sono da considerarsi forme endemiche (Ciangherotti et al., 1998).

Gli studi paleomagnetici hanno evidenziato che questa successione si è depositata in un intervallo di circa 700.000 anni a partire dall’epoca magnetica normale Gauss, al di sopra dell’evento inverso Kaena, all’epoca magnetica inversa Matuyama poco al di sopra dell’evento normale Reunion.

In particolare il limite Gauss/Matuyama è stato riconosciuto a 44 m dalla base della successione, mentre l’evento normale Reunion è stato localizzato tra 100 m e 106 m (Abbazzi et al., 1997; Napoleone et al., 2003a; 2003b).

5.3.2.3 Dunarobba

La Foresta Fossile di Dunarobba rappresenta uno dei pochi casi esistenti al mondo in cui si sono conservati tronchi d’albero fossili in posizione vitale, alti fino a otto metri e in numero superiore a cinquanta esemplari (fig. 2.15).

I tronchi e il loro apparato radicale si trovano all’interno della Formazione di Fosso Bianco. A Dunarobba questi depositi rientrano nell’Associazione di facies C, tipica dei margini costieri lacustri, Subassociazione di facies C1, tipica di margine lacustre di tipo paludoso, in particolare le litofacies b, c e una litofacies intermedia tra b/c (Ambrosetti et

Fig. 2.15: Immagini della Foresta Fossile di Dunarobba (da www.forestafossile.it).

I tronchi sono stati identificati come Taxodioxylon gypsaceum, con caratteristiche anatomiche simili all’attuale Sequoia sempervirens (Ambrosetti et al., 1995b).

Le analisi polliniche hanno rivelato una flora ricca di specie terziarie non più presenti nell’attuale flora italiana, con dominanza di piante arboree e arbustive, rispetto a quelle erbacee. Le specie più rappresentate sono: tipo Sequoia, tipo taxodium e Pinus

haploxylon. Il diagramma pollinico mostra che il clima era più caldo e umido dell’attuale

e si evidenzia l’esistenza di corsi d’acqua a lento deflusso (Pontini, 1997; Pontini & Bertini, 2000).

La malacofauna è abbondante; in essa si possono distinguere due tipi di associazioni. La prima è caratterizzata da polmonati terrestri, rinvenuti nelle argille aderenti ai tronchi, tipiche di facies di paleosuoli idromorfi o stagni: Hydrocena dubrueilliana (Paladilhe),

Carychium (Saraphia) pseudotetrodon, Carychium (Saraphia) sp.1, Negulus villafranchianus, Leiostyla gottschicki, Gastrocopta (Albinula) acuminata fossanensis, Gastrocopta (Vertigopsis) dehmi, Eostrobilops aloisii, Laminifera (Laminiplicata) villafranchiana. L’associazione indica un ambiente boscoso con substrato da paludoso a

leggermente mosse circostanti ai tronchi, è dominata da prosobranchi acquatici tra cui

Theodoxus (Neritaea) groyanus, Prososthenia ovata, Prososthenia paulae, Tournouerina belnensis, Emmericia umbra, Melanopsis affinis, Micromelania (Goniochilus) zitteli.

Questa associazione è tipica di un ambiente sommerso caratterizzato da acque correnti o stagnanti (Ambrosetti et al., 1995b; Ciangherotti et al.,1998; Manganelli & Giusti, 2000).

Fig. 2.16: Stralcio della Carta Avigliano Umbro, carta tecnica, foglio n° 3 (n° inventario 3452) della Foresta Fossile di Dunarobba, e stralcio della carta (n° inventario 1992), rilevato da Cassisa, Ceppitelli, Cruciani e Vergoni, modificata (per gentile concessione del Ministero per i Beni e Attività Culturali,

Direzione Generale per i Beni Culturali e Paesaggistici dell’Umbria, Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Umbria).

I campioni analizzati in questa tesi provengono in parte da una piccola sezione affiorante immediatamente a sud del recinto dei tronchi e in parte da una campionatura random delle argille all’interno e circostanti alcuni tronchi fossili. Nel primo caso sono stati prelevati tre campioni: Argille inferiori, Stesso livello tronchi a W e Unità dei tronchi fuori dal recinto lato sud. In questi campioni, che provengono dalla litofacies b, legata probabilmente ad acque mosse-tranquille con probabili fenomeni di risorgive (Ambrosetti

et al., 1995b; Ciangherotti, 1997) è presente un’associazione ad ostracodi diversa da

quella rinvenuta nei sedimenti relativi ai tronchi.

Il secondo gruppo di campioni proviene da due diverse litofacies: la litofacies c, caratteristica di terreni umidi o bagnati delle aree paludose con falda freatica superficiale, di cui fanno parte i campioni tr 23 M int., tr 23 M ext., tr 24 M, tr 25 M, tra tr 24 M e tr 25 M, Risulta Tronchi 23-24-25 M; la litofacies b/c con caratteristiche intermedie tra le due litofacies precedenti, di cui fanno parte i campioni tr 1 V int., tr 1V ext., tr 6 V ext., tr 6V int., tr 8V int., tr 8 V ext., tr 12 V int., tr 12V ext., tr 16 (fig. 2.16).

Probabilmente tutti i campioni presenti a Dunarobba rappresentano le unità più litorali del Lago Tiberino del Piacenziano p.p – Gelasiano p.p (Formazione di Fosso Bianco) che in facies profonda è rappresentato dalle sezioni di Cava Toppetti e Fosso Bianco (Ambrosetti et al., 1995b; Basilici, 1997).

Capitolo 3 – Metodologia

Documenti correlati