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Del resto, anche il verbo kaqari/zw ha un significato molto concreto, esso è però duplice e oscilla tra due poli: il primo – nettamente maggioritario nelle testimonianze – è in perfetta sintonia

con le applicazioni finora documentate per il sostantivo kaqarismo/j; il secondo ricorre in un solo

papiro e si differenzia notevolmente in quanto deve essere tradotto con “guarire”.

a) Relativamente al primo ambito di significati del verbo, tranne che in P.Leid.Inst. 46, 4.6.11.12 (II E.V.) dove indica la rimozione da parte degli operai delle macerie derivanti dall'abbattimento di una costruzione, ricorre sempre in ambito agricolo. In P.Lond. I 131* (78 E.V.), registro delle spese della proprietà fondiaria di Epimacos redatto dall'amministratore Didymos, tra gli operai impiegati alla linea 83 compaiono i kaqari/zontej; P.Lond. I 131, 192 (= SB VIII 9699; 78-79 E.V.), compilato sempre dallo stesso amministratore, riporta il pagamento di 4 oboli ad un addetto alla pulitura della vigna: kaqari/(zei) [e0n tw~i] neofut[w~i] tou= xw(ri/ou) ta\ periss(a\) blasth/mata e0rg(a/thj) a 595 Il fatto che i due lhno/j siano in pietra e che spesso anche l'abbeveratoio (o3lmoj) lo sia (cf. P.Hib. I 27, 26 [III A.E.V]; SB 5246, 4 [I A.E.V.]) non significa che anche le idrie lo fossero.

596 Il lhno/j si può tradurre sia come “vasca di fermentazione” che come “pressa per il vino”. Si veda al riguardo KRUIT: The Mening, 268-269. Dato che per la spremitura meccanica si usava un termine tecnico, l'autore fa notare che

nella seconda accezione si deve comunque intendere una vasca o un tino per pigiatura. In ogni caso quindi nel papiro si ha a che fare con una vasca o comunque un ampio contenitore in pietra.

597 Il termine si può intendere anche come “mortaio” o “supporto in pietra”, cf. PREISIGKE, Wörterbuch s.v. o3lmoj.

598 Traduzione mia. 599 Traduzione mia. 600 Traduzione mia.

601 Per l'impiego del termine in un contesto molto simile si veda CPR VIII 22, 81-82 (314 E.V.): ei0j kaqarismo\n th=j au0th=j gh=j a0kanqi/nwn | kai\ a1llwn a0kaqa/rtwn e0rga/tai d (“per la pulizia di questa terra dalle spine e dalle altre impurità, 4 aperai”, traduzione mia).

(o0boloi\) d (“1 travailleur coupe les pousses superflues dans le jeune vignoble du chorion ob. 4”)602; P.Stras. I 2 (217

E.V.) è un contratto di affitto di un terreno per il pagamento del quale viene stabilita la consegna di una quantità annua di frumento misurato me/trw| 'Aqhnai/w| e ripulito a spese dell'affittuario: tou= sou= kaqari/zontoj (“essendo ripulito da uno dei tuoi”603); sempre relativo ad un contesto agricolo è il registro di una tenuta agricola riportato in P.Princ. III 174,

col. III 1 (260 E.V.) il cui testo lacunoso non permette però di capire di cosa si occupino gli operai in questione: e0rga/taij b / kaqari/sasai p. . .ei . . . ixoj; infine SB XVI 12625 (III E.V.) annota le spese per il pagamento di alcune operazioni per la manutenzione di una vigna: ke kaqari/zo(ntej) ta\ prot(mhqe/nta) a0mpe?/(lia) e?0[rg(a/tai) (“25th. cleaning up the vines after the preliminary pruning, . . . workmen [...]”604).

b) Un'accezione del tutto particolare e interessante si ha in BGU XIII 2350 (II E.V.), una lettera che Afrodite scrive alla propria sorella Taonnofris raccontando di una disavventura accadutale proprio quando aveva deciso di raggiungerla ad Alessandria. Nel papiro il verbo ha un sigificato completamente differente dai casi finora presentati e ha a che fare con l'arte medica. Scrive Afrodite alle ll. 7-11: e0path/q?h?n u9po\ i3ppou ei0j t[o\n] | po/da kai\ e0kindu/neusa, w#s|te me kaqarisqh=nai kai\ pol|la\ a0nhlw~sai, kai\ e3wj sh/meron a0ne/codoj ei0mi/: (“my foot was trodden by a horse and I was in danger, so that I have been healed at great expense, and until today I have been out of action”605). Purtroppo la lettera

non offre particolari che lascino intendere in cosa sia consistito il kaqarisqh=nai a caro prezzo, potrebbe trattarsi della pulitura della ferita o di una medicazione, ma l'assenza di conferme in tal senso e di simili ricorrenze in altri papiri non lascia altro spazio se non per la traduzione del verbo con un generico “guarire”606.

xwrou=sai a0na/ – il verbo xwre/w può assumere una vasta gamma di significati tra i quali, come

nel vangelo, anche quello di “contenere” o “misurare”. Come tale, anche se mai accompagnato dalla

preposizione a0na/, compare in modo abbastanza frequente anche nei papiri documentari.

Spesso viene usato nei papiri dell'archivio di Zenon. Non ha un ambito di applicazione specifico, può riguardare la capacità di una brocca per il vino come in P.Cair.Zen. I 59038, 7-9 (257 A.E.V.): yukthri/skon | te stato/n, xwrou=nta | xo/a kai\ mikrw~i ple/on “(“a small wine-cooler standing on its own base, holding a chous and rather more”607) e in P.Cair.Zen. I 59044, col. I 32 (257 A.E.V.) dove ricompare quasi la medesima espressione608, gli

indumenti contenuti in un baule (P.Cair.Zen. I 59054, 32 [257 A.E.V.]: r9i/skon? xw?r?ou=nta [“un baule contenente”]) o, infine, la capacità di un granaio di contenere il raccolto annuale come in P.Cair.Zen. III 59509, 9-11 (III A.E.V.) in cui il guardiano Somoelis scrive a Zenon: kai\ ei0 dunato/n e0stin, proskataskeu/ason qhsauro/n: o9 ga\r u9pa/rxwn ou0x i9kano/j e0sti xwrei=n to\n si=ton to\n e0niauto\n tou=ton (“e se è possibile, fornisci un granaio, quello esistente infatti non è in grado di contenere il raccolto di quest'anno”609).

Quasi cinque secoli dopo, nella corrispondenza eroniniana compare un uso molto simile del verbo. In P.Flor. II 139, 12 (264 E.V.) Alypios scrive ad Heroninos di dare a Maximos una botte (lhno/j) che contiene 100 dichora e 849

monochora di vino: x(wrei=n) di/xw(ra) r (mono/)xw(ra) wmq.

Vicino al senso finora indicato va citato anche P.Mich. XI 617, 5 (145-146 E.V.): in questo caso l'affittuario di un terreno chiede che il suo campo posa ricevere la necessaria irrigazione prima che sia «ricoperto» dall'esondazione del Nilo: pri\n h2 kai\ ta\ u3data ei0j ta\ e0d[a/fh|] xwrh/sh|610.

602 Treduzione in SWIDEREK, Anna: La propriété foncière privée dans l'Égypte de Vespasien et sa technique agricole

d'après P.Lond. 131 recto, Poland 1960, 31-56. 603 Linea 11 (traduzione mia).

604 Traduzione in YOUTIE, Herbert C.: P.Mich. Inv. 3653: Agricultural Account, ZPE 37, 1980, 223-224, 224. L'intero

margine destro del papiro è andato completamente distrutto, non è quindi possibile sapere il numero degli operai né la somma pagata. Un contesto agricolo è anche l'ambito di applicazione del verbo in P.Köln. III 162, 12 (III E.V.), in questo caso però non si tratta di un campo da ripulire per la coltivazione quanto di un difficilmente identificabile i0tew&n (che l'editore traduce con «weidenpflanzung», piantagione di salici).

605 Traduzione in BAGNALL / CRIBIORE: Women's Letters, 366.

606 Traduzione confermata anche da SHELTON, John: Greek Papyri from Roman Egypt. Ed. by W.M. Brashear, Gnomon

51, 1979, 609-610, 610.

607 Traduzione in EDGAR, Campbell C.: Selected Papyri from the Archives of Zenon, ASAE 23, 1923, 187-209, 193.

608 Di contenitori per i liquidi, probabilmente vino data la menzione del keramion da 6 choes, si parla anche in P.Cair.Zen. II 59271, 1.3. (251 A.E.V.), la cui frammenarietà nella parte iniziale non consente però di ricostruire le prime due linee.

609 Traduzione mia.

610 Una applicazione particolare del verbo in relazione al vino si ha poi in tre papiri del III secolo (P.Oxy. XIV 1631, 16 [280 E.V.]; XLVII 3354, 16 [257 E.V.]; P.Laur. (a) 4 [289 E.V.]). In essi il significato si discosta da quello ricoperto nel vangelo, più che “contenere” significa “essere destinato” o “impiegato”. Si tratta in tutti i casi di contratti di affitto di terreni per la coltivazione nei quali gli affittuari si impegnano, usando praticamente sempre la stessa identica formula, a «testare (annualmente) i contenitori per il vino» (P.Oxy. XIV 1631, 16: kai\ po[i]hso/meqa th\n? tw~n xwrou/ntwn ei0j to\n oi]non k[o]u/fwn kompasi/an).

2,7 le/gei au0toi=j o9 'Ihsou=j

< 2,1

gemi/sate ta\j u9dri/aj

< 2,6

u3datoj. Kai\ e0ge/misan au0ta\j e3wj

a1nw. – il verbo gemi/zw ha un'ampio ambito di applicazione ed è molto ben testimoniato in

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