(28 marzo 1630 – 7 luglio 1700)
Autore Antonio Zanchi (1631-1722) Luogo Sala dello Scrutinio
Breve SYLVESTER VALIERO BERTUCY DUCIS FILIUS MAGNUS IN PATRE MAXIMUS IN SE IPSO
Silvestro Valier, figlio del doge Bertucci, grande per via del padre, ancor più per i suoi meriti.
Dogado 1694-1700
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ello svolgimento degli incarichi pubblici si dimostrò one-sto e giuone-sto; la sua elezione non entusiasmò la popolazio-ne, probabilmente perché in precedenza aveva assunto at-teggiamenti troppo discreti e si era messo poco in vista durante la carriera politica.Molto influirono sulla sua nomina il prestigio della famiglia, le parentele importanti e, forse, il sacrificio di due fratelli, uccisi in guerra dai Turchi.
Negli anni del suo dogado iniziò la grande lotta per la suc-cessione di Spagna, cui la Serenissima non prese parte inaugu-rando la politica della neutralità armata – durata lungo tutto l’ultimo secolo.
Da ricordare, inoltre, la visita a Venezia nel gelido inverno del 1709 del re di Danimarca, accolto con sontuosi festeggiamenti.
Secondo i biografi morì “vergine”; pare evitasse persino di par-lare alle donne.
ALVISE II MOCENIGO
(4 agosto 1647 – 6 maggio 1709)
Autore Gregorio Lazzarini (1655-1730) Luogo Sala dello Scrutinio
Breve ALOYSIUS DE MOCENICA GENTE DUX QUINTUS Alvise doge quinto della stirpe Moceniga.
Dogado 1700-1709
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posando Laura Corner, sua parente, accrebbe ulteriormen-te il già immenso patrimonio del suo casato; la moglie gli fu sempre devota e, alla sua morte, decise di ritirarsi nel monastero delle Eremite di San Gervasio e Protasio, a Dorso-duro. Dopo gli studi condotti privatamente, ottenne incarichi in terraferma a Brescia, Udine e Palmanova, dove spese anche di tasca propria per il bene degli amministrati.Il grande prestigio familiare (nonno e bisnonno erano stati do-gi), il vantaggio derivante dall’avere un fratello cardinale, la ric-chezza e la munificenza e anche qualche broglio gli portarono il corno dogale al primo scrutinio, con 40 voti su 41.
Dopo alcuni anni di tranquillità riesplose nel 1714 la guerra con i Turchi, che in breve tempo occuparono la Morea facen-do svanire i molti sacrifici spesi per conquistarla e fortificarla.
La Repubblica reagì incassando vittorie in Dalmazia, Albania e difendendo con onore Corfù, ma dovette accettare le dure condizioni della pace di Passarowitz. Da questo momento sino all’arrivo di Napoleone i veneziani non intrapresero più guerre su larga scala.
Durante la festa della Sensa del 1722, salendo sul Bucintoro, per-se a terra il corno ducale e ne fu profondamente turbato, conside-randolo un cattivo presagio. Poche settimane dopo, morì.
GIOVANNI II CORNER
(4 agosto 1647 – 12 agosto 1722)
Autore Gregorio Lazzarini (1655-1730) oppure Pietro Uberti (1671-1762)
Luogo Sala dello Scrutinio
Breve IOANNES CORNELIUS NEPOS FRANCISCI PRONEPOS IOANNIS VENET. PRINCIPUM A. MDCCXXII
Giovanni Corner nipote di Francesco, pronipote di Giovanni, dogi di Venezia. Anno 1722.
Dogado 1709-1722
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ortava anche il nome Sebastiano per meglio distinguersi dai parenti che per tradizione del casato (motivata da un fide-commesso) si chiamavano inevitabilmente Alvise. Nel giro di piazza durante le celebrazioni per l’elezione, fu accompagnato dal fratello, dal nipote e dal giovane pronipote tutti omonimi.Percorse un’onorata carriera militare fino alla carica di provve-ditore generale da mar e preferì non contrarre matrimonio per non avere distrazioni, proprio come il Peloponnesiaco che seguì nella conquista della Morea. Stava conducendo una vittoriosa campagna militare anche in Dalmazia, quando la pace di
Car-lowitz mise termine a questa fase delle sue imprese; nell’ultima guerra con i Turchi si distinse in queste terre, estendendo i con-fini della Serenissima. Segno di tali vittorie restano i due leoni oggi in campo San Basso, detto Piazzetta dei Leoncini.
Gli anni del suo governo trascorsero tranquilli; furono restau-rati la Basilica e il campanile, rinnovato il Bucintoro, lastricata la piazza; si provvide anche a fortificare alcune città dei territori dello Stato da mar.
Era solito, quasi ogni sera, recarsi nel salotto del fratello a gio-care, conversare e discutere di letteratura.
ALVISE III MOCENIGO
(29 agosto 1662– 31 agosto 1732)
Autore Antonio Balestra (1666-1740) Luogo Sala dello Scrutinio
Breve ALOYSIUS MOCENIGO TER.
Alvise Mocenigo Terzo Dogado 1722-1732
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eguì studi di retorica e di filosofia presso i Padri Somaschi e completò la formazione in occasione dei viaggi nelle mag-giori corti europee al seguito di diplomatici.Partecipò, atteggiandosi più come un sontuoso principe che un ambasciatore, a otto importanti missioni diplomatiche e in qualità di plenipotenziario veneto prese parte alle principali trattative europee del tempo. Nel 1699 fu a Carlowitz, dove fir-mò secondo le direttive del Senato benché in privato disaccor-do; nel 1712 a Utrecht, dove per un momento sembrò potersi costituire una confederazione di stati italiani attorno a Venezia;
nel 1718 a Passarowitz, dove invano cercò di contrapporsi alle volontà degli Austriaci.
Giunto agli ottanta anni, avrebbe preferito ritirarsi dalla politi-ca, sordo e pieno di acciacchi com’era, ma fu eletto doge per
ri-conoscenza del suo operato verso la patria. La Repubblica ebbe un contenzioso con la sede apostolica per l’assassinio a Roma di alcuni familiari dell’ambasciatore veneto e per la costruzione di un fortino sui confini del Po.
NOTE
* Come si evince dalla tabella dello Zanotto, qui pubblicata a pp…., l’immagine del doge Carlo Ruzzini occupa la 108ª posizione nella serie dei ritratti oggetto di questo volume; con l’indicazione “113º doge” presente nel cartiglio si fa invece riferimento alla serie che contempla 120 dogi, in cui sono conteggiati anche i governanti che precedettero l’Antenoreo, ma sono esclusi il secondo dogado di Giovanni II Partecipazio e le reggenze di Domenico Orseolo e Orso Orseolo.