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Sindrome di Horner idiopatica nel Golden Retriever:

NUMERO CASI CLINIC

2. Sindrome di Horner idiopatica nel Golden Retriever:

Nei nove Golden Retriever con forma idiopatica, uno ha effettuato esami di diagnostica per immagine avanzata (RM e radiografia del torace) e altri due soggetti hanno eseguito esami diagnostici di approfondimento, dai quali tuttavia non era emersa alcuna malattia sistemica correlabile alla sindrome di Horner. In tutti e nove i cani è stato, inoltre, possibile ottenere un follow -up clinico o telefonico, grazie al quale è emerso che tutti i soggetti hanno avuto una remissione completa dei segni clinici (nel caso del follow -up telefonico quelli osservabili dal proprietario) e non hanno manifestato altre affezioni sistemiche correlabili alla sindrome di Horner. I cani presentavano un'età media di 8,33 anni e una mediana di 8 (range 5-12 anni), in accordo con quanto riportato da Simpson et al. (2015). Nel nostro studio in linea con quanto presente in letteratura risultano essere colpiti un numero maggiore di maschi rispetto alle femmine.[30][5] Il test con fenilefrina al 36% è stato eseguito in 8/9

cani di razza Golden Retriever con forma idiopatica con una prevalenza di localizzazione neuroanatomica della lesione a livello del neurone pregangliare. Un'ipotesi della maggiore prevalenza di soggetti maschi di razza Golden Retriever affetti dalla sindrome è stata fornita da Boydell (20 00). I cani in questione, essendo molto attivi, si potrebbero determinare dei traumi nella regione del collo con il collare. Questa teoria spiegherebbe anche la prevalenza di localizzazione delle lesioni a carico del neurone pregangliare. I risultati ottenuti nel nostro studio sono in accordo con l’ipotesi di Boydell mentre risultano in contrasto con quello riportato da Simpson et al. (2015), che, invece, attraverso il test alla fenilefrina all'1% localizzano il danno a

livello del neurone postgangliare.

3. Conclusioni:

Nella sindrome di Horner del cane, è interessante evidenziare come la formulazione della diagnosi clinica in base al riconoscimento dei principali segni possa risultare semplice. Tuttavia tredici cani, presi in esame nel nostro studio, sono stati condotti alla nostra attenzione clinica dopo che il veterinario di riferimento aveva formulato diagnosi errata di “congiuntivite”. Questo dato evidenzia come, pur essendo i sintomi della sindrome di Horner ben riconoscibili, sia necessario effettuare sempre un'attenta valutazione oftalmica, al fine di escludere tutte quelle patologie che possono determinare segni clinici sovrapponibili quali, uveiti, congiuntiviti e ulcere corneali. Più complessa, invece, è la formulazione della diagnosi eziologica de lla sindrome di Horner, a causa di diversi fattori, tra i quali molto importante risulta essere anche la volontà dei proprietari di indagare sulla causa della patologia, per i numerosi e costosi esami diagnostici di approfondimento che andrebbero eseguiti. Le analisi da effettuare al fine di saggiare tutte le possibili cause descritte in letteratura sono molteplici e a meno che la patologia primaria non si manifesti con altri segni clinici più debilitanti per l'animale, i proprietari, nonostante siano stati informati sulla necessità di un completo protocollo diagnostico, spesso decidono di attendere il decorso della patologia e l'eventuale remissione dei sintomi.

Altro aspetto da analizzare è come il test farmacologico risulti poco impiegato per la localizzazione neuroanatomica della lesione lungo la via simpatica negli studi presenti in letteratura. Gli autori, inoltre, risultano in disaccordo su protocolli esecutivi e farmaci utilizzati, ad esempio, Morgan & Zanotti (1989) hanno effettuato tale indagine solo in 6/33 soggetti impiegando, nel solo occhio affetto, epinefrina allo 0,01%. Contrariamente Kern et al. (1989) hanno eseguito il test con fenilefrina allo 0,1% in un cane, all'1% in tre, al 10% in nove e epinefrina diluita 1: 10,000 in un soggetto, sag giando sia l'occhio

affetto sia quello sano. Simpson et al. (2015), invece, effettuano in 21 cani il test farmacologico tramite l'instillazione di fenilefrina all' 1%, nel solo occhio affetto. Appare quindi evidente quanto espresso in precedenza.

Il numero di casi clinici presi in esame in questo studio non è trascurabile considerando che in analogo periodo temporale Morgan & Zanotti (1989) hanno valutato 33 cani. Kern et al. (1989), invece, hanno analizzato una popolazione canina più ampia di 74 soggetti, ma in un periodo temporale più ampio. Come espresso anche da Morgan & Zanotti (1989) appare evidente, sulla base dei dati analizzati, come la sindrome di Horner sia una patologia poco comune nel cane e in base alla nostra esperienza possiamo affermare come sia difficile formulare una diagnosi eziologica certa della malattia.

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Ringraziamenti

La laurea rappresenta per me un traguardo carico di emozioni e soddisfazioni, in tutti questi anni ho sempre pensato a come arrivare qui, come superare le avversità e i problemi di percorso, per giungere a questo attesissimo momento. Ora che ci sono capisco che sono state tutte le esperienze, le avventure e soprattutto le difficoltà di questi anni che lo rendono ancora più emozionante.

Vorrei iniziare ringraziando i miei genitori e la mia famiglia, per avermi sostenuta, aiutata e per avermi permesso di intraprendere questo magnifico percorso.

Grazie ad Andrea, per essermi sempre stato vicino, per avermi aiutata e ascoltata in ogni momento, per avermi fatto sempre vedere quanto semplici fossero le avversità. Mi hai insegnato a dubitare delle mie convinzioni, ad essere positiva e soprattutto a credere in me stessa.

Ringrazio il mio correlatore, nonché insegnate, il Prof. Barsotti, per essere sempre stato disponibile, gentile, paziente, per aver reso entusiasmante questo percorso di tesi, ma soprattutto per avermi mostrato questa bellissima disciplina che è l’oftalmologia.

Grazie ai miei amici Camilla, Alice, Francesca, Paola, Federico, Giulia, Nicoletta, Vanessa ed Elena siete stati la compagnia più bella che potessi desiderare, avete reso questi anni indimenticabili, resteranno nella mia memoria chiari, nitidi e pieni d'allegria. Ogni momento è degno di essere ricordato con un enorme sorriso e una al stretta al cuore.

Ringrazio le mie compagne della BandaBarsotti, Valeria, Francesca, Virginia, Martina e Samanta, per la loro gentilezza, correttezza e simpatia, per aver trasformato ogni brutto pensiero o preoccupazione in un sorriso.

Grazie a Benedetta, per essere sempre stata presente, per avermi appoggiata, criticata e indirizzata nelle mie decisioni. Per capirmi sempre e per sorridermi anche quando sbaglio. Grazie di cuore a tutti voi, siete stati partecipi e complici di tutta questa meravigliosa avventura.

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