ALMA MATER STUDIORUM - UNIVERSITÀ’ DI BOLOGNA - FACOLTÀ’ DI ARCHITETTURA
ad Abbiategrasso e di qui per il Naviglio Grande a Milano o a Tonavento verso il Lago Maggiore. Era il 1482 quando Leonardo da Vinci, appena giunto a Milano, fu incaricato da Ludovico il Moro di studiare un sistema per permettere la navigazione dal lago di Como fino a Milano. Leonardo, che progettò il sistema di chiuse per ovviare al problema del dislivello dei terreni e per rendere così possibile la navigazione, non perse l’occasione per farne alcuni schizzi, ora conservati al Museo dei Navigli. Non fu l’inventore delle conche come qualcuno erroneamente ancora pretende, ma ne perfezionò la tecnica ed impiegò per primo, nella lettura e nello studio dei corsi d’acqua, la prospettiva a volo d’uccello. Una soluzione a questo problema è rintracciabile all’interno di alcuni disegni del Codice Atlantico dove si ipotizza un grande sbarramento sul fiume Adda in località Tre Corni, dove uno sbocco in galleria doveva permettere alle barche il passaggio a valle delle rapide del fiume. La diga sarebbe servita anche ad elevare il livello del fiume fino ad alimentare un canale che, a seconda del livello dell’acqua, avrebbe avuto funzione solo irrigua o anche navigabile e, partendo da Brivio, sarebbe arrivato fino a Trezzo scorrendo parallelamente all’Adda. Era duca di Milano Lodovico il Moro quando il collegamento tra Martesana e fossa interna fu realizzato nel 1496 e Leonardo era ancora a corte, ma non fece a tempo a elaborare progetti per realizzare un canale che superando le rapide dell’Adda consentisse il congiungimento diretto con il Lario. Nel 1497 il sistema idroviario milanese era pressochè completo. I Navigli Piccolo e Grande erano collegati con il Naviglio Interno dotato a sua volta di cinque conche. Milano sentiva soprattutto il bisogno di collegarsi col Po. L’escavazione, durante la metà del ‘300 del Navigliaccio da Milano a Binasco e Pavia, voluta da Gian Galeazzo Visconti, non aveva portato i risultati sperati in termini di navigabilità. Anche sotto al dominazione francese e spagnola i tentativi per renderlo navigabile sino a Binasco (1457) e Pavia (1475) non sortirono risultati concreti. Milano ebbe il suo collegamento con il Po solo dopo il rifacimento del Navigliaccio e cioè solo con la realizzazione del Naviglio Pavese, che trovò uno stabile assetto nel 1805 con un decreto di Napoleone I. Nel 1819 si inaugurò l’intero tratto fino a Pavia e Ticino, chiamato Naviglio di Pavia, lungo circa 33km e dotato di 12 conche. Nella seconda meta’ dell’Ottocento il sistema dei trasporti fluviali decadde sia per la lentezza dei viaggi (3 Km. all’ora), sia per la concorrenza delle ferrovie e delle linee tranviarie che soppiantarono la navigazione fluviale interna ed esterna alla citta’. La Martesana rimase attiva per tutto l’Ottocento come via di trasporto sia con un regolare servizio passeggeri, sia con un intenso traffico commerciale. I barconi portavano a Milano grano, frutta, prodotti caseari, bestiame, legname, sabbia e ghiaia ed altri materiali da costruzione. Alla fine dell’Ottocento entro’ in crisi la fossa interna perche’ antigienica e di ostacolo al traffico Il Naviglio grande, nel tratto tra Milano e Turbigo, è un chiaro esempio delle ricchezze scambiate un tempo: numerosi sono i palazzi signorili, le antiche cascine, i borghi, i ponti in ferro battuto, gli approntamenti da pesca e le chiese d’ogni epoca e stile.
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Darsena di Milano - Navigli - agli inizi del 1900 Darsena di Milano - Navigli - agli inizi del 1900
Poi vennere le automobili e i navigli entrarono in abbandono; le loro acque furono utilizzate dalle industrie che li inquinarono. La fossa interna venne coperta tra il 1929 e il 1930, durante il periodo fascista. Decaddero lentamente tutti gli altri navigli. Gli ultimi ad andare in crisi furono quelli della Martesana e il Naviglio Grande.
Il canale Villoresi
Il canale Villoresi, ultimo nato tra i corsi d’acqua, ha cambiato e resa redditiva l’intera agricoltura dell’Alto Milanese e, da solo, irriga una superficie superiore a quella dei tre navigli milanesi messi assieme. Il suo incile alla diga del Panperduto a Somma Lombardo, sul Ticino, ha cambiato quello del Naviglio Grande che ora nasce praticamente dal canale industriale che esce com il Villoresi dal Panperduto e alimenta tre centrali idroelettriche e raffredda la centrale termoelettrica di Turbigo. Il Canale Villoresi è un canale d’irrigazione ideato nel XIX secolo dall’ingegnere lombardo Eugenio Villoresi.Ha origine dal fiume Ticino, dalla diga del Pan Perduto in località Maddalena, frazione di Somma Lombardo e si getta nel fiume Adda al termine di un percorso lungo 86 km che lo qualifica come uno dei canali artificiali più lunghi d’Italia. Il canale si sviluppa orizzontalmente da ovest verso est,(a nord della Martesana), nell’alta pianura di Milano. Nel suo percorso il canale interseca, sovrappassando e talvolta ricevendone parte delle acque, i numerosi corsi d’acqua minori della zona a nord di Milano. Essi sono il torrente Arno o Arnetta, il fiume Olona, il torrente Bozzente, il torrente Lura , il torrente Guisa, il torrente Nirone, il torrente Cisnara, il torrente Lombra, il torrente Garbogera, il fiume Seveso il fiume Lambro , il torrente Molgora , il torrente Trobbia, il rio Vallone ed il Naviglio della Martesana.Dal Seveso all’Adda fa da confine sud della Brianza. A Monza il canale da il nome all’omonimo Parco, creato nel luglio 2010. I lavori di realizzazione cominciarono nel 1877 e vennero completati nel 1890. Nonostante l’irrigazione fosse lo scopo principale dell’opera, la costruzione di alcune conche di navigazione lo rese parzialmente accessibile a barconi per il trasporto di sabbia. Il canale si estende per 86 km e iriga un bacino di 85.000 ettari; attraverso 120 bocche e rami secondari, estesi per circa 130 km, che diventano 1400 se si considerano anche i canali di terza grandezza.
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La Fossa Interna
Tutta la storia iniziò nel 1152, quando Guglielmo da Guintellino, un ingegnere militare genovese al servizio di Milano, fece costruire un canale difensivo da Abbiategrasso aLandriano, sul Lambro. La lunga contesa tra Milano e il Barbarossa era agli inizi e Pavia era alleata dell’imperatore e il canale doveva proteggere Milano proprio dalle incursioni dei pavesi. È tra il 1156 e il 1158 che lo stesso Guglielmo da Guintellino fa erigere i bastioni della città e dal fossato da cui si era estratta la terra per innalzarli, si crea la fossa che sarà allagata e che diventerà, dopo più di due secoli, navigabile e che sarà “interna” solo dopo la costruzione delle Mura spagnole nel XVI secolo. Distrutta nel 1158 ad opera del Barbarossa fu prontamente ricostruita per essere nuovamente distrutta quattro anni dopo sempre dal Barbarossa. Il tracciato del fossato ricostruito nel1167 corrisponde alle attuali vie Fatebenefratelli, Senato, San Damiano, Visconti di Modrone, Francesco Sforza, Santa Sofia, Molino delle Armi, De Amicis, Carducci, Piazza Castello e via Pontaccio. Nel 1171 venne costruita una chiusa fra Porta Ticinese e la Pusterla di S. Eufemia per regolare l’acqua nella fossa e controllarne il deflusso nella Vettabbia.