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Capitolo VI Tre casi studio

V.3.2 Il sistema Hennebique

La notorietà di F. Hennebique è legata all’omonimo sistema che, basato su una razionale disposizione del ferro nel conglomerato, rappresenta il primo tipo di trave moderna in con- glomerato cementizio armato assai simile a quelle utilizzate in seguito diffusamente sino ai giorni nostri.

Il sistema Hennebique permetteva la costruzione completa di una ossatura portante mo- nolitica in c.c.a. che prevedeva plinti di fondazione (o travi rovesce o platee), pilastri, travi principali, travi secondarie e solette. Nei pilastri, in genere a sezione quadrata, rettangolare o poligonale, erano previste armature metalliche longitudinali in barre a sezione circolare, tenute a posto sia da legature trasversali in filo di ferro, sia da fasce metalliche. Le travi collegate monoliticamente alle solette formavano in pratica delle strutture resistenti con sezione a “T”, Sviluppate spesso nei due sensi ortogonali del solaio: La loro armatura era costituita da una serie di barre tonde, alcune diritte, dislocate in prossimità della faccia inferiore della trave, altre, parallele alle prime, erano ripiegate alle due estremità verso l’alto, in modo da assicurare nelle zone di incastro la presenza di armature metalliche sia al lembo inferiore che a quello superiore della struttura. La ripartizione dei ferri diritti e dei ferri piegati era generalmente in parti uguali: Tutti i ganci dovevano terminare con ganci e grande curva posta negli ancoraggi sul perimetro del solaio.

Inoltre il sistema prevedeva, come caratteristica precipua, la presenza di staffe, elementi a bracci verticali, in piattina di ferro (sezione 20x2 mm, 30x2 mm) che contrastavano gli sforzi di taglio presenti nell’elemento inflesso.1

I dimensionamenti ottenuti con le formule empiriche di Hennbique sono abbastanza simili a quelli ottenuti con gli usuali metodi di progetto (tensioni ammissibili) e l’ottimo comporta- mento statico nel tempo delle opere ne ha confermato indirettamente la validità nel conten-

V.3.3 Lo stato conservativo

Nel complesso l’edificio presenta un avanzato livello di degrado, relativo alla condizione della struttura portante in cemento armato. In seguito ai crolli dei tamponamenti perimetrali e delle partizioni vetrate, l’interno del fabbricato è rimasto esposto per molti anni alle intem- perie e agli agenti chimici maggiormente dannosi per il cemento armato, in questo caso anidride carbonica e, seppur in minor parte, cloruri dovuti alla vicinanza del mare.

La corrosione presenta sostanzialmente i seguenti fenomeni degradanti:

- il primo, il più pericoloso, riguarda la diminuzione della sezione resistente del tondino con conseguente riduzione del suo carico portante e della sua resistenza a fatica;

- il secondo comporta la fessurazione del copriferro con conseguente espulsione locale del copriferro (cricca o spalling se l’espulsione è angolare) o totale delaminazione (quando l’effetto dirompente interessa più ferri vicini); questo avviene quando le tensioni che si ge- nerano nel calcestruzzo a causa dei fenomeni espansivi che accompagnano la formazione della ruggine, superano la resistenza a trazione del materiale. Naturalmente l’espulsione del copriferro provoca la completa esposizione dei ferri all’azione aggressiva dell’ambiente che viene pertanto accelerata.

- il terzo comporta la riduzione di aderenza acciaio - calcestruzzo che può addirittura cau- sare la perdita di ancoraggio con gravissime conseguenze.

Nella maggiorparte dei casi ci troviamo fermi al secondo punto, i pilastri dove i ferri hanno perso aderenza rispetto al calcestruzzo risultano un paio.

Questo ci ha portato a redigere una mappa dei pilastri che ne cataloghi lo stato di degrado secondo quanto riportato sopra. Per ogni tipologia di degrado, abbiamo sviluppato stra-

inalterato aspetto e caratteristiche dell’elemento.

Nonostante ciò, la struttura non presenta un quadro fessurativo preoccupante visibile ad occhio nudo.

Per la riuscita di un intervento di riparazione di un elemento strutturale sarà necessario acquisire preliminarmente una buona conoscenza dello stato del materiale esistente, sul quale dovrà essere fatto l’intervento medesimo.

Vista la mole di pilastri e di porzioni su cui effettuare le misurazioni, consigliamo prove par- zialmente distruttive e di rapida esecuzione:

- prova di estrazione, o pull-out, misura la forza occorrente per estrarre un chiodo a testa espansibile di diametro assegnato, immerso in un foro praticato nel CLS fino a una deter- minata profondità. La forza dipende direttamente dalla resistenza a trazione del materiale. - prova di penetrazione, eseguita sparando nel CLS con una pistola standard (pistola “Windsor”) un chiodo di acciaio di dimensioni assegnate. La resistenza del calcestruzzo si valuta misurando la profondità di penetrazione.

Queste prove dovrebbero essere ripetute a distanza di anni per valutare il decadimento dei materiali.

Per quanto riguarda le partizioni orizzontali l’edificio presenta solai sia in cemento armato, più propriamente solette armate di copertura, e solai in laterocemento con travi tipo “Vare- se”. Queste ultime, aggredite dagli agenti atmosferici e dall’apparato vegetale, risultano in pessimo stato conservativo con tavelle sfondellate in più punti e travi fessurate e in alcuni tratti crollate.

Queste porzioni di solaio dovranno essere sostituite con appositi solai leggeri per non scompensare il comportamento statico dell’edificio.

Infine, per quanto riguarda le murature presenti, prevalentemente di tamponatura, non ab- biamo riscontrato particolari dissesti o forme di degrado: per quelle maggiormente espo- ste alle intemperie, sarà necessario eseguire un intervento di stilatura dei giunti ad hoc. V.3.4 Gli elementi costruttivi

Le strutture in cemento armato presentano un buon livello di posa in opera, per una citta- dina piccola come la Viserba di all’ora, è ipotizzabile che la ditta edile, o semplicemente la manovalanza, provenisse da altre città nel circondario, probabilmente Rimini o Bologna. Per quanto riguarda le cartelle murarie, non sembrano essere state eseguite a regola d’ar- te, più probabilmente la qualità della malta e del laterizio hanno inficiato con il tempo l’in- tegrità dei setti murari.

I paramenti murari non sono di particolare pregio, eccetto alcune pitture murarie eseguite da soldati tedeschi durante la Seconda Guerra Mondiale nella sala dei macchinari.

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