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IL SISTEMA IMPRENDITORIALE DELLA ROMAGNA: FORLÌ-CESENA E RIMINI AL 30 GIUGNO 2017 – LE IMPRESE ARTIGIANE

Il presente report approfondisce la dinamica e la consistenza delle imprese attive (già esposte nel fascicolo di Movimprese sedi), con riferimento alle imprese artigiane (che ne costituiscono un sottoinsieme).

Secondo Movimprese, banca dati di Infocamere, la dinamica anagrafica del secondo trimestre 2017, riferita al complesso delle imprese artigiane registrate, evidenzia 417 nuove iscrizioni e 322 cessazioni, con un saldo positivo pari a 95 unità, saldo superiore rispetto a quello registrato nel medesimo periodo del 2016 (+45 unità). Il tasso di crescita trimestrale delle imprese artigiane registrate (al netto delle cancellazioni d’ufficio) risulta positivo (+0,43%), superiore al valore regionale (+0,30%) e nazionale (+0,24%).

Le imprese artigiane attive nel Registro Imprese della Camera della Romagna (Forlì-Cesena e Rimini) al 30 giugno 2017 ammontano a 21.879 unità. Complessivamente si rileva una diminuzione rispetto all’analogo periodo 2016 pari al -1,0%, valore migliore di quello della regione Emilia-Romagna e nazionale (-1,2%). L’incidenza delle imprese attive artigiane sul totale delle imprese attive è pari al 30,5%, dato inferiore ala regione Emilia-Romagna (31,8%) ma superiore a quello nazionale (25,7%).

Con riferimento ai settori maggiormente significativi quanto a numerosità delle imprese attive artigiane, prosegue la flessione delle costruzioni (-1,8%

rispetto al medesimo trimestre del 2016), le quali rappresentano il 39,0% del

totale delle imprese artigiane attive della Romagna e, sostanzialmente, condizionano la performance di tutto il territorio in esame. Il settore manifatturiero, la cui incidenza è del 21,2%, diminuisce dell’1,2%; il comparto

“trasporto e magazzinaggio” (8,5% sul totale) si riduce del 2,9%, mentre il commercio (ingrosso e dettaglio) è sostanzialmente stabile (-0,3%, con incidenza del 5,3%). In modesta crescita, invece, le attività di alloggio e ristorazione (+0,3%), pari al 5,1% del totale e le “Altre attività di servizi”

(costituite principalmente da servizi di riparazione di computer, servizi di riparazione di beni per uso personale e domestico, lavanderie, acconciatori ed estetisti) (+0,6%, incidenza del 12,7% sul totale).

Per quanto riguarda la forma giuridica delle imprese artigiane si evidenzia la crescita delle società di capitali (+2,8% rispetto al medesimo trimestre del 2016), dato significativo in quanto si tratta del segmento maggiormente strutturato del sistema imprenditoriale. La sua incidenza, pari al 5,9% del totale delle aziende artigiane, risulta inferiore a quella della regione (6,4%) ma superiore a quella nazionale (5,6%). Si tratta comunque di una forma giuridica poco presente, su tutti i livelli territoriali, nella tipologia d’impresa artigiana che,

per sua natura, è di dimensioni ridotte e basata prevalentemente sull’attività professionale degli imprenditori. Le ditte individuali, pari al 72,3% delle imprese attive artigiane (74,7% in regione, 77,9% in Italia), sono diminuite dello 0,6%.

Le società di persone, pari al 21,5% delle imprese attive artigiane (18,5% in regione, 16,3% in Italia) sono diminuite del 3,5%.

Sistema imprenditoriale: focus provinciale Forlì-Cesena

Secondo Movimprese, banca dati di Infocamere, la dinamica anagrafica del secondo trimestre 2017, riferita al complesso delle imprese artigiane registrate, evidenzia 223 nuove iscrizioni e 156 cessazioni, con un saldo positivo pari a 67 unità, saldo superiore rispetto a quello registrato nel medesimo periodo del 2016 (+12 unità). Il tasso di crescita trimestrale delle imprese artigiane registrate (al netto delle cancellazioni d’ufficio) risulta positivo (+0,55%), superiore al valore regionale (+0,30%) e nazionale (+0,24%).

Con riferimento al territorio della provincia di Forlì-Cesena, le imprese artigiane attive nel Registro Imprese della Camera della Romagna al 30 giugno 2017 ammontano a 12.150 unità. Complessivamente si rileva una diminuzione rispetto all’analogo periodo 2016 pari al -1,0%, valore migliore di quello della regione Emilia-Romagna e nazionale (-1,2%). L’incidenza delle imprese attive artigiane sul totale delle imprese attive, pari al 32,6% in provincia di Forlì-Cesena, si conferma superiore di quella regionale (31,8%) e nazionale (25,7%).

Con riferimento ai settori maggiormente significativi quanto a numerosità delle imprese attive artigiane, prosegue la flessione delle costruzioni (-1,4% rispetto al medesimo trimestre del 2016), le quali rappresentano il 37,9% del totale delle imprese artigiane attive della provincia e, sostanzialmente, condizionano la performance di tutto il territorio in esame. Il settore manifatturiero, la cui incidenza è del 22,2%, diminuisce dell’1,6%; il comparto “trasporto e magazzinaggio” (9,0% sul totale) si riduce del 3,0%, il commercio (ingrosso e dettaglio) dello 0,6% (con incidenza del 5,4%). In crescita, invece, le attività di alloggio e ristorazione (+1,3%), pari al 4,4% del totale e le “Altre attività di servizi” (costituite principalmente da servizi di riparazione di computer, servizi di riparazione di beni per uso personale e domestico, lavanderie, acconciatori ed estetisti) (+0,8%, incidenza del 13,0% sul totale).

Per quanto riguarda la forma giuridica delle imprese artigiane si evidenzia la crescita delle società di capitali (+4,4% rispetto al medesimo periodo del 2016), dato significativo in quanto si tratta del segmento maggiormente strutturato del sistema imprenditoriale. La sua incidenza, pari al 5,9% del totale delle aziende artigiane, risulta inferiore a quella della regione (6,4%) ma superiore a quella nazionale (5,6%). Si tratta comunque di una forma giuridica poco presente, su tutti i livelli territoriali, nella tipologia d’impresa artigiana che, per sua natura, è di dimensioni ridotte e basata prevalentemente sull’attività professionale degli imprenditori. Le ditte individuali, pari al 71,8% delle imprese attive artigiane (74,7% in regione, 77,9% in Italia), sono diminuite dello 0,7%. Le società di persone, pari al 22,0% delle imprese attive artigiane (18,5% in regione, 16,3%

in Italia) sono, infine, diminuite del 3,1%.

Sistema imprenditoriale: focus provinciale Rimini

Secondo Movimprese, banca dati di Infocamere, la dinamica anagrafica del secondo trimestre 2017, riferita al complesso delle imprese artigiane registrate, evidenzia 194 nuove iscrizioni e 166 cessazioni, con un saldo positivo pari a 28 unità, saldo superiore rispetto a quello registrato nel medesimo periodo del 2016 (+33 unità). Il tasso di crescita trimestrale delle imprese artigiane registrate (al netto delle cancellazioni d’ufficio) risulta positivo (+0,29%), in linea con il dato regionale (+0,30%) e superiore al valore nazionale (+0,24%).

Con riferimento al territorio della provincia di Rimini, le imprese artigiane attive nel Registro Imprese della Camera della Romagna al 30 giugno 2017 ammontano a 9.729 unità. Complessivamente si rileva una diminuzione rispetto all’analogo periodo 2016 pari al -1,1%, valore analogo a quello della regione Emilia-Romagna e nazionale (-1,2%). L’incidenza delle imprese attive artigiane sul totale delle imprese attive, pari al 28,3% in provincia di Rimini, risulta inferiore a quella regionale (31,8%) e superiore al dato nazionale (25,7%).

Con riferimento ai settori maggiormente significativi quanto a numerosità delle imprese attive artigiane, prosegue la flessione delle costruzioni (-2,1% rispetto al medesimo trimestre del 2016), le quali rappresentano il 40,3% del totale

delle imprese artigiane attive della provincia e, sostanzialmente, condizionano la performance di tutto il territorio in esame. Il settore manifatturiero, la cui incidenza è del 20,0%, diminuisce dello 0,8%; il comparto “trasporto e magazzinaggio” (7,9% sul totale) si riduce del 2,8%, le attività di alloggio e ristorazione diminuiscono dello 0,7% (incidenza parli al 5,8%). In crescita, invece, il commercio (+0,2%, incidenza del 5,3%) e le “Altre attività di servizi”

(costituite principalmente da servizi di riparazione di computer, servizi di riparazione di beni per uso personale e domestico, lavanderie, acconciatori ed estetisti) (+0,3%, incidenza del 12,3% sul totale).

Per quanto riguarda la forma giuridica delle imprese artigiane si evidenzia la crescita delle società di capitali (+0,9% rispetto al medesimo periodo del 2016).

L’incidenza, pari al 6,0% del totale delle aziende artigiane, risulta inferiore a quella della regione (6,4%) ma superiore a quella nazionale (5,6%). Si tratta comunque di una forma giuridica poco presente, su tutti i livelli territoriali, nella tipologia d’impresa artigiana che, per sua natura, è di dimensioni ridotte e basata prevalentemente sull’attività professionale degli imprenditori. Le ditte individuali, pari al 72,9% delle imprese attive artigiane (74,7% in regione, 77,9% in Italia), sono diminuite dello 0,4%. Le società di persone, pari al 20,9%

delle imprese attive artigiane (18,5% in regione, 16,3% in Italia) sono, infine, diminuite del 4,0%.

MOVIMPRESE - NOTA METODOLOGICA Premessa

Con il D.p.r. 247 del 23/07/2004 e successiva circolare n° 3585/C del Ministero delle Attività Produttive, il legislatore ha fornito alle Camere di Commercio uno strumento di semplificazione più efficace per migliorare la qualità nel regime della pubblicità delle imprese, definendo i

criteri e le procedure necessarie per giungere alla cancellazione d’ufficio di quelle imprese non più operative e, tuttavia, ancora figurativamente iscritte al Registro stesso.

Modalità di calcolo della variabile “cessazioni” per l’anno 2005

In considerazione degli effetti statistici conseguenti all’utilizzo delle nuove procedure, in occasione della pubblicazione dei dati relativi all’anno 2005 gli effetti delle cancellazioni d’ufficio deliberati dalle Camere di Roma e Cosenza (note per tempo alla redazione e ritenute quantitativamente significative), sono stati neutralizzati facendo ricorso alla loro attribuzione al flusso delle “variazioni”.

Con ciò si è ottenuto di scontare l’effetto dell’azione amministrativa di manutenzione del Registro (la cancellazione di posizioni non più operative) sul flusso fisiologico delle normali cessazioni (quelle legate all’andamento ordinario dell’attività economica d’impresa). In tal modo resta significativo il calcolo dei saldi e dei tassi di crescita dello stock delle imprese con riferimento all’effettivo andamento della congiuntura economica nel periodo considerato.

Rappresentazione della variabile “cessazioni”

a partire dal 1° trimestre 2006

Successivamente alla diffusione dei dati annuali 2005, un’analisi più approfondita delle implicazioni della soluzione adottata per Roma e Cosenza ha condotto la redazione - in sintonia con l’Unioncamere - ad individuare una modalità di valutazione del fenomeno delle cessazioni d’ufficio più rispondente a criteri di trasparenza, completezza e confrontabilità nel tempo dei dati.

Tale modalità consiste per il futuro nella contabilizzazione distinta (per tutti i livelli di analisi di Movimprese: totale nazionale, regioni, province, sezioni e divisioni di attività economica, gruppi di nature giuridiche), del flusso delle cancellazioni d’ufficio rispetto al totale delle cessazioni rilevate in ogni periodo.

In termini di rappresentazione tabellare dei dati, l’introduzione della nuova variabile non produrrà modificazioni nella struttura delle tabelle standard di Movimprese, che continuerà a riportare il valore delle cessazioni al lordo di quelle di ufficio. Queste ultime - intese come “di cui”

della variabile principale “cessazioni” - verranno messe a disposizione degli utenti attraverso un riepilogo in formato MS Excel, elaborabile a livello nazionale, regionale e provinciale, per sezioni e divisioni di attività economica e gruppi di nature giuridiche.

Effetti sui confronti intertemporali tra stock

L’allargamento delle possibilità per le Camere di Commercio di ricorrere alle procedure di cancellazione d’ufficio, comporta per ogni periodo una riduzione dello stock non derivante dall’andamento propriamente economico della congiuntura demografica, ma piuttosto dalle decisioni di intervenire amministrativamente per regolarizzare la posizione di imprese non più operative.

Di conseguenza, si sottolinea come per il futuro i confronti intertemporali tra stock vadano utilizzati con cautela per non incorrere in interpretazioni dell’andamento anagrafico non in linea con la congiuntura economica, perché potenzialmente influenzati da provvedimenti amministrativi.

Dalle stesse considerazioni emerge come lo strumento più adatto per la valutazione congiunturale degli andamenti demografici resti il tasso di crescita calcolato come di seguito:

iscrizioni _ cessazioni nel periodo nel periodo al netto delle cancellazioni d’ufficio Tasso di crescita = ---

dello stock stock di inizio periodo Utenti Stockview

La neutralizzazione degli effetti prodotti dalle cancellazioni d’ufficio potrà avvenire utilizzando i riepiloghi di queste ultime messi a disposizione da Movimprese.

Cambio di classificazione

A partire dal primo trimestre 2010, nella presente pubblicazione è stata adottata la classificazione delle attività economiche Istat ATECO 2007, che sostituisce l’ATECO 2002. Ciò comporta una modifica sostanziale nella disaggregazione di alcuni settori di attività economica rispetto ai fascicoli precedenti. Ne risulta che i dati della nuova serie non possono essere confrontati con quelli della serie precedente ad esclusione del totale imprese.

La nuova classificazione ATECO 2007, rispetto alla precedente, introduce numerosi spostamenti di attività economiche da un macrosettore all’altro. In particolare riorganizza la classificazione delle attività terziarie, ampliando notevolmente i macrosettori e dando maggior rilievo ai servizi avanzati alle imprese, ai servizi alla persona, e a varie attività professionali e creative.