Per la riuscita del film e della figura di Isak Borg è stata fondamen-tale la presenza di Viktor Sjöström, non solo attore importante nel teatro e nel cinema svedesi, ma soprattutto uno dei più grandi regi-sti del cinema muto e autore, nel 1920, di quel Körkarlen (Il carret-to fantasma), pietra miliare della scarret-toria del cinema e uno dei film che Bergman amava e ammirava maggiormente.
Dietro la figura di Isak Borg c’era il padre di Bergman, ma c’era anche lo stesso Ingmar – come ci spiega il regista – in
quell’intrec-1. Il primo sogno di Isak Borg
2. Il primo sogno
3. Il primo sogno
4. Il primo sogno
5. Il secondo sogno. Sara con lo specchio
6. Il secondo sogno
7. Sara indica a Isak i genitori
8. L’immagine finale dei genitori
messi in gioco diversi motivi: un attore che è anche stato un grande regista, un maestro per Bergman e molti altri, un personaggio che sintetizza, in qualche modo, il padre di Bergman, ma anche Berg-man stesso, mentre questi rapporti e coinvolgimenti risaltano e si approfondiscono nei sentimenti che questa figura suscita nello spettatore, e proprio grazie al groviglio di rapporti che ho appena citato. Tutto questo è incarnato in Isak Borg: più che un personag-gio un’icona, un exemplum e un modello.
Il posto delle fragole è stato considerato da un critico francese il più strindberghiano dei film di Bergman11. Come ha raccontato lo stes-so regista, a partire dall’età di dodici anni, quando ha scoperto per la prima volta August Strindberg, non ha mai smesso di leggerlo, di andarlo a vedere a teatro, di metterlo in scena lui stesso e di mi-surarvisi continuamente, come con la figura di un maestro irrag-giungibile. È quindi quasi automatico affermare che tutto il cine-ma bergcine-maniano è strindberghiano, soprattutto rispetto a quella particolare concezione di fusione-dissoluzione tra realtà e fantasia e tra realtà e sogno, inaugurata da Strindberg e che Bergman porta, nel cinema, a risultati altissimi. Il rapporto è indubbiamente più complesso se vogliamo effettivamente scandagliare le suggestioni, le referenze, le citazioni più puntuali ed eventualmente più consa-pevoli. In queste poche righe mi limito a evidenziare il tema e a ri-mandare alle pagine che i French dedicano a questo legame rispet-to al Posrispet-to delle fragole12. Posso intanto solo rilevare, parafrasando Il sogno di Strindberg (con cui questo film ha più di una superficia-le assonanza, come quella tra la cerimonia all’Università nel dram-ma teatrale e il giubileo professionale nel film), che, come la Figlia di Indra, protagonista del dramma di Strindberg, Isak Borg deve ritornare sui suoi passi, ripercorrere la strada già fatta, subire esa-mi e processi, per conoscere il «segreto», che nel film corrisponde al ritrovare se stesso, quel sé sconosciuto che sogni e fantasie gli fanno riscoprire. Alla Figlia di Indra che non vuole tornare alla de-gradante vita precedente, «voglio tornare lassù, da dove sono ve-nuta, ma... prima dovrà essere aperta la porta, perché possa cono-scere il segreto...», l’Avvocato risponde: «Allora devi tornare sui tuoi passi, ripercorrere la strada già fatta, sopportare tutte le atro-cità del processo, le ripetizioni, le pignolerie, le ricapitolazioni...»13. cio autobiografico e soggettivo, presente in molti suoi film.
«Mo-dellavo un personaggio che esteriormente somigliava a mio padre ma che ero io in tutto e per tutto»7.
Poco più avanti, parlando del motivo che lo aveva portato a di-menticare le ragioni per cui aveva fatto Il posto delle fragole, con-fessa che la presenza di Sjöström era stata dirompente:
[...] finora non avevo capito che Victor Sjöström si era preso il mio testo, l’aveva fatto suo e vi aveva immesso le sue esperienze, la sua sofferenza, mi-santropia, indifferenza, brutalità, dolore, paura, solitudine, gelo, calore, acidità, noia. Si era impadronito della mia anima nella figura di mio padre e se ne era appropriato: non ne era rimasta neppure una briciola! Fece tutto questo con la sovranità e l’ossessione delle grandi personalità. Non avevo nulla da aggiungere, neppure un commento ragionevole o irrazionale. Il
posto delle fragole non era più il mio film, era il film di Victor Sjöström!8.
Posizione ambivalente nei confronti dell’anziano maestro, che Bergman riuscirà a superare solo anni dopo, assistendo, con animo più sereno, a una proiezione del Posto delle fragole:
Era una bella copia, e io rimasi profondamente impressionato dal volto di Victor Sjöström, dai suoi occhi, dalla bocca, dalla nuca delicata, dai capel-li sotticapel-li, dalla sua voce incerta e implorante. Sì, era commovente! Il gior-no dopo parlammo del film per diverse ore; io raccontai di Victor Sjö-ström, delle nostre difficoltà e dei nostri fallimenti, ma anche dei nostri momenti di contatto e di trionfo9.
Ma il più grande riconoscimento, riguardo all’interpretazione di Sjöström in questo film, Bergman lo scrive nelle parole di comme-morazione dopo la sua morte, parlando dell’inquadratura finale, in cui il suo volto era stato «toccato da una luce segreta, come riflessa da un’altra realtà... Era come un miracolo... mai prima di allora avevo sperimentato un volto così nobile e liberato...»10.
Nei legami che intercorrono sempre nei film di Bergman tra il Bergman autore e il Bergman persona, e tra lui stesso e gli attori, e infine tra autore, attori e spettatori, la figura di Isak Borg non può essere limitata a un personaggio tra i tanti. In lui infatti vengono
Lucilla Albano